Macron! Et après?
di Stefano Santarelli
Come era facilmente prevedibile Emmanuel Macron è il nuovo presidente della Repubblica francese battendo nettamente la leader del Front national, Marine Le Pen con il 66.1% contro il 33.9%. Ma nonostante questa vittoria, anzi grazie anche a questa vittoria, la crisi della Quinta repubblica rimane tuttora irrisolta infatti è da registrare il record di astensionismo che non è mai stato così alto in una elezione presidenziale: il 25% a cui si devono aggiungere il 12% delle schede bianche testimoniando così l'esistenza di una Francia che non si riconosce nell'alternativa Macron- Le Pen.
Più che un voto a Macron, lo sconosciuto ministro dell'Economia del 2° Governo Valls, questo è stato un voto contro la Le Pen. Il Front national ha raddoppiato comunque i voti rispetto al precedente ballottaggio del 2002 quando si presentò con il padre di Marine contro Chirac. E bisogna riconoscere che questa formazione neo fascista si sta sdoganando nella politica francese: è stata ricevuta all'Eliseo dopo i gravi attentati terroristi dell'Isis a Parigi, è l'organizzazione politica che raggiunge il più alto consenso all'interno della classe operaia (sic), è nel discorso di vittoria quando la Le Pen ha raggiunto l'obiettivo del ballottaggio vi è stata un netta rivendicazione per prendere l'eredità di Charles De Gaulle una eredità che i neo gollisti de Les Républicaines hanno completamente anacquato negli ultimi anni. E se il Front national riprende le classiche tematiche dell’estrema destra: la priorità nazionale, il razzismo anti-immigrato soprattutto anti-mussulmano che restano al centro della sua politica non lo si può però definire un partito fascista classico e non a caso dopo queste elezioni il FN ha deciso di cambiare il suo nome.
Come ho già scritto nel mio precedente articolo il fallimento elettorale dei due tradizionali partiti che negli ultimi quarant'anni hanno governato la Francia: Les Républicaines e il Partito socialista i quali non sono riusciti ad arrivare al ballottaggio sono la prova tangibile della crisi mortale delle istituzioni francesi.
Certamente se Les Républicaines non avessero candidato un François Fillon sputtanato da vergognosi scandali nepostici i neo gollisti sarebbero riusciti ad arrivare al ballottaggio mentre diverso è il caso dei socialisti che hanno pagato il tradimento delle speranze che il popolo francese aveva riposto con l'elezione di Hollande. Infatti la politica imperialista e capitalista del presidente “socialista” ha superato in nefandezze quella del suo predecessore Sarkozy e bisogna ammettere che questo non era facile.
Però bisogna anche ammettere che la sinistra francese ha dato prova di un indiscutibile masochismo. Infatti la candidatura di Mélenchon che ha preso più del 19% dei voti al primo turno poteva andare tranquillamente al ballottaggio se il Partito socialista che conosceva i sondaggi fallimentari del loro candidato Hamon (il quale ha preso un misero 6,3% contro il 28.63% delle presidenziali del 2012) avesse ritirato la propria lista appoggiando quindi la France insoumise. E se a questo si aggiunge la stupida autoreferenzialità di Lutte ouvrière e del Nouveau parti anticapitaliste che non sono entrate nella France insoumise pur di presentare le proprie liste separate ottenendo soltanto un inutile 2% il quadro è completo.
E come ho già scritto non si comprende lo scioglimento della vecchia LCR che nelle elezioni europee del 2005 aveva ottenuto il 5% dei voti per fare nascere il Nouveau parti anticapitaliste che aveva ben altre ambizioni e che oggi possiamo affermare con tutta tranquillità ha fallito il suo compito.
Ma detto questo il nuovo presidente francese nonostante questa netta vittoria appare estremamente debole. Non ha dato fino ad ora prova di una grande personalità e sia perché la France en marche non è un partito organizzato e strutturato in modo tale da poter vincere le prossime elezioni politiche a giugno se non si allea con i neo gollisti e la frazione socialista che ha appoggiato Macron.
Queste elezioni però devono rappresentare per la sinistra un'occasione per un pronto riscatto, ma la condizione unica e irrinunciabile è quella di superare un inutile e stupido settarismo. E' quindi necessaria la costruzione di un nuovo Fronte di sinistra che punti a vincere le prossime elezioni del 11 e 18 giugno mettendo come parola d'ordine la costruzione di una nuova repubblica francese non più caratterizzata dall'attuale monarchia presidenziale e basata su nuovi diritti sociali, personali ed ecologici.
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