RENZI E GLI 80 DENARI
di Diego Fusaro
Già si è assai discusso circa i famigerati 80 euro di Matteo Renzi: dal governo è arrivato il via libera al decreto che porterà l’aumento in busta paga per 10 milioni di persone. Il Cdm – così ha spiegato Renzi in conferenza stampa – ha confermato i famosi 80 euro in più in busta paga: si tratta di “una misura che non è una tantum, ma strutturale come è strutturale il processo del taglio della spesa”, ha sostenuto il premier.
Personalmente, non credo vi sia modo per spiegare questa faccenda degli 80 euro se non ricorrendo al famoso proverbio cinese: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito. In questo caso, però, non vi sono saggi, ma solo stolti: stolti che, guardando il dito degli 80 euro, non vedono la “luna” della distruzione dei diritti sociali e della devastazione del welfare state che si sta compiendo oggi sotto i nostri occhi, sotto l’egida della dittatura eurocratica e con l’oscena connivenza di una sinistra passata armi e bagagli dalla parte del capitale.
Gli 80 euro di Renzi rientrano a tutti gli effetti nelle strategie di quella manipolazione organizzata che trova nella strategia della “distrazione programmata” una feconda risorsa simbolica. Dirottando l’attenzione su contraddizioni estinte o su questioni irrilevanti, spesso create ad hoc dalla propaganda ufficiale, la passione della critica è ininterrottamente distolta dalla contraddizione principale, nemmeno più nominata. Tanto più che, in questo modo, la possibile opposizione anticapitalistica è preventivamente frammentata.
Per questa via, l’attenzione è spostata dalle oscene politiche neoliberali del governo di Renzi all’irrilevante questione degli 80 euro in busta paga. Il gioco è fatto. Entro i perimetri blindati della società totalmente amministrata, la ricchezza e il potere dei pochi non hanno smesso di reggersi sulla necessaria condizione di povertà e di impotenza dei più: e questo secondo quello scenario che oggi si presenta, per l’immaginario di destra come per quello di sinistra, come il solo possibile, esito insuperabile dell’intreccio letale di leggi inflessibili dell’economia e di potenza soverchiante della tecnica.
È in questo panorama disarmante che si istituisce la complicità oscena della sinistra con il capitalismo trionfante; complicità che, peraltro, la sinistra stessa rivendica con orgoglio, legittimandola nella forma di una realistica considerazione dell’irreversibilità dei processi in atto, della gabbia d’acciaio e delle sfide della globalizzazione. Ancora una volta, la situazione è tragica ma non seria: la sinistra pensa di essere la soluzione e, invece, è parte integrante del problema.
21 aprile 2014
dal sito Lo Spiffero
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