CINEMA

mercoledì 17 novembre 2010




LA CRISI? NON E' SOLO POLITICA


di Paolo Naso





L’Italia è evidentemente in crisi. Ed è una crisi assai più profonda di quello che sembra emergere dalle cronache sulla tenuta del governo o da taluni scivoloni del premier.
E’ in crisi l’etica stessa della politica e qualcuno sogna una riscossa dei cattolici nello spazio pubblico. E il protestantesimo?
Quanto è profonda le crisi della politica italiana? Molto a giudicare dalle fibrillazioni degli ultimi giorni e dal rullo di tamburi che a giorni alterni annuncia imminenti elezioni. Ma in realtà ciò di cui si parla è una crisi di governo, non una crisi della politica in sé, delle sue forme e dei suoi protagonisti. Scorrendo i titoli di questi giorni, cioè, si ha l’impressione che si vada esaurendo una leadership e una fase politica iniziata quel giorno del 1994 quando il cavaliere Silvio Berlusconi annunciò che sarebbe "sceso in campo" per sollevare i destini di una nazione economicamente e socialmente in declino. Tra le ragioni della crisi vi sarebbero il conflitto infinito del premier con la magistratura, le ambizioni del presidente della Camera, il perdurare della recessione nonostante promesse e ripetuti annunci di ripresa. Ma anche le ben note scivolate sul piano dei comportamenti privati del presidente del Consiglio. E’ anzi singolare che talvolta siano questi comportamenti a turbare ampi settori dell’opinione pubblica piuttosto che atti pubblici come le telefonate alla Questura di Milano con le quali il premier voleva aiutare una ragazza "in difficoltà" accusata di furto.
Come è sconcertante che un ministro della Repubblica lamenti la scarsa "furbizia" del premier che non avrebbe dovuto (far) chiamare da Palazzo Chigi ma delegare il paterno interessamento per una giovane marocchina in difficoltà a qualche ministro di fiducia. Alle solite, siamo il paese dei furbi e il problema è non esserlo abbastanza.
Sono reazioni di questo genere a insinuare l’idea che la crisi che stiamo vivendo, per quanto amplificata dai funambolismi dell’attuale premier, abbia radici più profonde e non riguardi solo il Governo o la maggioranza ma si configuri come una crisi della politica italiana nel suo complesso, opposizioni comprese. Sappiamo bene di non poter fare di ogni erba un fascio e non vogliamo unirci al coro già molto nutrito dell’antipolitica, ma è evidente che oggi gli italiani hanno un problema che non è solo di premiership, alleanze parlamentari o leggi elettorali. La crisi di oggi non riguarda i protagonisti ma l’ethos della politica, l’etica personale e pubblica con la quale un gruppo di cittadini chiede un mandato di rappresentanza al corpo elettorale per garantire un governo efficiente e giusto della società. La politica che ha smarrito il suo ethos perde anche la sua funzione di servizio per il bene della collettività piuttosto che per gli interessi personali o di parte; come perde quella "visione" alla base di ogni progetto e di ogni norma. Priva di una solida bussola etica, la politica diventa interesse individuale o di consorteria, una faccenda opaca e paludosa, al fondo estranea ai principi e alle forme della democrazia.
In questo frangente una parte della cultura cattolica si candida a riempire il vuoto lasciato dalla crisi della politica: non è una novità, anzi è il ritorno al passato che più passato non si può, e comunque anch’esso segnato da gravi cadute e contraddizioni proprio sul piano dell’etica pubblica. Il protestantesimo italiano non può e non vuole seguire questo cammino. Il compito di una comunità cristiana non è governare la città ma predicare l’Evangelo, richiamare alla conversione, rendere testimonianza del regno di Dio. Nel momento della profonda crisi della politica non nascerà un partito protestante, ma questa politica in crisi farebbe bene a rigenerarsi ascoltando anche la predicazione e la testimonianza dei protestanti italiani.


2 novembre 2010

Dal sito  http://www.chiesavaldese.org/index.php

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