CINEMA

sabato 6 dicembre 2014

I FASCIO-MAFIOSI A ROMA: IL VERO VOLTO DI QUESTO SISTEMA MARCIO! di Gabriele D'Angeli







I FASCIO-MAFIOSI A ROMA:
IL VERO VOLTO DI QUESTO SISTEMA MARCIO!
di Gabriele D'Angeli 


" La mafia era, ed è, un'altra cosa: un "sistema" che in Sicilia contiene e muove interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese: e non sorge e si sviluppa nel "vuoto" dello Stato (cioè quando lo stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma "dentro" lo Stato. La mafia insomma non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non "imprende" ma soltanto "sfrutta".

Rileggendo questa parole di Sciascia, in prefazione a Il giorno della civetta, si potrebbe sorridere amaramente mettendo a confronto questa descrizione del sistema mafioso negli anni ’60 e ‘70 con l’attuale rete mafiosa che di fatto oggi è presente su tutto il territorio nazionale, dal profondo sud della Sicilia e della Calabria fino alle regioni del Nord come la Lombardia, passando, naturalmente per la Capitale, perché il sistema mafioso non è più parallelo allo stato (e forse non lo è mai stato veramente) ma di fatto ne è parte integrante, a tutti i livelli.

La cronaca di questi giorni parla di decine di arresti, iscrizione al registro degli indagati e perquisizioni a Roma a carico di politici di entrambe gli schieramenti, imprenditori, esponenti della finanza e addirittura delle forze dell’ordine.
Le indagini stanno rivelando una fitta rete di affari illeciti nella Capitale fatti di estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, riciclaggio. In una parola: mafia.

Il fatto interessante è che a capo di questa rete mafiosa romana ci sia Massimo Carminati, ex-fascista dei Nar e killer della Banda della Magliana, il quale a sua volta si serviva di un uomo della “sinistra” come Salvatore Buzzi, presidente della Cooperativa 29 Giugno che aveva all’attivo circa 1000 dipendenti ed un fatturato pari a 60 milioni di euro l’anno. Questa cooperativa riuscì, sotto la giunta di centrosinistra guidata da Rutelli, a stabilire un solido e indissolubile legame col comune di Roma che si sarebbe mantenuto negli anni a prescindere dal colore della giunta comunale.

Ora, che ai vertici della gestione del comune di Roma vi fossero dei fascisti non è più un mistero per nessuno, da quando con lo scandalo di Parentopoli che travolse Alemanno fu manifesto che nei posti di direzione delle ex-municipalizzate di ATAC e AMA c’erano sodali di partito, accoliti e camerati che imbarcavano altri sodali e altri camerati. Oggi viene fuori che molti di questi, tramite l’ex-sindaco con la celtica, erano legati alla cosca di Carminati.
Ma se con Alemanno, oggi indagato, riuscirono, ad esempio, a piazzare uno dei loro uomini alla presidenza dell’Ama, allo stesso tempo puntavano su “più cavalli” durante le ultime elezioni comunali finanziando campagne e cene elettorali, in modo da assicurarsi in qualunque situazione un legame privilegiato con la nuova giunta. Ad oggi, infatti, c’è trasversalità politica tra arrestati ed indagati, dal Comune alla Regione, dal PD a Forza Italia. Tutti conoscevano tutti: lo scandalo arriva a lambire il governo, nella persona del ministro del lavoro, ed ex presidente della Lega coop, Giuliano Poletti.
La Cooperativa di Buzzi, in particolare, grazie a questa politica trasversale con cui poteva comprare sempre nuovi amici in ogni giunta, riusciva a garantirsi enormi finanziamenti pubblici, soldi dello Stato, gestendo principalmente la pulizia delle aree verdi, ma anche i campi nomadi e soprattutto i famigerati centri di accoglienza per gli immigrati che oggi sono nell’occhio del ciclone nelle zone periferiche di Roma, come Tor Sapienza, al centro delle proteste e del dibattito politico, dove a speculazione economica si aggiunge speculazione politica.

La “cupola” di Carminati & C., ad esempio, era riuscita a controllare la direzione delle Politiche Sociali del comune di Roma attraverso Odevaine (ex capo di gabinetto della giunta Veltroni, di centrosinistra), il quale era in grado di “orientare i flussi” di immigrati nella Capitale: naturalmente, più immigrati, più guadagno.
Così il normale paradosso di questi mesi è che mentre i mafiosi romani legati all’estrema destra, fascista e xenofoba, ricavavano soldi a palate dalla gestione dell’emergenza immigrati nei centri di accoglienza (dove il business supera quello del traffico di droga), dall’altro gli stessi esponenti della destra e dell’estrema destra fomentavano nelle piazze e nelle trasmissioni televisive l’odio contro i rom e gli stessi immigrati. Lo stesso Alemanno, indagato ad oggi per legami con la “cupola” di Carminati e Buzzi e che aveva autorizzato l’apertura del centro a Tor Sapienza, sfilava in corteo con i cittadini del quartiere … per la sua chiusura!
Ma ora si spiegano anche le tante pressioni e campagne ideologiche dell’uno e dell’altro schieramento verso la completa privatizzazione delle municipalizzate (o ex-tali): dare AMA, ATAC e ACEA in pasto ai privati significa darli in pasto a questi pescecani mafiosi offrendo loro superprofitti a prezzi stracciati lasciando che i servizi in città peggiorino costantemente.

L’attuale intreccio, sovrapposizione, fusione tra il sistema mafioso e le istituzioni, dove l’estrema destra gioca un ruolo chiave e il PD si trova a suo agio, deve portarci a riflettere sulla natura di questo sistema politico ed economico che non disdegna di rivolgersi alla criminalità organizzata per aumentare i propri profitti e le proprie quote di potere. L’idea stessa che oggi la mafia abbia maggior spazio dove “si crea un vuoto dello Stato” non ha più senso data l’attuale compenetrazione a tutti i livelli, da quello locale a quello nazionale, da quello politico-istituzionale a quello economico, dello stato con la criminalità organizzata.

Di fronte alla marcescenza dello stato borghese nel bel mezzo di una crisi economica spaventosa, le indagini della magistratura non potranno che mettere in atto mere operazioni di cosmesi. Indagini a tappeto e centinaia di arresti non muteranno il carattere profondamente corrotto dello stato e delle istituzioni, come è già accaduto in passato con le grandi inchieste sulla mafia, con Tangentopoli, con la P2 ecc… E questo non perché non vi siano giudici onesti e scrupolosi, ma perché di fronte alla putrescenza sistematica dello stato, un altro pezzo di stato non potrà cambiarne la natura fondamentale. E non basterà nemmeno gridare allo scandalo della casta rivendicando più onestà. Certo è che queste indagini e questa ondata di arresti mettono a nudo una verità essenziale di fronte agli occhi di milioni di persone: che il sistema politico borghese e i suoi partiti oggi sono, nella migliore delle ipotesi, inadeguati e incapaci di gestire la società, nella peggiore speculano sulle nostre vite dividendo gli strati più bassi della società e mettendone un pezzo contro un altro al semplice scopo di mantenersi al potere e trarne maggiori guadagni, distogliendo l’attenzione delle persone dai veri responsabili dei disservizi, della povertà, della crisi.

Se alti magistrati oggi fanno appello agli imprenditori nel seguire la retta via della legalità e dell’onestà e lamentano l’assenza di uno stato forte in grado di contrastare la mafia, noi ci sentiamo in dovere di fare appello ai lavoratori, ai disoccupati, agli sfruttati della Capitale e di tutta Italia per organizzarsi contro questo sistema marcio e corrotto. Un sistema che magari tiene le case popolari sfitte o in condizioni da vero e proprio terzo mondo nelle periferie e gli immigrati in condizioni subumane, oppure specula su ATAC e AMA portandole al fallimento (per privatizzarle) mentre i servizi pubblici sono sempre più scadenti.

Ancora una volta la borghesia ha dimostrato il suo vero volto marcio e corrotto: ai lavoratori e agli sfruttati il compito di mobilitarsi rivendicando servizi pubblici di qualità e la gestione diretta e democratica dell’economia. Mettiamo la parola fine ad un sistema politico ed economico che oggi non può che dare disservizi, speculazioni, soprusi e violenze.

5 Dicembre 2014


dal sito FalceMartello


La vignetta è del Maestro Mauro Biani




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