Diari di Cineclub

Diari di Cineclub
Rivista Cinematografica online e gratuita

sabato 28 febbraio 2015

LUI (NON) ERA SPOCK di Giona A.Nazzaro




LUI (NON) ERA SPOCK
di Giona A.Nazzaro

Addio a Leonard Nimoy, l'attore simbolo di «Star Trek». Nella serie sin dall'inizio, ne aveva diretto anche alcuni degli episodi considerati tra i più riusciti.



Dia­rio di bordo, 27 feb­braio 2015. Il signor Spock è tor­nato a casa. Sì. Leo­nard Nimoy è il volto di Star Trek. Lui c’era già in The Cage (Lo zoo di Talos), epi­so­dio pilota pro­dotto nel 1964 ma scar­tato dalla NBC che vide la luce solo nel 1988. Wil­liam Shat­ner no. Al posto del coman­dante Kirk figu­rava Jef­frey Hun­ter (Sen­tieri sel­vaggi, Il re dei re) nel ruolo di Chri­sto­pher Pike. Del cast dell’episodio pilota annul­lato la NBC salva solo Leo­nard Nimoy (1). Ine­vi­ta­bile, quindi, con­si­de­rare il Signor Spock il vero ele­mento di con­ti­nuità di Star Trek, la serie tv fan­ta­scien­ti­fica creata da Gene Rod­den­berry. Il per­so­nag­gio cui la serie è e sarà asso­ciata per sempre.

Discen­dente di ebrei ucraini, Leo­nard Nimoy nasce a Boston il 26 marzo del 1931. Se non fosse stato per la con­si­de­ra­zione che all’epoca nelle case c’erano più tele­vi­sori in bianco e nero che a colori, Spock avrebbe avuto la pelle verde, come Mar­tian Man­hun­ter, per inten­derci. Spock, che non è mai stato dot­tore, l’unico dot­tor Spock era l’omonimo pedia­tra Ben­ja­min, mili­tante dei diritti civili anti-Vietnam, arre­stato per disob­be­dienza civile, ha incar­nato, come il suo alter-ego reale, una posi­zione di scet­ti­ci­smo nei con­fronti della società ame­ri­cana e dei suoi valori che ha fatto del per­so­nag­gio una delle icone contro-culturali più amate e durature.

venerdì 27 febbraio 2015

LA CGIL INCAPACE DI RIFLETTERE SUL SUO DECLINO di Giorgio Cremaschi







LA CGIL INCAPACE DI RIFLETTERE SUL SUO DECLINO
di Giorgio Cremaschi



Il 28 febbraio a Milano ci sarà la prima manifestazione sindacale contro il Jobsact dal varo dei decreti attuativi, fatta apposta nella città ove si sperimenta quella schiavitù a tempo determinato che è il lavoro gratis per Expo. Nello stesso giorno a Roma scenderà in piazza il popolo antifascista e antirazzista per contestare il lepenismo in salsa leghista e Casapound. Una settimana fa a Torino decine di migliaia di persone hanno sfidato un tempo inclemente per ribadire il proprio sostegno al movimento No Tav. In tutti questi appuntamenti la Cgil era ed è assente, a parte la sua piccola corrente di opposizione interna. È un dato costante di tanti momenti di lotta di questi mesi: la Cgil non vi partecipa.

Dopo lo sciopero generale del 12 dicembre, che aveva suscitato una mobilitazione persino inaspettata nel mondo del lavoro, il gruppo dirigente del principale sindacato italiano è ripiombato nella passività neghittosa che ne aveva caratterizzato tutti i comportamenti precedenti. Così il mondo del lavoro italiano continua a precipitare di gradino in gradino, in una caduta che sembra inarrestabile e che ci ha fatto diventare il paese portato ad esempio nella distruzione dei diritti.

In poco tempo abbiamo avuto il sistema pensionistico più feroce del continente, con l'età pensionabile più elevata. La nostra si avvicina sempre più ai 70 anni, mentre l'austera Germania la fa scendere a 63 e la Francia la mantiene a 60. Mentre consolidiamo 6 milioni di disoccupati, l'orario di chi un lavoro ancora ce l'ha cresce inesorabilmente. Lavoriamo quasi 200 ore all'anno più dei tedeschi e 100 in più dei francesi.

giovedì 26 febbraio 2015

UN DIALOGO EVOLUTO Laura Di Corcia intervista Telmo Pievani





UN DIALOGO EVOLUTO
Laura Di Corcia intervista Telmo Pievani

Secondo Leopardi la “natura” è crudele e la teoria evoluzionistica darwiniana non ha fatto che confermare questo sospetto, quello di un grosso meccanismo continuamente stritolante, dove ogni tassello non ha nessun altro interesse se non quello di badare a se stesso, pensare alla propria sopravvivenza. È davvero così? Perché, allora, esiste l’empatia, come mai gli uomini (alcuni fra loro) tendono a far comunità, ad aiutarsi reciprocamente? In parole semplici, l’uomo è un animale individuale o sociale?

Abbiamo posto queste domande a Telmo Pievani, filosofo della scienza ed epistemologo, grande conoscitore delle teorie evoluzionistiche che ci ha parlato di nuove frontiere, nello studio della nostra storia di uomini, di una selezione, operata a livello macro-individuale, fra gruppi, che tenderebbe a favorire gli individui cooperativi, a fare in modo che siano proprio loro (in apparente contraddizione con quanto sostenuto da Darwin nel suo L’origine della specie, 1859) a resistere nel tempo come modello vincente.

mercoledì 25 febbraio 2015

UN ANNO CON RENZI di Diego Giachetti





UN ANNO CON RENZI
di Diego Giachetti

Il 24 febbraio del 2014 Renzi si presentò al Senato per pronunciare il suo discorso d’investitura a capo del governo. Aveva acquisito quel posto sfrattando l’inquilino precedente, non prima di averlo assicurato che mai lo avrebbe fatto.

Continuità

Le politiche economiche e sociali del suo governo si sono mosse in piena continuità con l’impostazione neo liberista attualmente dominante, accelerando il passo a riforme che la destra avrebbe voluto fare senza mai riuscirci pienamente. Questa è una verità nota, che non vuol dire necessariamente conosciuta, ammessa candidamente da Michele Brambilla su «La Stampa» del 20 febbraio: «Renzi ha detto e fatto cose che, fossero state dette o fatte da Berlusconi, avrebbero scatenato la piazza» antiberlusconiana.

Non a caso, dopo aver conquistato il suo partito, ha sfondato nell’area del centro destra con un attacco in più direzioni. Ha svuotato elettoralmente Scelta Civica, incassando i suoi voti alle elezioni europee e ora raccoglie le spoglie dei transfughi dirigenti di questa lista nel PD. Ha fatto un accordo con Forza Italia ma contemporaneamente governa con l’appoggio di un “pezzo” fuoriuscito dal partito di Berlusconi, il Nuovo Centro Destra. Nell’insieme la sua politica ha trovato consenso tra l’antiberlusconismo dei berlusconiani i quali (niente si dà gratis) hanno fatto sentire il loro peso nelle scelte di politica economica e di riforme istituzionali, predisponendo, forse, il terreno per una grande confluenza al centro, un pienone del Pd che diventerebbe il “Partito della nazione”.

Effettivamente oggi la ventennale parentesi della partita tra berlusconiani e antiberlusconiani sembra chiudersi ad opera di un politico “nuovo” che eredita tre competenze della vecchia politica: «Renzi è svelto e brusco come Craxi, cinico come Andreotti, comunicatore e venditore come Berlusconi», scrive Marcello Sorgi («La Stampa», 20 febbraio 2015). Di ciò che restava della tradizione di sinistra ex PCI e dalla CGIL non ha ereditato nulla, anzi vuole liberarsene del tutto.

martedì 24 febbraio 2015

MERKEL-TSIPRAS: CHI HA VINTO? di Aldo Giannuli




MERKEL-TSIPRAS: CHI HA VINTO?
di Aldo Giannuli


La trattativa di venerdì si è conclusa con un accordo, per il quale l’ Europa accorda finanziamenti ad Atene per altri quattro mesi e Tsipras accetta di offrire un programma di risanamento nel senso auspicato da Francoforte. Chi ha vinto? Le reazioni sono contrastanti: la base di Syriza è in rivolta, con Manolis Glezos in prima fila che parla di capitolazione e di accordo inaccettabile, sulla stessa lunghezza d’onda alcuni giornali italiani, pur simpatizzanti di Tsipras, come il “fatto” che parla di resa. Vice versa, la stampa economica di destra (in prima fila il “Sole 24 ore”) è d’accordo con il premier greco che canta vittoria e parla di un successo di Atene. Chi ha ragione?

lunedì 23 febbraio 2015

UNA RIFLESSIONE SU RIFONDAZIONE A CONFRONTO CON SYRIZA di Franco Turigliatto






UNA RIFLESSIONE SU RIFONDAZIONE A CONFRONTO CON SYRIZA
di Franco Turigliatto



In Italia si discute molto dell’esperienza di Syriza in Grecia e di Podemos nello Stato Spagnolo, dei loro successi politici ed elettorali; sono molti ad auspicare nel nostro paese la costruzione di una aggregazione politica che superi le tante divisioni della sinistra italiana, oggi fortemente minoritaria, per affrontare con una diversa forza lo scontro politico e sociale e rendere credibile una alternativa di sinistra e di classe.

La tesi di questo articolo è che una formazione del genere è già esistita in questo paese e che si chiamava Rifondazione, ma che dopo alterne vicende e potenzialità, il progetto originario nato nei primi anni novanta - costruire un partito di alternativa e una rifondazione del pensiero e della prassi comunista - non si è realizzato.

Il Partito della Rifondazione Comunista (PRC) ha riunito vaste forze, la stragrande maggioranza delle correnti e delle famiglie politiche della sinistra conquistandosi un ruolo centrale per oltre 15 anni nelle vicende politiche e sociali del paese. Bisogna dunque capire quel che Rifondazione è stata, le possibilità che ha avuto in alcune fasi, e quel che l’ha confinata in un ruolo marginale, percepito come una sconfitta drammatica dalle molte decine di migliaia di militanti che si erano impegnati in questa organizzazione.[1] La sua sconfitta e l’incapacità a realizzare il progetto originario, un partito anticapitalista con influenza di massa, è stata anche una dura sconfitta della classe lavoratrice che ha pagato il venir meno di una alternativa politica a sinistra. Ricostruire un nuovo progetto è necessario e non è impossibile, ma è molto difficile perché quel tentativo è andato in frantumi e dobbiamo superare macerie ingombranti.

domenica 22 febbraio 2015

ROBERT SHECKLEY di Fabio F.Centamore





AAA ASSO DECONTAMINAZIONI INTERPLANETARIE E ALTRI RACCONTI di Robert Sheckley
di Fabio F.Centamore 



Il post di oggi è una recensione del Millemondi (Autunno 2013), la magnifica raccolta dedicata al grandissimo Robert Sheckley, uno dei massimi scrittori di racconti che la fantascienza classica abbia mai prodotto, assieme a Theodore Sturgeon, Fredric Brown e Clifford Simak (in realtà potrei citarne molti altri, da Asimov a Silverberg, passando per Anderson, van Vogt, Heinlein, ecc. ecc.)



Gregor e Arnold sono in affari da poco, ancora nessun cliente. Si sa, il business della decontaminazione planetaria è ormai saturo e la concorrenza è troppo agguerrita. Gregor e Arnold devono accettare i casi più disperati per farsi largo (da Fantasma cinque)... Era la prima tempesta fotonica per Altoparlante, aveva tanto da fare e molti elementi del corpo astronautico da coordinare. Ritirò i suoi circuiti sparsi per la nave verso il centro del suo corpo, ordinò alle Paratie di serrarsi e indurirsi per reggere meglio l'urto dei corpuscoli luminosi. Video si staccò dal suo alloggiamento e corse a fissarsi contro una Paratia esterna. Questa si fece morbida permettendo a Video di estroflettersi all'esterno. Non durò molto alla fine. Motor aveva risposto prontamente agli ordini di Altoparlante, grazie anche ai dati di Video. Tuttavia, facendo la verifica dei danni, l'intero corpo ebbe un'amara sorpresa: Acceleratore era morto (da Specialista)... Jackson svolgeva il lavoro più solitario dell'universo. Eppure per farlo serviva essere estremamente socievoli ed estroversi. Jackson lo era molto, avrebbe potuto parlare con se stesso come con un altra forma di vita qualsiasi umana e non (da Mun mun.).. I viaggiatori poco accorti, quelli alle prime armi, di solito si materializzano dentro gli sgabuzzini o nei sottoscala. Magari incespicano, si guardano intorno con l'aria strana e finiscono immancabilmente per attirare l'attenzione. Per questo, io che sono un viaggiatore scafato, preferisco materializzarmi nelle piazze affollate durante l'ora di punta. Testa bassa, spalle curve e nessuno ti nota. Feci esattamente così quando mi inviarono a New York nel 1988 (da Giardiniere di uomini)...

venerdì 20 febbraio 2015

COMMENTI BARBARICI E PERICOLI REALI di Antonio Moscato





COMMENTI BARBARICI E PERICOLI REALI
di Antonio Moscato



Molti commenti agli episodi di ordinaria barbarie di ieri a Roma, ai margini di una partita, suscitano sinceramente il disgusto nei confronti dei commentatori nostrani, e spingono a domandarsi dove vogliono arrivare. Ad esempio “il Messaggero” ha come titolo di un editoriale di Mario Ajello: “Non sono bastati duemila anni per civilizzarli”; l’articolo parte da Alarico e dai Visigoti, tirando in ballo il “complesso di inferiorità di fronte alla Maestà di Roma”, per concludere che d’ora in poi “ogni lezione di civiltà proveniente da alte latitudini sarà più intollerabile di prima”.

Delirio, o tentativo di evitare un minimo di riflessione sulle nostre armatissime forze dell’ordine, pronte magari a tornare in Libia per “portarvi la civiltà”, ma incapaci di tenere a bada cento o al massimo duecento teppisti ubriachi nel cuore di Roma?

Possibile che debba riaffiorare perfino in casi come questi l’orgoglio italico, dimenticando che sia pure in uno scenario solo apparentemente diverso (perché più vicino allo stadio Olimpico che al centro città) in un recente scontro tra due tifoserie italianissime ci era scappato anche il morto, sempre in assenza di un intervento preventivo delle forze dell’ordine, pur tanto efficienti quando si tratta di impedire a una manifestazione di studenti o di lavoratori di avvicinarsi ai “palazzi” del potere?

mercoledì 18 febbraio 2015

L'ACCANIMENTO NEO-COLONIALE di Alessandro Dal Lago





L'ACCANIMENTO NEO-COLONIALE
di Alessandro Dal Lago


Il vento s’è por­tato via tutte le scioc­chezze dette e scritte per moti­vare, quat­tro anni fa, l’intervento Nato in Libia. La disin­for­ma­zione, le chiac­chiere anti-pacifiste dei guer­rieri da salotto, l’enfasi nazio­na­li­stica e pseudo-umanitaria che spin­geva l’allora oppo­si­zione di centro-sinistra a pre­mere su Ber­lu­sconi per far la guerra al suo ex-amico Ghed­dafi. E oggi la stessa reto­rica bel­li­ci­sta pro­rompe dalle parole di due mini­stri come Gen­ti­loni e Pinotti. Con la dif­fe­renza che il ber­sa­glio non è più un dit­ta­tore inde­bo­lito e desti­nato pre­ve­di­bil­mente a fare una fine orrenda, ma un nemico in larga parte sco­no­sciuto e che appare ubi­quo e capace di mobi­li­tare alleati in mezzo mondo, dal Magh­reb all’Iraq.

Natu­ral­mente, per quanto le parole dei due mini­stri siano state avven­tate, è impos­si­bile che si siano inven­tate di sana pianta. È quindi pro­ba­bile che il nostro governo stia già lavo­rando per un inter­vento armato che allon­tani i taglia­gole dalle coste della Libia. Que­sta volta a sof­fiare sul fuoco c’è anche Ber­lu­sconi, che mira, con la scusa dell’interesse nazio­nale, a met­tere in dif­fi­coltà Renzi e a far dimen­ti­care le sue respon­sa­bi­lità nel 2011.

martedì 17 febbraio 2015

IRRESPONSABILI SULLA LIBIA di Antonio Moscato





IRRESPONSABILI SULLA LIBIA
di Antonio Moscato



Avevo concluso l’articolo di ieri, Le guerre non scoppiano più? E la Libia?, osservando che “è probabilmente troppo tardi per qualsiasi tipo di intervento”. Il “probabilmente” in realtà potevo risparmiarmelo. Mi riferivo comunque a un intervento in grado di arginare la guerra di tutti contro tutti che dilaga da mesi in Libia. Ma c’è una spirale irresponsabile che esclude ogni dubbio: scaldano i muscoli i paracadutisti della Folgore, i carabinieri paracadutisti del Tuscania, i marò del San Marco. È allertata la portaerei Garibaldi e naturalmente le molte navi militari che inizialmente erano destinate in quelle stesse acque al salvataggio dei naufraghi e che sono state sostituite per questo scopo da modestissime e inadeguate unità della guardia costiera. La Pinotti annuncia trionfalmente che ci sono già 5.000 uomini pronti a salpare…

Ne parla con entusiasmo il governativo “Messaggero”. I giornali più bellicisti e che strizzano l’occhio a Salvini motivano apertamente i preparativi di guerra con argomenti tutt’altro che umanitari: bloccare in partenza o comunque in mezzo al mare il flusso di migranti disperati. Questo sì che sarebbe possibile farlo, e anche probabile, visto che non si può gonfiare sistematicamente la spesa militare, e fare campagna su tutti i media sulla “guerra di civiltà” che ci minaccerebbe, e poi non far nulla più che la solita campagna sui nostri “due eroi” da liberare. Ma ogni intervento armato, oltre a non incidere sullo scontro in Libia su cui la maggior parte dei nostri capi militari non hanno la minima idea, non servirebbe nemmeno per l’infame scopo secondario del blocco violento dei flussi migratori, se non per il breve tempo necessario per organizzare altri itinerari su cui una fiumana umana inarrestabile si riverserebbe, indifferente a tutti i pericoli.

sabato 14 febbraio 2015

GRECIA: UN GIOCO COMPLESSO di Jacques Sapir





GRECIA: UN GIOCO COMPLESSO
di Jacques Sapir



Jacques Sapir analizza la strategia della partita che si sta giocando tra la Grecia e l’Euroestablishment alla luce della teoria dei giochi, di cui il Ministro Varoufakis è un esperto: si starebbe giocando al “gioco del pollo”, in cui vince chi tiene duro e non molla, ma se nessuno dei due molla alla fine si sfascia tutto (e considerando che in questa seconda ipotesi a sfasciarsi sarebbe la gabbia dell’euro, non ci sembra l’ipotesi più peregrina)



Syriza ha vinto le elezioni greche del 25 gennaio. E’ passato un po’ di tempo, e possiamo quindi cominciare a farci un’idea degli eventi. Dopo una settimana di stupore per un governo che applica il suo programma (e che mantiene le sue promesse), dopo aver preso atto dei primi atti politici della squadra di Alexis Tsipras (e del suo nuovo ministero delle Finanze), dopo aver relegato la “Troika”, ossia l’alleanza di FMI, Banca centrale europea e Commissione europea, nell’angolo degli strumenti obsoleti [1], conviene ora interrogarsi sulla strategia di Syriza.

venerdì 13 febbraio 2015

I PROBLEMI DI MATTARELLA di Aldo Giannuli





I PROBLEMI DI MATTARELLA
di Aldo Giannuli



Mattarella è persona equilibrata e non è un docile passacarte, su questo abbiamo abbastanza fiducia, ma si troverà in una situazione molto imbarazzante entro un mese. Come si sa, a breve la Camera voterà la versione definitiva dell’Italicum. In teoria il voto contrario di Fi, congiuntamente a quello della sinistra Pd potrebbe affossare la legge, ma, se sulla prima cosa si può ragionevolmente sperare, sul secondo non c’è da fare molto affidamento.

La “brigata conigli” di Bersani & C. non avrà il coraggio neppure di presentare un emendamento e, se sperava in una modifica concordata con Renzi, Delrio ha provveduto a spazzare ogni illusione, precisando che l’elezione del Presidente non ha cambiato nulla nello stato di cose precedenti. Per cui, salvo incidenti di percorso, la legge passerà così come è. E qui iniziano i problemi del neo Presidente.

Come si ricorderà, la Corte Costituzionale a dicembre del 2013 dichiarò incostituzionale la precedente legge elettorale per due motivi: la sua eccessiva disrappresentatività e l’assenza del voto di preferenza, pur non escludendo la possibilità di moderati interventi del legislatore tanto nel senso premiale per la maggioranza relativa, quanto per una contenuta quantità di seggi “bloccati”. L’Italicum ripete in pieno i vizi di incostituzionalità del Porcellum.

giovedì 12 febbraio 2015

CRISI GRECA: LA POSTA IN GIOCO NON E' SOLO IL DEBITO di Guido Viale





CRISI GRECA: 
LA POSTA IN GIOCO NON E' SOLO IL DEBITO
di Guido Viale 



Tsipras: La mobilitazione a favore del governo greco può e deve coinvolgere l’Europa intera



A due set­ti­mane dalla vit­to­ria elet­to­rale di Syriza i ter­mini dello scon­tro tra il nuovo Governo greco e l’Unione Euro­pea si deli­neano con chia­rezza. Non è solo scon­tro tra dot­trine e poli­ti­che eco­no­mi­che diverse: una favo­re­vole alla spesa pub­blica, l’altra attac­cata all’austerity. E meno che mai un con­fronto tra euro sì ed euro no. In que­sta vicenda l’economia ha ceduto il posto alla poli­tica; anzi, a un puro rap­porto di forze.

Non è nem­meno, anche se così ci avvi­ci­niamo al nucleo del con­ten­dere, un con­fronto tra una poli­tica che mette al cen­tro le per­sone e una poli­tica incen­trata sul denaro. In gioco c’è l’accettazione o il rifiuto del domi­nio incon­tra­stato di chi ha il denaro su chi denaro non ne ha: quel domi­nio che Marx chiama Capi­tale, ben sapendo che esso è un rap­porto sociale, le cui poste sono la ripar­ti­zione del red­dito tra salari e pro­fitti (nelle loro varie forme), modi e tempi del lavoro, accesso ai ser­vizi sociali, appro­pria­zione di tutto l’esistente: risorse natu­rali, vita asso­ciata, ser­vizi pub­blici, sapere, genoma, salute.

Il pro­blema non è se la Gre­cia resti­tuirà o no il debito che i suoi gover­nanti hanno con­tratto per suo conto, come cer­cano di farci cre­dere gli apo­lo­geti della finanza, spie­gan­doci che a pagare per i Greci rischiamo di essere noi. È chiaro che quel debito «i Greci» non lo paghe­ranno mai: non hanno il denaro per farlo ora; non lo avranno nem­meno in futuro; per almeno una gene­ra­zione. Lo sanno tutti. Ma a chi tiene i cor­doni della borsa que­sto non inte­ressa: basta che quel debito sia regi­strato nelle scrit­ture con­ta­bili e che tutti — cre­di­tori e debi­tori – si inchi­nino di fronte al suo potere. Per­ché è con quelle scrit­ture con­ta­bili che gli «gnomi» della finanza pos­sono man­dare in rovina, in 24 ore, un intero popolo per diverse gene­ra­zioni. Se e fin­ché quel potere verrà loro rico­no­sciuto. Ma disco­no­scerlo non è facile. E mette paura. Soprat­tutto se a disco­no­scerlo si rimane da soli.

mercoledì 11 febbraio 2015

IN GRECIA IL BRACCIO DI FERRO E' INIZIATO di Michel Husson






IN GRECIA IL BRACCIO DI FERRO E' INIZIATO
di Michel Husson




La Banca centrale europea (BCE) ha preso una decisione di una brutalità inaudita: a partire dall’11 febbraio, non accetterà più i titoli pubblici greci in contropartita delle liquidità accordate alle banche greche [1]. È una dichiarazione di guerra aperta contro il governo Tsipras : o questo rinuncia alla sua politica, o le banche greche falliscono. La BCE sceglie in tal modo una strategia del caos dalle conseguenze assolutamente imprevedibili.



Super Mario: la fine delle illusioni

La nomina di Mario Draghi alla testa della BCE era in sé stessa una provocazione. Ci si ricorda che l’ingresso della Grecia nella zona euro, nel 2001, è stata resa possibile grazie alla manipolazione dei suoi conti, effettuata sotto l’egida della banca Goldman Sachs. Questa aveva consigliato al governo greco di utilizzare prodotti derivati per ridurre l’ampiezza del suo deficit di bilancio. In seguito, l’inganno è stato riconosciuto e i conti corretti. Ma Mario Draghi ha esercitato dal 2002 al 2005 le funzioni di vice presidente per l’Europa di Goldman Sachs e, a questo titolo, è difficile credere che non fosse al corrente di quelle manipolazioni, né dei 300 milioni di dollari che avevano procurato alla sua banca. Dopo essere subentrato a Jean-Paul Trichet alla testa della BCE, quest’ultimo aveva opposto un silenzio pesante e rivelatore [2] alla domanda di un giornalista sul passato di Draghi alla Goldman Sachs.

martedì 10 febbraio 2015

RISTRUTTURARE IL DEBITO, SOSTENERE TSIPRAS di Aldo Giannuli





RISTRUTTURARE IL DEBITO, SOSTENERE TSIPRAS
di Aldo Giannuli



Come era prevedibilissimo (e previsto) il governo Tsipras ha posto il problema della ristrutturazione del debito greco, andandosi a scontrare frontalmente con la Ue e con Berlino. Si apre così uno scontro che non riguarda solo la Grecia ma tutti i paesi indebitati di Europa, fra cui l’Italia ed investe i destini stessi dell’unione.

Partiamo da una constatazione: come dice Rogoff, l’esperienza storica dimostra che, quando il debito di un paese supera il 90% del suo Pil, esso diventa inesigibile e si va fatalmente verso il default. C’è chi ha contestato questa affermazione, sostenendo che ci sono casi storici che dimostrano il contrario.

Può darsi e non ci interessa entrare nella discussione sulla soglia oltre la quale il debito non è più ripagabile, ci basta sostenere che questa soglia esiste e non può essere molto maggiore del 90%. E il dato è empiricamente verificabile: immaginiamo che un paese abbia un debito pari al 100% del suo Pil, questo significa che, anche ad interessi modici al limite dell’irreale, poniamo un 5 o 6% (che, per un paese con quella soglia di rischio, è semplicemente impensabile), il Pil deve crescere al ritmo del 5-6% ogni anno, solo per pagare il debito e senza intaccare il capitale. Non si capisce poi come possa crescere ed a quei livelli, senza poter investire nulla della crescita registrata. Quel paese non ce la farebbe neanche vendendo il proprio patrimonio, che, in quelle condizioni, sarebbe solo svenduto. Ed anche se esso portasse i salari a quote bassissime, per ricavare risorse da investire, non ce la farebbe lo stesso perché, intanto, questo farebbe crollare il mercato interno con effetti immediatamente depressivi su pil e gettito fiscale.

lunedì 9 febbraio 2015

IN UCRAINA LA GUERRA GLOBALE E' ALLE PORTE. SI MOBILITI FINALMENTE TUTTA LA SINISTRA ITALIANA! di Mauro Gemma





IN UCRAINA LA GUERRA GLOBALE E' ALLE PORTE.
SI MOBILITI FINALMENTE TUTTA LA SINISTRA ITALIANA!
di Mauro Gemma




Quando uno dei “potenti della terra”, il presidente francese Hollande, arriva a fare affermazioni che non escludono la possibilità dello scatenamento, nello scenario ucraino, di una guerra dalle proporzioni inimmaginabili tra l'Occidente imperialista e la Russia, non occorre essere particolarmente ferrati in politica internazionale per capire che ormai si corre il rischio di essere arrivati a un punto di non ritorno.

L'ipotesi di una spaventosa guerra globale non viene avanzata più solamente dalle voci isolate di qualche esperto preveggente, come quelle di coloro che già tempo fa la ipotizzavano nelle prime fasi del conflitto del Donbass, attribuendo all'imperialismo statunitense persino la volontà di utilizzare le armi più devastanti per affermare definitivamente il proprio progetto egemonico nell'intero spazio post-sovietico.

Ora, di fronte a quanto sta accadendo, con l'intenzione ormai dichiarata dell'amministrazione USA di scendere in campo prepotentemente a fianco dell'esercito dei golpisti di Kiev, rendendo esplicito il sostegno di armi e istruttori che già, sottobanco, era stato garantito fin dall'inizio alle operazioni “antiterroriste” nell'Ucraina sud orientale avviate dai dirigenti nazional-fascisti della giunta ucraina e sfociate in un autentico genocidio delle popolazioni dell'Ucraina sud orientale, si precisa un quadro che dovrebbe terrorizzare l'opinione pubblica dell'intero nostro continente.

domenica 8 febbraio 2015

LA SUCCESSIONE AL REGNO SAUDITA E LA NUOVA GUERRA MONDIALE di Alfonso Desiderio







LA SUCCESSIONE AL REGNO SAUDITA E LA NUOVA GUERRA MONDIALE
di Alfonso Desiderio









La morte del re saudita Abdullah e la salita al trono del fratellastro Salman apre una fase cruciale nella famiglia regnante proprio nel momento in cui l'Arabia saudita ha un ruolo determinante nella guerra mondiale in corso. Sì, non è stata dichiarata ufficialmente ma la guerra è in pieno svolgimento. La 'bomba atomica' l'ha sganciata proprio l'Arabia saudita non riducendo la produzione di greggio e facendo crollare il prezzo del petrolio da 100 a 50 dollari circa. Obiettivo dell'attacco la Russia di Putin e l'Iran, come vedremo meglio nella seconda puntata di questo post.

sabato 7 febbraio 2015

DUNE di FRANK HERBERT di Sandro Pergameno





DUNE di FRANK HERBERT 
di Sandro Pergameno



Dalla Le Guin a Frank Herbert, in un ideale passaggio di testimone tra due autori fondamentali nella storia della fantascienza. Ecco una mia recente introduzione alla ristampa di Fanucci di quello che è forse il classico più classico di tutto il genere fantascientifico.



Fino all’uscita di Dune, nell’ormai lontano 1964, nessun autore di fantascienza era riuscito a realizzare l’impresa compiuta da Frank Herbert, e cioè la creazione, fin nei minimi dettagli, di un ecosistema e di un universo completo e complesso. L’impero galattico di Asimov con la sua capitale Trantor, megalopoli/pianeta al centro dell’universo civilizzato, non è altri che un’immagine schematica e ampliata su scala cosmica della comunità terrestre dell’epoca, mentre le civiltà extraterrestri immaginate da Alfred Elton Van Vogt e Robert Heinlein nei loro romanzi di incontri/scontri tra uomo e alieni sono solo abbozzate e molto grezze, per non parlare dei simpatici mondi alieni di Clifford Simak, che per sua natura prediligeva la dimensione intimistica e pastorale, quanto mai distante, narrativamente parlando, dall’impressionante cosmo di Herbert.

La storia di Paul Atreides, figlio del duca Leto, e del desertico pianeta Dune (o Arrakis, come è chiamato dai suoi abitanti) spiccano nell’ambito della letteratura fantascientifica della sua epoca (e anche di quelle successive) per la complessità e compiutezza narrativa. Herbert utilizza infatti con somma maestria i canoni classici di ogni tradizione letteraria e di quella fantastico/fantascientifica in particolare, riprendendo strutture come la “quest”, il rituale della maturazione giovanile e di iniziazione all’età adulta, il melodramma e i complotti machiavellici per la conquista del potere.

venerdì 6 febbraio 2015

IN TUTTA L'EUROPA, ANNULLARE IL DEBITO, FARLA FINITA CON L'AUSTERITA'! di Henri Wilno






IN TUTTA L'EUROPA, ANNULLARE IL DEBITO, FARLA FINITA CON L'AUSTERITA'!
di Henri Wilno




I debiti pubblici sono un cancro che rode l’economia europea per il profitto delle banche. «Bisogna pagare il debito» è la parola d’ordine dei governi e delle istituzioni europee fin dall’inizio della crisi. La vittoria di Syriza dà un colpo a questa logica mortifera.




I debiti degli Stati sono andati alle stelle per due ragioni.
Prima le politiche fiscali, che hanno ridotto massicciamente le imposte dei ricchi e delle imprese. Con modalità diverse, tutti i paesi dell’Unione europea hanno messo in atto queste politiche e ingaggiato tra loro una corsa al ribasso fiscale. Salvo, quando i deficit crescevano, aumentare le imposte che gravano sui redditi più bassi, come l’IVA…
La seconda causa di aumento del debito sono stati gli aiuti forniti alle banche e alle imprese nel corso della crisi: il debito privato è diventato un debito pubblico.

Perché pagare i debiti delle classi dominanti?

In nome del debito, le spese sociali sono state compresse in tutta l’Unione europea, e alcuni paesi sono stati messi sotto tutela per controllare la loro politica di bilancio. Tra questi, in primo luogo è stata la Grecia, messa sotto il giogo di una «troika» composta di rappresentanti del Fondo monetario internazionale (FMI), della Commissione europea e della Banca centrale europea (BCE). Affinché i creditori incassino il loro «dovuto», la società deve pagare. Infine, la debolezza della crescita accentuata dall’austerità, rafforza il peso del debito relativamente alla ricchezza prodotta ogni anno (il PIL, prodotto interno lordo).

Le classi dominanti dei paesi coinvolti vi vedono anche l’occasione di fare passare in nome del debito riforme dei sistemi di protezione sociale, del codice del lavoro, ecc. Ora, questo debito viene da politiche richieste, o ispirate, da quelle stesse classi dominanti, politiche dalle quali hanno tratto profitto. Inoltre, il debito è andato alle stelle anche perché i trattati europei proibiscono alla BCE di dare anticipi agli Stati, cosa che prima si praticava normalmente. Gli Stati hanno dunque dovuto trovare risorse sui mercati finanziari che, ovviamente, hanno preteso tassi d’interesse più elevati di quelli che prendevano le banche centrali.

Questo debito può dunque essere considerato illegittimo: perché le classi popolari dovrebbero pagare? E nel caso della Grecia si è infine aggiunta la corruzione degli alti funzionari e dei dirigenti politici dei partiti al potere prima di Syriza, corruzione della quale hanno approfittato le imprese europee per ottenere nuovi spazi di mercato.

Contro lo strangolamento della Grecia

Il debito deve essere annullato. Bisogna finirla con questo pretesto per l’austerità e la rottamazione delle garanzie sociali. La vittoria di Syriza rilancia questa rivendicazione. I governi europei cercano di istigare gli altri popoli contro la Grecia, spiegando che l’annullamento del debito greco costerebbe centinaia di euro a ciascun cittadino europeo… Pura menzogna: il debito greco potrebbe essere preso a suo carico dalla BCE. Questa iscriverebbe nei conti dei detentori attuali del debito (non necessariamente di tutti: questo dipende dalla parte di debito che sarebbe totalmente annullata) la somma in euro corrispondente al valore dei loro titoli. Poco tempo fa, la BCE ha annunciato che avrebbe versato più di 1.000 miliardi di euro alle banche: blocchi (o riduca) questa operazione inutile e acquisti la parte non annullata del debito greco!

Il governo di Syriza non chiede l’annullamento totale del debito, attualmente rivendica una conferenza europea per discutere un annullamento parziale e prende in considerazione un “audit”, una verifica dei conti. Per questo, si basa sul precedente costituito dall’annullamento, nel 1953, di una grande parte del debito tedesco. Il governo greco non ha nemmeno deciso una moratoria (arresto dei pagamenti) per incitare i suoi partners ad accelerare le cose. Ma la volontà di concertazione di Tsipras, che ha moderato le rivendicazioni più radicali del programma iniziale di Syriza sulle banche e sul debito, non impedisce le fughe di capitali e non scalfisce l’intransigenza della maggior parte degli Stati europei, a cominciare dalla Francia, con le rimostranze di Hollande e Macron che invocano «il rispetto degli impegni»…

In tutta l’Europa dovrebbe cominciare una campagna contro lo strangolamento della Grecia. Le istituzioni europee e i governi nazionali devono esserne l’obiettivo, la controparte. In tutta l’Europa, come nella grande manifestazione di Podemos a Madrid sabato scorso, bisogna rilanciare l’azione per l’annullamento del debito e contro l’austerità.


4 febbraio 2015


dai siti l’Anticapitaliste e  Sinistra Anticapitalista








A VENT’ANNI DALLA MORTE DI ARRIGO CERVETTO: IL SENSO DELLA MILITANZA RIVOLUZIONARIA di Franco Astengo




A VENT’ANNI DALLA MORTE DI ARRIGO CERVETTO: 
IL SENSO DELLA MILITANZA RIVOLUZIONARIA
di Franco Astengo




In questi giorni ricorrono vent’anni dalla morte di Arrigo Cervetto, teorico marxista fondatore e ideologo del gruppo “Lotta Comunista” oggi ancora attivo in molte città italiane e presente, in particolare, proprio nei luoghi della sua fondazione tra Genova e Savona facendo registrare un’importante militanza operaia.
E’ appena comparso in libreria, e diffuso attraverso i consueti canali militanti, un testo di Guido La Barbera “Lotta Comunista, verso il Partito Strategia 1953-1965” per le edizioni dello stesso gruppo, nel quale si analizza il periodo nel corso del quale maturarono, dopo alterne vicende, le condizioni per la formazione del gruppo stesso.

domenica 1 febbraio 2015

PROBLEMI VERI PER SYRIZA di Antonio Moscato







PROBLEMI VERI PER SYRIZA
di Antonio Moscato


Non c’è voluto molto per avere la conferma che per Syriza il successo elettorale era la cosa più facile: ora comincia il bello.

Prima verifica: il primo esponente socialdemocratico che si era congratulato con Tsipras per la vittoria, Martin Schulz, è stato anche tra i primi a recarsi ad Atene, ma per ribadire che il nuovo governo greco deve accettare le richieste della troika. Il rifiuto di riconoscere la troika, espresso seccamente al presidente Jeroen Dijsselbloem dal ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, è un gesto di dignità (e di verità, perché ribadisce che la troika non è prevista da nessuna legge o statuto), ma non ha molte conseguenze pratiche: infatti tanto Schulz che Dijsselbloem rappresentano formalmente organismi dell’UE, ma non hanno il minimo disaccordo con le altre due componenti della troika, BCE e FMI. Il rifiuto della troika avrebbe un minimo di utilità (a parte quella propagandistica) solo se una delle componenti fosse in disaccordo con le altre. Ma non è così.

Ben più forte deve essere la denuncia in ogni tribuna internazionale del gioco delle tre carte fatto finora dagli organismi che hanno messo sotto tutela la Grecia, e le hanno imposto medicine che hanno provocato un aumento vertiginoso del suo debito.
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