di Giorgio Riolo
Il prossimo 11 settembre saranno trascorsi 40 anni dal golpe in Cile contro il legittimo e democraticamente eletto governo di Salvador Allende. Oltre a Pinochet e ai criminali militari cileni, il grande fratello norteamericano aveva manovrato, organizzato e guidato il crimine, macchiandosi di sangue dalla testa ai piedi, al pari degli esecutori. La definizione del Che, contenuta nel Mensaje a la Tricontinental, secondo cui gli Usa erano e sono il grande nemico del genere umano era ampiamente fondato.
Il paese che ha utilizzato, unico nel mondo fino a oggi, le bombe atomiche su civili inermi (bambini, donne, uomini. A proposito di bambini, vedi "Lavori in corso" n.332, in www.puntorosso.it, il bel intervento di Angelo D’Orsi). En passant, ricordiamo che il Giappone era già piegato e di lì a poco si sarebbe arreso. Le bombe furono impiegate per sancire definitivamente la egemonia Usa e, dopo due massacri di massa o guerre mondiali, quale successione all’egemonia britannica, con la Germania come contendente sconfitta. Le bombe furono impiegate per aprire nei fatti la “guerra fredda”, come monito grave all’Urss e al campo socialista (tra i quali i comunisti cinesi che, dopo la sconfitta del Giappone, avrebbero conteso la Cina con il Kuomintang, sostenuto dagli Usa).
Il Paese che ha usato il napalm, l’agente Orange (2 milioni di morti in Vietnam e cancri e malattie fino a oggi) e il fosforo bianco a tonnellate su inermi. Il paese che si arroga il diritto di decidere chi è buono e chi è cattivo (dicendo, per bocca di Henry Kissinger, che anche se uno è figlio di puttana, è assolto perché “è il nostro figlio di puttana”). Il paese che deve sempre cercare una ipocrita giustificazione “umanitaria” per azioni imperiali già decise o prospettate per i propri fini, dal punto di vista economico, politico o militare. Questo paese adesso ha deciso che non può tollerare che le armi chimiche siano usate da Assad. Qualora veramente i governativi siriani le abbiano usate.
Ricordo ancora una volta, se ce ne fosse bisogno. Nel lontano 1964, l’allora potente cardinale americano Spellman disse che gli americani erano i “buoni samaritani” del mondo e che in Vietnam gli Usa stavano difendendo la civiltà occidentale.
Molto c’è da dire. Ma una cosa sola occorre ricordarla. Gli Usa si servirono di quei campioni della democrazia e della civiltà quali erano i tagliagole mujahidin e l’internazionale islamica confluita lì (algerini, Bin Laden ecc.) in Afghanistan per poi ritrovarseli contro, come novelli apprendisti stregoni che non sanno più come fare per fermare i mostri che hanno evocato o creato. Così i “terroristi”, di varie specie e di varie formazioni combattenti in Siria, anch’essi campioni di democrazia e di civiltà, sono stati armati e foraggiati dai paesi del Golfo (i figli di puttana, ma nostri figli di puttana, questa volta non solo degli Usa ma anche di tutta Europa e Occidente) e, foss’anche indirettamente, dall’Occidente, con le tante armi finite nelle loro mani. Una ragione in più per rendere più complessa e problematica la realtà delle cosiddette “primavere arabe”. Vedi, sempre nell’intervento di d’Orsi, la lettera del cittadino arabo al Financial Times.
Naturalmente giornali e media, partiti politici, “americani” italiani sono arruolati. Vediamo quanto tempo regge il non intervento italiano. Nessuna parola, va da sé, del sicuro e garantito uso delle basi americane in Italia per i fini di cui sopra. Ma questo è l’atlantismo-servilismo congenito. Bipartisan ovviamente.
6 settembre 2013
da LAVORO & POLITICA
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