BERNIE SANDERS:
IL RITORNO DEL SOCIALISMO NEGLI USA
di Yurii Colombo
Sanders, 74 anni, è stato il primo politico americano di rilevanza nazionale dai tempi del leggendario tribuno Eugene Debs, a definirsi apertamente socialista. Di famiglia di immigrati ebrei polacchi, Sanders ha mosso i primi passi della sua carriera politica nei movimenti studenteschi e contro la guerra degli anni ’60 per poi essere eletto più volte sindaco della cittadina di Burlington nel Vermount per poi approdare al Senato degli Stati Uniti nel 2007 (Sanders è stato riconfermato nel 2012).
La sua decisione di partecipare alle primarie del Partito Democratico per la Presidenza degli Stati Uniti come indipendente, partita un po’ in sordina sta ora stupendo tutti gli osservatori. Sanders che ha lanciato la sua candidatura senza avere il sostegno economico dei grandi gruppi economici americani, nei sondaggi ha raggiunto il 24% dei consensi secondo solo alla potente Hillary Clinton data al 49%.
Il programma di Sanders (15$ paga oraria minima, riduzione delle tasse universitarie, sistema sanitario nazionale, parità salariale tra uomo e donna per citare solo alcuni elementi qualificanti) ha scosso le soporifere primarie democratiche. La sua campagna ha attratto l’attenzione e il sostegno di ampi strati della popolazione americana non solo degli operai o dei giovani che avevano partecipato al movimento di Occupy ma dei lavoratori ad alta qualifica e del ceto medio.I suoi vibranti comizi tenuti un po’ in tutto il paese ha visto la partecipazione spesso entusiasta di migliaia di persone.
Durante e subito dopo il confronto televisivo tra i candidati alla nomination seguito da 15 milioni di persone in tutto il paese, nello spazio di quattro ore, Sanders ha ricevuto donazioni per la sua campagna per un milione e trecentomila dollari. Si tratta di un vento nuovo che spira in America da qualche tempo: solo due anni fa a Detroit è stata eletta consigliere comunale Kshama Sawant militante di Socialist Alternative (una organizzazione trotskista non settaria) che è poi riuscita a far approvare l’introduzione nella provincia del minimo salariale orario di 15$.
Le dinamiche che stiamo vedendo anche in Europa con l’ascesa di Siryza, di Podemos, con la crescita delle sinistre in Portogallo e l’elezione di Corbyn a segretario del Labour in Gran Bretagna sono pieno svolgimento anche negli USA. La crisi del capitalismo esplosa nel 2008 ha mandato in frantumi le speranze di milioni di persone anche in un paese il cui successo e l’adesione al sistema capitalistico è sempre stato legato alla mobilità sociale verso l’alto. Il socialismo non è più una parolaccia e sta incontrando l’interesse di milioni di persone non in realtà esotiche ma nel cuore del capitalismo mondiale.
Dopo il crollo dello stalinismo e la lunga ritirata delle socialdemcrazie, il socialismo torna ad essere in sintonia con le aspettative di milioni di lavoratori ma anche di cittadini della classe media. Ovviamente né in Europa né tantomeno negli USA si tratta di un processo lineare e senza difficoltà. Per esempio il richiamo al socialismo democratico di Bernie Sanders non si colora di una netta opposizione a nuove avventure americane in Afghanistan e talvolta la sua difesa del mondo del lavoro rischia di prendere le sembianze del protezionismo. Inoltre è altamente improbabile che una alternativa socialista potrà passare attraverso i canali istituzionali del partito democratico comunque legato ai finanziamenti e al controllo politico delle grandi multinazionali americane.
Oggi può essere positivo che attraverso le primarie americane possano riprendere forza le idee del socialismo ma è anche necessario che lo sviluppo della sinistra negli USA passi lo sviluppo di un partito socialmente radicato, che ancora non esiste. Si tratta di questioni e di sfide di cui si possono vedere facilmente delle analogie con la situazione italiana e su cui si dovrà tornare a riflettere.
24 Ottobre 2015
dal sito Risorgimento Socialista
Nessun commento:
Posta un commento