di Stefano Santarelli
Si è tenuta ieri in una Roma sommersa da una pioggia battente ed asfissiante l’Assemblea Nazionale di Potere al Popolo. Una Assemblea importante e decisiva per il futuro di questa lista nata per rappresentare una sinistra in crisi ma che cerca disperatamente di uscirne.
Si è svolta al Teatro Italia che ha una capienza di 800 posti ed era completamente pieno con circa 1.000 partecipanti (per la cronaca il Brancaccio ha una capienza di 1.300 posti).
Una grande partecipazione quindi per analizzare il risultato elettorale del 4 marzo e decidere le prossime iniziative.
Questo risultato elettorale non è stato soltanto deludente come affermato da vari oratori, ma ha rappresentato una vera sconfitta. Questa lista nata per superare la soglia del 3% ha ottenuto invece uno striminzito 1,1% che non si può giustificare soltanto con l’oscurantismo mediatico, con le limitate risorse ed il poco tempo a disposizione. E’ una lista che non è riuscita a scalfire l’elettorato e a rappresentare la sua volontà di cambiamento e di protesta contro una casta politica che sta portando il paese ad un impoverimento crescente colpendo i livelli di vita dei ceti medio-bassi. Infatti nonostante la grande partecipazione elettorale questa volontà di cambiamento si è indirizzata verso il M5S e la Lega le quali hanno ottenuto non solo il loro miglior risultato elettorale ma un vero trionfo politico.
Ma questa sconfitta elettorale che non è solo di PaP, ma di quel poco che resta della sinistra e che va da “Liberi e uguali” fino a "Sinistra rivoluzionaria”, è stata la più pesante dal dopoguerra ad oggi ma bisogna riconoscere che non ha tolto agli attivisti di “Potere al Popolo”, di cui molti giovani, la loro volontà di partecipazione, di militanza nel continuare tale battaglia politica.
Un Assemblea quindi non scontata e che può segnare un nuovo punto di partenza per la sinistra nel nostro paese. Ma non si possono nascondere le perplessità che nascono da alcune posizioni presenti in Pap. L’intervento di Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista organizzazione senza la quale difficilmente si sarebbero raccolte le firme, è stato molto preoccupante. Da una parte per l’affermazione che Pap non ha preso nessuna sconfitta elettorale e che chi afferma questo racconta “una vera balla colossale”, ma dall’altra parte per ciò che non ha detto. Infatti ricordiamo che Rifondazione ritiene che l’Unione Europea possa essere riformata al contrario di altre formazioni presenti in PaP come EuroStop e Sinistra Anticapitalista (e di chi scrive questo articolo) che sono nettamente per l’uscita e l’abbattimento di questa Europa.
Un nodo questo che Pap deve assolutamente sciogliere il prima possibile, a maggior ragione se si considera che il prossimo appuntamento elettorale che rappresenterà il suo futuro banco di prova saranno proprio le elezioni per il nuovo Parlamento Europeo che si dovranno tenere nel maggio del 2019.
Una prova elettorale che sarà decisiva per questa formazione. Si voterà con un sistema proporzionale offrendo finalmente all’elettore la possibilità di scegliere il candidato/a che preferisce, ma con una soglia di sbarramento del 4% che nelle passate elezioni fu raggiunta con difficoltà della “Lista Tsipras” che portò all’elezione di tre deputati.
La volontà dei partecipanti di non sciogliere “Potere al Popolo”, ma anzi di continuare questa esperienza e di organizzarsi superando i vari settarismi che possono manifestarsi tra le varie formazioni che la costituiscono può essere di buon auspicio per il futuro a patto che riesca, non solo come lista elettorale, ad essere lo strumento unitario delle lotte che fatalmente scoppieranno nel prossimo futuro. Per questo è necessario rilanciare battaglie come la riduzione dell’orario di lavoro, dell’abolizione della Legge Fornero per ripristinare la pensione di vecchiaia a 60 anni e quella di anzianità dopo 35 anni di lavoro. Da un salario sociale a chi è in cerca di lavoro (non il misero sussidio proposto dal M5S) a leggi di tutela della maternità fino ad affrontare seriamente i problemi legati all’immigrazione.
Sono queste battaglie che richiedono un lungo lavoro, uno spirito unitario ed una volontà di lavorare in comune, ma sono anche la “condicio sine qua non” affinché Potere al Popolo possa costituirsi come il vero punto di riferimento di tutti gli oppressi e gli sfruttati di questa società.
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