LA CONDANNA DI BERLUSCONI:
QUALI SCENARI SI APRONO, COSA SI POTREBBE FARE
La condanna definitiva di Silvio Berlusconi a quattro anni di carcere per frode fiscale esprime inequivocabilmente alcune cose.
La prima, la natura della destra italiana e del blocco sociale che l'appoggia: fatto di evasori fiscali, mantenuti da lavoratori che le tasse sono obbligati a pagarle sempre più pesanti e insopportabili; fatta dalle mafie del Mezzogiorno, profondamente penetrate ormai nel tessuto economico anche del resto dell'Italia; fatta da fascisti e fascistoidi.
La seconda cosa, non ci piace dirlo ma è così, mostra tutta l'insensatezza della decisione del PD di fare un governo con la destra anziché, fallito il tentativo di Bersani, andare a elezioni anticipate, piacesse o non piacesse al Presidente della Repubblica.
La terza cosa, il carattere insensato e falso di tutti i discorsi fatti a favore della formazione e del mantenimento del governo Letta: la necessità di un governo di “larghe intese” per affrontare la crisi economica ed evitare nuovi attacchi speculativi contro i titoli di stato del nostro paese, l'ottenimento di finanziamenti dall'Europa e di concessioni in sede di politica economica dalla Germania, la realizzazione di misure per la ripresa produttiva e l'occupazione giovanile, ecc. Napolitano e i dirigenti del PD non sapevano dei processi a Berlusconi in dirittura d'arrivo? Non sapevano che tipo di destra è quella italiana? Si aspettavano che la Corte di Cassazione assolvesse Berlusconi?
La quarta cosa è l'inconsistenza, dietro alla retorica vuota di Napolitano, di quella specie di campagna Palmolive che ci sorbiamo tutti i giorni: dall'Europa e dalla Germania non abbiamo ottenuto nulla, le misure per la ripresa e l'occupazione sono inconsistenti, a settembre rischiamo un pesante peggioramento della situazione dell'occupazione, e per di più, ammesso per un momento che alcune cose utili il governo le stia facendo davvero, l'affidamento di Napolitano e PD a una destra delinquenziale le sta buttando per aria.
Il problema che nuovamente emerge è l'inconsistenza del PD. Non è solo questione delle sue risse interne di potere: è questione anche della mancanza di volontà (addirittura, per quanto riguarda una parte di questo partito, di ostilità) a che vengano prese le misure necessarie per affrontare crisi, disoccupazione, recessione, tasse esose. I mezzi finanziari per queste misure ci sono, ma si tengono nascosti, non se ne parla. Abbiamo documentato, per esempio, in precedenti prese di posizione come Cassa Depositi e Prestiti, una banca controllata dallo stato, disponga di risorse finanziarie per 430-450 miliardi, metà circa dei quali spendibili da subito.
Nella baraonda politica che in questo momento impazza sembra che sia in corso un cambiamento di posizione da parte del
Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Esso propone al PD alcune cose: un governo
PD-M5S che rifaccia la legge elettorale, finanzi le piccole e medie imprese, avvii provvedimenti di integrazione al reddito per chi non riesce ad arrivare alla fine del mese. I finanziamenti verrebbero dal mancato acquisto degli aerei da combattimento F35, dalla cessazione della buffonata insensata dell'Expo (già lottizzato dagli imprenditori e dalla miriade di imprese edili lombarde legate alla ndrangheta), dalla cessazione della costruzione della TAV in Val di Susa (riguardante una linea ferroviaria sulla quale non viaggia nessuno). Poi, a ottobre, si vada a votare.
Non siamo mai stati estimatori del M5S, che a nostro avviso dopo le elezioni si è comportato in maniera irresponsabile, impedendo la formazione di un governo di sinistra capeggiato da Bersani.
Non è detto che il suo cambiamento di posizione sia avvenuto solo per farsi un po' di propaganda.
Ma è dovere del PD, se vuole tentare di saldarsi alle richieste popolari, di andare a vedere le carte del M5S. Così come sarebbe necessario che il Presidente della Repubblica si limitasse a fare il Presidente della Repubblica, anziché imporre alla politica e al paese orientamenti dannosi.
pubblicato da "Lavoro & Politica"