CINEMA

venerdì 22 ottobre 2010

APPUNTI SUL CONGRESSO DI SINISTRA ECOLOGIA E LIBERTA' 

di Lorenzo Battisti



Introduzione


Nella maggior parte dei partiti odierni, il congresso ha perso la funzione che aveva un tempo:quella di decidere gli obiettivi di medio periodo, le linee di azione del partito, gli alleati sociali da coinvolgere per raggiungere tali obiettivi.
La funzione rimasta è quella identitaria, sia verso l'esterno che verso l'interno.
Questa assume tanta più importanza quando il congresso è quello fondativo del partito. Nel caso di Sinistra Ecologia e Libertà, la cui identità è rimasta fino ad oggi legata alla somma delle identità eterogenee dei componenti e alla sintesi fatta dal suo leader carismatico, Nichi Vendola, questo congresso serve a definire una nuova identità (per i componenti) e a richiamare i soggetti sociali a cui SEL intende fare riferimento.
Per questa ragione, penso che un'analisi del “Manifesto Fondativo” di SEL sia utile a comprendere meglio radici, referenti e cultura della nuova formazione.

Il partito dei ceti medi riflessivi e dei suoi figli

Il Manifesto è di non facile lettura per chi cerchi di andare al cuore del nuovo partito. La ragione sta nel linguaggio molto prosaico e a tratti poetico,(1) inusuale per un documento politico.
Se dovessi riassumere in una frase l'identità di SEL penso che sarebbe questa: SEL è il partito dei ceti medi (riflessivi) e dei loro figli precari.
Tanto i membri che i referenti sociali di SEL sembrano essere quei ceti che appunto hanno una cultura medio alta, che svolgono o hanno svolto lavori intellettuali o impiegatizi (insegnanti, medici, avvocati, lavoratori pubblici) e che hanno una naturale predilezione per le battaglie di ordine etico-morale.
A questa categoria si aggiunge quella dei precari. Anche in questo caso, sembra che ci si riferisca a una segmento particolare di precari: quelli con un elevato livello di istruzione e di iniziativa, ma che a causa dell'attuale organizzazione del mercato del lavoro, non riescono ad esprimere appieno le proprie potenzialità.
In quest'ottica SEL si definisce come la reazione dei ceti medi al loro ormai decennale declino. Un declino che è stato sicuramente accentuato dall'attuale crisi economica. Tra questi vanno aggiunti i “figli” precari di questi ceti medi: questi, siano essi figli effettivi o solo metaforici, si trovano in una posizione sociale inferiore a quella dei loro genitori, quindi espulsi dal proprio ceto di appartenenza o di elezione, e comunque in una posizione inferiore rispetto a quella che ritengono essere quella a loro spettante.
SEL, in questo senso, si configura come una reazione opposta a quella dei ceti medi produttivi (operai specializzati, artigiani etc) che hanno eletto a proprio rappresentante la Lega Nord ed entra in concorrenza con altri progetti simili (quello dell'Idv e di Grillo).
Da questo punto di vista l’orizzonte politico di SEL appare quello dell’alleanza di governo di centro sinistra, in un’ottica che quindi resta bipolare. Il governo è visto come obiettivo e principale strumento di cambiamento della realtà. Tanto che l'unico strumento citato per aumentare la partecipazione è quello delle primarie.(2)
L'obiettivo politico-sociale di SEL appare quindi essere quello di effettuare un'operazione egemonica sul Centro Sinistra,(3) per definirne gli obiettivi in vista della difesa e del rilancio dei ceti medi: il centro sinistra appare infatti come il rappresentante naturale di questi ceti; un rappresentante che però ha svolto male il suo compito e che ha lasciato che la situazione dei ceti medi peggiorasse.
Il fine è quello di una partecipazione di primo piano ai governi di centro sinistra, definendone i programmi e fornendo gli uomini di primo piano per svolgerli.
Cerchiamo di capire con maggiore definizione chi è veramente il nuovo partito.

Il manifesto fondativo

Cercherò di analizzare il manifesto fondativo su due punti di vista: l’analisi socioeconomica dell’Italia e quella della situazione internazionale.
La prima cosa che si nota è l’assenza di un’analisi di classe della società italiana. L’appello è sempre rivolto a una cittadinanza o a un popolo indistinto.(4) Spariscono insomma, al pari di quello che avviene nel discorso liberista, la differente provenienza delle persone e le diverse fonti di reddito con cui ciascuno vive. Il discorso viene quindi spostato su una divisione tra ricchi e poveri in nome di una maggiore perequazione dei redditi.
Inoltre SEL appare un partito che non si pone in alcun modo l’obiettivo di un superamento del sistema capitalistico. Il suo obiettivo appare essere una forma di capitalismo maggiormente egualitario, sostenuto da un forte welfare, ma in cui la proprietà dei mezzi di produzione, tanto quelli monopolistici che quelli medio piccoli, resti nelle mani dei capitalisti.(5) Il modello forse più vicino ai desideri di SEL appare la socialdemocrazia scandinava.
Dal punto di vista internazionale invece manca un’analisi tanto dei nuovi equilibri mondiali, quanto delle guerre che sconvolgono il mondo. In questo caso, quello che manca è un’analisi dei rapporti interimperialistici mondiali. Si arriva persino al paradosso che la potenza nascente (la Cina) non viene nemmeno citata, al pari degli altri poli ascendenti continentali : Russia, Brasile, Sud Africa, India. La conseguenza di questa analisi è un appello generico al pacifismo e alla non violenza come soluzione dei conflitti.(6)
La proposta che colpisce maggiormente è quella della creazione di un polo autonomo europeo dotato di un proprio esercito.(7) Questa è forse la proposta più forte avanzata in tutto il manifesto e la più condivisibile. In mancanza però di un’analisi internazionale non si capisce che ruolo dovrebbe avere nei rapporti internazionali il nuovo polo. Quindi la proposta di un polo europeo neutrale appare piuttosto in continuità con la tradizione socialdemocratica. Questa però aveva una ragione in un mondo bipolare, in cui i paesi scandinavi si trovavano a fronteggiare il pericoloso vicino sovietico.
La seconda richiesta molto forte è quella relativa a una nuova Bretton Woods. Anche in questo caso, quello che appare maggiormente è la mancanza di analisi. Bretton Woods rappresenta il momento in cui, tramite accordi internazionali, fu sancita la supremazia del dollaro e dell’economia Usa a livello mondiale, come conseguenza della vittoria nella Seconda Guerra Mondiale. In contemporanea, la precedente valuta mondiale, la Sterlina inglese, vide perdere la sua funzione di riserva mondiale, con la conseguente perdita dei benefici che questo comportava.
Richiedere oggi una nuova Bretton Woods significa sancire la fine del dollaro e la supremazia di un’altra valuta o di un paniere di valute a livello mondiale. Premessa di tutto ciò è l’insostenibilità da parte del governo Usa del valore del dollaro e la fine degli Usa come potenza mondiale.
La proposta quindi appare essere piuttosto uno slogan non seguito da una vera coscienza del suo vero significato.
In generale si potrebbe dire che queste non sono analisi bensì osservazioni: molte di queste, anche se corrette, risultano disordinate e tra loro scollegate. Molto spesso ci si trova davanti tanto a una lunga lista di evenienze presenti o passate, quanto a liste di desiderata. Non emerge ne il legame tra i vari elementi presenti, ne il processo che collega l'oggi al domani desiderato.
L’effetto di tutto ciò è una corrispondente scarsa analisi della situazione italiana e del modo per invertire le sorti della sinistra italiana.
Quello che sembra emergere è che la sconfitta della sinistra sia frutto di una sconfitta ideologica, a cui sarebbero seguite le sconfitte materiali.(8) Quindi la soluzione è quello di reinventarsi un linguaggio evocativo, che risulti egemonico su larghi strati della società.(9)L'obiettivo è quindi quello di creare una nuova narrazione, che si contrapponga a quelle liberista e che sia capace di vincerla.
Una narrazione si compone di grandi parole, con un forte significato morale ed etico, capaci quindi di smuovere le coscienze intorpidite da anni di egemonia della destra.
Come si vede tutto si svolge a livello sovrastrutturale, a livello ideologico.
Sembra quasi esserci nostalgia per quella che loro chiamano “narrazione”, cioè per un pensiero egemonico di sinistra.
A mio parere la nostalgia per la narrazione passata viene dall'assenza della lotta di classe.(10) Chi vi partecipa o vi ha partecipato non sente la nostalgia di narrazioni; al massimo può sentire nostalgia per quelle conquiste e quelle condizioni di vita che ora non può più permettersi. Questo ci dice molto sulla collocazione sociale di SEL. Sono infatti i ceti medi di oggi e di ieri che sentono nostalgia per quella narrazione egemonica che era propria del Pci e che era stata appunto capace di avvicinare questi ceti alle lotte del movimento dei lavoratori italiano.
La frase forse più significativa del Manifesto è quella iniziale. La cito : “Il Novecento è finito. La contesa generale che ne ha scandito il calendario storico è stata quella tra Capitale e Lavoro.[...]Il Novecento è finito con la sconfitta del lavoro e la vittoria del nuovo Capitale Finanziario. Tra le sue macerie rischia di rimanere sepolta la speranza di una società di “liberi e uguali”. (11)
Sinistra Ecologia e Libertà nasce dalla convinzione che questo scontro sia finito, che non esita più alcuna divisione tra capitale e lavoro. Si configura come uno dei tanti partiti contemporanei, composti essenzialmente da un leader carismatico in contatto diretto con gli iscritti e gli elettori. Il modello appare simile a quello del Pdl, di Di Pietro e di Grillo. SEL, come questi, si configura piuttosto come un comitato elettorale, volto a sostenere il leader indiscusso, che incarna in se stesso i valori alla base del movimento e le pratiche del cambiamento.(12). Da questo punto di vista risulta inutile un’analisi articolata e approfondita: non è del passato che si deve parlare, ma del futuro, che sarà costruito a immagine e somiglianza del leader. I mezzi utilizzati, come negli altri casi citati sono quelli mediatici che consentono di mettere in comunicazione immediatamente il leader con gli elettori. Meglio, permettono di diffondere tra gli elettori il messaggio del leader. Appare evidente che una struttura partitica classica, relativamente pesante e lenta, risulta quindi inutile e d’impiccio.
Questa serviva all’elaborazione di analisi e programmi, a creare feedback tra la base militante e i vertici dirigenti. Questo ruolo è diventato unidirezionale, dal leader agli elettori, ed è ora svolto dai nuovi media: la televisione per il Pdl, il blog e i meet up per Grillo, i social network per Vendola.
Questi risultano strumenti inadatti o insufficienti se si vuole cambiare radicalmente la realtà, ma sono adatti a manovre egemoniche in presenza di elettori-consumatori a cui vendere il messaggio più allettante. Inoltre sono i mezzi con cui i giovani precari, figli delle classi medie, sono maggiormente abili a utilizzare e a comprendere.
Il risultato prevedibile sarà contradditorio. Da una parte è probabile che l’operazione egemonica sul centrosinistra abbia successo, soprattutto per l’attuale mancanza da parte del Pd di persone carismatiche e innovative in grado di competere con Vendola sul piano mediatico. Dall’altro molte speranze riposte dalle classi popolari nel cambiamento proposto da Vendola andranno deluse: anche in caso di vittoria, Vendola sarà costretto a piegarsi ai vincoli di un’economia capitalistica globalizzata e al massimo potrà favorire le classi medie rispetto al grande capitale. Difficilmente però ci saranno cambiamenti sostanziali.
Per questo, sarebbe necessario un grande partito anticapitalista di classe, radicato nella società e produttore di lotta di classe e di conflitti.
Questo non toglie che Sinistra Ecologia e Libertà rappresenti una novità all’interno del panorama politico italiano. Molte battaglie comuni potranno essere condotte tra SEL e il resto della sinistra, anche quella anticapitalista.
L’importante è non confondere l’ennesimo partito personale con la soluzione dei nostri problemi.
Per questo ci vuole molto di più, dal punto di vista sia teorico sia della partecipazione collettiva.


19 ottobre 2010




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note


1. In diversi punti del Manifesto si utilizzano parole rare all’interno di documenti analitici o normativi. C’è una predilezione per termini sentimentali o dal contenuto etico morale. Stupisce soprattutto la parte iniziale del documento, dove viene ripetuta per ben tre volte la parola dolore, associata alla “questione sociale”, allo sfibramento della democrazia e alla dissipazione della biodiversità. Appare inoltre notevole l’affermazione secondo cui “La diseguaglianza spegne la speranza”.

2. Pag.6 “Il compito attuale è di ricostruire una partecipazione democratica […] pensiamo che oggi le forze politiche debbano promuovere, a tutti i livelli, strumenti di coinvolgimento e partecipazione, come le primarie.”


3. Pag. 25 “E’ tempo di muoversi. Per la leadership è impossibile immaginare un appalto ad una ristretta cerchia di ceto politico: occorrono le primarie. E Presto.”


4. Pag.6 “Vogliamo dare voce a chi […] vuole ritrovare un’unità di popolo”. Ancora, a pagina 26 si afferma che “sentiamo l’urgenza di costruire una proposta politica che sia innanzitutto un nuovo patto di popolo”.


5. Pag.24 In un momento in cui molti istituti finanziari sono stati di fatto nazionalizzati nei maggiori paesi capitalisti, Sinistra Ecologia e Libertà pone come suo obiettivo non il controllo dei lavoratori sul processo di produzione, bensì “la promozione di investimenti e dell’innovazione, anche nei settori dell’impresa che oggi investe solo nella competizione a al ribasso del costo del lavoro”. Questa si situa nell’ottica liberista di perfezione dei mercati, in cui il ruolo pubblico è solo quello di sostenere le imprese e la loro competitività, convinti che questo avrà poi automaticamente ricadute positive sui lavoratori.

6. Pag. 4 Il tema del pacifismo e della non-violenza è un tema ricorrente nei momenti di passaggio da una sinistra comunista a una non più tale. Al riguardo può essere utile uno studio del processo che portò alla Bolognina e alla trasformazione del Pci in Pds.

7. Pag. 8



8. Pag.3 “Il liberismo è stato ed è la narrazione “naturale”.


9. Pag.4 La conseguenza di questa analisi sovrastrutturale che attribuisce vittorie e sconfitte a fatti sovrastrutturali è che l’obiettivo di un nuovo partito di sinistra è “cercare il vocabolario della sinistra del nuovo secolo”


10. Pag. 24 “Persa la memoria di grandi narrazioni sociali e culturali”


11. Vd. Pag. 2

12. Appaiono piuttosto interessanti le affermazioni contenute nel manifesto riguardo all’organizzazione parallela a Sel, quelle delle Fabbriche di Nichi. A tal proposito si afferma “In Puglia, in controtendenza, sono emerse modalità organizzative vitali, affollate da giovani spesso al primo approccio con l’impegno civile e politico, come le “Fabbriche di Nichi” che costituiscono una delle più significative novità della politica italiana, proprio perché sono svincolate da una logica immediatamente legata alla sfera politico-istituzionale”(Pag.6). Una negazione che appare come un’affermazione. Non si può ignorare che le Fabbriche siano nate proprio per sostenere Nichi Vendola prima nelle primarie, poi nelle elezioni a presidente della Puglia. La connessione con la sfera politico-istituzionale appare quindi evidente, così come la funzione esplicita di comitato elettorale “permanente”.

dal sito "Sotto le bandiere del marxismo"
http://www.sottolebandieredelmarxismo.it/

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