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domenica 14 ottobre 2018

POTERE AL POPOLO: LA MISERIA DELLA SINISTRA di Stefano Santarelli




POTERE AL POPOLO:
LA MISERIA DELLA SINISTRA
di Stefano Santarelli



Chi scrive questa nota è sempre stato molto scettico sulla nascita di Potere al popolo, una lista elettorale creata per le ultime elezioni politiche la quale all'inizio non aveva nessuna intenzione di costituirsi come partito e che si è presentata all'esterno come prodotto di una moderna “immacolata concezione”, di una lista nata dal basso ed espressione di movimenti purtroppo totalmente immaginari. In realtà questa lista non è nata dal basso, ma è stata costituita da un minestrone di varie forze politiche che vanno dai Centri sociali fino ai transfughi del PSI con un programma in cui vi era tutto ed il contrario di tutto.
La pesante sconfitta elettorale di tutta la sinistra ha investito fatalmente anche questa nuova formazione, sconfitta volutamente negata da tutte le componenti di PaP dove questa lista ottenne un misero 1,1%, un mediocre risultato che non era assolutamente giustificabile con l’oscurantismo mediatico, con le limitate risorse ed il poco tempo a disposizione.

Potere al popolo il 4 marzo non è riuscito a scalfire l’elettorato e a rappresentare quindi la volontà di cambiamento e di protesta contro una casta politica che sta portando il paese ad un impoverimento crescente colpendo i livelli di vita dei ceti medio-bassi. Infatti nonostante la grande partecipazione elettorale questa volontà di cambiamento si è indirizzata verso il M5S e la Lega le quali hanno ottenuto non solo il loro miglior risultato elettorale ma un vero trionfo politico e se oggi fossimo costretti a ritornare alle urne i sondaggi indicano che l'attuale governo giallo-verde otterrebbe come minimo il 60% dei suffragi.

Dopo neanche sei mesi Potere al Popolo ha dovuto registrare l'uscita di due importanti formazioni politiche che hanno contribuito alla sua nascita: il nuovo Partito comunista italiano e Sinistra Anticapitalista le quali hanno lamentato la decisione da parte dell'ex OPG di Napoli "Je so pazzo", della Rete dei comunisti e di Euro-Stop l'organizzazione guidata da Giorgio Cremaschi di volere costituire PaP non più come movimento ma come una vera forza politica organizzata tradendo lo spirito del Manifesto fondativo di Potere al popolo:

“Potere al popolo non è un partito ma vuole essere un movimento politico-sociale di alternativa dentro il quale convivono posizioni e culture diverse impegnate nella costruzione di uno spazio e un soggetto unitario. Con il nostro manifesto ci siamo infatti impegnati a costruire “un movimento popolare che lavori per un’alternativa di società ben oltre le elezioni (…) Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi. ”

Lo scontro si è fatto più duro in questi giorni quando le componenti “Je so pazzo” e di “Euro-Stop” hanno voluto ad ogni costo dotare Pap di uno statuto politico, primo passo per la costruzione di un nuovo soggetto politico autonomo e indipendente, cioè di un vero e proprio partito: «un’organizzazione omogenea, aperta e comunicativa verso l’esterno, partecipata e non burocratica, che deve agire velocemente e non può essere limitata nella sua azione».

Non più quindi un movimento, ma una organizzazione politica omogenea definita da uno statuto con tanto di quote e tessere passando quindi da un progetto unitario, fondato sulla decisione condivisa ad una forza politica basata sul 50 +1 nel nome della “governabilità” con consultazioni su internet.

Una decisione questa francamente risibile ed incomprensibile visto il mediocre risultato elettorale del 4 marzo ed i sondaggi per le europee che vedevano Pap sì al 2 “%, ma soltanto a spese di Liberi e Uguali. E su questa decisione di dotarsi di uno statuto si è prodotta la spaccatura più dolorosa.

Rifondazione comunista, un partito determinante nella raccolta delle firme per la presentazione alle elezioni politiche del 4 marzo, di fronte alla testardaggine di "Je so Pazzo" e di Euro-Stop nel volere uno statuto od ogni costo ha presentato uno statuto alternativo (lo Statuto 2).
A questo punto si è assistito francamente ad uno spettacolo che definire indecente è dire poco.
“L'apparato” di Pap vale a dire i siti informatici che erano e sono in mano alla componente “Je so pazzo” ha ostacolato con tutti i mezzi a sua disposizione i sostenitori dello Statuto 2 costringendo Rifondazione a ritirare la sua proposta di statuto e ad uscire da Potere al popolo.
Il dibattito tutto informatico svoltosi su facebook è stato caratterizzato da una serie di pesanti insulti da una parte e dall'altra che fatalmente lasceranno il segno per i rapporti futuri tra queste due componenti.
Quello che è certo oramai è che Potere al popolo non è più un movimento politico caratterizzato da una sua eterogeneità con varie formazioni al suo interno, ma una piccola organizzazione politica che forse manterrà il simbolo ed il nome originale ma che non sarà altro che una nuovo gruppo autoreferenziale di cui non si sentiva affatto il bisogno.

Bisogna certamente riconoscere che il contesto politico in cui la sinistra (o per meglio dire quello che ne rimane) è costretta ad agire è veramente arduo. Sia per fattori oggettivi (una società oggi refrattaria a contenuti e messaggi di sinistra, basti pensare a tutte le tematiche che coinvolgono il problema dell'immigrazione) e fattori purtroppo soggettivi come la miopia e l'incapacità dei propri "dirigenti" che non riescono a mettere in campo una strategia credibile ed efficace per ricostruire una presenza di massa nella politica italiana.

Come si vede in fondo questo scontro dentro Potere al popolo purtroppo dimostra che piccolissime questioni, meschine ambizioni ed egoismi continuano a fare abortire nuovamente ogni tentativo di costituire un nuovo soggetto politico che possa avere un futuro sia pure in un momento difficile come l'attuale.

Peccato quindi che si siano traditi i sogni e le speranze di tanti militanti e simpatizzanti della sinistra i quali hanno dimostrato in questi mesi un lodevole spirito unitario ed una volontà di lavorare in comune cosa questa necessaria se si vuole battere questo governo giallo-verde che si sta caratterizzando per il razzismo e per i suoi proclami che non corrispondono alla gravità della situazione politica ed economica del nostro paese.



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