CINEMA

venerdì 8 marzo 2019

PAPILLON di Stefano Santarelli





PAPILLON
di Stefano Santarelli



“Qui la regola è il silenzio assoluto.
Noi non diamo a intendere che riabilitiamo la gente.
Non siamo preti, siamo delle macchine.
Mediante le macchine gli animali vivi sono
trasformati in roba commestibile,
noi trasformiamo gli uomini pericolosi
in esseri innocui e lo facciamo spezzandoli.”




Nel 1968 l'editore francese Robert Laffont riceve per posta un manoscritto costituito da due quaderni di formato scolastico, ma nonostante il metodo certamente non usuale per una casa editrice Laffont legge comunque questi due quaderni scritti fittamente a mano in un francese contagiato da molti vocaboli ispanici in cui si racconta la storia di un prigioniero e delle sue evasioni e ne rimane affascinato. 
Tre settimane dopo a Parigi si presenta nella sede della casa editrice uno strano individuo con cittadinanza venezuelana che consegna altri undici quaderni: quest'uomo è Henri Charrière un ex galeotto condannato per un omicidio all'ergastolo e ai lavori forzati nel carcere della Caienna da cui dopo innumerevoli traversie è riuscito ad evadere.
Robert Laffont si convince di pubblicare il romanzo autobiografico di Charrière che denuncia le atroci e disumane condizioni in cui erano costretti a vivere i forzati nei vari penitenziari della Guyana francese e lo intitola “Papillon” dal tatuaggio di una farfalla che l'autore ha tatuato sul petto, ma anche perché una farfalla non può restare chiusa in una gabbia ed in pochi giorni si ritrova tra le mani un successo editoriale con pochi precedenti: 2.5 milioni di copie vendute nella sola Francia ed oltre 10 milioni all'estero e oltretutto in Francia Papillon batte un record riuscendo a vendere in un solo mese ben 120.000 copie.





E dopo un successo editoriale di questa portata la trasposizione cinematografica era d'obbligo e quindi la realizzazione viene offerta ad un buon regista come Franklin J. Schaffner, vincitore tre anni prima di un premio Oscar con il film "Patton". Schaffner affida la colonna sonora al suo compositore preferito, il grande Jerry Goldsmith, che ottenne nella sua carriera ben 18 nomination all'Oscar di cui uno proprio con questo film. Ad interpretare Papillon viene chiamato il leggendario Steve Mc Queen che in questo film offre indiscutibilmente la sua migliore e più sofferta interpretazione tanto da ottenere la nomination al Golden Globe (come purtroppo è accaduto ad altri grandi protagonisti del cinema Mc Queen non ha mai vinto l'Oscar) lo affianca, nella parte del falsario ed amico Louis Dega, un altro mostro sacro come Dustin Hoffman. 
Da notare che nella famosa scena finale del salto dal dirupo Steve Mc Queen non utilizza nessuna controfigura ed in effetti l'identificazione di questo attore con il vero Papillon è perfetta ed il suo grido quando si ritrova in mezzo all'oceano aggrappato ad un sacco di noci di cocco: “Sono ancora vivo, bastardi!” sintetizza perfettamente lo spirito libertario di Charrière.

Ma se dobbiamo cercare un “padre” di questo film lo possiamo trovare solo nel grande sceneggiatore Dalton Trumbo, passato alla storia come uno dei “Dieci di Hollywood” (il regista Edward Dmytryk e i nove sceneggiatori che vennero condannati al carcere per le loro idee politiche durante la crociata maccartista contro il comunismo) e non è un caso che il film si apre con il suo cameo, non menzionato nei titoli di testa, in cui interpreta il severo ufficiale che arringa i detenuti che si accingono a lasciare il territorio francese per andare nella Cayenna. Dalton Trumbo già sofferente per un tumore ai polmoni in questa sua ultima sceneggiatura verrà aiutato dallo scrittore Lorenzo Semple Jr.
Il film ebbe anche la consulenza dello stesso protagonista, Henri Charrière, il quale diede molti suggerimenti al regista purtroppo non riuscì a vedere la realizzazione del film morendo poco dopo le riprese.
Papillon” costò ben 12 milioni di dollari, ma ottenne come il romanzo un grande successo al botteghino guadagnando più del doppio nel suo primo anno di uscita. Il film però non ebbe un grande successo di critica addirittura un critico lo definì “semplicemente noioso” tant'è vero che non vinse nessun premio, ma con il passare del tempo questo film è stato totalmente rivalutato.




Recentemente dal libro di Cherrière è stato tratto un remake di cui in tutta onestà non si comprende la necessità, ma che testimonia soltanto la grave crisi di idee che purtroppo caratterizza l'attuale cinema hollywoodiano. Così dopo remake totalmente inutili che ovviamente fanno rimpiangere gli originali che fanno parte a pieno diritto della storia del Cinema come quello dei “I magnifici sette”, “Ben-Hur” o “Il giustiziere della notte” anche “Papillon” ha avuto il suo remake.
Quest'ultimo girato nel 2017 è francamente mediocre, i protagonisti Charlie Hunnam (Papillon) e Rami Malek (Louis Dega) non sono, e non potevano essere, all'altezza di due mostri sacri del cinema mondiale come Steve Mc Queen e Dustin Hoffman anche se Malek, recente vincitore dell'Oscar, è di una spanna superiore al modesto Hunnam.
Questo remake, oltretutto dando prova di poca originalità, ha utilizzato la sceneggiatura ed i dialoghi scritti da Dalton Trumbo che effettivamente costituiscono il vero punto di forza di questo modestissimo film.

Ritornando all'autobiografia di Charrière che ha dato origine a questi film bisogna segnalare le dure contestazioni rivolte alla veridicità del suo racconto  da parte di Gérald de Villiers, il creatore dell'agente segreto SAS, nel libro “Papillon épinglé” e di Georges Ménager nel “Les quatre vérités de Papillon”. Effettivamente queste critiche non possono essere inevase, infatti Charrière ha sicuramente romanzato le sue avventure, ma come ricorda giustamente Charlie Humman (Papillon) nel finale del remake: “questo libro è la storia di tanti uomini”.



Henri Charrière



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1 commento:

  1. Teresio Spalla: Impariamo da Stefano Santarelli che anche la cultura (popolare ? non sono certo che "Papillon" vi appartenga se non per lo straordinario successo di pubblico del libro e del film) è materia di educazione ed autoeducazione marxista e libertaria ��������

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