IL MITO DI LULA E LA REALTA' DEL BRASILE.
LA CRISI DI UN'ICONA "PROGRESSISTA"
di Marco Ferrando
L'imponente mobilitazione di massa che dal 13 Giugno attraversa il Brasile scuote il regime politico imperniato sul PT: quel regime “lulista” che per molto tempo ha rappresentato un'icona intoccabile della sinistra “progressista” internazionale.
Negli ultimi 10 anni, il governo a guida PT ( due governi Lula ed oggi il governo Roussef) ha accompagnato un forte sviluppo del capitalismo brasiliano. Sullo sfondo della grande crisi capitalistica occidentale che a partire dal 2007 ha colpito prima gli USA e poi l' Unione Europea, il Brasile ha conosciuto uno sviluppo economico sostenuto del proprio PIL con punte dell'8%. Questo sviluppo è stato sospinto principalmente dall' esportazione di materie prime, agricole e non, trainata in particolare dall'ascesa capitalistica cinese. E ha consentito ai governi Lula uno spazio di manovra sociale sul versante della cosiddetta “lotta alla povertà” ( sussidi, assistenza, scambi clientelari) che ha sostenuto e alimentato la tenuta elettorale prolungata del regime petista, con la copertura immancabile della burocrazia sindacale ( innanzitutto la CUT). Erano gli anni del plauso corale della sinistra mondiale al lulismo. La socialdemocrazia vi vedeva la possibile simbiosi tra capitalismo e “progresso” nel mentre gestiva le politiche antioperaie d'austerità in Europa. Gli ambienti riformisti no global europei salutavano in Lula la possibile alleanza tra governo e “movimenti” nel mentre svendevano i movimenti ai propri governi borghesi, socialdemocratici o liberali. Gli uni e gli altri celebravano un inganno per i propri interessi politici.