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lunedì 30 giugno 2014

SPAGNA -PODEMOS: LIMITI E POTENZIALITA' DI UN PARTITO NUOVO di Alessandro Giardiello




SPAGNA -PODEMOS: 
LIMITI E POTENZIALITA' DI UN PARTITO NUOVO
di Alessandro Giardiello


La novità più rilevante delle elezioni europee, per quanto riguarda la sinistra, è senza ombra di dubbio il successo di Podemos, il nuovo movimento politico spagnolo fondato dal professore Pablo Iglesias.

Podemos ha raccolto 1,2 milioni di voti (8,1%), ha mandato cinque deputati al parlamento europeo e si è collocata subito dietro a Izquierda unida che ha raccolto il 10%, un risultato considerato deludente se si considera che all’inizio della campagna elettorale la formazione di Cayo Lara veniva data nei sondaggi tra il 15 e il 17%.

È del tutto evidente che Podemos ha “succhiato” quasi la metà dell’elettorato che Izquierda unida aveva conquistato recentemente nel processo di radicalizzazione che ha attraversato il paese e che ha visto cadere nel totale discredito le due principali forze che hanno governato la Spagna per quasi quarant’anni (Psoe e Pp), che infatti crollano al di sotto del 50%, quando in passato si spartivano il 75-80% dei voti.
Inoltre, per quanto sia passato solo un mese dalle elezioni, già si registra un’ulteriore impennata di Podemos che secondo un’inchiesta pubblicata da El País avrebbe già attuato il sorpasso su Izquierda unida.
Secondo lo stesso sondaggio, un 21% degli elettori del Psoe del 25 maggio scorso non intenderebbero rivotare il Psoe e si starebbero orientando alle formazioni alla sua sinistra, in particolare Podemos.
Questo significa che il Psoe potrebbe passare da un appoggio del 23% di un mese fa a un 18% di oggi, e che il voto congiunto di Izquierda unida e Podemos porterebbe la sinistra spagnola a uno storico sorpasso verso i socialisti. Uno scenario di tipo greco, per certi aspetti anche più avanzato.

Da dove viene il successo di Podemos?

Pablo Iglesias, professore dell’Università Complutense di Madrid, è diventato molto popolare grazie al programma La Tuerka trasmesso in rete su Publico Tv e successivamente su canali locali come Tele K e Canal 33.
Grazie all’enorme successo ottenuto in rete il passaggio sulle trasmissioni radiotelevisive nazionali (anche se minori come la Sexta e Cuatro) è stato piuttosto rapido. Milioni di persone hanno così identificato un punto di vista critico e anticapitalista con la faccia di Pablo Iglesias.
Ma non è stato questo l’unico elemento del suo successo. Pablo Iglesias ha sfruttato l’enorme e per certi aspetti giustificata sfiducia che le masse spagnole hanno accumulato in questi anni verso le forze politiche tradizionali e che, seppure a livelli minori, ha riguardato anche Izquierda unida.
Per quanto Izquierda unida non abbia mai governato a livello nazionale, e non viene messa nello stesso sacco del Psoe e del Pp, è pur sempre vero che ha partecipato in numerose amministrazioni che hanno condotto misure di austerità e attacchi frontali ai lavoratori: è il caso del vecchio governo “tripartito” della Catalogna o dell’attuale governo dell’Andalusia o lo scandaloso appoggio esterno al governo di destra di Extremadura.

Un terremoto politico

Quello a cui assistiamo in Spagna è un vero e proprio terremoto politico che sta avendo un’espressione anche sul piano elettorale che si rifà al movimento che ha avuto inizio con gli Indignados il 15 maggio del 2011.
Da quel movimento, Podemos prende alcuni tratti fondamentali. Da una parte la freschezza del linguaggio e del personale politico, dall’altra un’ambiguità di fondo sulle scelte programmatiche ed ideologiche.
Per quanto Iglesias abbia collocato il suo movimento nel Gue (il gruppo della Sinistra europea), in più occasioni ha affermato pubblicamente che le vecchie categorie di destra e sinistra, non hanno più senso.
Secondo Iglesias anche le classi sociali sarebbero superate, così come la lotta di classe. Cosa resta? La ribellione cittadina e la lotta della democrazia contro la dittatura.
All’analisi scientifica che caratterizza il marxismo, Iglesias sostituisce un impasto di suggestioni emotive e sentimentali con parole d’ordine che si attengono più a una democrazia liberale che a un’organizzazione di provenienza socialista e anticapitalista.

Contraddizioni a sinistra

Il gruppo dirigente di Izquierda unida, che pensava di essere uscito dalle secche, vede nell’ascesa di Podemos una minaccia al proprio apparato e alla propria stabilità. Non a caso dopo le elezioni Cayo Lara ha rilasciato una serie di interviste in cui ha criticato le posizioni di Podemos e il suo “interclassismo”. Le critiche di Cayo Lara sono pressoché corrette, il problema è il pulpito da cui arrivano.

È di questi giorni la notizia che riguarda Willy Meyer capogruppo di Izquierda unida al parlamento europeo, recentemente rieletto come capolista, che si è dovuto dimettere perché travolto nello scandalo dei fondi speculativi europei (Sicav) in cui era coinvolto in prima persona.
Scandali simili, seppure di proporzioni minori hanno coinvolto Izquierda unida anche nella comunità di Madrid, dove l’organizzazione è controllata da un settore di apparato totalmente compromesso con la classe dominante.
Questo, assieme alla partecipazione alle giunte sopra citate, spiega l’apparente paradosso che vede le posizioni di Izquierda unida formalmente più a sinistra di Podemos, ma nella percezione di massa è Podemos e non Izquierda unida che viene vista come una forza di rottura col sistema.
Preso atto di questo, Cayo Lara ha pensato di dare una riverniciata all’immagine di Izquierda unida  e dopo una campagna elettorale all’insegna del moderatismo ha cambiato passo e ha iniziato ad usare la “questione repubblicana” per cambiare il profilo del partito.

Il movimento in corso in queste settimane non è semplicemente un movimento contro la monarchia, ma è contro l’establishment, all’interno del quale Juan Carlos di Borbone ha sempre giocato un ruolo protagonista e di primo piano.
È interessante annotare che mentre Izquierda unida ha giocato un ruolo centrale in questo movimento, Podemos si è tenuta più defilata e sul tema della Repubblica ha sempre mantenuto un atteggiamento ambiguo.
Ancora più interessante: questo processo di competizione a sinistra sta producendo un fermento nella base dei due partiti.

Podemos che ha deciso di strutturarsi come forza politica e a novembre terrà il suo primo congresso sta vedendo un afflusso di decine di migliaia di persone che si stanno iscrivendo e partecipando alle assemblee di massa convocate in ogni angolo del paese.
In una di queste assemblee, il 9 giugno a Madrid, Juan Carlos Monedero, numero due di Iglesias, è stato duramente contestato dai militanti di base per mancanza di democrazia, a cui ha risposto con vera spocchia da intellettuale: “c’è chi vuole fare un golpe in Podemos e trasformarla in una componente irrilevante della sinistra di Izquierda unida ”.
Un fermento è in corso anche in Izquierda unida  dove numerose realtà di base e di quadri intermedi stanno chiedendo una svolta radicale e un ricambio del gruppo dirigente, processo a cui il giovane deputato Alberto Garzón di Iu, sta tentando di dare una qualche direzione politica.

Garzón è forse l’unico esponente che può ambire ad essere un potenziale referente per entrambi i movimenti. Oltre ad essere giovane proviene dal movimento degli Indignados di cui era uno dei principali esponenti.
Comunque finiscano queste contraddizioni al vertice, se da una parte sono il riflesso di un cambiamento della situazione oggettiva, dall’altra aprono a loro volta delle nuove crepe in cui possono inserirsi e farsi strada idee e posizioni che in maniera sempre più conseguente si schierano dalla parte dei lavoratori e delle classi subalterne.
Un processo a cui non mancheranno di dare il loro contributo i compagni della tendenza Lucha de clases che, se da una parte avanzano la parola d’ordine del fronte unico Izquierda unida -Podemos, dall’altra non si sottraggono dal terreno del dibattito interno al movimento contro ogni cedimento riformista e moderato.


30 Giugno 2014


dal sito FalceMartello

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