CINEMA

mercoledì 8 ottobre 2014

IL TEATRO DELL'OPERA DI ROMA HA FATTO SCUOLA di Antonio Moscato





IL TEATRO DELL'OPERA DI ROMA HA FATTO SCUOLA
di Antonio Moscato


Il caso del licenziamento di orchestrali e coristi al Teatro dell’Opera di Roma non era un episodio casuale. Lo avevo capito subito dalla sistematicità con cui molti quotidiani si accanivano nella denuncia degli “inammissibili privilegi” di quei musicisti, riempiendo pagine e pagine di derisioni e falsità.

Significativo lo zelo di alcuni giornalisti sedicenti “di sinistra” come il viscido Massimo Gramellini, che sulla Stampa ha paragonato l’Opera all’Alitalia (dando nei due casi la colpa del dissesto a chi ci lavora e non a chi la dirige). Naturalmente per lui chi ci lavora “difende privilegi di casta”, pur avendo una “produttività da banda di paese”.

A Gramellini sembrava scandaloso che i lavoratori rifiutassero un taglio di 30 euro alle diarie per le trasferte, e naturalmente non aveva dubbi che del licenziamento fossero responsabili proprio i lavoratori stessi, che secondo lui volevano quei 30 euro per fare “un pieno di champagne”. Va detto che nelle pagine interne della stessa “Stampa” dei cronisti scrupolosi lo smentivano e ammettevano che quei presunti privilegiati avevano vinto concorsi regolari e severissimi.

Quando si schierano certi giornalisti, si può star tranquilli che c’è stata una chiamata alle armi. In casi rarissimi si possono trovare le prove, come accadde per caso quando il bersaglio erano i camalli del porto di Genova, che vennero bollati come i “califfi del porto” da giornalisti di vari colori (tra cui Giorgio Bocca) sul Corriere della sera, la Stampa o Repubblica, unanimi nel nascondere che i camalli difendevano non privilegi ma l’autorganizzazione, e avevano offerto facilitazioni e sconti sul costo di ogni operazione, pur di poter continuare a lavorare come avevano sempre fatto. Casualmente un giornalista di Repubblica (troppo poco importante per essere arruolato nella banda dei denigratori prezzolati) scovò in redazione un “prezzario” fatto da un consorzio di industriali del porto che prevedeva per i giornalisti cifre diverse ma cospicue per articoli lunghi, frecciatine in un pastone politico, corsivi, ecc. Naturalmente la notizia fu subito oscurata, ma rimane un modello.

Molti giornalisti si accaniscono con bassezze di ogni genere anche nei Talk show televisivi: vedi Mario Adinolfi che aggredisce una pacata mezzosoprano impedendole a lungo di parlare::
http://www.la7.it/laria-che-tira/video/adinolfi-vs-mezzosoprano-opera-di-roma-avete-fatto-3-scioperi-06-10-2014-137808 
Il video è stato inserito sul sito de la7 tagliando tutta la seconda parte in cui la mezzosoprano Lorella Pieralli spiegava tutta la situazione.

Oggi due altre conferme che non era un caso isolato. Un “autorevole professore” del PD, Biagio De Giovanni (che fu maestro e guida accademica del massimo teorico della mistificazione riformista su Gramsci, Beppe Vacca), scende in campo sulla Stampa con un’intervista che parte dal caso del Teatro dell’Opera per attaccare la pretesa di avere diritti acquisiti e quindi intoccabili. Secondo De Giovanni, che dice di avere una “certa pregiudiziale su questa invasività dei diritti”, purtroppo oggi “tutto si misura sui diritti degli individui e nulla sui doveri e gli obblighi”, per cui si “finisce per mettere nell’angolo la politica e la sua capacità di decidere”. E dopo aver detto che “bisogna vedere se l’invasività del diritto non diventa un arbitrio”, conclude che bisogna affrontare l’articolo 18 che “è assolutamente toccabile”, prima di tutto “per un fatto simbolico”: Renzi “ha capito che la distruzione dei simboli è decisiva in una politica riformista che si oppone al fatto che le idee siano diventate delle corporazioni” (? Sic!)

L’abolizione dell’articolo 18 “è una vera conquista sociale”, perché per Biagio De Giovanni è bene che sia l’imprenditore e non un giudice a decidere se licenziare, quando e chi…

Ma lasciamo perdere questo vecchio trombone, e veniamo all’altro caso. A Jesi, dove c’è un ottimo teatro Pergolesi, i lavoratori sono entrati in agitazione. La riduzione dei costi è già stata attuata acquistando scene e lavoratori per due spettacoli su tre della stagione. «Costruiretre opere agli attuali costi praticati dalla Form [Fondazione Orchestra delle Marche], pari a 140 euro per ogni giornata di lavoro per orchestrale e con un bilancio ai livelli del 2005, non era possibile». Così l’AD della Fondazione Pergolesi Spontini ha risposto alle proteste per i tagli alle maestranze, ma nel mirino non sono solo i musicisti dell’Orchestra regionale. Infatti immediatamente è stata esclusa dall’allestimento del Don Giovanni una elettricista in organico da dieci anni, Laura Piccioni, considerata l’animatrice di una petizione che ha raccolto 148 firme per chiedere spiegazioni agli amministratori su questo sistema che una volta si sarebbe chiamato crumiraggio (e che andrebbe combattuto ricostruendo quei legami tra i lavoratori di cui il sindacato non si cura più da decenni).

Lo scopo del licenziamento è bloccare la protesta e la resistenza ai tagli, che comportano gravi perdite salariali, creando un precedente “terroristico” che punta a impedire la solidarietà con la prima lavoratrice colpita. Informerò più dettagliatamente sul risultato delle prime riunioni promosse dal basso da lavoratori iscritti al sindacato, ma indignati per la passività della FLC provinciale. Tuttavia è evidente che lo scopo che si prefiggevano i promotori dell’esperimento romano era di sferrare un colpo a tutti i lavoratori di questo settore appeso a un filo, per la costante riduzione dei contributi statali.

Intanto ho avuto conferma da una corista di un importante teatro di Barcellona che aveva letto il mio pezzetto Opéra tragique e il precedente La fuga di Muti: diritti fondamentali o privilegi... che anche nel Paese spagnolo sono in corso attacchi dello stesso genere, e con gli stessi metodi. Vale la pena di non lasciare solo chi resiste!

Positivo l’impegno solidale di molte personalità dello spettacolo, e in primis di Carla Fracci:

http://www.la7.it/laria-che-tira/video/carla-fracci-%E2%80%98io-sto-coi-lavoratori%E2%80%99-06-10-2014-137833


6 ottobre 2014


dal sito Movimento Operaio



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