CINEMA

lunedì 18 marzo 2013

E' RIFORMABILE LA CHIESA? di Antonio Moscato




E' RIFORMABILE LA CHIESA?
di Antonio Moscato



Lasciamo passare l’ondata emotiva per l’elezione di un papa argentino, e sospendiamo per un po’ la polemica sulle corresponsabilità di Jorge Mario Bergoglio con i crimini della dittatura militare. Certo non è convincente la difesa fatta da padre Lombardi, che parla di “presunto silenzio”, esattamente come si è fatto per decenni a proposito dell’atteggiamento di Pio XII durante il genocidio degli ebrei, dei rom, dei comunisti, dei serbi, a cui per giunta collaboravano zelantemente in varie parti d’Europa anche molti religiosi, da mons. Tiso in Slovacchia al francescano Miroslav Filipović-Majstorović che diresse il campo di Jasenovac in Croazia al servizio di Ante Pavelić e con la benedizione di mons. Stepinac…


Il silenzio non può essere “presunto”, è un dato di fatto. Può essere spiegato, e a volte si tenta di giustificarlo, ma c’è stato. E quando si è esteso al rifiuto di allontanare dalla Chiesa i preti che collaboravano attivamente ai crimini, potrebbe essere chiamato, come quello che ha protetto per anni tanti preti molestatori di innocenti, con un nome sgradevole ma efficace: omertà, o almeno inammissibile spirito di corpo. In base al principio, cioè, che i panni sporchi si lavano in famiglia, se si lavano.

Altro argomento indecente del massimo difensore di Bergoglio, è che tutte le notizie provenienti dai familiari delle vittime in realtà sarebbero frutto di una campagna denigratoria della “sinistra anticlericale”. E questa dove starebbe? Io vedo solo una forte presenza di cattolici e anche di veri clericali nelle “sinistre” italiane e latinoamericane, da qualche decennio. Una “campagna ben nota, che risale ad alcuni anni fa”, aggiunge Lombardi. Ma perché lo avrebbero fatto allora, se la denuncia non aveva la funzione di “denigrare” questo papa al momento della sua elezione?

I difensori d’ufficio utilizzano, mutilandoli spesso di alcune ammissioni parziali, alcuni commenti fiduciosi di certi ex esponenti di quella teologia della liberazione che è stata spazzata via dall’opera demolitrice di Giovanni Paolo II e Benedetto XIV, che ora – totalmente emarginati - si aggrappano alla speranza che il papa che ha scelto il nome di Francesco faccia il miracolo. È comprensibile, come è chiaro perché il gesuita ottantasettenne sopravvissuto alle torture dell’ESMA e ricoverato in un ospizio per vecchi preti in Ungheria non voglia parlare di quel lontano episodio e dica di aver distrutto i documenti, e di essersi “riconciliato” con Bergoglio. È un’assoluzione o una ulteriore testimonianza sulla coercizione che regna nella struttura ecclesiastica?

In realtà anche molti difensori d’ufficio come Perez Esquivel parlano di “luci e ombre”, concludendo che le luci prevarrebbero. Conosciamo bene questo argomento, largamente usato dai più raffinati (si fa per dire) intellettuali apologeti dello stalinismo. In più c’è la specificità del cattolicesimo: la confessione garantisce sempre una piena assoluzione (e si può ricominciare a peccare tranquillamente). E la confessione è o dovrebbe essere sempre tutelata dal segreto… Il silenzio della Chiesa continua così a proteggere anche preti assassini come Christian Von Wernich.

Il rischio naturalmente non è una nuova benevolenza nei confronti di futuri torturatori, che per il momento non sono all’orizzonte, ma la possibile utilizzazione di un’accresciuta influenza della Chiesa per combattere i governi “progressisti” più efficacemente di quanto fatto finora. Col “carisma” di un papa connazionale e tifoso del San Lorenzo, in Argentina non dovrebbe essere difficile dare una spallata alla già traballante presidenza di Cristina Kirchner, che è per giunta in difficoltà a trovare un continuatore. Ma anche in altri paesi, a partire da Cuba, i pericoli sono grandi, per le contraddizioni interne. Anche senza necessità di interventi golpisti…

Lo strumento principale sarà il mito che si sta costruendo di un papa “povero” che “ama i poveri”, gli lava i piedi e distribuisce generose elemosine, come tranquillanti sociali. Conserva la sua croce di ferro, lasciando nei forzieri quelle d’oro che gli spettano, e i poveri restano poveri, ma rassicurati e consolati. Quei preti che invece cercassero nuovamente di lottare contro le ingiustizie (e la povertà) verrebbero sconfessati o cacciati. Così è accaduto con le correnti più radicali della Teologia della Liberazione.

Così era accaduto d’altra parte, molti secoli prima, anche col tanto mitizzato francescanesimo delle origini, presto suddivisosi in diverse correnti, alcune della quali duramente represse e considerate al pari delle eresie, altre incorporate nel sistema e utilizzate per abbellire la casa comune. E gran parte degli ordini religiosi, anche i più rinnovatori, sono stati utilizzati più o meno nello stesso modo nel corso di tutto il medioevo. Nel migliore dei casi, le abbazie costituivano isole di applicazione di principi cristiani in un mondo di violenza che le altre istituzioni cristiane benedicevano e condividevano. Questo per tagliare corto sulla sopravvalutazione della scelta del nome di Francesco su cui sproloquiano in tanti.

Il mito oggi si costruisce in modo nuovo, sotto le telecamere: il papa è gentile, educato, dice buonasera e buongiorno come uno di noi e col garbo di un simpatico presentatore televisivo. Il papa paga (o tenta di pagare) l’albergo. Vedremo se proporrà anche di far pagare l’IMU alle immense proprietà e attività commerciali ecclesiastiche, come le catene di alberghi gestite, con sfruttamento delle suore non europee, dalle Brigidine di suor Tekla Famiglietti, su cui rinvio a un ampio articolo apparso sul numero 991 di “Internazionale” ancora in edicola. Brigidine che, a fin di bene, hanno chiesto (e ottenuto) protezione a molti potenti, da Fulgencio Batista a Somoza, da Trujillo a Fidel Castro. Sempre a fin di bene e “per la causa”, come faceva anche madre Teresa di Calcutta, che ha tanti ammiratori “laici”…

Aspettiamo qualche mese per discernere tra fumo e arrosto. Aspettiamo a vedere cosa dirà e farà papa Francesco nel prossimo viaggio in Brasile, e come opererà a Roma, cioè se vorrà (e potrà) spezzare davvero l’immenso potere economico e politico della curia. Avrà il coraggio di cancellare almeno uno strumento come lo IOR che ha visto intorno a sé tanti delitti, e che non a caso è stato accusato di riciclaggio di denaro sporchissimo non da inesistenti “estremisti di sinistra” ma da organismi bancari internazionali?

Se ci saranno passi in questa direzione, finirà in secondo piano il suo passato. In fondo anche Angelo Roncalli, prima di essere il papa Giovanni XXIII del ritorno alla collegialità e promotore di un concilio che il dogma dell’infallibilità pontificia promulgato nel Vaticano I avrebbe dovuto rendere inutile, era stato per anni un conservatore. Era stata la crisi acutissima della Chiesa a spingerlo ad ascoltare alcune delle voci messe a tacere da tempo.

Ora la crisi è di nuovo profonda e richiederebbe mezzi estremi. Un ritorno al concilio tuttavia è difficile, perché gli ultimi due papi hanno creato terra bruciata escludendo o almeno emarginando sistematicamente i fautori del rinnovamento. L’unica novità è stata creata da papa Ratzinger con le sue dimissioni – forse, come ha detto Hans Küng, senza rendersene pienamente conto – che hanno riportato a dimensione umana la figura del papa, ma hanno creato un singolare problema, l’esistenza di un papa emerito a fianco del nuovo (nel caso precedente, nel 1294, il problema era stato risolto da Bonifacio VIII incarcerando il dimissionario Celestino V). In caso di opinioni diverse, tutto il dogma dell’intervento ispiratore dello Spirito Santo apparirebbe ancor meno convincente.

Sospendiamo pure il giudizio in attesa di fatti, ma mantenendo il legittimo dubbio che la Chiesa cattolica non sia riformabile, o almeno che non lo sia solo cambiando papa: è il suo legame organico col potere politico ed economico in gran parte del mondo e la sua enorme ricchezza a farne una forza tenacemente conservatrice. Un papa simpatico e comunicatore può attenuare le opposizioni, ma paradossalmente rafforza un’istituzione che è nemica di ogni trasformazione profonda della società.



18 marzo 2013

dal sito MOVIMENTO OPERAIO


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