IL GRANDE CIELO
di Stefano Santarelli
“Il Mandam proseguiva, l'ampiezza del fiume diminuiva e la terra si ergeva in forme difficile a credersi, come castelli e rovine che agli anziani ricordavano quelle viste in Francia, come fortezze e bastioni, come forme che un uomo avrebbe visto solo in caso di febbre o follia.
Giallo, rosso, bianco lungo le rive, e bagliori come di sole riflesso da un specchio e, al di sopra e al di là, la prateria, le cosiddette grandi pianure che si stendevano, ormai gialle e secche, tanto che anche un solo lupo, passando si lasciava dietro una lenta scia di terriccio.
Un grezzo, vasto territorio solitario, troppo grande, troppo vuoto. Ti faceva sentire come se la mente fosse piccola e il cuore stretto e lo stomaco contratto, quella terra che si apriva così selvaggia e persa sotto un cielo tanto grande da farti venire paura del paradiso.”
Ma attenzione nella conquista del West di Guthrie non vi è traccia della retorica della costruzione di un mondo migliore: tutt'altro sono i bianchi che distruggono i nativi, che li scotennano con una ferocia che questi non conoscevano. Nelle prime pagine del romanzo il padre di Boone Caudill è fiero dello scalpo e della sua coramella con cui affila il suo rasoio fatto con la pelle di un indiano.
Non sono i bianchi che portano la civiltà, ma al contrario sono coloro che distruggono intere popolazioni e che contemporaneamente stravolgono un equilibrio ecologico che era perfetto. In questo anticipando di decenni il revisionismo storico, letterario e cinematografico che ha prodotto film come Soldato blu e Balla con i lupi.
Un autore quindi moderno che incomprensibilmente nel nostro paese ha avuto pochissima fortuna nonostante che dai suoi primi due romanzi siano stati tratti film di notevole successo.
Il suo “Il sentiero del West” con cui ha vinto il Premio Pulitzer non è stato più pubblicato da circa quarant'anni e la stessa sorte è toccata a “Il grande cielo”. Per fortuna recentemente la casa editrice Mattioli 1885 lo ha ripubblicato in una bella ed elegante versione con una nuova traduzione di Nicola Manuppelli, speriamo che questa nuova edizione possa segnare un recupero di questo autore con i suoi romanzi e racconti, molti di questi inediti, in Italia.
“Avevamo i castori, una terra libera e un modo meraviglioso di vivere, e sembra che tutto ciò che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto contro noi stessi e che, anche se lo avessimo saputo, non avremmo potuto fare altrimenti. Siamo partiti per fuggire da qui e goderci la libertà, ma era destino che la gente ci seguisse e che i castori finissero e che gli indiani venissero uccisi o ammansiti, e che quei posti divenissero sempre più conosciuti e sicuri. Non abbiamo ancora visto la fine, Boone; non abbiamo ancora visto il risultato di tutto ciò che gli uomini di frontiera hanno fatto contro di sé. Il prossimo passo sarà fare da guide e organizzare spedizioni e rovinare ancora di più il territorio:”
A.B. GUTHRIE - Il grande cielo – Mattioli 1885 (2014)
Giallo, rosso, bianco lungo le rive, e bagliori come di sole riflesso da un specchio e, al di sopra e al di là, la prateria, le cosiddette grandi pianure che si stendevano, ormai gialle e secche, tanto che anche un solo lupo, passando si lasciava dietro una lenta scia di terriccio.
Un grezzo, vasto territorio solitario, troppo grande, troppo vuoto. Ti faceva sentire come se la mente fosse piccola e il cuore stretto e lo stomaco contratto, quella terra che si apriva così selvaggia e persa sotto un cielo tanto grande da farti venire paura del paradiso.”
Il grande cielo di
Alfred Bertram Guthrie, Jr. (1901–1991) costituisce non solo il più
grande romanzo western che sia mai stato scritto, superiore anche al
malinconico e struggente Shane (Il cavaliere della valle
solitaria) di cui lo stesso Guthrie scrisse la sceneggiatura per
l'omonimo film interpretato da Alan Ladd e da cui ottenne una più
che meritata nomination al Premio Oscar, ma è
indiscutibilmente uno dei massimi capolavori della letteratura
americana.
Questo romanzo pubblicato
nel 1947 e che praticamente è l'opera prima di Guthrie segna
l'inizio di una saga composta da ben sei romanzi (The big sky, The
way west,, These thousand hills, Arfive, The last valley, e Fair
land) e riscosse immediatamente un successo strepitoso tanto da
candidarsi al Premio Pulitzer, premio che Guthrie ottenne con il suo
secondo romanzo: Il sentiero del west (The
way west).
Il grande cielo si
svolge tra il 1830 e il 1843 e narra la storia di un diciasettenne,
Boone Caudill, che fugge da casa dopo aver tentato di uccidere il
padre durante una lite intraprendendo un leggendario viaggio che dal
Kentucky lo porterà al Missouri e poi all'Oregon. In questo viaggio
incontra Jim Deakins (nella versione cinematografica interpretato da
Kirk Douglas) che lo convincerà ad andare nel Missouri con dei
cacciatori francesi di pellicce. Storicamente i trappers sono stati i
primi bianchi ad esplorare un territorio a loro totalmente
sconosciuto commerciando con le varie tribù indiane sposandone molte
volte le loro squaw. E' sarà questo il destino riservato allo stesso
Boone Caudille il quale però è veramente innamorato della sua squaw
Teal Eye (Occhio d'anitra), ma la sua insana ed immotivata gelosia lo
porterà ad uccidere proprio il suo migliore amico, Jim Deakins, e ad
abbandonare la moglie ed il figlio.
Sinteticamente è questa la
trama di questo romanzo che è stato giustamente paragonato
all'Odissea e al Moby Dick di Melville per la sua
impostazione epica.
Ma attenzione nella conquista del West di Guthrie non vi è traccia della retorica della costruzione di un mondo migliore: tutt'altro sono i bianchi che distruggono i nativi, che li scotennano con una ferocia che questi non conoscevano. Nelle prime pagine del romanzo il padre di Boone Caudill è fiero dello scalpo e della sua coramella con cui affila il suo rasoio fatto con la pelle di un indiano.
Non sono i bianchi che portano la civiltà, ma al contrario sono coloro che distruggono intere popolazioni e che contemporaneamente stravolgono un equilibrio ecologico che era perfetto. In questo anticipando di decenni il revisionismo storico, letterario e cinematografico che ha prodotto film come Soldato blu e Balla con i lupi.
Un autore quindi moderno che incomprensibilmente nel nostro paese ha avuto pochissima fortuna nonostante che dai suoi primi due romanzi siano stati tratti film di notevole successo.
Il suo “Il sentiero del West” con cui ha vinto il Premio Pulitzer non è stato più pubblicato da circa quarant'anni e la stessa sorte è toccata a “Il grande cielo”. Per fortuna recentemente la casa editrice Mattioli 1885 lo ha ripubblicato in una bella ed elegante versione con una nuova traduzione di Nicola Manuppelli, speriamo che questa nuova edizione possa segnare un recupero di questo autore con i suoi romanzi e racconti, molti di questi inediti, in Italia.
Il
film che il celebre regista Howard Hawks trasse da questo romanzo nel
1952 è indiscutibilmente un buon film western ma niente di più, non
certamente all'altezza dei suoi Il
fiume rosso o di Un
dollaro d'onore. Ha però la fortuna di avvalersi di un
Kirk Douglas (1) in piena
forma nella parte di Jim Deakins, (tra l'altro è simpatica
la sua prima performance canora della carriera: la divertente
Whiskey, Leave Me Alone), ma tradisce completamente lo spirito
dell'opera di Guthrie.
Viene tra l'altro cancellato
l'importante personaggio del cacciatore e guida Dick Summers (2)
per essere sostituito almeno in parte dalla figura dello zio di
Boone Caudill, Zeb Calloway, che nel romanzo praticamente è soltanto
nominato. Il ruolo di Zeb Calloway però permise al bravissimo
caratterista Arthur Hunnicutt di ottenere la nomination al Premio
Oscar quale migliore attore non protagonista.
Il film termina con un happy
end che è totalmente assente nel romanzo, infatti qui il
protagonista, Boone Caudill dopo aver abbandonato la Tribù dei Piedi
Neri per ritornare nel mondo dei bianchi è costretto a sentire
l'amara confessione di Dick Summers sul loro fallimento come uomini :
“Avevamo i castori, una terra libera e un modo meraviglioso di vivere, e sembra che tutto ciò che abbiamo fatto, lo abbiamo fatto contro noi stessi e che, anche se lo avessimo saputo, non avremmo potuto fare altrimenti. Siamo partiti per fuggire da qui e goderci la libertà, ma era destino che la gente ci seguisse e che i castori finissero e che gli indiani venissero uccisi o ammansiti, e che quei posti divenissero sempre più conosciuti e sicuri. Non abbiamo ancora visto la fine, Boone; non abbiamo ancora visto il risultato di tutto ciò che gli uomini di frontiera hanno fatto contro di sé. Il prossimo passo sarà fare da guide e organizzare spedizioni e rovinare ancora di più il territorio:”
Note
- Nella versione italiana è doppiato da Arnoldo Foa'
- Il personaggio di Dick Summers verrà invece ripreso nel film La via del west tratto dal suo secondo romanzo ed interpretato da Robert Mitchum e che vede ancora protagonista Kirk Douglas nella parte del senatore William Tadlock e Richard Widmark
A.B. GUTHRIE - Il grande cielo – Mattioli 1885 (2014)
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