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lunedì 3 agosto 2015

PORTORICO: LA "GRECIA" AMERICANA di Barry Sheppard





PORTORICO: LA "GRECIA" AMERICANA
di Barry Sheppard




Mentre tutto il mondo concentrava l’attenzione sullo spettacolo offerto dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Commissione Europea e dalla Banca Centrale Europea (la “trojka”) mentre schiacciavano il popolo greco, ci sono tanti altri esempi di paesi imperialisti tra i più forti che sfruttano la “crisi del debito” per spremere maggiore ricchezza da paesi più deboli di loro, come pure da paesi imperialisti più poveri.

Tipico è il caso di Portorico (3,6 milioni di abitanti). In un’intervista rilasciata al New York Times il governatore del paese ha dichiarato: «Il nostro debito, che ammonta a 73 miliardi di dollari, non è pagabile. Non c’è altra scelta. Sarei felice che ve ne fosse una più facile. Ma non dipende dalla politica, riguarda la matematica». Portorico non ha potuto onorare il versamento di oltre 1 miliardo di dollari, che avrebbe dovuto pagare lo scorso 1° luglio.

Il grosso del debito è dovuto a fondi speculativi (hedge funds) americani, fondi o altri conti d’investimento. Gli hedge funds, noti anche sotto la dicitura di “fondi avvoltoi”, riacquistano (sul mercato secondario), a prezzo bassissimo, debito contratto dal governo portoricano nonché da imprese private, perché gli investitori sanno che questo non ha pressoché alcun valore. Successivamente, operano un’inversione e ne esigono il pagamento al valore nominale pieno (cioè il valore stabilito all’emissione).

Il 30 giugno, le autorità portoricane hanno avviato negoziati con i loro creditori. Fra i presenti alla riunione c’era l’ex direttrice del FMI, Anne Kruger. Due delle proposte di quest’ultima: che Portorico porti il salario minimo sotto i 7,50 dollari l’ora stabiliti a livello federale e tagli i contributi destinati all’Università di Portorico.

Si sono radunati manifestanti davanti alla sede del gigante finanziario Citigroup di Manhattan, il cuore finanziario di New York, dove si svolgeva la riunione. Un manifestante intervistato da Democracy Now!, David Galarza, ha detto: «Io vivo qui, a New York. Sono portoricano e i miei genitori e la mia famiglia stanno a Portorico…. Noi diciamo, con una sola identica voce: “No ai piani di austerità ideati dai proprietari degli hedge funds e dai gangster che hanno creato analoghe situazioni in Grecia, in Spagna e negli stessi Stati Uniti”».

La Casa Bianca ha annunciato che il Governo federale non avrebbe versato neanche un soldo di aiuto. Janet Yellen, alla testa della FED americana, si è unita al coro annunciando che neanche questa banca avrebbe fatto nulla, in quanto lei [Janet Yellen] riteneva che non vi fosse «alcun pericolo» che un mancato pagamento di Portorico potesse avere alcuna incidenza negli Stati Uniti: quindi la questione non aveva alcuna rilevanza. Si tratta della stessa FED che ha iniettato miliardi di dollari in istituti finanziari come la Citicorp, e che ha poi prestato migliaia di miliardi sulla scia del crack finanziario del 2008. Abbiamo quindi anche noi la nostra “trojka” – Il Governo federale, la Riserva Federale e gli istituti finanziari – che dice semplicemente a Portorico: “crepa pure”.

La pressione ulteriore su Portorico da parte del capitale finanziario americano interviene nel quadro della depressione che investe l’arcipelago dal 2005. Il suo livello di povertà è quasi il doppio di quello dello Stato americano più povero. Il livello di disoccupazione è il doppio di quanto non sia negli Stati Uniti. Il sistema sanitario portoricano è sull’orlo del tracollo. Il 60% della popolazione dipende da programmi federali quali Medicare, Medicare Advantage o Medicaid. Grazie alle buone cure di Obama, Portorico riceve solo il 60% dei fondi che ricevono gli altri Stati nel quadro di Medicare e il 70% dei fondi che ricevono nel quadro di Medicaid. I mancati guadagni ammontano a mezzo miliardo di dollari che il paese, in crisi di liquidità, non si può permettere di spendere per le esigenze mediche della popolazione.

Portorico è escluso dal Supplimental Security Income Program, che aiuta gli americani più vulnerabili (disabili, ciechi, anziani con redditi bassissimi o con risorse vicine allo zero; la maggior parte dei 9 milioni che percepiscono questo sussidio ne dipendono completamente). Il paese non partecipa neppure al programma di aiuti alimentari. Tutta queste discrepanze ed altre ancora esistono perché il paese è una colonia degli Stati Uniti, eufemisticamente chiamata “territorio”.

In origine, Portorico era una colonia spagnola. Gli Stati Uniti si sono impadroniti di quelle isole nella Guerra ispano-americana del 1898, contemporaneamente a Cuba e alle Filippine. Questo ha comportato la Guerra americano-filippina, in cui gli Stati Uniti hanno ucciso 100.000 filippini che si battevano per l’indipendenza del proprio paese. Quanto a Cuba, divenne una colonia statunitense virtuale fino alla Rivoluzione cubana del 1959, mentre Portorico è rimasto una colonia.

Durante i 117 anni trascorsi, le compagnie americane hanno ricavato enormi profitti da Portorico. Nel primi cinquant’anni, furono le piantagioni americane dei baroni dello zucchero a ricavare profitti dai bassi salari del paese. Nei cinquant’anni successivi, il governo statunitense concesse alle compagnie americane rilevanti vantaggi fiscali perché si insediassero a Portorico. Agli inizi si trattò della manifattura calzaturiera e dell’abbigliamento. Poi vi si installarono anche imprese capitalistiche più forti, ad esempio quelle farmaceutiche. Questo fece di Portorico uno dei leader mondiali nel campo della produzione di farmaci di uso corrente. A un certo punto, tredici dei venti farmaci più richiesti si producevano in questo paese!

Poi, nel 1966, il Congresso cominciò a sopprimere gradualmente le agevolazioni fiscali, colpendo gran parte dell’industria locale. Nel 2005, le agevolazioni erano completamente sparite e da allora Portorico è in recessione (una recessione ulteriormente aggravata dal crack finanziario del 2008 e dalla “Grande recessione”), ed è stato quindi costretto a ricorrere a prestiti per rimanere a galla. Come risultato, nel corso dell’ultimo decennio sono stati soprattutto gli avvoltoi finanziari a prosciugare il paese.

I portoricani sono cittadini americani e sono autorizzati a raggiungere il continente. Non possono essere emarginati come i messicani che, in fuga dalla povertà, sono costretti ad entrare negli Stati Uniti senza documenti. A compiere il viaggio verso gli Stati Uniti sono circa 50.000 portoricani ogni anno. Attualmente ve ne sono 5 milioni negli Stati Uniti e 3,6 milioni nella colonia.

Siamo arrivati al punto che Portorico semplicemente non ha più soldi per pagare gli usurai. Il debito è “impagabile”, stando a quel che dice il governatore. Per disfarsene, essendo una colonia, il paese non ha il diritto di dichiarare fallimento, come potrebbe fare uno Stato, o come ha fatto la città di Detroit. Al pari della Grecia, Portorico non ha una sua moneta. [Secondo un documento del FMI, per far fronte alle «sue scadenze» nel 2016, oltre alle misure di austerità in fatto di istruzione, pensioni, spese infrastrutturali, sarebbe indispensabile una crescita vicina al 5% (sic!)] e, questo, per un territorio in recessione e che non può accedere ai mercati finanziari.

L’esito di tutto questo non è chiaro. Portorico verrà costretto, come la Grecia, a chiedere ancor più prestiti, sempre con interessi, e a realizzare sempre maggiore austerità per pagare precedenti prestiti e interessi accumulati?




18 luglio 2015

Traduzione di Titti Pierini

da A l'encontre

dal sito Movimento Operaio


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