GLI ERRORI CHE FANNO LA STORIA
in un saggio di Charles Fair
di Marco Guidi
C’è un’arma assoluta, garanzia certa non di vittoria, ma di sconfitta. Un’arma umana: il cretino. Un’arma efficacissima se il cretino ha un posto di comando. Ma in una guerra di qualsiasi tipo e di qualsiasi epoca non ci si dovrebbe preoccupare solo di questo particolare tipo di comandante, ma anche di altre varie specie di generali, ad esempio quello che è un ottimo tattico, ma non riesce proprio a rendersi conto che esiste la strategia, l’altro che non ha la minima idea del fatto che una guerra è anche un’operazione politica.
Poi c’è quello accecato dall’ideologia o dalla religione, l’altro che è capace di preparare piani perfetti sulla carta, che risultano poi inattuabili sul terreno. A tutti questi tipi di fabbricanti di sconfitte è dedicato l’interessante libro di Charles Fair ”Storia degli errori militari. Dall’antica Roma al Vietnam” (Odoya, 411 pagine, 20 euro). È una cavalcata vertiginosa che parte dalla sconfitta del romano Crasso contro la cavalleria dei Parti e si conclude con le imprese del generale Westmoreland e del suo presidente, Lyndon B. Johnson in Vietnam. Duemila anni di tragedie militari, in molti casi evitabilissime se solo i vari comandanti avessero dimostrato un minimo di buon senso.