LE SCELTE DI TSIPRAS E LE CONTRADDIZIONI DELLA SINISTRA ITALIANA
di Franco Turigliatto
La scelta di Tsipras e del suo ristretto gruppo dirigente e di governo che in tutti questi mesi ha dettato il percorso di Syriza al di là degli organismi dirigenti e della storia di questa organizzazione, di andare in tempi molto brevi alle elezioni anticipate corrisponde a logiche politiche e a necessità del tutto precise. [vedi, la crisi greca e il melodramma della sinistra italiana]
La gestione del terzo memorandum
Questo gruppo ha infatti firmato a luglio un terzo durissimo memorandum imposto dai governi europei e dalla troika; quella firma significa che Tsipras e i suoi sostenitori si impegnano a gestire un’ulteriore fase delle politiche di austerità sotto un controllo diretto ed ancor più stringente delle autorità istituzionali europee e degli stessi creditori (a partire dalla Troika che torna ad Atene in pompa magna e con maggiori poteri ancora). Significa che i contenuti di quell’accordo devono essere portati avanti utilizzando tutti gli strumenti politici e sociali necessari per realizzarli.
Per un’organizzazione nata per combattere l’austerità e vittoriosa all’elezioni avendo contrastato i precedenti due memorandum politicamente e nelle lotte, questo significa una mutazione profonda, un cambiamento radicale che uno dei dirigenti della piattaforama di Sinistra, Ntavanellos, ha definito giustamente la mutazione “memorandaria” di Syriza (intervista ad Ntavanellos]
E’ quello che sta realizzando l’attuale gruppo centrale di Tsipras per trasformare la vecchia organizzazione in uno strumento utile a gestire l’atto terzo delle politiche di austerità su un corpo sociale già massacrato dai precedenti memorandum.
Per fare questo Tsipras ha bisogno di liberarsi della dialettica che ha animato il partito in questi anni, cioè delle donne e degli uomini della piattaforma di sinistra che, coerenti con quanto fatto in questi anni, hanno cercato di impedire questa mutazione e che combattono sul campo il nuovo memorandum. I media da sempre hanno condotto campagne vergognose di insulti e falsità contro le correnti di sinistra e i loro leader; queste campagne si sono ulteriormente accentuate dopo il referendum di luglio senza che per altro i capi di Syriza intervenissero per contrastarle.
Tsipras con le elezioni anticipate spera di poter utilizzare ancora la sua popolarità per riavere una vittoria che gli consenta un gruppo parlamentare conformista ed omogeneo al nuovo corso, escludendo dalle liste i militanti della sinistra, o nel caso, come ormai è confermato, di una lista alternativa alle elezioni, di non darle il tempo di organizzarsi. E questo vale naturalmente anche per le forze del centro destra. Deve cercare di fare subito le elezioni perché ad ottobre l’attende la messa in atto delle misure più violente previste dall’accordo (tra cui le privatizzazioni e l’ulteriore liberalizzazione del mercato del lavoro), con conseguente verifica di massa di quelli che ne sono i contenuti.
Non è un caso che tutti i governi e gli esponenti della borghesia europea, che per mesi avevano criticato ed anche demonizzato il leader di Syriza, oggi ne tessano le lodi come uomo divenuto infine ragionevole, proprio dopo aver promosso un referendum che aveva respinto i ricatti dell’Eurogruppo, di averlo vinto e poi di non averlo rispettato. Per costoro e i loro media è ora l’uomo responsabile che si allinea, al di là delle formule critiche che usa, alle logiche economiche delle classi dominanti, dopo che queste avevano temuto una possibile rottura dei vincoli capitalistici in Grecia, foriera di pericolose dinamiche (per loro) in tutta l’Europa.
Una logica politica sbagliata
Gli argomenti dai leader centrali Syriza, ripresi da molti esponenti della sinistra italiana, sul fatto che la formazione di un nuovo governo con una maggioranza stabile ed omogenea servirebbe a gestire e limitare positivamente per le classi popolari le feroci politiche di austerità del terzo memorandum, sono ridicoli, anzi cinici; sono gli argomenti classici usati in ogni tempo dai burocrati socialdemocratici e/o stalinisti e proprio per questo tanto più agghiaccianti.
In realtà c’è una logica politica e strategica in tutte queste vicende. Il gruppo dirigente intorno a Tsipras che pure aveva tenuto la barra nella direzione giusta per lungo tempo, anche grazie alla presenza e ai condizionamenti della sinistra, nel momento decisivo della crisi, quando si sono poste scelte radicali e drastiche, non ha avuto la forza e il coraggio di operare le rotture necessarie dell’ordine capitalista esistente. Si tratta quindi di un’impostazione politica strategica, del rimanere dentro degli schemi riformisti che in ultima analisi ti portano ad accettare dei “compromessi” o rese che, se pur giudicati negative, si considerano inevitabili. Questa impostazione di pensiero per altro si colloca all’interno degli orientamenti di correnti politiche della sinistra e dei loro apparati che hanno una storia politica precisa e consolidate pratiche compromissorie con il capitalismo.
Il gruppo dirigente intorno a Tsipras ha creduto (e voluto come possibile) un compromesso con la UE cioè con le borghesie europee e le loro istituzioni a partire fin dall’accordo del 20 febbraio quando ha accettato il rimborso di tutto il debito greco (per altro iniquo, illegale ed illegittimo) costruito dai vampiri finanziari; ma proprio per questo non ha mai pensato e tanto meno costruito un possibile percorso alternativo, che andava predisposto negli anni e poi in particolare negli ultimi mesi, di mobilitazione sociale, di preparazione di interventi economici molto forti, di rotture con le dure ed inaccettabili leggi del capitale; un percorso molto difficile, ma indispensabile per cercare di costruire una alternativa reale.
Per altro è il caso di ricordare, secondo i dati del think tank Macropolis che dei 240 miliardi formalmente stanziati per i due primi salvataggi, solo 11,7 miliardi sono rimasti direttamente allo stato e al governo greco, mentre gli altri sono serviti a pagare ogni sorta di debito, degli interessi e le varie banche tedesche, francesi, ecc.
Dei 26 miliardi stanziati dal Mes (il Fondo salva stati) in questi giorni, circa 10 miliardi servono a rimborsare l’FMI, e 3,4 miliardi a ripagare i titoli greci di stato comprati dalla BCE. Altri 3 miliardi saranno erogati quando Atene avrà fatto bene i compiti di novembre realizzando le nuove misura di austerità; successivamente potranno arrivare gli altri 10 miliardi che serviranno a ricapitalizzare le banche. Il meccanismo infernale degli strozzini che ti prestano soldi per pagare i precedenti prestiti, nello stesso controllandoti giorno per giorno è pienamente in atto.
Povertà politica e vacuità delle sinistre italiane
E’ di questa drammatica realtà che la maggior parte delle forze della sinistra italiana non vuole prendere atto, degli ulteriori effetti devastanti che avranno sulle classi popolari greche, del fatto infine che l’accettazione di quel memorandum da parte della più forte organizzazione della Sinistra in Europa costituisce una drammatica sconfitta per tutte le classi lavoratrici nel nostro continente.
Questa sinistra italiana per anni ha solo saputo mitizzare Syriza e il suo leader senza capire e tanto meno dare informazione della discussione e dialettica politica interna a questo partito. Quanti erano i militanti della sinistra italiana che avevano conoscenza della piattaforma di Sinistra in Syriza, che fin dall’inizio aveva proposto e cercato di costruire un altro percorso che provasse a reggere le sfide più dure che si sarebbero poste?
Oggi di fronte ai fatti concreti anche un giornale come il Manifesto è costretto a dare qualche informazione sulle correnti di sinistra e sulla formazione di “Unità popolare” pur mantenendo inalterato il suo sostegno alla attuale leadership.
Lo schierarsi massiccio dei principali leader della sinistra italiana (con poche eccezioni) in difesa totale e giustificatoria delle scelte di Tsipras accettandone gli argomenti non corrisponde solo alla loro riconoscenza verso il dirigente greco intervenuto in loro aiuto per la formazione la lista per le elezioni europee, ma corrisponde invece a concezioni politiche sedimentate di cui questa sinistra non si è mai liberata, all’idea che sia possibile limitare i danni del liberismo e riformare il capitalismo, che sia possibile cioè un compromesso interno alle dinamiche e alle forze capitaliste. [vedi Antonio Moscato, Dove ci porta il culto di Tsipras]
Sono le impostazioni strategiche della sinistra italiana che spiegano perché le scelte di Tsipras vengono sostenute, compresa la sua battaglia contro le correnti alla sua sinistra. Molte vicende degli anni novanta loricordano e poi in particolare la difesa fino all’ultimo dell’esperienza del 2006-2008 con il governo Prodi 2 che ha comportato infine la dispersione di gran parte delle forze di Rifondazione. Le vicende greche e la presa di posizione dell’attuale direzione del PRC dimostra anche quanto fossero del tutto superficiali e strumentali le autocritiche formali su quella esperienza.
Una scelta binaria
Perché il problema è molto semplice, drammaticamente lineare e binaria: la sinistra italiana che farà nelle prossime settimane e mesi? Si schiera e sostiene la Syriza versione memorandum e il suo nuovo ed eventuale governo più o meno omogeneo (vedremo cosa uscirà dai risultati delle urne) impegnato a rispettare le clausole del memorandum e quindi a gestire nel corpore vile della società greca nuove drammatiche politiche di austerità (la privatizzazione pressoché totale di quel che resta della proprietà pubblica, l’ulteriore precarizzazione del lavoro) oppure si dichiara a fianco dei movimenti sociali e delle forze che, a partire dal fronte politico della sinistra in costruzione e dalla formazione del gruppo parlamentare denominato “Unità popolare”, combattono il memorandum n. 3?
Chiediamo ai dirigenti e militanti della sinistra italiana: come farete a combattere le politiche di Renzi di attacco ai diritti dei lavoratori, compreso il diritto di sciopero, le privatizzazioni, la futura legge di stabilità, mentre contemporaneamente giustificate misure analoghe, e certo non meno infami, che il governo greco sarà tenuto a prendere per realizzare i terzo memorandum?
Per noi la scelta e chiara e per questo abbiamo cercato in questo sito di dare la massima informazione di tutte le elaborazioni ed attività della piattaforma di sinistra di Syriza e poi del testo prodotto dalle 14 organizzazioni “No al nuovo Memorandum: un appello per la mobilitazione e la lotta in tutto il paese”.
Siamo con tutte le forze politiche e sociali di sinistra greche impegnate nella difficile battaglia contro il memorandum, a livello sociale per costruire la mobilitazione per impedire nuovi durissimi colpi alle condizioni di vita della popolazione, a livello politico per esprimere una alternativa politica per la classe lavoratrice greca fin dalla improba battaglia elettorale di settembre.
Anche attraverso questa azione di solidarietà si costruisce in Italia la lotta contro Renzi e le sue politiche.
22 Agosto 2015
dal sito Sinistra Anticapitalista
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