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martedì 25 gennaio 2011
ETICA E SCANDALI
A LUCE ROSSE
di Paolo Naso
Alla fine anche il Vaticano. Dopo le preoccupate riflessioni del presidente Napolitano sullo scandalo a luci rosse che investe il presidente del Consiglio e dopo il segnale lanciato da Avvenire per conto della Conferenza episcopale italiana, anche il Vaticano afferma di seguire "con attenzione e in particolare con preoccupazione queste vicende italiane, alimentando la consapevolezza di una grande responsabilità soprattutto di fronte alle famiglie, alle nuove generazioni". Ma gli scandali che dovrebbero turbare le coscienze degli italiani non sono solo quelli a luci rosse.
Potrebbe essere una svolta, ed anche clamorosa se si considera che soltanto il 10 dicembre scorso, in occasione di un incontro con dieci nuovi porporati svoltosi nell'ambasciata italiana presso la Santa Sede, i vertici cattolici avevano accolto il premier con particolare calore ed avevano ammonito Casini a non cedere alle lusinghe laiciste di un "terzo polo" fortemente caratterizzato dalla presenza del presidente della Camera, on. Gianfranco Fini.
Quaranta giorni di indiscrezioni, di fughe di notizie sull'inchiesta dei magistrati milanesi sui festini a luci rosse nelle residenze del premier, di palesi imbarazzi persino tra i berlusconiani di ferro della Lega nord hanno indotto il Vaticano a rompere gli indugi e a dichiarare il loro imbarazzo.
L'interrogativo è se si tratti di una vera svolta o soltanto di una reazione di necessità nei confronti di una situazione divenuta insostenibile. In questo caso la burrasca nei rapporti tra i sacri palazzi e palazzo Chigi potrebbe essere nient'altro che passeggera, sempre che la crisi politica non acceleri il suo corso e non si vada a breve alle elezioni. In questo caso, è facile prevedere un passo indietro delle gerarche cattoliche che si daranno il tempo di capire e studiare i nuovi equilibri dopo il voto.
L'imbarazzo è tuttavia evidente: l'oggi "indifendibile" Berlusconi, difatti, è lo stesso che in questi due anni ha garantito le gerarchie cattoliche rispetto ad alcuni argomenti molto sensibili: la difesa della famiglia tradizionale in opposizione alle coppie di fatto o dello stesso sesso, nuovi riconoscimenti agli insegnati di religione cattolica, consistenti finanziamenti con i fondi Otto per mille gestite dallo Stato, un eccezionale spazio alla presenza cattolica nelle sedi istituzionali e della comunicazione pubblica e privata...
D'altra parte sono evidenti le preoccupazioni cattoliche sulle possibili "derive laiciste" di un governo di coalizione o, peggio, di un asse tra Fini e l'opposizione di centro sinistra. A breve, ad esempio, il calendario parlamentare prevede il dibattito sul testamento biologico, tema sul quale il presidente della Camera ha espresso un chiaro parere a sostegno del diritto del paziente terminale a morire con dignità.
Non stupisce, quindi, che più di qualche vescovo e di qualche autorevole esponente della Curia vaticana pensi che, al fondo, il "peccatore" Berlusconi sia preferibile a una oscura ed avventurosa incognita.
Vedremo l'esito di questo confronto che evidentemente divide il mondo cattolico. Resta però lo sconcerto determinato dal fatto che sia stato lo scandalo a luci rosse a determinare un sussulto di turbamento - sia tra i "laici" che i cattolici - quasi che l'etica pubblica coincida esclusivamente con la morale sessuale. E la corruzione diffusa? I concorsi truccati? Il terremoto come grande occasione di arricchimento? La drammatica sottovalutazione di problemi come la disoccupazione giovanile o l'allargarsi delle fasce di povertà? L'intreccio tra affari e politica? Non sono anche questi temi di etica pubblica meritevoli almeno dello stesso turbamento oggi suscitato da Rubi, Noemi, Patrizia e così via?
L'etica, come il peccato, non può essere confinata nella camera da letto ma rimanda a ogni aspetto della vita di ogni uomo e di ogni donna. Rubi certo, ma per favore anche tutto il resto.
21 gennaio 2011
dal sito http://www.chiesavaldese.org/index.php
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