L’ENNESIMO ZIGZAG DEL CAVALIERE E LA FIDUCIA PARLAMENTARE OTTENUTA DAL GOVERNO LETTA
BERLUSCONISMO ALLE CORDE
MA NON È FINITA
Il pericolo di un collasso istituzionale, con tutto quel che ciò comporterebbe sul piano economico-sociale,è ancora lontano dall’essere venuto meno
di Luigi Vinci
È prematuro, il giorno stesso in cui il governo Letta ottiene la fiducia parlamentare,tentare di delineare con una certa precisione l’evoluzione probabile della situazione italiana.
Qualche dato generale è tuttavia passibile di commento e di valutazione. Berlusconi e maggioranza del Pdl escono sconfitti
nel tentativo di far saltare il governo,ma non definitivamente messi fuori gioco, anche grazie all’invenzione in zona Cesarini del voto di fiducia al governo, capovolgendo la posizione negativa della vigilia.
Si è trattato dell’ennesimo zigzag di Berlusconi dopo la condanna definitiva in tema di “lodo Mondadori”,di conseguenza inattesa che si precisino termini e tempi dell’esclusione dal ruolo parlamentare, a opera o della commissione senatoriale che si occupa delle autorizzazioni a procedere o della definizione del periodo di interdizione dai pubblici uffici da parte del tribunale di Milano: e il fatto stesso degli zig zag richiede un commento.
Berlusconi è alle corde, può tentare di prendere tempo, e lo sta appunto facendo zigzagando,ma appare ormai molto improbabile che possa sfuggire all’esecuzione della condanna e all’esclusione dal ruolo parlamentare.
Quest’ultima inoltre apre la strada alla possibilità di mandati d’arresto, in presenza di procedimenti giudiziari che rischiano (come ha mostrato il processo Ruby) attività di inquinamento delle prove, come la corruzione di testimoni, da parte di Berlusconi. E se è evidente che l’ultimissimo degli zigzag è stato indubbiamente intelligente, non può essere ignorato che esso è avvenuto come tentativo di tamponare una frattura potenzialmente devastante del Pdl, e ancor meno può essere ignorato che, dalla condanna definitiva in fatto di lodo Mondadori in avanti,Berlusconi è apparso privo di lucidità.
Le decisioni prima di mettere in ginocchio e poi di far saltare il governo Letta attraverso dimissioni di parlamentari, poi di ministri, poi perché l’effetto di questi atti aveva bloccato l’abolizione dell’aumento dell’Iva, hanno rappresentato una linea di comportamento certamente non dettata da adeguata capacità di ragionamento politico, effetto di una condizione personale di estremo stress emotivo. Niente di strano,non solo per la pesantezza della condanna ma anche perché l’ego pletorico, ovvero il tratto di megalomania proprio del personaggio,non poteva non risolversi anche in un crollo di tenuta psichica. Non ci sarebbe di che meravigliarsi se tra i fattori del“si salvi chi può” esploso nei giorni scorsi nelle file parlamentari del Pdl ci sia, più che un’effettiva preoccupazione perle cosiddette sorti del Paese, la constatazione che Berlusconi non può più garantire niente, anche per via di questo crollo.
Però un guizzo intelligente alla fine c’è stato.Il discorso di Letta al Senato è stato abile: puntuale,fermo e indignato ma non rissoso: quindi tutto strutturato in vista di un doppio obiettivo, impedire alla maggioranza del Pdl di votare la fiducia e al tempo stesso portargli via un pezzo di parlamentari e quindi andare avanti con il governo esistente senza avere più tra i piedi la quotidiana guerriglia berlusconiana dentro alla maggioranza parlamentare stessa.Si capisce benissimo,perciò,lo sbalordimento di Letta, così come di Alfano & C., quando Berlusconi ha dichiarato il voto di fiducia. Cosa significa tutto questo? Semplicemente, che la partita non è finita due a zero ma due a uno, e che in più ci saranno i tempi supplementari. Quanto lunghi e quanto complicati sarà tutto da vedere, ma ci saranno. Il fatto non è privo di una sostanziale gravità per il Paese, la sua economia, la sua condizione sociale.
Certamente, direi che va da sé, non perché ne verrà un danno particolare della qualità e della portata reale degli effetti dell’azione di governo, che più o meno continuerà sulla strada del piccolo cabotaggio antisociale, subalterno in maniera vergognosa rispetto alla protervia della Commissione Europea, incapace di un contributo reale alla ripresa economica, dell’occupazione, ecc.: ma certamente perché proseguirà,in qualche significativa misura, l’ormai ventennale incapacità del quadro politico italiano di portarsi a una situazione “normale”,nella quale non ci siano continuamente un gangster straricco e un partito fondato con i denari della mafia a inquinarlo, corromperlo e trasformarlo in una stupidissima corrida, a condurre attacchi devastanti all’assetto istituzionale della Repubblica, a dirottare con la demagogia e le favole l’attenzione dalle grandi questioni reali, impedendo dunque la stessa possibilità di una dialettica politica tra posizioni diverse espresse in forma chiara, comprensibile al popolo, non fatta di cialtronate e disparate.
Non solo: da parte berlusconiana si produrrà una recita politica operante su due tastiere, che rimbalzeranno continuamente dentro alla maggioranza stessa di governo.Subiremo cioè nei prossimi tempi, ragionevolmente, da una parte il martirologio del perseguitato dai giudici comunisti ecc.,dall’altra una punzecchiante quotidiana campagna elettorale contro il governo Letta, il Pd, ecc., caratterizzata da obiettivi, realistici o fasulli non importa,rispondenti a parte significativa di quelle attese che il popolo italiano esprime.
Sicché una campagna di grande efficacia, poiché il liberista governo Letta non ha alcuna intenzione di operare la fine reale delle politiche di“rigore”, di realizzare partite di investimenti e di spesa pubblica, di andare al braccio di ferro con la Commissione Europea, anche al rischio di uno scontro aperto ecc. ecc., ancor meno intende piantarla con la bugia dei soldi che non ci sono e andarli invece a prendere dove ce ne sono tanti, dai grandi patrimoni privati all’oro della Banca d’Italia alle enormi liquidità di Banca Depositi e Prestiti. In realtà era proprio quello delle due suddette tastiere il copione elaborato da Berlusconi quest’estate: poi però ribaltato dalla mancanza di lucidità. Un copione il cui avvio gli aveva procurato sondaggi che davano la destra vincente a prossime elezioni politiche. E se è vero che oggi Berlusconi è molto più debole di un mese fa, non è proprio detto che, se tornerà a saperci fare,non riesca prossimamente a ricompattare i ranghi, oggi logorati e fratti, della sua parte politica, mettendo alle corde quanti l’hanno abbandonato, e a recuperare ampio consenso elettorale.
Necessità repubblicana e democratica elementare richiederebbe oggi un governo che faccia una decente legge elettorale e produca una “legge di stabilità” che contenga alcuni obiettivi sociali ed economici urgenti, come quelli richiesti dalle organizzazioni sindacali, e poi si dimetta e si vada alle elezioni politiche. Ma non è questa l’intenzione né di Letta né del Pd né del presidente Napolitano.
Il pericolo di un collasso istituzionale del nostro Paese, con tutto quel che ciò comporterebbe sul piano dell’economia e della condizione sociale, è ancora lontano dall’essere venuto meno.
4 ottobre 2013
da LAVORO & POLITICA
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