PER I ROM IL QUARTIERE DI TORRE MAURA S'INCENDIA
di Gian Mario Gillio
Dijana Pavlovic: «Tra le cose che ritengo più sconcertanti c’è la presenza di Forza Nuova e di Casa Pound in questa terribile storia»
«Il movimento Kethane (insieme), rom e sinti per l’Italia, chiede allo Stato italiano di proteggere i 33 bambini, le 22 donne e gli uomini, insomma, le sessanta persone che sono state contestate e respinte ieri dal quartiere romano di Torre Maura, e di impedire nuovi eventuali presidi razzisti. Poi, di aprire immediatamente le dovute indagini nei confronti di chi ha commesso atti criminali davanti al Centro di accoglienza e capire quale ruolo abbiano avuto le forze politiche di estrema destra intervenute a sostegno dell’atto discriminatorio. Chiediamo, infine, che quelle persone siano giudicate come prevede la legge italiana», così ha dichiarato Dijana Pavlovic, attrice e attivista di origine romanì e portavoce del movimento Kethane a Riforma.it. Un commento a caldo dopo i recenti fatti di ieri nel quartiere Torre Maura, periferia est di Roma, nel quale sono state messe in atto violenze e proteste sostenute dall'estrema destra: Casa Pound, Forza Nuova, Azione Frontale, contro l’arrivo di alcune famiglie romanì in una struttura di accoglienza: l’ex Centro Sprar precedentemente abitato da rifugiati e richiedenti asilo.
Gli atti di violenza ai quali si riferisce Pavlovic, oltre alle violenze verbali e gli insulti razzisti, sono l’auto bruciata degli operatori del Centro, tra grida e insulti razzisti, e poi l’incendio appiccato ad alcuni cassonetti per creare delle barricate per impedire l’arrivo delle famiglie, infine il calpestamento e la distruzione di panini destinati agli ospiti.
Nella notte, dopo un incontro tra una delegazione di residenti e militanti e il capo di Gabinetto della sindaca Raggi, Stefano Castiglione, si è scelto di spostare le persone in altre «strutture per persone fragili entro sette giorni».
Forza Nuova ha annunciato un presidio permanente «dalle 19 di questa sera, fino a quando l’ultimo rom non sarà andato via».
«Tra le cose che ritengo più sconcertanti – prosegue Pavlovic – c’è la presenza di Forza Nuova e di Casa Pound in tutta questa terribile storia. Un fatto gravissimo. Mi chiedo come sia possibile in un paese come il nostro, dove la Costituzione si esprime in merito senza lasciare alcun dubbio, che si possa permettere a persone di estrema destra, che professano esplicitamente l’adesione ideologica al fascismo, di manifestare liberamente e di minacciare donne e bambini. E che si possa permettere a persone facinorose di bruciare container, automobili e di distruggere generi alimentari, senza che nessuno delle nostre istituzioni e delle forze dell’ordine dica o faccia nulla per impedirlo».
Dunque, per impedire l’arrivo di «criminali che rubano» (così sono state definite le persone romanì dai manifestanti anti-rom) si permettono atti criminali?
«Certamente. Ciò che ho potuto vedere nelle immagini di ieri proposte dai Tg e pubblicate in rete si è trattato di veri e propri atti criminali. Siamo stanchi di essere il "capro espiatorio" per tutti, di essere definiti “fragili”. Siamo stufi dei “ma” e dei “però” utilizzati nelle trasmissioni televisive, nei dibattiti politici, nei bar di quartiere. Siamo stanchi di sentir parlare di guerre tra poveri, tra ultimi e penultimi, di “buonismi”, quando si parla di periferie abitate da persone esasperate e di “mala gestione” della politica. Stiamo aspettando fatti concreti, di poter dialogare con le istituzioni per definire, insieme, le linee pratiche da adottare».
Ad esempio?
«Essere coinvolti e informati sulle scelte che le istituzioni, i comuni, le Regioni, intendono attuare. Chi era a conoscenza tra i residenti del quartiere dell’arrivo delle sessanta persone nel Centro? Credo nessuno. Data la spropositata reazione. Chi tra le associazioni romanì presenti sul territorio è stata ascoltata, informata? Credo nessuna. Oggi è evidente lo scollamento tra le istituzioni e la società civile, la popolazione».
L’altro giorno un sedicente «fan di Salvini» a Verona dopo un saluto fascista ha mostrato il fondoschiena a una poliziotta in borghese ingiuriandola e minacciandola. Nessuno tra i presenti, uomini e poliziotti presenti ha reagito e il fan del ministro se n’è andato via, tranquillamente. Almeno così si evince nel video pubblicato da La Stampa. Se il medesimo atteggiamento l’avesse esibito un rom, un africano? Questo mi sono domandato guardando il video, e giro a lei la riflessione.
«Questo fatto dimostra quanto sia in atto una legittimazione, anche istituzionale, di comportamenti illeciti, razzisti, intimidatori. Molte persone si sentono oggi legittimate a essere violente, intolleranti, razziste, aggressive. Parte della società civile, quella che dice "no" al razzismo e alla violenza, come alcuni media e molta parte della politica, denunciano da tempo quanto sia pericoloso lo sdoganamento dell’intolleranza. Chi calpesta panini, incendia macchine e cassonetti sembra essere "la parte lesa" della cittadinanza, quella offesa dai criminali rom. I rom, che sono persone e non criminali, invece possono essere tranquillamente aggrediti. Questo si può evincere dalle immagini diffuse ieri».
Una signora ad un giornalista ha dichiarato che era meglio avere come vicini gli africani, perché i rom rubano.
«È evidente che c’è il problema della micro-criminalità anche tra i membri delle popolazioni romanì. Come esistono problemi di macro-criminalità dove operano anche i “colletti bianchi”. Si sbaglia, a mio umile avviso, un concetto di fondo basilare: quello di definire “rom, “zingari”, “nomadi”, “ladri”, “borseggiatori”, le persone. Come sono persone tutti gli altri inclusi quelli a cui ieri era stata prevista l'ospitalità nel Centro di Torre Maura. Un conto è parlare della complessità del fenomeno e dunque di politiche sociali, d’inclusione, affrontando l’annoso problema dei campi rom, del degrado, tutto ciò è legittimo; un altro conto è legittimare la violenza avvenuta ieri da parte di alcuni residenti, di gruppi "politici" e vedere un’amministrazione che non solo lascia fare, ma che si piega alle volontà e alle minacce ricevute. Ciò è inammissibile per un paese che si definisce civile e democratico. Ricordo anche che le persone non sono dei pacchi da consegnare».
Di queste persone sembra che nessuno sappia cosa farsene?
«La terza via, ossia quella proposta dalla sindaca Raggi, sensata, quella di chiudere i Campi senza usare “le ruspe di Salvini” dimostra, ancora una volta, che non può funzionare. Non può funzionare perché non basta chiudere i Campi. Sarebbe necessario offrire soluzioni pragmatiche, possibili. Ciò che si sta facendo ora è già stato messo in atto in altre città italiane senza mai funzionare, né risolto problemi, tantomeno a Roma. Sarebbe invece utile e auspicabile che l’amministrazione si dotasse di persone competenti in materia, per aprire reali e concreti canali di dialogo tra le parti, per affrontare ogni situazione in modo appropriato. Inoltre, sarebbe necessario capire quale ruolo hanno avuto le forze di estrema destra in questa storia, facendolo con equità, imparzialità e giustizia. Equità e giustizia che dev'essere usata quando si giudica un rom che ha rubato, un fan di Salvini che ha ingiuriato un pubblico ufficiale, con colui che brucia auto, cassonetti e calpesta i diritti di altri esseri umani. L’istigazione all'odio razziale è un reato. Anche se qualcuno, già condannato per questo reato, sembra non essersene accorto candidandosi alle prossime elezioni europee».
3 Aprile 2019
dal sito Riforma
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