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sabato 18 luglio 2015

GRECIA. "LA COSA PIU' IMPORTANTE: FIN DAL PRIMO GIORNO LA RESISTENZA SI E' ESPRESSA IN SYRIZA"





GRECIA.
"LA COSA PIU' IMPORTANTE: FIN DAL PRIMO GIORNO LA RESISTENZA SI E' ESPRESSA IN SYRIZA"



Colloquio con Antonis Ntavanellos, membro della direzione di Syrza, nonché dirigente di Dea Sinistra Operaia Internazionale (DEA) greca, una delle principali organizzazioni che animano la Piattaforma di Sinistra di Syriza




L’accordo-diktat è stato votato all’alba del 16 luglio al Parlamento greco: 229 sì, 64 no. In altri termini, l’accordo è stato votato grazie ai voti dei deputati del Pasok, di To Potami e di Nuova Democrazia che non hanno esitato ad attaccare violentemente il governo Tsipras.
Il voto del gruppo parlamentare di Syriza è così suddiviso: su 149 deputati, 110 hanno votato sì, 32 hanno votato no, compresi tre ministri, due di questi sono Panagiotis Lafazanis e Dimitris Stratoulis. Ricordiamo che l’11 luglio, solo Ioanna Gaitani ed Elena Psarrou, di Red Network [Rete Rossa] (DEA e APO) avevano votato no. Bisogna aggiungere 6 presenti (astensione) e 1 assente (Kevala Alexandra Tsanaka) . Tra i no si possono notare: Stathis Leoutsakos, Thanasis Petrakos, Yanis Varoufakis (ex-ministro delle Finanze), Zoe Konstantopoulou (presidente del Parlamento), Aglaia Kyritsi, Costas Quiet, Nadia Valavani (vice-ministro delle Finanze, dimissionaria dal suo posto il 15 luglio), Costas Lapavitsas, Ioanna Gaitani, Elena Psarrou, Eugenia Ouzounidou, Kodela Dimitris, Zisis Zannas, Eleni Sotiriou, etc. Verso le 5 del mattino (16 luglio), il portavoce del governo ha rilasciato la seguente dichiarazione: «La Vouli ha compiuto il primo passo a favore di questo accordo, votando misure difficili. Il voto segna però una grave divisione nell’unità del gruppo parlamentare di Syriza. Trentadue deputati hanno deciso di non sostenere il governo della sinistra, contro la sua scelta di evitare il rischio di un fallimento. Una priorità decisiva per il primo ministro e per il governo consiste nell’applicare l’accordo nel prossimo periodo».
(Redazione A l’Encontre; il colloquio che pubblichiamo di seguito si è svolto prima del voto al Parlamento)

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Per comprendere la situazione attuale, bisogna tornare sull’accordo tra la direzione di Syriza, sotto la guida di Alexis Tsipras, e i creditori. Credo che Tsipras sia stato messo in una trappola che si è richiusa su di lui a Bruxelles negli ultimi negoziati. È il risultato di tutti i compromessi che ha fatto durante i cinque mesi del suo governo. Con questo, intendo tutto quanto ha fatto – e non fatto – in materia di sistema bancario, di controllo dei capitali, e di privatizzazioni. Questi compromessi hanno avuto una funzione importante di ostacolo alla possibilità di costruire un’alternativa reale. Le proposte della sinistra di Syriza (Piattaforma di sinistra, composta dalla Corrente di sinistra e dalla Red Network) non sono mai state prese in considerazione dal governo, nonostante il loro impatto nelle istanze di Syriza. È quello che rivela la dichiarazione dei 109 membri del Comitato centrale.

A partire dall’accordo del 20 febbraio, il governo ha preso una serie di misure che si sono rivelate un vero suicidio politico. Ha effettuato il rimborso puntuale del debito, fino al punto in cui non era più possibile pagare né i funzionari né le pensioni. I creditori hanno capito la debolezza del governo per lanciare il loro contrattacco – andato aldilà delle pressioni iniziali – e organizzare un ricatto con l’obiettivo di rovesciare il governo, a corto o medio termine. L’accordo imposto dai creditori è durissimo e rappresenta un nuovo memorandum, un terzo, che include meccanismi immediati di controllo e di supervisione da parte dei creditori. Evidentemente non è accettabile. Tsipras ha deciso di sottoscriverlo [il 13 luglio] perché non ha mai avviato la minima politica di confronto reale con i creditori, con quello che la cosa implica in termini di preparazione sociale e politica e non solo economica.
Ci troviamo alla congiunzione di un nuovo periodo politico. Non potendo più contare sul sostegno di Syriza [che disponeva di 149 deputati, per assicurare una maggioranza di 15; la maggioranza di 162 si basava sull’alleanza con ANEL – i Greci indipendenti] Tsipras deve appoggiarsi sui partiti borghesi. Nell’immediato – passato il voto alla Vouli, giovedì 16 all’alba – come primo passo ci sarà un rimpasto di governo. Questo apre la possibilità che sia nominato un governo «tecnico» con il solo compito di applicare con forza il memorandum, le cui leggi di applicazione, numerose, devono ancora essere sottoposte al parlamento. Potrebbe seguire un governo di unità nazionale, con la partecipazione dei partiti borghesi (To Potami, Pasok, ND, ecc.). Le dimissioni di Samaras, rassegnate dopo il referendum del 5 luglio, renderanno più facile questo processo. Il raggruppamento del campo borghese si potrebbe fare attorno a Theodora (Dora) Bakoyanni [1] che, pur essendo molto neoliberista e reazionaria, ha l’intelligenza di lasciare aperta la discussione con «la sinistra».

La cosa più importante è che la resistenza si sia espressa in Syriza fin dal primo giorno. Abbiamo sempre sostenuto che Syriza è un partito antiausterità e che non sarebbe stato possibile trasformarla facilmente, e senza alcuno scontro, in un partito dell’austerità. La situazione interna a Syriza è diventata molto tesa dall’annuncio dell’ultimo memorandum. Le prime opposizioni sono state manifestate dai parlamentari della piattaforma di sinistra che hanno votato «no» o «presente», o che si sono astenuti nella votazione dell’11 luglio 2015. È solo l’inizio. In questo momento, prima del voto al parlamento, tutto indica che più di 30 deputati di Syriza voteranno No.

E questa è solo la punta dell’iceberg. In tutte le sezioni regionali e locali di Syriza sono in corso grandi discussioni. Le sezioni di Atene e Salonicco, – le due più grandi – si sono già espresse contro l’accordo, così come la corrente sindacale animata da Syriza. È significativo che quest’ultima sia all’origine della giornata di sciopero che si è svolta nel settore pubblico prima del voto al Parlamento.

Gli avvenimenti attuali si svolgono a un ritmo molto rapido, e nella società regna la confusione. La maggioranza dei lavoratori e si è impegnata nella battaglia referendaria sostenendo Tsipras e Syriza. Bisogna riconoscere che attualmente Tsipras è molto popolare [un sondaggio martedì 14 luglio gli attribuisce un sostegno del 68%] Non è facile che questo cambi in poche settimane. Gli operai e le forze popolari in Grecia hanno un’esperienza concreta delle politiche neoliberiste. Sono dunque in grado di riconoscere una politica neoliberista, anche in un testo molto sofisticato.

Credo che nella società ci sia uno choc. I lavoratori e le lavoratrici capiscono il pericolo dell’ultimo memorandum. Per questo è molto importante che il sindacato del settore pubblico (ADEDY) abbia reagito molto rapidamente, organizzando il primo sciopero ancora prima del voto in Parlamento, nella notte tra il 15 e il 16 luglio. Il punto essenziale non è il successo dello sciopero. La cosa più importante è che ci sia stato. Questo è il modo in cui il fattore della resistenza operaia e popolare può intervenire nel dibattito all’interno della sinistra. A nessuno può sfuggire il fatto che l’entrata in vigore di questo memorandum implica uno scontro con i lavoratori e le lavoratrici, con il proletariato. Molte componenti di Syriza sceglieranno di stare dalla parte degli operai e delle classi popolari.

Ieri, 109 membri del Comitato centrale di Syriza hanno sottoscritto un testo che si oppone all’accordo, chiedendo la convocazione di un Comitato centrale (CC) che possa pronunciarsi sulla questione. Tra i firmatari figurano: la piattaforma di sinistra, la componente – cosiddetta dei 53 – della maggioranza che sostiene Tsipras, e vari intellettuali indipendenti. Il testo afferma anche che l’unità di Syriza può essere garantita solo sulla base delle decisioni politiche, programmatiche e strategiche del Congresso.

Questa dichiarazione rende caduco il dibattito, avviato da alcuni membri della maggioranza presidenziale sulle televisioni private, sulla pertinenza di sanzionare i deputati che si oppongono a questo terzo memorandum. Siamo dunque di fronte a una crisi aperta, della quale nessuno conosce i prossimi sviluppi. Se si dovessero prendere misure disciplinari, non è molto chiaro chi ne dovrebbe essere oggetto: i deputati che si oppongono al memorandum o Tsipras che lo firma? È importante fare notare che la Red Network terrà lunedì prossimo un’importante assemblea in uno stadio di basket ad Atene per discutere la situazione. Aspettiamo un pubblico molto numeroso.

Per i nostri compagni internazionali è difficile capire gli sviluppi della situazione in Grecia e accettare che un governo di Syriza firmi un nuovo memorandum. Resta che in Syriza ci sono forze di sinistra che lottano e continueranno a lottare senza mai accettare un nuovo memorandum. È significativo che il giorno della votazione al Parlamento, la stampa borghese si è espressa per la prima volta in modo amichevole verso Tsipras, sostenendolo chiaramente contro la sinistra di Syriza. La borghesia capisce che i suoi veri nemici si trovano nella piattaforma di sinistra.

Fin dall’inizio chiediamo alle altre organizzazioni della sinistra radicale, quelle che non stanno in Syriza, di costituire un fronte comune con noi contro la borghesia. La piattaforma di sinistra ha sempre affermato che per Syriza la sola alleanza politica prospettabile è con i partiti e le organizzazioni della sinistra, nella tradizione del fronte unico operaio. Non abbiamo mai accettato le alleanze organizzate da Tsipras con partirti borghesi, come i Greci indipendenti (ANEL).

Nei nostri appelli alla resistenza contro il nuovo memorandum ci siamo rivolti ai compagni meno settari, come quelli di Antarsya e ai militanti del KKE in disaccordo con la loro direzione. Le cose sono notevolmente cambiate negli ultimi giorni. Molti compagni di altre tendenze si dicono pronti a lavorare con noi in questo nuovo periodo. Siamo all’inizio di un nuovo processo di riorganizzazione della sinistra radicale i cui termini sono lungi dall’essere elaborati.

Dagli ultimi scambi che abbiamo avuto con le altre componenti, emerge la necessità di approfondire la collaborazione su una base più seria nei prossimi mesi. Molti militanti hanno capito che dentro Syriza c’è una sinistra radicale seria. Bisogna capire che non eravamo privi di una riflessione e una preparazione su quello che implica per formazioni rivoluzionarie una collaborazione con grandi partiti di sinistra che sono arrivati a posizioni di governo. Le esperienze storiche di altri paesi, dal Brasile all’Italia, ci hanno aiutato in questo, per cercare di evitare gli scogli contro i quali hanno sbattuto.

Il testo firmato dai 109 membri del Comitato centrale rappresenta una base per permettere una ricomposizione della sinistra radicale. È l’inizio di una corrente di resistenza che sarà costretta molto rapidamente a dare risposte politiche. Non è impossibile che in seguito al voto del 15/16 luglio, le componenti della sinistra di Syriza opposte all’accordo rappresentino , di fatto e a modo loro, la terza forza politica alla Vouli. È un indice di quel che potrà succedere, aldilà della situazione di scontri molto difficili tra classi e frazioni di classe.


NOTA



[1] Dora Bakoyanni è la figlia dell’ex primo ministro Constantinos Mitsotakis. Dal 1990 al 1993 è stata ministro della Cultura nel governo di suo padre. Sarà eletta deputata al Parlamento, prima in una circoscrizione controllata della Grecia centrale, poi nel 1996 ad Atene, della quale sarà sindaco dal gennaio 2003 al febbraio 2006 (eletta con circa il 60% dei voti), ossia nel periodo dei Giochi olimpici del 2004. Sarà in seguito ministro degli Esteri per Nuova Democrazia, fino al 2009, data nella quale ND perde le elezioni verso il Pasok, il cui leader, Georgios Papandreou, raccoglie il 43,92% dei voti. Il risultato di Syriza allora: 4,60%. Nel 2009, in seguito alle dimissioni di Kostas Karamanlis, si presenta per la direzione di ND, ma è battuta da Antonis Samaras. In seguito sarà esclusa da ND per essersi pronunciata a favore delle misure di Papandreou. Costituisce una specie di laboratorio di idee dal nome di Forum per la Grecia, poi lancerà la propria formazione prima di rientrare in ND. (Redazione A l’Encontre)



Da A l’Encontre – 16 Luglio-2015


Dal sito Sinistra Anticapitalista


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