venerdì 19 novembre 2010
LA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE VISTA DA SINISTRA
di Andrea Virga
Dopo la recensione di Stefano Zecchinelli sulla Conferenza del 7 Novembre a Pistoia organizzata dal Colletivo Andreu Nin pubblichiamo l'interessante relazione del compagno Andrea Virga
Domenica 7 novembre, nell’anniversario dell’assalto al Palazzo d’Inverno e della nascita di Lev Trotzky, ho partecipato, su invito di un amico, alla conferenza di rievocazione della Rivoluzione d’Ottobre tenutasi presso il circolo ARCI di Bonelle (PT). L’organizzatore era il Collettivo anticapitalista Andreu Nin, composto da marxisti di varia provenienza (Sinistra Critica, Partito Comunista dei Lavoratori, apartitici) e d’orientamento trotskista. L’ospite era invece l’editore, saggista e storico Roberto Massari, esponente del trotskismo di sinistra e presidente della Fondazione Ernesto Guevara. Il suo intervento è stato breve, ma ricco di concetti.
In primo luogo, ha sottolineato la portata della Rivoluzione d’Ottobre, quale evento di maggior importanza del XX secolo, con la sua qualità di rivoluzione non solamente politica, ma prima di tutto sociale, cioè mirata ad una vera e propria trasformazione del processo produttivo. In questo, fu analoga alla Comune di Parigi, ma a differenza di questa, soffocata con la violenza dall’esterno, ebbe un esito negativo per cause interne, scontando in questo le conseguenze della rottura dell’unità rivoluzionaria della Prima Internazionale, avvenuta con l’espulsione di Bakunin ad opera di Marx, evento che segnò quindi la scissione, rispettivamente, tra etica e ragione, all’interno del movimento operaio.
In secondo luogo, Massari ha mostrato alcune falsificazioni addotte dalla storiografia ufficiale bolscevica, facendo notare come la scelta di dare tutto il potere ai Soviet, cioè i consigli proletari, veri protagonisti della Rivoluzione, non fosse stata un’esclusiva dei bolscevichi (parte dei quali anzi fu contraria), ma anche dei socialrivoluzionari di sinistra, di parte dei menscevichi, e dei quattro movimenti anarchici rivoluzionari (anarcocomunisti, anarcosindacalisti, anarchici sovietici e anarchici terroristi). D’altra parte, ha descritto la strategia bolscevica di escludere dagli organi di potere (e poi mettere fuorilegge) gli altri partiti, per esautorare poi i soviet stessi, facendo così venire meno la base sociale della Rivoluzione.
Infine, ha compiuto un excursus sulla storia del Partito Operaio Socialdemocratico Russo, mettendone in evidenza la posizione centrista (nel solco della Seconda Internazionale) e la natura centralista come inevitabili premesse dello stalinismo, coinvolgendo anche Lenin e (in misura minore) Trotsky nella sua condanna delle contraddizioni insite nelle strutture e negli apparati di Partito. La conferenza di Massari, è stata seguita poi da un intervento di uno degli organizzatori riguardo al marxismo libertario, e da un breve dibattito. La discussione non è cessata ed anzi è proseguita durante il pranzo.
Personalmente, pur provenendo da tutt’altra area politica, e mantenendo posizioni non marxiste bensì riconducibili alla Rivoluzione conservatrice, ho trovato di notevole interesse l’evento, e apprezzato la figura dell’oratore per la sua onestà e coerenza intellettuale. Sicuramente ho anche approfondito con curiosità le posizioni vicine alla Quarta Internazionale – in passato da me trascurate a favore dello studio dei movimenti socialisti e comunisti nazionalisti, a me più affini –, ma soprattutto ho avuto modo di riflettere su alcuni punti, il cui nodo cruciale resta quello del rapporto tra masse ed elite in relazione alla guida e alla gestione del processo rivoluzionario.
Mi permetto infine una nota finale legata al mio impegno personale: a un livello superficiale, le tesi di Massari costituiscono un ottimo contributo per una critica su base marxista della sinistra radicale, troppo spesso ipocritamente ammantata di un antifascismo militante pienamente funzionale alla politica borghese e parlamentare, ma in realtà scarsamente aderente ai propri stessi ideali; a un livello più profondo, invece, questo revisionismo storico costituisce per me un ottimo spunto ed anzi quasi un’esortazione per un’analoga autocritica dei fascismi e delle Destre radicali storiche, fondamentale per un loro rinnovamento.
Dal blog http://collettivoandreunin.blogspot.com/
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