CINEMA

lunedì 25 ottobre 2010



COMUNISMO LIBERTARIO


Daniel Guérin: la contestazione permanente

di David Berry





Storico impegnato, socialista rivoluzionario (marxista e libertario), anticolonialista, antifascista, antirazzista, antimilitarista, militante dell'emancipazione omosessuale... Non è agevole riassumere in poche parole il contributo intellettuale e militante di Daniel Guérin al movimento rivoluzionario, tale è stata la diversità dei suoi impegni durante oltre mezzo secolo.
Nato cent'anni fa, il 19 maggio 1904, Daniel Guérin starà in tutte le lotte, giocando spesso un ruolo pionieristico. Il suo Fascismo e grande capitale del 1936, ad esempio, redatto su consiglio di Simone Weil ed altri antifascisti e ispirato dai lavori di Léon Trotsky, di Andres Nin e di Ignazio Silone, sarà uno dei primi studi scientifici del fascismo e resta per molto il suo capolavoro.
Il suo controverso studio sulla Rivoluzione francese, La lutte de classe sous la Première République, 1793-1797, apparso nel 1949, provoca una levata di scudi fra gli storici universitari (e soprattutto comunisti o comunistoidi) ma è per Jean-Paul Sartre "uno dei pochi apporti dei marxisti contemporanei che arricchiscano gli studi storici".
Daniel Guérin è anche un anticolonialista della prima ora, avendo compreso molto presto, dopo uno dei soggiorni in Libano, in Siria, a Gibuti e in Vietnam nel 1927-29, le realtà sociali del colonialismo e l'ipocrisia della pretesa "missione civilizzatrice" della Repubblica francese. Svolge un ruolo istigatore nel movimento di sostegno ai nazionalisti e ai rivoluzionari marocchini e algerini, e figura ad esempio fra i primi firmatari del "manifesto dei 121" del 1960, che dichiara senza mezzi termini che "La causa del popolo algerino, che contribuisce in maniera decisiva a mandare in rovina il sistema coloniale, è la causa di tutti gli uomini liberi". Quando François Mitterand (allora ministro dell'Interno) dichiara che "l'Algeria, è la Francia" Guérin gli risponderà (in un meeting organizzato dal Comitato d'azione degli intellettuali contro la continuazione della guerra in Africa del Nord) che "L'Algeria non è mai stata la Francia".
Ugualmente, all'epoca in cui scoppia la guerra fredda, Guérin fa parte della minoranza degli intellettuali e delle intellettuali di sinistra che rigettano l'isteria bellicista provocata dalla guerra di Corea rifiutando di allearsi a Mosca o a Washington e rivendicando "il diritto di attaccare il Big Business, senza per questo cessare di essere, da sempre, un avversario dichiarato del regime stalinista e della politica estera russa".
E nel 1968, Guérin è fra i primi a riconoscere l'importanza ed il significato del movimento di maggio, facendo pubblicare nel giornale Le Monde dell'8 maggio, con Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Leiris e Colette Audry, una dichiarazione di appello a "tutti i lavoratori e gli intellettuali a sostenere moralmente e materialmente il movimento di lotta ingaggiato dagli studenti e dai professori".
Ugualmente negli anni '60, Guérin appare come pioniere dell'emancipazione omosessuale ed è considerato dal 1968 come il "nonno" del movimento gay. Pierre Hahn, militante di spicco del movimento di liberazione omosessuale e uno dei fondatori del FHAR (Fronte omosessuale d'azione rivoluzionaria), nel quale anche Guérin ha un tempo militato, ha scritto in una lettera al suo amico: "Più che a nessun altro, gli omosessuali le sono riconoscenti, ed io per primo, per tutto ciò che ha fatto in loro favore ed in un periodo in cui dirlo gettava un discredito sul suo autore. [...] Ma quello che lei ci ha apportato di più prezioso, è un'opera allo stesso tempo politica (nel senso tradizionale) e sessuologica: è La Peste bruna più Kinsey; è Fourier e i testi contro il colonialismo; è infine lei stesso".

Per una rivoluzione totale

Dunque figura senza dubbio unica della sinistra francese della sua epoca. Ma è importante sottolineare che per Guérin non si trattava di impegni distinti, senza rapporto gli uni con gli altri. Per Guérin, lo scopo era una "rivoluzione totale" che riguarderebbe lo sfruttamento capitalista e coloniale e l'alienazione dell'individuo. Intervistato nel 1969 da Le Monde, al momento dell'apparizione del suo Saggio sulla rivoluzione sessuale dopo Reich e Kinsey e del suo Per un marxismo libertario (Massari editore), gli è stato chiesto se questa simultaneità editoriale rappresentasse una coincidenza. Egli ha risposto categoricamente di "No": "I temi trattati sono unitari. La critica libertaria del regime borghese non va bene senza una critica dei costumi. La rivoluzione non può essere solamente politica. Deve essere, allo stesso tempo, culturale, sessuale e trasfigurare cosi tutte le facce della vita e della società".

Sindacalismo e pivertismo

I suoi primi impegni l'hanno condotto alla SFIO (Partito socialista), che egli ha ben presto lasciato, alienato dalla mentalità piccolo-borghese di troppi dei/delle suoi/sue militanti, dal suo elettoralismo e dal suo anticomunismo congenito. Dopo un passaggio dai sindacalisti rivoluzionari raggruppati attorno a Pierre Monatte e Maurice Chambelland (con i quali egli ha partecipato alla campagna per la riunificazione del movimento sindacale), Guérin ritrova il cammino della SFIO nel 1935 e svolge un ruolo dirigente nella Sinistra rivoluzionaria di Marceau Pivert, poi nel PSOP (Partito socialista operaio e contadino) dopo il 1938. Benché grande ammiratore di Trotsky con cui era d'accordo sulla maggior parte delle grandi questioni strategiche, e vicino ai trotskisti "entristi", che si oppongono alla direzione della SFIO e del PSOP, Guérin rigettava la concezione bolscevistica del ruolo del partito:"L'organizzazione rivoluzionaria che è mancata nel 1936, non era, io lo credo, una direzione autoritaria, che fosse emanazione di un gruppuscolo o di una setta ma un organismo di coordinamento dei consigli operai, uscito direttamente dalle imprese occupate. L'errore della Sinistra rivoluzionaria, non fu tanto l'essere stata incapace, con la sua impreparazione, di trasformarsi in un partito rivoluzionario del tipo leninista o trotskista, ma di non aver saputo, o potuto, aiutare la classe stessa a trovare, di fronte all'impostura del [governo] Fronte popolare, la sua propria forma di potere".

Una sinistra "divisa, ossificata, negativa, la vista limitata da enormi paraocchi"

La sua esperienza della sinistra francese negli anni '30 e durante la guerra, le ricerche che aveva effettuato sulle origini del fascismo l'hanno condotto a respingere la socialdemocrazia e lo stalinismo come strategie per trionfare sul fascismo e per impedire la guerra. L'hanno convinto che "l'antifascismo non trionferà se non cessa di trascinarsi al rimorchio della democrazia borghese". Le sue ricerche sui conflitti di classe interni al campo repubblicano sotto la Prima Repubblica l'hanno condotto a delle conclusioni similari, poiché queste hanno messo l'accento sui conflitti d'interesse tra la borghesia avanzata e le "nude braccia": le interpretazioni borghese, socialdemocratica e stalinista della Rivoluzione francese avevano come scopo, secondo Guérin, di giustificare "l'unione nazionale" e di "incatenare il proletariato al carro in disastro della borghesia".

La critica del "giacobinismo" marxista

La lotta di classe sotto la Prima Repubblica rappresenta giustamente una svolta ideologica, ed un primo passo verso una critica del marxismo classico. Guérin confiderà a Marceau Pivert in una lettera del novembre 1947:" Il libro è un'introduzione ad una sintesi dell'anarchismo e del marxismo-leninismo che vorrei un giorno scrivere". Secondo C.L.R. James, lo scrittore marxista di Trinidad e amico di Guérin:" Questo libro è impregnato dell'esperienza e dello studio del più grande avvenimento del nostro tempo: lo sbocciare e poi la degenerazione della Rivoluzione russa, ed è animato da una preoccupazione implicita: come le masse rivoluzionarie possono evitare il temibile scoglio della burocrazia, del risorgimento di un nuovo potere di Stato oppressivo e stabilire la democrazia diretta?".
La concezione della dittatura di un partito che si sostituisce alla classe operaia, che agisce per procura in suo nome, rappresenta per Guérin il "punto centrale di un meccanismo al termine del quale la democrazia diretta, l'autogoverno del popolo, si muta, gradualmente, nell'instaurazione della "dittatura" rivoluzionaria, nella ricostituzione di un apparato di oppressione del popolo".
Per Guérin, l'embrione della dittatura staliniana è da trovare in certe concezioni di Lenin e considera che il socialismo deve sbarazzarsene per ritrovare la sua "autenticità libertaria".

La svolta libertaria

Questa svolta politica ed ideologica in Guérin rappresenta l'inizio di una evoluzione che sarà proseguita da Révolution francaise et nous (redatto nel 1944), Quand le fascisme nous devançait (1954), Front populaire, révolution manquée (1963), Rosa Luxemburg et la spontanéité révolutionnaire (1971). Negli anni '50, come molti anziani trotskisti o trotskisti "critici", come anche anziani/e militanti della FCL (Fédération communiste libertaire, che sparisce nel 1956 sotto i colpi della repressione di stato), Guérin aveva fatto parte, "senza crederci troppo", a delle formazioni socialiste di sinistra: la Nouvelle gauche, l'Union de la gauche socialiste e, per breve tempo, il Parti socialiste unifié. Ma la sua evoluzione ideologica finirà per condurlo a militare nei ranghi del movimento comunista libertario.
Nel 1984, Guérin ripenserà al viaggio del 1930 in Indocina e alla piccola biblioteca che aveva portato con sé: Marx, Proudhon, Sorel, Lagardelle, Pelloutier, Lenin, Trotsky... Di tutti, Marx è quello il cui effetto era stato "preponderante":"[La lettura di Marx] mi aveva aperto gli occhi, svelato i misteri del plus-valore capitalista, insegnato il materialismo storico e dialettico". 25 anni più tardi, Guérin riscoprirà Bakunin, la cui lettura ha avuto l'effetto di una "seconda operazione della cataratta" e l'ha reso "per sempre allergico a tutte le versioni del socialismo autoritario, che si chiamasse giacobino, marxista, leninista, trotskista". Questa scoperta coincide con gli avvenimenti ungheresi del 1956, il XX° congresso del PCUS e la bancarotta del molletismo, e lo incita a rileggere le critiche a Lenin formulate da Rosa Luxemburg e a studiare la tradizione consiliarista, due importanti influenze.

Per una sintesi del marxismo e dell'anarchismo

Dicendosi "socialista libertario" negli anni '50 prima di passare per una fase "anarchica" negli anni '60, dal 1968 Guérin lodava il "marxismo libertario", etichetta che rimpiazzerà poco dopo con "comunismo libertario" per non alienarsi le simpatie dei nuovi compagni anarchici. Nel 1969, con Georges Fontenis fra gli altri, Guérin lancia il Mouvement communiste libertaire (MCL), e finisce per aderire all'Union des travailleurs communistes libertaires (UTCL) nel 1980. Vi resterà sino alla fine dei suoi giorni nel 1988. "La specificità del comunismo libertario [scrive Guérin nel 1984] del quale abbozzo i contorni, è integrazionista e non microcosmica, essa vorrebbe essere la sintesi, o anche il superamento, dell'anarchismo e del migliore pensiero di Marx.".
Guérin era tanto critico dell'anarchismo "tradizionale" quanto dei marxismi autoritari e dogmatici, e soprattutto del suo rifiuto dell'organizzazione, la sua comprensione semplicistica e manichea del ruolo dello Stato nelle società moderne, industriali, sempre più internazionalizzate. Guérin ammirava Proudhon (nel quale vedeva il primo teorico dell'autogestione, pur respingendo alcuni aspetti reazionari del suo pensiero sulle donne, sugli omosessuali... cfr. il suo Proudhon, oui et non), Bakunin (che per Guérin aveva molto in comune con Marx, che rappresentava un anarchismo rivoluzionario operaio, e che aveva previsto in una maniera rimarcabile i pericoli di un comunismo statalista) e Max Stirner (come precursore del 1968 grazie al suo interesse per la liberazione sessuale e alla sua determinazione ad attaccare il pregiudizio borghese). Guérin s'interessa molto anche alle idee di un Diego Abad de Santillan sull'autogestione economica "integrata" e alle proposte del collettivista belga César de Paepe sull'organizzazione nazionale e transnazionale dei servizi pubblici in un quadro libertario.
D'altra parte, il comunismo libertario non rifiutava gli aspetti del marxismo che a Guérin sembravano validi e utili:
- il concetto di alienazione, compatibile con l'accento anarchico sulla libertà individuale;
- l'istanza con la quale considerava che l'emancipazione dei lavoratori deve essere l'opera dei lavoratori stessi;
- l'analisi della società capitalista;
- la dialettica materialista storica.
Guérin era convinto che un comunismo libertario che rappresenti una sintesi del migliore marxismo e dell'anarchismo fosse molto più interessante per i "lavoratori avanzati" del "marxismo autoritario degenerato o del vecchio anarchismo demodé e fossile". Ma egli insisteva sul non essere un teorico, che il comunismo libertario non era ancora che un'approssimazione e non un dogma. La sola convinzione che mi anima è che "la futura rivoluzione sociale non sarà né del dispotismo moscovita né della sclerosi socialdemocratica, che non sarà autoritaria, ma libertaria e autogestionaria, o, se lo si vuole, consiliarista".

da Alternative Libertaire n°129, maggio 2004
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali

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