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martedì 12 marzo 2013
HUGO CHÁVEZ È MORTO: LA LOTTA PER IL SOCIALISMO È VIVA!
HUGO CHÁVEZ È MORTO:
LA LOTTA PER IL SOCIALISMO È VIVA!
Dichiarazione della Tendenza Marxista Internazionale
Hugo Chávez non c’è più.
La causa della libertà, del socialismo e dell’umanità ha perso un coraggioso sostenitore. È morto martedì 5 marzo alle 4.25 del pomeriggio (secondo l’ora locale). Ha dato la notizia il Vicepresidente Maduro. Il Presidente aveva solo 58 anni, ed era in carica da 14. Ha combattuto il cancro negli ultimi due anni, ma la notizia della sua morte è stata comunque uno shock.
Non appena la morte del Presidente è stata resa nota, il popolo venezuelano ha cominciato a riunirsi nelle piazze intitolate a Bolivar nel centro delle città grandi e piccole in tutto il Venezuela. Molti raccontano di persone scoppiate in lacrime o improvvisamente ammutolite per strada. Folle di persone sconvolte si sono radunate fuori dall’ospedale militare di Caracas dove Chávez è morto. Questa espressione di dolore si è presto tramutata in una manifestazione di massa di sfida. Come nelle molte occasioni in cui la rivoluzione è stata minacciata, la popolazione si è riversata nelle strade di Caracas.
La ragione di questa manifestazione di sostegno ed emozione non è difficile da comprendere. Agli occhi delle masse Chávez rappresenta la rivoluzione, il loro risveglio alla vita politica, le battaglie compiute nell’ultimo decennio, la sensazione che per la prima volta erano i lavoratori e i poveri al potere. Rappresenta colui che ha opposto resistenza all’imperialismo e all’oligarchia.
Alcuni commentatori borghesi superficiali sostengono che Chávez fosse molto amato dalle masse perché ha assicurato un miglioramento del loro tenore di vita attraverso i programmi sociali delle misiones. Naturalmente questo è un aspetto importante. Ma c’è di più, questi miglioramenti – e sono notevoli – sono stati ottenuti attraverso la lotta: le masse si sono dovute mobilitare scendendo in piazza in numerose occasioni per difendere la rivoluzione dall’oligarchia controrivoluzionaria e dall’imperialismo. È questo che ha cementato il rapporto fra le masse e il Presidente.
Non dimentichiamo che non tutti piangevano la notte scorsa. Nei quartieri ricchi della zona Est di Caracas in molti suonavano i clacson in segno di giubilo, mentre a Miami i reazionari escualidos festeggiavano pubblicamente. La classe dominante e l’imperialismo odiavano Chávez e volevano sbarazzarsene il prima possibile, e per le stessa ragione per cui le masse lo sostenevano.
Manifestazioni di dolore per la perdita di Hugo Chávez non si sono limitate al Venezuela. In tutta l’America Latina operai e contadini e le loro organizzazioni hanno espresso la loro stima per il leader rivoluzionario. Anche fuori dal continente, è giunto il sostegno delle organizzazioni di sinistra e progressiste.
La scorsa notte, a Caracas e in molte altre città le persone cantavano: “Siamo tutti Chávez” e “Chávez vive!” In migliaia si sono radunati in Piazza Bolivar e in seguito hanno marciato verso il palazzo presidenziale di Miraflores, gridando slogan di sfida, “il popolo unito non sarà mai sconfitto”, “non torneranno” e “la lotta continua”.
Questo è l’aspetto più importante di tutti. Le masse sanno di essere in guerra, e in una guerra non importa quanti soldati cadano in battaglia, altri ne prenderanno il posto. Qualsiasi cosa succeda, la lotta continuerà. Questo è il messaggio che sale dalle strade di Caracas di tutte le altre città, paesi e villaggi.
Con tutto il nostro cuore ci uniamo al sincero dolore delle persone che stanno piangendo nelle strade di Caracas. Le lacrime versate dai lavoratori e dai poveri sono vere ed esprimono un sentimento puro e onesto. Ma vi sono altri che invece piangono lacrime di coccodrillo.
Il Ministro degli Esteri britannico William Hague ha dichiarato di essere “addolorato” alla notizia della morte, affermando che Chávez ha lasciato “un’impronta duratura” sul Venezuela. La BBC questa mattina è stata costretta ad ammettere: “Ha conquistato un sostegno duraturo fra i poveri e ripetuti successi elettorali utilizzando la ricchezza del petrolio venezuelano per realizzare politiche socialiste” (BBC News 6 marzo).
Che strano! Coloro che odiavano Chávez e hanno fatto tutto il possibile per contrastarlo mentre era vivo si uniscono in un cinico coro di apprezzamento adesso che è morto.
La vera posizione degli imperialisti è espressa dalle dichiarazioni di Ed Royce, , segretario del Comitato Affari Esteri della Casa Bianca ed esponente repubblicano della California, che ha rilasciato una dichiarazione scritta: “Hugo Chávez era un tiranno che ha costretto la gente del Venezuela a vivere nella paura. La sua morte costituisce un duro colpo all’alleanza dei leader di sinistra anti-statunitensi nel Sud America. Finalmente, addio a questo dittatore.”
Noi non abbiamo nulla a che fare con l’ipocrisia, le parole false e la vuota retorica. Noi piangiamo per Hugo Chávez ma non dobbiamo lasciare che le lacrime ci accechino. Non dobbiamo permetterci di finire fuori strada. Quando il codoglio sarà finito, la lotta dovrà continuare. Chávez non si aspetterebbe nulla di meno. Hugo Chávez era un combattente. Se potesse parlare, le sue parole sarebbero quelle di Joe Hill, il rivoluzionario svedese-americano: “Non piangete. Organizzatevi!”
Le manovre dell’imperialismo
Gli esponenti del governo statunitense non hanno perso tempo nel presentare la morte di Hugo Chávez come un’opportunità per l’America di ricostruire le relazioni con il Venezuela e per lo stesso Paese di realizzare “significative riforme democratiche”, mentre il Presidente Obama ha annunciato un “nuovo capitolo” nella storia del Paese latinoamericano.
Hanno descritto la morte come un “momento di sfide”. Ma non hanno detto chi veniva sfidato, o che cosa intenda Washington nel ribadire ciò che ha descritto come il suo “sostegno al popolo venezuelano”. Non hanno detto quale parte del popolo. Hanno dichiarato di essere interessati a sviluppare una relazione costruttiva con Caracas. Ma non hanno specificato la natura di questa relazione.
Quando Obama parla di “significative riforme democratiche”, intende la distruzione di tutte le conquiste sociali, economiche e politiche degli ultimi 14 anni. Quando parla di un “nuovo capitolo” nella storia del Venezuela, intende un ritorno al vecchio tragico capitolo della storia quando il Venezuela era schiavo degli interessi dell’imperialismo statunitense e delle grandi compagnie petrolifere.
Queste sirene da Washington non inganneranno nessuno. Quando parlano di “sostegno per il popolo venezuelano” intendono sostegno all’opposizione controrivoluzionaria, alla borghesia e a quel settore del movimento bolivariano che vede con favore un accordo con essa.
Queste parole sono mirate a convincere l’ala destra del movimento bolivariano. Coloro che per anni hanno sognato un “chavismo senza Chávez” ora vedono la loro occasione. Questo settore rappresenta né più né meno la quinta colonna della borghesia nel movimento bolivariano. Sono loro i nemici più pericolosi della rivoluzione.
I nemici stanno già tentando di approfittare di questa tragedia per diffondere confusione e preparare intrighi contro la rivoluzione. Noi ci impegniamo a continuare e intensificare la lotta per difendere la rivoluzione bolivariana contro i suoi nemici esterni e interni. Dei due, i secondi sono i più pericolosi.
E adesso?
Quali sono le prospettive e quali sono i compiti dei marxisti? Hugo Chávez è morto prima di completare il grande progetto che si era prefissato: il compimento della rivoluzione socialista in Venezuela. Ora sta agli operai e ai contadini – il vero motore della rivoluzione bolivariana – di portare a termine questo compito. Fallire sarebbe tradire il suo lascito.
Il Ministro degli Esteri, Elias Jaua, ha dichiarato che si terranno nuove elezioni nei prossimi 30 giorni. Nicolás Maduro sarà il candidato del Partito Socialista Unito (PSUV). Ovviamente i marxisti si impegneranno per la vittoria del PSUV e per la sconfitta dell’opposizione controrivoluzionaria. Ma allo stesso tempo dobbiamo assicurarci che il prossimo governo porti avanti una politica socialista.
Non c’è nulla di più pericoloso dell’idea di un’unità nazionale e della riconciliazione tra le classi. Non devono esserci accordi con l’opposizioni e non devono essere fatte concessioni alla borghesia. Non può esserci alcuna unità fra schiavi e padroni di schiavi, contadini e latifondisti, operai e capitalisti, sfruttati e sfruttatori, oppressi e oppressori.
Negli ultimi due mesi l’oligarchia, approfittando disgustosamente della malattia di Chávez, ha raddoppiato la sua campagna di sabotaggio economico, accaparramento e speculazione. Il governo ha promesso di prendere rapidamente delle contromisure. L’unica vera soluzione è l’esproprio della classe dominante che controlla la produzione e la distribuzione del cibo, gran parte del settore bancario e delle leve fondamentali dell’economia venezuelana.
Nicolás Maduro ha promesso di raccogliere “l’eredità rivoluzionaria, anti-imperialista e socialista” di Chávez. La classe operaia e la base del PSUV deve assicurarsi che lo faccia davvero. Non sono abbastanza i discorsi di apprezzamento di Chávez, che stanno facendo perfino i suoi peggiori nemici, ora che è morto. Non è abbastanza tenere discorsi parlando di amore, una parola vuota che non significa nulla.
Ciò che serve non sono discorsi sentimentali, ma mettere in pratica il programma socialista che Chávez ha sempre sostenuto: l’abolizione del capitalismo attraverso l’esproprio dei banchieri, dei latifondisti e dei capitalisti. Questa è il vero lascito di Hugo Chávez e dobbiamo lottare per questo obiettivo.
Ma c’è anche un altro obiettivo proclamato da Chávez che deve ancora essere messo in pratica, un obiettivo che egli considerava altrettanto fondamentale, ma che è stato seppellito e dimenticato dai burocrati: la creazione di una Internazionale socialista rivoluzionaria.
Nel giugno 2010, durante il congresso del PSUV, Chávez proclamò la necessità urgente di una Quinta Internazionale. Non ne parlò come di un aspetto secondario. Dedicò alla questione una parte importante nei suoi discorsi perché la considerava essenziale. E aveva ragione.
È morto prima di poter mettere in pratica questa idea, che fin dal primissimo momento si è scontrata con l’ostilità da parte dell’ala destra del movimento bolivariano. Era come una maledizione per gli stalinisti e i riformisti che non hanno mai condiviso l’entusiasmo di Chávez per il socialismo e hanno fatto tutto ciò che potevano per sabotare, distorcere o annacquare tutti i suoi piani, incluso quello di una Internazionale rivoluzionaria.
La Tendenza Marxista Internazionale si impegna a portare avanti la lotta per costruire questa Internazionale rivoluzionaria dei lavoratori. Facciamo appello a tutti coloro che prendono sul serio le parole del Presidente perché ci sostengano in questo grande compito storico. Il socialismo è internazionale o non è nulla.
La TMI esprime la sua solidarietà al popolo del Venezuela. La causa del socialismo ha perso un grande difensore. Il corpo umano è una cosa fragile. È facile distruggerlo con un proiettile o una malattia. Tutti gli esseri umani nascono per morire. Ma non c’è nessuna forza al mondo che possa distruggere un’idea per la quale i tempi sono maturi.
L’uomo Hugo Chávez non è più tra noi, ma le sue idee sopravvivono. Noi ci impegniamo a fare tutto ciò che potremo per accelerare la lotta per il socialismo in Venezuela e in tutto il mondo. Questa è l’unica via; l’unico modo di onorare la memoria di Hugo Chávez.
8 marzo 2013
dal sito http://www.marxismo.net/
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