domenica 28 novembre 2010
LETTERE
Humberto Vázquez Viaña
lettera di Roberto Massari
a Utopia rossa
Cari compagni e care compagne,
posso finalmente darvi la conferma definitiva di una notizia che covava sotto la cenere.
Qualche settimana fa, con una lunga lettera, avevo chiesto a Humberto Vázquez Viaña di entrare a far parte del progetto di Utopia rossa sulla base dei sei punti etico-politici che abbiamo assunto come base comune e internazionale. Humberto ha risposto affermativamente, dicendo che considera "un onore" far parte della nostra iniziativa e del comitato di redazione di Utopia rossa (Ricordiamo che non esiste una struttura organizzativa vera e propria alla quale aderire, perché Utopia rossa non è un gruppo, ma un'associazione politica libera e libertaria).
Il suo nome è stato inserito nel blog e io gli ho già risposto che l'onore è tutto nostro.
Ricordo, per chi sia troppo giovane per saperlo, che Humberto ha fatto parte della guerriglia del Che in Bolivia (rete urbana, insieme a Loyola e Saldaña); che è ormai uno dei pochi guerriglieri sopravvissuti di quella vicenda; che di lui parla il Diario del Che alla giornata del primo gennaio 1967 (e non di Humberto Rhea, come si era creduto erroneamente); che fu lui ad accompagnare Tania fino alla guerriglia; che suo fratello Jorge ("El Loro") fu uno dei guerriglieri più celebri del gruppo boliviano; che per anni, benché profugo, Humberto si è battuto per la ricerca della verità su quella ed altre vicende delle guerriglie latinoamericane senza farsi intimidire da nessun governo o partito; che le sue ricerche sono raccolte in un primo volume (altri seguiranno) che ho pubblicato anche in italiano; che Humberto è ormai considerato il massimo studioso boliviano del Che, a fianco del carissimo Carlos Soria Galvarro.
Aggiungo che Humberto è diventato quasi cieco, ma continua a leggere e scrivere grazie a delle moderne attrezzature che gli ha fornito il governo svedese. Anche in questo è un esempio di coraggio e tenacia per tutti coloro che gli occhi ce li hanno ancora, ma non vedono al di là di un palmo del loro naso.
Dire che per Utopia rossa la notizia è fonte di gioia, è dire poco. In realtà stiamo avendo un'altra significativa conferma del fatto che la metodologia e l'onestà che stiamo utilizzando per raccogliere unitariamente le poche energie rivoluzionarie sopravvissute agli scempi di questi ultimi decenni, non hanno solo una forte rilevanza teorica (vedi i libri da noi fin qui pubblicati), ma possono conseguire anche dei risultati pratici: modesti quanto si vuole, ma concreti e di qualità.
Fuori da opportunismi elettoralistici, fuori da narcisismi individualistici, fuori da meccanismi gruppettari personalistici, fuori da disturbi della personalità mascherati come militanza politica (in realtà psicopatologia politica), stiamo riuscendo a mettere e a tenere insieme energie vitali di diversa matrice ideologica e di diversa esperienza storica: marxisti, marxisti libertari, femministe, anarcocomunisti, anarcosituazionisti, guevaristi, trotskisti, credenti rivoluzionari, atei anticlericali e via di seguito, costituendo uno spettro ideologico che speriamo diventi sempre più ampio, all'altezza delle sfide che ci lancia lo sviluppo del capitalismo contemporaneo, al momento più che vincente sull'intera faccia terrestre.
La presenza di un membro della guerriglia boliviana è per noi un simbolo di continuità con l'esperienza storica del Che, e in quanto tale ci onora. Allo stesso tempo ci offre una conferma sulla qualità del nostro modo veramente nuovo di praticare l'impegno politico rivoluzionario e internazionalistico.
Nell'abbracciare Humberto e nel dargli il benvenuto, non si può fare a meno di gridare tutti insieme
Hasta la victoria!
Roberto
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