Diari di Cineclub

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venerdì 5 luglio 2019

UN'ESTATE CON RISENTIMENTO di Teresio Spalla









UN'ESTATE CON RISENTIMENTO 
di Teresio Spalla




Almanacco di Teresio Spalla . maggio-giugno 2019
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Nonostante i già precedenti mesi di assenza, l’Almanacco e l’Almanacchino ritornano a fine luglio.
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Intanto, un breve ricordo e una sempre rinnovata esortazione alla “disobbedienza civile” per chi la vuole conoscere meglio; non la impongo a nessuno

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Il libro di cui vedete parte della copertina è un’edizione vecchia ma la traduzione (Pietro Sanavio) resta valida, e la prefazione (della grande americanista Marisa Bulgheroni che allora aveva poco più di quarant'anni) conserva la sua freschezza sebbene non su tutto dobbiamo essere necessariamente d’accordo.

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Stampato nel 1970, lo comprai nell'estate del ’74. Era esposto all'esterno di una storica libreria della mia città natale che adesso non c’è più.
Lo comprai probabilmente attirato dalla inventiva copertina di Ferenc Pinter e dal prezzo (600£) perché allora avevo soltanto una vaghissima idea fanciullesca di chi fosse Henry David Thoreau e che, ventinovenne, avesse scritto il saggio sulla “disobbedienza civile” - ben 125 anni prima - e quanto esso fosse stato di sprone a Tolstoj, Chaplin, Hemingway, Martin Luther King, Adlaj Stevenson, Guido Calogero, Norberto Bobbio, Riccardo Lombardi, Don Milani e Don Zeno, il mio caro Pio Baldelli e anche Pietro Ingrao, tanti altri, e ad un maestro dimenticato nell’Italia di allora : Aldo Capitini (1899-1968) del quale un ripasso delle opere, e soprattutto delle iniziative prese in vita, non farebbe male a chiunque si professi autenticamente democratico e antagonista oggi, proprio oggi.

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Io non ero allora, non sono mai stato, non diventerò mai un pacifista tout court come non tutti ma molti – qui non citati - che si sono professati seguaci di Thoreau e Capitini.
Mi dimostri qualcuno che fu inutile imbracciare le armi in tante occasioni, dalla Rivoluzione Francese fino alla Resistenza.
Nell'arco di 150 anni le pur numerose sconfitte del bene contro il male, gli errori e gli equivoci e l’euforia mal riposta e i pregiudizi inaspriti nel popolo in armi, non sminuiscono il valore della sua lotta contro la reazione, il nazifascismo, le dittature e soprattutto l’ingiustizia sociale e civile.

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Ma vi sono momenti, nel corso della Storia - e quello che stiamo vivendo è esattamente uno di questi - in cui le avanguardie del pensiero libero e libertario sono in netta minoranza e la reazione domina le menti del popolo, le addomestica, le guida verso il baratro.
I neonazifasciorazzisti della Lega di Salvini e i fascisti dichiarati della Meloni e le tante forze e gruppi e gruppetti che li fiancheggiano sono alla testa della maggioranza dei cittadini di questo Paese.


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Inoltre l’unica opposizione parlamentare al governo, a parte alcuni gangli interni al M5s ai quali sarebbe puerile attribuire alcun valore pratico efficace, è il partito responsabile della grave deriva neoliberista e della gravissima resa al feroce mondialismo finanziario, che ha condotto questo Paese allo stato di decomposizione, marciume, crisi economica-sociale e morale, in cui ci troviamo.

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Una situazione in cui ci troveremmo anche se esso dovesse sostituirsi alle due formazioni che stazionano a Palazzo Chigi, con un minimo di savoir faire in più che non ci vorrà poi molto, ma appoggiato da alcuni grandi organi di stampa e da una Rai sempre disposta a cambiare orientamento nel settore informativo ma mai nell'ambito in mano a dirigenti potentissimi, dispotici e arroganti, il cui compito, pienamente assolto ormai da quarant'anni, è stato quello di impoverire intellettualmente, rimbecillire chi la segue, e fornire notizie false e bugiarde.
Che poi tutta non sia così non esclude quanto sopra diretto ai grandi flussi di ascolto e agli altrettanto impudenti e prepotenti gestori della pubblicità, unico vero metro su cui si misurano, come pecore silenti, gli spettatori.




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Di fronte a tutto ciò, quando si verifica un fatto come quello del Sea Watch3 e della comandante Carola Rakete (su cui non mi soffermo perché tutti sanno di cosa parlo e se non lo sanno è grave colpa loro) noi compagni, democratici, antagonisti, libertari, ci sentiamo presi da un forte e nobile sentimento di dignità e invochiamo, com'è giusto, la libertà alla “disobbedienza civile” di lei e per lei, la quale, comunque siano andate le cose in particolari ormai passati e di ben poco interesse a questo punto, ha fatto benissimo, ha fatto giusto a rompere il blocco e sbarcare i migranti a bordo della nave da lei guidata, il 29 giugno anno corrente.
Le sottolineature, i distinguo, gli insulti infami e violenti, della destra, non mi interessano se non per procurarmi maggiore schifo.

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Noto però che alcuni personaggi della cui fede democratica non abbiamo da dubitare, operano delle diversificazioni che non condivido.
Essi sostengono che, comunque sia andata e salvati i profughi in condizioni che la Costituzione Italiana obbliga ad accogliere, ha “violato la legge”
Ma io domando : “quale legge ?”
La legge di questo stato putrefatto e rancido e vizioso è legge ?
No. E’ un regolamento che non merita nemmeno la maiuscola visto che il governo, e Salvini in particolare nella funzione di ministro degli interni, viola ogni giorno, diverse ore al giorno, la Legge e soprattutto la Costituzione e la Dichiarazione dei diritti dell’Uomo e del Cittadino a cui anche questa pagliacciata di nazione dovrebbe attenersi rigorosamente.

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L’unica risposta valida era ed è, e sarà ancora per molto, la “disobbedienza civile” dei cittadini che non vogliono ubbidire a questo governo come ha fatto Carola Rakete.

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Leggo, stamane, alcuni vivaci improperi, dall'immancabile Sinistra che sui social sembra numerosissima ma nella realtà non modifica ma temo attizzi le nostre disgrazie, contro Marco Travaglio il quale, per me, rimane un capacissimo giornalista.
Inoltre, esplicitando il suo pensiero ha avuto il coraggio, ben raro tra chi dirige un quotidiano, di mettersi contro una cospicua parte dei suoi stessi lettori.
Naturalmente, dopo aver letto con attenzione i suoi articoli, mi dichiaro non d’accordo con lui e con le sue motivazioni.
Peraltro esse non mi stupiscono poiché non ho mai pensato al direttore de “Il Fatto” come ad un bolscevico professionale.

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Però noto che qui spunta uno dei tanti errori periodici della Sinistra la quale – pur giunta all'anno zero con le elezioni del 2018 confermate da quelle europee del 2019 - anziché il colloquio tra tanti pensieri diversi per assicurare un’unità estremamente necessaria, cerca, con la classica prosopea togliattiana, il nemico tra le nostre file e, soprattutto, ripete l’ormai antidiluviana ricerca di un “capo”, di una figura mitica a cui affidare responsabilità che potrebbero anche rimanere deluse.

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Non credo affatto che Carola Nakete o il sindaco Mimmo Lucano, persone sagge ed intelligenti, pur raccogliendo tutta la nostra stima e il nostro appoggio e l’apprezzamento di tanti indomiti combattenti, aspirino a ripetere ciò che in Italia si è verificato nei confronti di tanti che poi hanno lasciato perdere o hanno tradito il compito autoassegnato.
Anche perché le due ammirevoli figure non si sono assegnate niente ed è stata questo stato avariato a saltargli addosso con violenza e celerità che a tanti furti e inganni sul pubblico erario non sono nemmeno prese in considerazione.

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Applaudirli serve, manifestare in loro favore serve.
Ma non serve appassionarsi genuflettendosi e dimenticando la complessità dello stato dello Stato italiano che travalica le avventure eclatanti e diviene ogni giorno disgregazione della socialità, crisi tenebrosa e spinge a destra, sempre più a destra, tante persone.




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Qualcosa di simile è accaduto, ormai qualche anno fa, con i creatori di quell'episodio della Sinistra – definito “Il Brancaccio” (e qui, ancora, chi non sa o non ricorda bene si renda conto che è colpa sua e si informi) – durato una sola estate, conclusasi miseramente; ma che, finché resse, generò centinaia di servili accondiscendenze (verso due leader fino ad allora ignoti e su cui non mi esprimo per non perdere il filo del discorso), atteggiamenti fanatici che negavano chi dubitava, chi s’era accorto nell'innaturalezza dell’operazione finanziata sotto banco pur da qualcuno non proprio in buona fede; e segnò anche la miserrima fine dei “comitati per la Costituzione” (creati in occasione del referendum del 4 dicembre 2016) sotto i miei occhi, e per mia diretta esperienza, rivelatosi, in moltissime zone, uno strumento per alcuni partiti che persero poi la vocazione alla poltrona nelle citate elezioni del 4 marzo 2018.

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Qualcuno ricorderà, su questo tema,. un dibattito lunghissimo, durato quattro giorni, sulla mia pagina personale di questo social, in cui si espresse, con fermezza e cortesia, anche una dei due leader – Anna Falcone – probabilmente ricordandosi di avermi conosciuto in passate e altrettanto fallimentari escursioni politiche precipitate in contraddizioni intestine.
Allora, in quell'estate - che definii (parafrasando il titolo di una volta celebre romanzo di John Harvey) “Un’estate con risentimento” – si consumò un ennesimo sogno di cui, col senno di poi, possiamo individuare oggi tutti gli inganni ed ebbe l’unico aspetto positivo nel mettermi al fianco di una compagna fiorentina ben informata con la quale, ancora oggi, mi trovo unitamente d’accordo e ho stabilito una concreta amicizia con Marzia Bernardini

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Poiché la parafrasi non la usai allora mi sembra adatta usarla oggi come titolo.
E proprio pochi giorni fa, ho trovato come usarlo in questo lungo itinerario personale che mi tiene lontano dallo scrivere (se non qualche riga al mattino presto e molto di rado) dalla carta stampata e dal social.
Speravo si concludesse prima, ma non terminerà prima della fine del mese.
Almeno spero.

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Tornando al titolo.
Nenni disse ai tempi di un ennesimo contrasto tra Psi e il partito di Saragat : "La politica non si fa col sentimento, figuriamoci col risentimento".
Il già anziano leader non poteva ragionevolmente immaginare che da parecchio tempo ormai i voti c'è chi li raccoglie proprio con il risentimento, l'odio razziale ed etnico, l'intolleranza, l'acredine, l'erigere muri e il bloccare porti.
E intanto ruba e fa rubare i risparmi, i diritti, l'umanità, anche dei cittadini che stupidamente lo sostengono.
E, tra giugno e luglio del 2019, ha raggiunto il massimo dell'odio e del fanatismo.

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Come ho scritto in un post di Marzia, non dobbiamo mai dimenticarci o abiurare alla passione per queste vicende indegne, come quella del Sea Watch3, di un Paese che pur, in un ormai lontano passato, meritava almeno la maiuscola e pur godette di momenti di calcolata ma umana risposta a grandi e umane domande collettive sui diritti del lavoro, sulle libertà civili, sulla tutela della persona e della donna, e tante altre cose, tante conquiste, oggi abbandonate al mercato capitalista globale.

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Queste azioni ripugnanti di Salvini e le infami dichiarazioni in cui si è distinta la neofascista Meloni, sono state infamanti nei lunghi giorni in cui il Sea Watch3 è rimasto bloccato al largo di Lampedusa.
E’ stato giusto, da parte nostra, nei modi in cui ad ognuno era possibile, ribellarsi a quello stato di cose e a dichiarazioni politiche di veemenza e sopruso degne della galera, altro che dei banchi di un governo e un parlamento che, da parte mia, considero delegittimati.

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Ma i cittadini più accorti - specialmente noi compagni, democratici, impegnati civilmente, cattolici ancora progressisti e conciliari come esempi sinceri della religione ebraica e valdese e qualsiasi altra - dobbiamo appassionarci a vicende come queste e irritarsi e adirarsi contro costoro.
La pietà e la compassione non sono monopolio di nessuno tranne che del nostro cuore.

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Non dimentichiamoci mai come questi esseri ipocritamente maniacali, possedendo la maggioranza elettorale (e non solo quella) del paese, mentre gettano, con prepotenza e volgarità, l'attenzione su fatti clamorosi e lampanti - come quello del sindaco Lucano e dell’avventura di Carola Rakete non ancora conclusa - aumentano le tasse, in special modo quelle sulla casa; tassano le professioni dalle più umili a quelle piccolo o medio borghesi (ormai proletarizzate nella pratica); agevolano gli imprenditori più influenti, e i nuovi schiavisti agricoli, a ignorare i diritti sacrosanti dei lavoratori e pagarli una miseria; continuano solerti a distruggere il commercio e le tradizioni artigianali a favore della grande distribuzione priva di un efficiente controllo amministrativo.

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A proposito di questi ultimi non dimentichiamoci come le multinazionali a capo di essi (vedi la protesta dei commercianti e di piccoli grossisti avvenuta in Campania il 30 giugno) deprezzano il prodotto agricolo nazionale esportando selvaggiamente dall'estero, frutta e verdura straniera che poi fanno passare come recepiti a chilometro zero.
Contemporaneamente violano costantemente la legge, agevolati da un’inerzia sindacale mai vista così compromissoria, assumendo anch'essi dipendenti con stipendi miserabili, da ricordare - data spesso la giovane età dei lavoratori “a tempo indeterminato” che vanno e vengono senza tregua e garanzie decorose - più i tempi di Dickens che una società la quale, negli altri Paesi dell’Europa occidentale, non tocca affatto risultati così turpi e sfacciati.

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Non dimentichiamo che la “classe dirigente” (?) di questo paese sta regalando il sistema industriale e commerciale all'avido e insaziabile mondialismo economico che finirà col gettare altre migliaia di dipendenti nella disoccupazione.
In tal caso ricordiamoci un pensatore socialista come Lelio Basso - da me già ricordato più volte per altri meriti - che, nell'Italia distrutta dell’immediato dopoguerra – lui, seguace di Marx e di Rosa Luxemburg – ricordava che, senza un adeguato protezionismo che garantisse la sopravvivenza, la crescita, la nascita di una industria italiana, i lavoratori italiani non avrebbero potuto ingaggiare le prevedibili lotte contro il capitale.
Ed ora - non veniamo da una guerra d’accordo - ma il morale della cittadinanza e la noncuranza di una notevole massa di giovani, sono tanto diverse da quelle del periodo di irresolutezza e disagio tra il luglio ’43 e l’aprile ’45 ?

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Si demutualizzano molti servizi ospedalieri che erano gratuiti sotto un certo reddito fino a pochi anni fa... stanno abbattendo il servizio sanitario nazionale (che pur qualche merito vantava) e depauperano gli ospedali più civili e organizzati di servizi essenziali e, come sta accadendo nella Liguria occidentale, preparano “ospedale unici”, ecomostri che l’esperienza passata avrebbe dovuto indurre ad una ben diversa riforma radicale dei luoghi di cura, non in servizi inconcepibili che non approvano anche gli elettori di destra, colpiti nei loro interessi personali giacché la necessità di un servizio di pronto soccorso o di cure necessariamente adeguate è nelle necessità di chiunque.

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Hanno trasformato la scuola (tralasciando i costi delle tasse universitarie e il sistema di accesso a “quiz” atte a selezionare chi vuole accesso a numerose facoltà) in una fabbrica di ignoranza, di inettitudine, di costruzione di consenso, abolendo materie fondamentali, adottando criteri che sembrano creati dal Dottor Stranamorte, che non prepara alla vita ma alla schiavitù mentale, con supporti diseducati e deleteri per il futuro, lì, nell'animo di bambini e ragazzini privi di passioni non costruite elettronicamente.

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Non si parla di tutti.
So bene che esistono ancora famiglie e figlie che mal sopportano e combattono contro gli effetti più rovinosi di una diseducazione di stato. E so di cosa parlo.

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L’elenco dei problemi, delle ingiustizie, delle intolleranze, delle infamie potrebbe continuare.
Per fortuna, su libri che continuano ad uscire, non manca chi la pensa come me e le denuncia.
Ed è giusto che sia così. Anche se l’effetto fosse infinitesimale e toccasse un solo lettore per pubblicazione.
Perché è questo un momento storico-sociale in cui l’impegno del singolo vale forse più delle pur valide manifestazioni dal clamore che, pur con un grande valore immediato, stampa e tv rendono effimero il più delle volte a chi non c’è stato.




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Detto questo vorrei tornare all’esigenza della “disobbedienza civile” su cui batte, con ardore ammirevole, Donatella Di Cesare (stimatissima docente di filosofia del linguaggio, filosofia teorica e filosofia a largo raggio d’analisi; ora indomita divulgatrice, spirito critico, propagatrice di un “pensiero forte” che non si può non condividere, se si è dalla nostra parte, su svariate pubblicazioni, ma soprattutto qui, su questo social, dove raggiunge un numero di lettori largamente folto e perspicace) la quale, con le sue lauree ad honorem e i premi internazionali conseguiti, potrebbe tranquillamente dedicarsi ai sui studi su Wittgenstein ed Heidegger, mentre combatte una battaglia appassionata e non solitaria.

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Già dal 10 febbraio di quest’anno, su “La Lettura” del “Corriere della Sera”, scriveva un suo coinvolgente articolo - “Elogio della disobbedienza”, che chi vuole può rintracciare sul web - in cui afferma: 

“Non si deve confondere l’ ‘obiezione di coscienza’ con la ‘disobbedienza civile’.
Il gesto di Henry Thoreau, l’anarca che s’incammina verso la vita selvaggia contestando la civiltà a cui rifiuta di prendere parte, è il gesto dell’obiettore.
La ‘disobbedienza civile’, anche se praticata da un singolo, è invece una contestazione comune che mette in dubbio le istituzioni, interroga le leggi, in nome di una democrazia rinnovata e di un progetto futuro.
Si denuncia l’iniquità di un decreto sotto gli occhi di tutti, ostentando anzi la Disobbedienza che è rivolta non solo e tanto contro le autorità, quanto alla coscienza degli altri e all'altrui senso della giustizia”.

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Continua più avanti 

“Legittima, difficile, rischiosa, la “disobbedienza civile” è un’obbligazione etica e una sfida politica.
Richiede coraggio.
Anzitutto quello di non tradire se stessi, e la giustizia in cui si crede, per piegarsi al comando altrui.
Il che significa che, nella Dis-obbedienza resta pur sempre un obbedire : alla propria coscienza.
Ed è per questo che il gesto di dice "no" non può essere interpretato come un irresponsabile atto delinquenziale.
Disobbedire è un atto responsabile(…).
In un mondo dove le azioni sono segmentate, la mostruosità dell’insieme rischia di non essere vista, dove l’indifferenza esonera dal reagire, dove l’impotenza politica viene scambiata per neutralità sovrana, la “disobbedienza civile” è un obbligo democratico”.




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Tutto ciò (molto di più poiché ho ripreso solo alcuni stralci significativi) è stato redatto anche come segnalazione di “Disobbedire”, un altro acuto libro di Frederic Gros (duplice docente di filosofia, a Parigi) che sa essere più chiaro di tanti volgarizzatori nostrani di cui sono pieni i social come gli studi tv nelle ore dedicate agli schiamazzi dagli apparenti nobili motivi e con gli applausi comandati dalla regia.
Gros, anche narratore, ha scritto questo volume nel 2017, uscito l’anno dopo per Einaudi, ed altamente consigliabile anch'esso per la fluidità del raccontare e l’attualità del pensiero che rende forse “vecchio” ma non superato il saggio di Thoreau che fu pubblicato e letto quanto l’ “obiezione di coscienza” era davvero un atto di ribellione.
E poi, pur essendo d’accordo con la distinzione di Donatella Di Cerare, sono certo che anch'ella riconosce al testo un valore e un dovere di lettura da non poter essere evitato.

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Infine, per tornare, ai fatti della Sea Watch3, basandomi su quanto ho scritto e citato, dirò quindi, per finire, come, per quanto mi riguarda e credo debba riguardare tutti coloro che sanno quanto l’attuale sia anche il tempo di riflettere e ponderare per pensare a come ricreare la Democrazia dopo ormai quindici mesi dall'anno zero – ed altri tempi ed altri ancora ne verranno – per riuscire a fare del Paese un luogo dove personaggi come Salvini scompaiano dagli incarichi pubblici, la solidarietà sincera verso Carola Rakete è proprio un atto di giustizia, tolleranza, l’atto responsabile del Disobbedire ad un mondo di mostri crudeli, sadici e snaturati.

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Ciò non basta.
Non basta ora. Non basterà per i nostri figli, i nostri nipoti, forse i figli dei nostri nipoti.
Se non fossi pessimista, pur nell'ambito della mia personale filosofia della ragione che non mi esime da un ottimismo della mia idealità, proverei vergogna.

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E quindi ricordo, ancora una volta, ai mie compagni giacobini e marxisti, che la lotta vera è lontana da cominciare, specie con partiti e conventicole, pur in buona fede per la maggioranza dei partecipanti.
Questa necessita non di darsi da fare per raccogliere qualche voto.
Ma ha bisogno di un ripensamento profondo sul nostro passato, il presente scellerato, il futuro dove forse nessuno di noi, sopra i quarant'anni, vedrà mai sorgere un solo raggio del Sole dell’Avvenire.

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Quindi – e mi ripeto poiché l’ho scritto parecchie volte e l’avrei detto, due mesi fa, anche in pubblico se ne avessi avuto la possibilità (di cui non do la colpa a nessuno, è andata così per onere mio personale) – non pensiamo di riflettere, combattere, ora e per il tempo che abbiamo dinanzi.

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Lo dobbiamo fare – lo ripeto sapendo di ripetermi ancora – per i nostri figli, i nostri nipoti, forse i figli dei nostri nipoti per i quali, un giorno lontano, la Sea Watch3 e la trentunenne Carola, forse i suoi figli o i figli dei suoi figli, portino la giovinezza del mondo e la giustizia civile e sociale su tutti i mari e tutte le terre, senza temere alcun blocco portuale e gli insulti di disumani e orribili imbecilli.

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Ci sentiamo tra un mese circa
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2019©riproduzioneriservata





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