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domenica 7 aprile 2013

QUANTI OMICIDI DI AUSTERITÀ ANCORA PER RISANARE I CONTI? di Giorgio Cremaschi




QUANTI OMICIDI DI AUSTERITÀ ANCORA PER RISANARE I CONTI? 
di Giorgio Cremaschi




Romeo, Annamaria e Giuseppe si sono uccisi uno dopo l'altro a Civitanova Marche. Come per i morti sul lavoro, non c'è alcuna tragica fatalità nella strage che ha visto autodistruggersi una intera famiglia di sessantenni. Fanno bene i dirigenti della CGIL Marche a rompere il solito velo di ipocrisia che copre questa e le altre tragedie che si susseguono. Questi tre poveri morti sono vittime delle controriforma Fornero delle pensioni. Si può dire tutto quello che si vuole, ma se il lavoratore non avesse subito quella terribile condizione di non avere né lavoro né pensione a 62 anni, una età per cui se perdi il lavoro per il mercato sei già morto; se a questa sua condizione non si fosse sommata quella della pensione di fame della moglie, e se tutto questo non si collocasse nel massacro dell'austerità, non ci sarebbe stata la terribile catena di suicidi che oggi ci lascia una rabbia tanto profonda quanto impotente.


Quanti sono oramai gli omicidi dell'austerità nel nostro paese?
Il disoccupato di Trapani che si è impiccato con in mano la Costituzione: l'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro. O quello che si è dato fuoco davanti al parlamento. O l'ultimo piccolo imprenditore strangolato dalle banche che non ce l'ha fatta più.
Quanta gente dovrà morire ancora, prima che si capisca che le politiche di austerità sono assassine?
Abbiamo da poco commentato una ricerca della rivista medica Lancet, che ha misurato in Europa il rapporto tra tagli allo stato sociale e distruzione della salute dei cittadini.
Ci sono le patologie e gli omicidi da austerità, come nella strage che colpisce il lavoro. Ma su questa almeno si aprono le inchieste e a volte, come alla Tyssen Krupp di Torino, ci sono persino condanne esemplari dei colpevoli.
Tuttavia, nonostante i processi, la strage del lavoro continua ed è proprio l'austerità che l'alimenta. Anche perché la strage di austerità non rientra nel codice. Come per chi oggi provoca le vittime di guerra, essa gode di una assoluzione preventiva, non ha responsabili né colpevoli.
Quella della austerità è una guerra che i governi e le classi dirigenti conducono contro il proprio popolo. Una guerra umanitaria naturalmente, come tutte quelle che si fanno oggi. Una guerra con il supremo obiettivo di rendere nuovamente virtuosa e competitiva l'economia e che inevitabilmente provoca danni collaterali. Che tutti i potenti deprecano e condannano, salvo poi continuare esattamente come prima.
Se si bombarda una città mirando alle opere militari, gli esperti sanno perfettamente calcolare quale sarà la percentuale minima inevitabile di vittime civili.
Se, per mantenere quel pareggio di bilancio a cui ci siamo impiccati obbedendo ai diktat della Troika europea, si devono tagliare spese per il lavoro, per le pensioni e la sanità; se così si taglia, una percentuale definita di persone verrà brutalmente colpita nelle condizioni di vita, nella salute e nella dignità. E una parte di esse non potrà reggere alla disperazione.
Si sa benissimo che accade e perché accade, ma si continua. Il codice ed il mercato assolvono preventivamente gli autori di questa criminalità economica.
Come diceva Charlie Chaplin in Monsieur Verdoux, se uccidi una persona sei un assassino, un milione sei uno statista.
Quanta gente ancora dovrà essere uccisa dalla austerità, prima che essa sia cancellata e condannata come socialmente e moralmente esecrabile e i suoi responsabili chiamati a risponderne?


5 aprile 2013


dal sito della  Rete 28 Aprile


1 commento:

  1. Caro Stefano, la verità è proprio questa che tu citi a chiusura del tuo articolo:"responsabilità chiamata a risponderne".
    Io ricordo che per aver ragione delle idee di emancipazione che provammo a lanciare nella società operaia del '68,ci vollero diversi anni di lotte, ma anche un esercizio di richiamo alle leggi del nostro stato, dove fondamentali furono gli apporti che vennero da parti importanti della magistratura che si dimostrò autorevole nell'esercitare un duro confronto legale sui valori della costituzione italiana a difesa delle proposte di emencipazione popolare irrinunciabili per il popolo italiano.
    Io credo che oggi si debba riproporre questa strada e cioè richiamare gli elementi legali a difesa di questo stato di cose in cui ci hanno portato con dolo e colpa grave.Proviamo a costruire un corpo legale per denunciare le responsabilità di Monti, Fornero ed altri che stanno uccidendo il popolo italiano grazie alle loro incapacità o volontà eversive. Qualche giudice potrebbe darci ragione ed iniziare a fare pulizia morale e sostanziale.

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