VERGOGNA PER TUTTI I POTENTI, PAPA INCLUSO
di Antonio Moscato
Ad ogni morto durante le migrazioni, in un barcone affondato, in una stiva piena di gas tossici, o per una pallottola partita dalla motovedetta che doveva “salvarlo”, si moltiplicano i latrati delle jene alla Salvini, ma anche le ipocrite voci di compianto, senza un’ombra di denuncia delle cause, e ovviamente senza una proposta convincente di soluzione. Lo stesso papa si è limitato a pregare, ad affidare ciascuna delle vittime dei naufragi e dei Tir senza bocche d’aria “alla misericordia di Dio”, come se dovessero essere perdonate di qualcosa, mentre a Dio ha chiesto “di aiutarci a cooperare con efficacia per impedire questi crimini, che offendono l’intera famiglia umana”.
Quali crimini? Quelli degli scafisti, degli autisti che cercano di lucrare sul viaggio infilando più persone possibili in un camion frigorifero? Lo si direbbe, perché subito Francesco dopo passa a enumerare i crimini contro i cristiani, associandoli alla celebrazione della morte di un vescovo ucciso cento anni fa nel Libano, senza temere di fornire pretesti a chi sogna nuove crociate...
Non certo i crimini del colonialismo, di cui è stata attiva complice per secoli la chiesa cattolica (come tutte le altre chiese cristiane, in maggiore o minore misura), e che sono all’origine dell’attuale ondata di migrazioni disperate. Crimini che non si misurano solo dal numero dei morti assassinati (di cui a volte i colonialisti non hanno smesso di vantarsi: la Gran Bretagna sta negoziando solo ora con Mugabe la restituzione delle teste tagliate ai combattenti dello Zimbabwe, conservate ed ancora esposte in un museo di Londra…), ma dalle distorsioni profonde delle loro economie: nella prima fase furono imposte con la violenza monocolture che cancellarono l’agricoltura di sussistenza che aveva sfamato per millenni le popolazioni locali, provocando distorsioni irreversibili a cui i governanti degli Stati formalmente indipendenti dopo la decolonizzazione si adattarono, contrattando con i dominatori di sempre qualche misero compenso per la loro funzione di “guardiani del gregge”.
Per fare qualche esempio, la tragedia della Libia non comincia con la sciagurata e criminale operazione iniziata nel marzo 2011, ma un secolo prima. La maggioranza degli italiani ignora che ci vollero venti anni di ferocissima repressione prima di completare la conquista di un paese dissanguato. Si pensi anche al rapporto tra Gheddafi e la borghesia italiana, che ne soddisfaceva la vanità e lo usava come garante degli investimenti petroliferi, e custode delle frontiere mediterranee. Ma lo stesso accade per le colpe dell’Italia in Somalia, prima con una conquista dannosa per entrambi i paesi, poi con un protettorato corruttore, sotto l’egida dell’ONU…