LA SITUAZIONE IN UCRAINA
di Antonio Moscato
Difficile prevedere gli sviluppi dopo i violenti scontri dei giorni scorsi a Kiev e in molte altre città dell’Ucraina e dell’accordo raggiunto tra governo e opposizione che prevede nuove elezioni e il ritorno alla vecchia costituzione.
È possibile però respingere alcune interpretazioni deformanti che impediscono di cogliere la complessità della situazione. A partire da quella che vede nelle mobilitazioni antigovernative solo una “voglia di Europa”, mentre è evidente che nell’ultima fase sono confluite nelle proteste le motivazioni più diverse, tra cui proteste antigovernative determinate da ragioni diverse.
Altrettanto scorretta la versione che circola in settori della sinistra “nostalgica”, che minimizza le dimensioni della protesta, o le riconduce esclusivamente alle due componenti di destra, la consolidata Svoboda (che ha avuto un 10% di consensi elettorali) e i neonazisti di Pravly Sektor, che ci sono e pesano in alcune manifestazioni, ma non sono la componente essenziale. [Un esempio in Giulietto Chiesa, video intervista La situazione in Ucraina] Oltre a tutto l’una e l’altra sono ostili all’Europa, oltre che alla Russia, in cui vedono l’erede dell’Unione Sovietica, nei cui confronti, come molti altri ucraini, hanno un pesante contenzioso. Molti ucraini continuano infatti a interpretare la crisi nelle campagne sovietiche al momento della grande collettivizzazione del 1929-1933, che provocò sette milioni di morti, come un tentativo deliberato di genocidio degli ucraini, mentre era solo la forma distorta e criminale con cui Stalin affrontò in ritardo il problema dei kulak, in Ucraina come in Russia e nelle altre repubbliche sovietiche a forte componente contadina. Fu questo, e non una particolare predisposizione al fascismo, che portò in Ucraina durante la seconda guerra mondiale a una percentuale di collaborazionisti con Hitler più elevata che in altre repubbliche (a parte quelle baltiche). Le nostalgie per l’esercito di liberazione ucraino, antisovietico e antisemita, sono effettivamente pane quotidiano per le due formazioni di destra. Ma non sono il cardine della protesta, che ha accettato i due gruppi per la loro capacità di rispondere efficacemente agli attacchi durissimi della polizia speciale, i Berkut. Ma la piazza ha mostrato spesso capacità critiche, fischiando gli interventi non condivisi, e un certo equilibrio, mettendo al sicuro e poi liberando le decine di giovani poliziotti catturati facilmente grazie alla dimensione di massa delle manifestazioni, sottraendoli ai tentativi di linciaggio.