CINEMA

domenica 14 gennaio 2018

IL DISCORSO DI OPRAH WINFREY




IL DISCORSO DI OPRAH WINFREY



“Nel 1964 ero una giovane ragazza seduta sul pavimento di linoleum della casa di mia madre in Milwaukee, e guardavo Anna Bancroft presentare l’Oscar per il miglior attore nella 36esima edizione degli Academy Awards. Aprì la lettera e disse 5 parole che hanno fatto letteralmente la storia: “Il vincitore è Sidney Poitier”. Sul palco salì l’uomo più elegante che avessi mai visto. Ricordo che la sua cravatta era bianca, e naturalmente la sua pelle nera. Ed io non avevo mai visto un uomo di colore celebrato in quel modo. Ed ho provato molte, moltissime voltea spiegare che cosa quel momento ha significato per una ragazzina come me – una bambina, seduta sul pavimento con sua madre che tornava stanca a casa dopo aver pulito le case degli altri. […] Allo stesso modo, ci saranno alcune ragazze che in questo momento guardano me diventare la prima donna di colore a ricevere questo premio.

È un onore ed un privilegio condividere questa serata con tutte loro, ma anche con uomini e donne incredibili che mi hanno ispirato, sfidato, sostenuto e reso il mio viaggio verso questo palco possibile.[…]

Ma sappiamo anche che è l’insaziabile dedizione verso la ricerca della verità assoluta, che ci impedisce di bendarci gli occhi di fronte a ingiustizie e corruzione. A tiranni e vittime, segreti e bugie. Voglio dire che ho considerazione della stampa più di quanto abbia mai fatto in passato, in questo periodo di difficile rotta. Il che mi porta a pensare: quello che so con certezza è che dire la verità è lo strumento più potente che abbiamo. Ed io sono particolarmente orgogliosa ed ispirata da tutte quelle donne che si sono sentite forti abbastanza per parlare apertamente e condividere le loro storie personali. Ognuno di noi in questa stanza viene celebrato per via delle storie che racconta. E quest’anno noi diventiamo la storia. Ma questa storia non riguarda solo l’industria cinematografica. È una di quelle che trascende ogni cultura, geografia, razza, religione, politica o ambiente di lavoro.

La storia di Rosa Park e Recy Taylor: “Penso che tutti debbano conoscerla”

Quindi stasera voglio esprimere la mia gratitudine a tutte le donne che hanno sopportato anni di abusi e violenze perché – come mia madre – avevano figli da mantenere, conti da pagare e sogni da realizzare. Loro sono le donne di cui non sapremo mai il nome. Lavoratrici domestiche, contadine; lavorano nelle fabbriche e nei ristoranti, frequentano l’università d’ingegneria, di medicina, di scienza; sono parte del mondo della tecnologia, della politica e dell’economia; sono le nostre atlete alle Olimpiadi e i nostri soldati nell'esercito.

E sono anche qualcun altro: Recy Taylor, un nome che conosco e che penso che anche voi dobbiate conoscere. Nel 1944 Recy Taylor era una giovane moglie e madre. Stava semplicemente tornando a casa dopo la messa ad Abbeville quando fu rapita da sei uomini bianchi armati, stuprata e lasciata con una benda sugli occhi ai lati della strada di ritorno dalla chiesa. La minacciarono di ucciderla se l’avesse mai raccontata a qualcuno, ma la sua storia fu segnalata al N.A.A.C.P., dove una giovane impiegata di nome Rosa Parks prese il comando delle indagini sul caso e insieme ricercarono giustizia. Ma la giustizia non era un’opzione nell'era di Jim Crow.

Gli uomini che provarono a distruggerla non furono mai puniti,  Recy Taylor è morta 10 giorni fa, poco dopo aver compiuto 98 anni. Lei ha vissuto, come tutte noi, troppi anni in una cultura inquinata da uomini brutalmente potenti. E per troppo tempo le donne non sono state interpellate o giudicate degne di ascolto se solo provavano a dire la loro verità davanti al potere di questi uomini. Ma il loro tempo è finito. Il loro tempo è finito.

Ed io spero solo che Recy Taylor è morta sapendo che la sua verità – come la verità che ogni altra donna che è stata tormentata in questi anni, o che magari lo è ancora adesso – è ancora in marcia. Era da qualche parte nel cuore di Rosa Park circa 11 anni dopo, quando ha preso la decisione di sedersi su quel bus a Montgomery. Ed è qui in ogni donna che decide di dire “Anche io”. Ed ogni uomo – ogni uomo – che decide di ascoltare.

Nella mia carriera, quello che ho provato sempre di fare al mio meglio, sia in televisione che attraverso i film, è stato dire qualcosa su come uomini e donne si comportano davvero: spiegare come proviamo vergogna, come amiamo e come ci arrabbiamo, come sbagliamo, come ci riproviamo, come perseveriamo, come superiamo.

La speranza di un nuovo giorno e il ringraziamento agli uomini e le donne che lottano per questa nuova alba

Ho intervistato e ritratto persone che hanno resistito alle cose più brutte che la vita possa buttarti addosso, e la qualità che sembravano avere tutte in comune era quella di saper conservare la speranza di veder sorgere un mattino più radioso – persino durante le notti più buie.

Quindi voglio che tutte le ragazze in ascolto sappiamo che un nuovo giorno è all'orizzonte, e quando questo nuovo giorno finalmente albeggerà, sarà merito di moltissime splendide donne, molte delle quali sono qui in questa stanza stasera, e alcuni uomini fenomenali, che hanno lottato molto per assicurarsi di essere leaders capaci di condurci verso quell momento in cui nessun’altra deve dire “Anche io”. Grazie.




8 Gennaio 2018 

(Premiazione dei Golden Globes)


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