Io e il Cangaçeiro
di Alfredo Mazzucchelli
Il cangaçeiro e la sua banda apparvero dal folto della katinga pianta spontanea (1) come una nube di polvere soffiata dal vento dell’estate baiana. Minacciosi all’aspetto, fidando più sulla loro immagine lontana di giustizieri che non sulla patetica realtà del presente mai riscattato dall’ingiustizia e dalla sopraffazione. Piantati sui loro cavalli, armati di tutto punto, con giberne a tracolla, il machete alla cintura e coperture di cuoio a protezione della gambe ed il caratteristico cappello del cangaçou.
Non cé dubbio che la banda faccia una certa impressione. Il capo mi si rivolse con accento deciso ed inquisitorio : pareçe que voçe es ou italiano, certo? Ea, risposi nel mio portoghese da importato, voçe esta quierendo o que?
“Olha, voçe chegou no Brasil, na minha terra, esta tirando pedras para esportar na Italia, y pra nosotros nao decha nada, a pesar do lixo!”
Guarda che qua lavorano un centinaio di tuoi compaesani, noi portiamo lavoro ed investimenti, quindi redditi con i quali poi voi siete in grado di comperare ciò di cui avete bisogno, risposi.
E’ proprio di questo che volevo parlarti, rispose il cangaçeiro, io avrei due nipoti da sistemare, sai, devono farsi una famiglia e tu mi capisci, vero ? Io nel frattempo posso assicurarti tutta la protezione di cui potresti aver bisogno, sai questa è ancora una terra selvaggia ed è sempre bene avere degli amici che dei nemici. Lo stesso parroco del paese si lamenta del fatto che tu, trattenendo i lavoratori in cava a dormire ( e questo data la lontananza della cava dal “povoado” dove risiedevano ) praticamente svuotando la chiesa del paese!
Le cose adesso sono chiare, il cangaçou ed il prete avevano già stabilita una strategia di approccio e quindi, imperialismo a parte, l’accordo era già nelle “cose”. I vecchi cangaçi ancora si stanno rigirando nelle tombe.
1)- Katinga: Rovi spinosi
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