di Miguel Martinez
Quattro letture in pochi giorni, interessanti soprattutto perché somigliano a tante altre cose che altri avranno letto nello stesso periodo.
Uriel Fanelli, partendo dalla sua esperienza come informatico, ci parla di un meccanismo che tutti conosciamo: la stampante che costa poco, poi però ti salassano vendendoti le cartucce.
Soltanto che il fenomeno si sta estendendo a molti altri campi.
Uriel presenta vari esempi. E’ addirittura possibile che certe aziende costruiranno auto elettriche gratis, rifacendosi sulle batterie, la manutenzione e tutto il resto. Ciò richiede però investimenti iniziali giganteschi, che solo le banche statunitensi concedono – a ditte statunitensi.
Il risultato, secondo Uriel, sarà la distruzione di tutti quei sistemi industriali, a partire da quello europeo, cui simili finanziamenti saranno negati.
Non solo: l’elettronica è la componente decisiva di ogni innovazione dei nostri tempi, e l’elettronica fa sì che tutto ricada sotto il dominio cibernetico/militare statunitense:
“Sarete felicissimi di avere il vostro cellulare gratis, e di avere anche l’abbonamento gratis. Meno felici sarete perche’ ad offrirvelo saranno Google e Facebook, che si rifinanzieranno vendendo i vostri dati ad NSA. E sarete ancora meno felici quando, siccome TUTTE le telco chiuderanno, rimarrete disoccupati. Sarete dei disoccupati col telefono gratis in tasca.”
Passa qualche ora, e leggo che Facebook sta saturando il mercato dei 2,4 miliardi di utenti di internet nel mondo. Certo, potrebbe continuare a fare tanti soldi, ma senza espansione, non crescerebbe il valore finanziario dell’azienda in borsa.
Per espandere il mercato, Facebook si è quindi alleato con i giganti delle telecomunicazioni, per ridurre del 99% il costo dell’accesso mobile a Internet nei prossimi dieci anni. Cioè rendere praticamente gratuiti dispositivi e connessione per l’intera specie umana.[1] La quale specie, come effetto collaterale, finirà così nel sistema di controllo totale che sta emergendo in questi giorni, grazie alle rivelazioni di Snowden.
Dopo alcuni giorni mi segnalano un articolo del giovane economista, Roberto Orsi. Che sul sito della London School of Economics, dove lavora, annuncia “la morte dell’Italia e l’insorgere del caos“.
Orsi parla del “livello di tassazione sulle imprese più alto dell’UE e uno dei più alti al mondo“, dell’inefficienza istituzionale (qui se la prende con “socialisti” e “cattolici”), dell’incapacità di porre un freno all’invasione di prodotti industriali a basso costo dell’Asia e del caos politico, coperto a malapena da menzognere affermazioni di “ripresa”. E sostiene che per tutti questi motivi, “in meno di una generazione non resterà più nulla dell’Italia come moderna nazione industriale“.
Passa ancora qualche giorno, e vedo che l’Intergovernmental Panel on Climate Change, il foro scientifico a tema delle Nazioni Unite, ha pubblicato una bozza del rapporto ufficiale che uscirà a marzo. E’ un documento molto lungo e impegnativo, e siccome nessuno mi paga, mi devo limitare al riassunto che ne fa l’ANSA, ben sapendo che magari dentro il testo originale, ci sono altre cose interessanti:
“Il rapporto, che sara’ ufficialmente pubblicato in marzo e che sara’ oggetto di revisione nei prossimi mesi, fotografa come il riscaldamento globale stia gia’ avendo effetti sullo stile della vita della popolazione e cerca di delineare quello che accadra’ in futuro, incluso un forte calo del reddito che peggiorera’ la piaga della poverta’, che sara’ esacerbata soprattutto nei paesi a medio e basso reddito. ”Nel 21mo secolo l’impatto del riscaldamento globale rallentera’ la crescita economica e la riduzione della poverta’ – si legge nel rapporto -, erodendo la sicurezza alimentare’‘.
Gli esseri umani non si spaventano più di tanto, quando pensano a un “rallenamento della crescita“; ma per Facebook e il mercato azionario, come abbiamo visto, è una prospettiva catastrofica, che va respinta crescendo con ancora più violenza.
Siamo di fronte a tre discorsi in apparenza assai diversi.
Uriel prende di mira banche e spioni statunitensi, Orsi i funzionari italiani cattocomunisti e corrotti, gli scienziati i produttori di gas serra. I primi due si lamentano del declino industriale, i terzi si preoccupano al contrario degli effetti della crescita. O meglio, valli a capire, dell’effetto negativo che la crescita ha perché rallenta la crescita…
Uriel ha il difetto di essere un visionario, che ogni volta che ha un’intuizione, ne fa una chiave universale; Orsi è tutto interno al sistema capitalistico; gli scienziati sono sicuramente attenti a non sbilanciarsi o fare passi falsi.
Uriel parla di un passaggio di dominio, gli altri del contrario del dominio, cioè del caos.
Orsi guarda l’Italia, Uriel l’Europa, gli scienziati il pianeta.
Eppure, al di là delle differenze, percepiamo un denominatore comune a tutte queste affermazioni. Siamo arrivati, per le vie più disparata, alla constatazione dell’ovvio: camminiamo sull’orlo di un abisso profondo, e non abbiamo idea cosa ci attenda laggiù.
Quando diciamo che c’è un problema, lo immaginiamo sempre accompagnato dal suo gemello, la soluzione. In realtà, né Uriel né Orsi parlano di soluzioni, e gli scienziati dicono che, semmai ce ne saranno, se ne vedranno gli effetti solo alla fine del secolo.
Uno dei motivi per cui non c’è una “soluzione” è proprio perché hanno sostanzialmente ragione tutti e tre – Uriel, Orsi e gli scienziati. E potremmo aggiungere che hanno anche ragione i biologi del Programma Internazionale sullo Stato degli Oceani, che denunciano l’imminente collasso del biosistema marittimi; o il fisico Ugo Bardi, quando elenca minuziosamente i segni della catastrofe energetica che ci attende.
Non a caso, accanto al titolo del blog di Ugo Bardi leggiamo:
“Cassandra cercò di avvertire i troiani del pericolo che la città correva; ma non fu creduta. Allora come oggi, preferiamo le bugie rassicuranti alle verità scomode.”
Come si fa a risolvere la contemporanea convergenza di tutte le linee di crisi del mondo?
Quando vediamo il livello del mare che, inesorabile, si alza, è una perdita di tempo mettersi a litigare tra di noi su chi siano i colpevoli. [2]
Certamente, dobbiamo rinforzare le dighe, ma sapendo che per quanto forti, non reggeranno a lungo.
Le dighe devono servirci soprattutto per guadagnare il tempo che occorre per costruire zattere e navi, e imparare a sopravvivere nella vita acquatica che ci attende.
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Note:
[1] Seguite attentamente il passaggio, che dovrebbe far sballare l’idea da casalinga media che tutti abbiamo della eco-nomia (appunto in greco, “gestione, preferibilmente attenta, della casa”).
Facebook, che fa somme favolose offrendo un servizio gratuito di autoschedatura, non si fonda nemmeno su questo già evanescente prodotto, ma sulla speculazione che gli si crea attorno in borsa. E per muovere la borsa, sono disposti a regalare all’umanità non solo connessioni, ma anche dispositivi fisici, trasformando nel processo i comportamenti di tutti gli esseri detti umani e il loro modo di relazionarsi.
[2] Incidentalmente, trovo inutile prendersela con la NSA, che non fa altro che ciò farebbe qualunque dispositivo analogo in situazioni analoghe. La domanda che ci si dovrebbe porre invece è, se uno Snowden qualunque, che non aveva nemmeno un alto grado nel sistema, ha potuto attingere a quel deposito di informazioni, quanti altri in minor buona fede vi possono accedere tutti i giorni, per i loro interessi personali
8 novembre 2013
dal sito kelebeklerblog.com
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