IL DIBATTITO SULL’IMPERIALISMO
IN PAKISTAN E ALTROVE: I NUOVI FASCISMI IN FORMAZIONE
di Farooq Tariq
Pubblichiamo il particolare contributo di Farooq Tariq sui nuovi “fascismi” in formazione in contesti diversi dall’Europa, dove è nato e si è sviluppato il fenomeno del fascismo nelle sue diverse declinazioni. Farooq Tariq, portavoce nazionale del Labour Party Pakistan, nota come da anni, in un contesto segnato da profondi cambiamenti, Stati come India, Pakistan, Afghanistan, Iraq, Siria, Sri Lanka, e vari altri paesi dell’Africa e dell’Asia, si stiano affermando correnti “fasciste con riferimenti religiosi” in Stati diversi stati come l’India, il Pakistan, l’Afghanistan, l’Iraq, la Siria, il Sri Lanka, ma anche in altri paesi dell’Asia e dell’Africa. Sebbene sia in discussione l’attributo “fascista” per questi movimenti, il loro carattere reazionario è indubitabile e costituiscono una grave minaccia per i movimenti operai, contadini e progressisti che spesso devono difendersi anche con le armi dall’attacco violento che essi subiscono. Alcune formazioni di sinistra, “campiste”, hanno spesso giustificato, e in certi casi anche esaltato, l’ascesa di gruppi fondamentalisti ritenendo per il loro carattere “antimperialista”. In realtà, gruppi come i Talebani, nonostante il loro contrasto con gli Stati Uniti, rappresentano una forza controrivoluzionario. In Pakistan convergono con lo Stato nello schiacciare le donne, gli operai e i contadini che osano alzare la testa ed organizzarsi per una società giusta, libera ed egualitaria. Con questo fenomeno, che attiene alla nuova fase dell’imperialismo, dovremo fare i conti nei prossimi anni e non sarà più sufficiente analizzarlo solo con gli occhi rivolti al passato. (ndr)
IN PAKISTAN E ALTROVE:
I NUOVI FASCISMI IN FORMAZIONE
Mathews N Lyons, ricercatore indipendente e studioso dei movimenti reazionari, ha definito il fascismo come: « ... una forma di ideologia di estrema destra che celebra la nazione o la razza come una comunità organica che trascende tutte le altre lealtà. Enfatizza un mito di rinascita nazionale o razziale dopo un periodo di declino o distruzione. A questo fine, il fascismo fa appello a una rivoluzione spirituale contro i segnali di decadenza morale come l’individualismo e il materialismo e cerca di eliminare le forze e i gruppi alieni che minacciano la comunità organica. Il fascismo tende a celebrare la mascolinità, la giovinezza, l’unità mistica e il potere rigenerativo della violenza. Spesso, ma non sempre, promuove dottrine di superiorità razziale, persecuzione etnica, espansione imperialistica e genocidio».
Varie forme di nuovi fascismi sono emerse nel mondo durante gli ultimi 30 anni. Tra questi ci sono i Talebani e compagnia. Una delle prime conseguenze del fenomenale potere destabilizzante della globalizzazione capitalista è la spettacolare crescita dei nuovi fascismi con una potenziale base di massa. Alcuni prendono forme relativamente classiche, come Alba Dorata in Grecia, collocandosi in nuovi riflessi xenofobici e su base identitaria.
Ma il fenomeno ora dominante è l’affermarsi di correnti fasciste con riferimenti religiosi e non con quelli di popolo/Stato, razza e nazione. Questi [nuovi fascismi] pongono ora una considerevole minaccia in Stati come India, Pakistan, Afghanistan, Iraq, Siria, Sri Lanka, e vari altri paesi dell’Africa e dell’Asia.
Il mondo musulmano non ha il monopolio in questo campo, ma è certamente nel mondo musulmano che il fenomeno ha assunto una particolare dimensione internazionale con movimenti transfrontalieri come lo Stato Islamico o i Talebani, con la loro presenza di massa in Iraq, Siria, Afghanistan e Pakistan, e reti connesse in modo più o meno formale dal Marocco all’Indonesia e anche nel sud delle Filippine.
I movimenti fascisti non sono legati organicamente al grande capitale, come era il caso della Germania nazista, ma esercitano un terrore fascista, anche nella vita quotidiana. Dove esistono, occupano la nicchia politica del fascismo, e pongono alla nostra generazione nuovi problemi politici di resistenza antifascista su larga scala.
Questa è la più grave minaccia e sfida posta oggi alle forze progressiste, non solo nei paesi musulmani ma in tutto il mondo.
Non molto tempo fa, una parte significativa della sinistra radicale internazionale riteneva che l’ascesa di gruppi come i Talebani avesse un carattere progressista e antimperialista. Però, un gruppo come i Talebani, anche se si scontra con gli Stati Uniti, rappresenta una forza controrivoluzionaria spaventosa. Oggi, quelli che mantengono queste posizioni sono meno numerosi, ma il campismo rimane presente in questo settore.
C’è un’ascesa di organizzazioni di tipo neofascista, neonazista e identitarie esclusiviste. È diventato un fenomeno mondiale. Viviamo in un periodo in cui un numero significativo di musulmani pensa che il fondamentalismo religioso sia uguale all’antimperialismo. Questi ritengono che gli estremisti sono contro gli USA e combattono le politiche neocoloniali delle forze imperialiste.
Oggi il neoimperialismo rimane intatto. Possiamo usare questo termine per Cina e Russia? Sono entrambe potenze capitalistiche. È una domanda importante.
Il dibattito sulle nuove formazioni basate sulla religione è legato alla natura dell’imperialismo e dell’antimperialismo oggi. I dibattiti iniziali sull’imperialismo risalgono agli inizi del 20° secolo, al tempo del completamento della formazione degli Stati nazionali in occidente, degli imperi coloniali e delle guerre interimperialiste tese a modificare la divisione del mondo. Tutte le definizioni di imperialismo di quel tempo riflettono questo contesto geopolitico.
Le rivoluzioni seguite alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale, sconvolsero il quadro geopolitico, con una nuova e più complessa configurazione che combinava entro tale quadro l’opposizione di rivoluzione e controrivoluzione, blocchi dell’Ovest e dell’Est, decolonizzazione e zone di influenza più o meno esclusiva, competizione interburocratica (URSS/Cina) e interimperialista.
Con il collasso dell’Unione Sovietica e dei paesi dell’Europa dell’Est negli anni 1990, gli USA assunsero la posizione guida nel dettare i termini politici ed economici. Volevano condizioni economiche simili in tutti i paesi, promosse dalla Banca Mondiale e dal FMI. A questo si oppose un colossale movimento antiglobalizzazione.
Dal 1990 ad oggi c’è stato un cambiamento radicale. Inizialmente, le borghesie e gli Stati imperialisti tradizionali furono veri conquistatori, con penetrazione nei mercati dell’Est, intervento in Afghanistan (2001) e Iraq (2003) e così via. Poi ci fu stagnazione militare, la crisi finanziaria, l’emergere di nuove potenze (Cina) e le rivoluzioni arabe.
Tutto ciò portò ad una perdita di iniziativa e controllo geopolitici, il cui risultato è che oggi Washington reagisce più su una base di emergenze che sulla pianificazione dell’imposizione del suo ordine nel mondo. Fu George W. Bush ad attuare la politica avventurista dell’invasione dell’Iraq, finita in un disastro. L’Iraq fu una sconfitta maggiore per l’imperialismo USA, e la situazione è andata totalmente fuori controllo nell’intera regione, in particolare in Siria,e Iraq. L’emergere dello Stato Islamico deve essere vista in tale contesto.
Nel periodo iniziale dopo il fallimento USA, furono fatti tentativi di usare l’Isis per mettere in piedi un governo effettivo in Iraq. L’Isis fu usato per sostituire il governo dell’Iraq dando come risultato un potere senza precedenti per l’Isis non solo nella regione ma nel mondo.
Ciò a cui assistiamo oggi nel mondo arabo è che la controrivoluzione è dominante, sotto forma dell’Isis e di varie altre formazioni. Oggi ci troviamo di fronte alle contraddizioni tra Stati capitalisti, alla crisi ambientale e a movimenti controimperialisti reazionari. Tali forze controimperialiste reazionarie sono i nuovi fascismi in formazione, e hanno attirato una larga parte dei giovani istruiti della classe media
Quelli che non hanno aderito a queste tendenze fasciste di estrema destra, aderiscono a partiti di destra che pure proclamano di essere organizzazioni rivoluzionarie. Varianti di queste si possono vedere nel Pakistan Awami Tehreek e nel Pakistan Tehreek-e-Insaf. Queste formazioni, nuove nella politica pakistana, sono campioni di mascolinità, giovinezza, unità mistica e potere rigenerativo della violenza, così come le forze fasciste.
Organizzazioni come Tehreek-e-Taliban Pakistan, Jamaatud Dawa, Lashkar-e-Jhangvi, Sipah-e-Mohammed, Jaish Mohammed sono diverse forme dei nuovi fascismi in formazione. Tutte vogliono impadronirsi dello Stato con mezzi militari, basandosi principalmente sul malcontento della classe media verso il sistema.
Sono tutte settarie [nel senso religioso] e violente. Tutte vogliono eliminare fisicamente i loro oppositori politici. Sono contro le minoranze religiose. Ci sono quindi tutti i tratti del fascismo, a parte il fatto che questi nuovi fascismi si basano sulla religione invece della nazione come era nel caso del fascismo classico.
La sola risposta per un’effettiva opposizione è un fronte unico di tutte le forze progressiste, dei movimenti sociali radicali e dei movimenti sindacali e contadini. Tale fronte unico può discutere varie opzioni inclusa la resistenza armata per combattere contro le forze neofasciste.
Fare affidamento sui mezzi militari dello Stato o sulle strategie di occupazione dell’imperialismo USA non aiuterà a eliminare gli estremisti. Al contrario, gli estremisti possono conquistare, e hanno conquistato, la loro identità di antimperialisti a causa di questi attacchi. Ma noi dobbiamo essere assolutamente chiari sul fatto che l’antimperialismo dell’estremismo è un concetto folle.
2 novembre 2014
da: Europe Solidaire Sans Frontières
dal sito Sinistra Anticapitalista
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