Diari di Cineclub

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Rivista Cinematografica online e gratuita

domenica 28 maggio 2017

LA LA LAND: UN GRANDE MUSICAL di Stefano Santarelli




LA LA LAND: UN GRANDE MUSICAL
di Stefano Santarelli



“Brindiamo ai sognatori
per quanto folli possono sembrare.
Brindiamo ai cuori che soffrono.
Brindiamo ai disastri che combiniamo”




E' passato più di un mese dalla notte magica degli Oscar e forse è possibile oggi tracciare una riflessione più serena sul film che indiscutibilmente è stato il trionfatore di quella notte con le sue 14 nomination ed i suoi 6 Oscar e i 7 Golden Globe vinti (tra cui quello della Regia, della migliore attrice protagonista, della migliore colonna sonora e della migliore canzone), ci stiamo riferendo ovviamente a La la land.
Era dai tempi di Tutti insieme appassionatamente ((The Sound of Music , 1965) che un Musical non faceva una così grande incetta di Premi Oscar, ma il film interpretato da Emma Stone ha diviso notevolmente la critica cinematografica con stroncature velenose ed ingenerose che più che riguardare questa pellicola puntano a criminalizzare un intero genere, per l'appunto quello del Musical.

sabato 27 maggio 2017

PSOE: NUOVA SOCIALDEMOCRAZIA O SEMPLICE CAMBIO AL VERTICE? di Jaime Pastor







PSOE
NUOVA SOCIALDEMOCRAZIA O SEMPLICE CAMBIO AL VERTICE?
di Jaime Pastor



Le primarie del 21 maggio inaugurano senza dubbio l’inizio di una nuova tappa nella storia del Partido Socialista Obrero Español (PSOE). Sarà solo il tempo a dirci se tutto si ridurrà a un ricambio nell’élite dirigente del partito o se, invece, si tratterà dell’entrata in una fase nella quale il social-liberismo verrà relegato nel passato per poter essere all’altezza del compito di farla finita con il Grande Saccheggio. [1] È possibile che si verifichi la prima ipotesi, o che ci si attesti su una linea intermedia che produrrà nuovamente frustrazione: ma la partita è appena incominciata e non possiamo essere indifferenti al suo svolgimento.

Si può cominciare riconoscendo che, dopo la accanita campagna sviluppata dalla coalizione di interessi che il 1° ottobre scorso rovesciò Pedro Sánchez, [2] la vittoria conseguita dalla maggioranza dei militanti del PSOE nelle primarie di ieri è senza alcun dubbio una buona notizia per tutti coloro che intendono cacciare Rajoy e continuare a combattere un regime in crisi. Basta leggere editoriali come quello pubblicato oggi da «El País» (El “Brexit” del PSOE) per toccare con mano il grado di disperazione dell’establishment di fronte a un risultato che «ci pone di fronte a una situazione molto difficile per il nostro sistema politico».

In effetti, quantunque sia molta la distanza che separa Sánchez da Corbyn o da Benoît Hamon - come sottolineavamo in un altro articolo [3] -, questo risultato conferma la tendenza, comune ad altri Paesi, della ribellione della base socialista di fronte alla crescente crisi di identità e di progetto che questa corrente politica attraversa almeno sin dai tempi della “Terza via”, uno dei cui pionieri è stato, non dimentichiamolo, Felipe González.

mercoledì 24 maggio 2017

LA FINE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA EUROPEA di Aldo Giannuli








 LA FINE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA EUROPEA
di Aldo Giannuli




Una settimana fa la Spd di Schulz (sino a non molto tempo prima data in forte risalita) ha incassato la terza batosta di fila in una elezione locale (e nel land più popoloso, tradizionale roccaforte socialdemocratica); ormai nessuno più crede che Schulz possa sfidare credibilmente la Merkel ed alcuni iniziano a prospettare scenari con una Spd sotto il 20%. Più o meno contemporaneamente, i socialisti spagnoli (ridotti ai minimi termini elettoralmente) sono alle soglie di una scissione rovinosa. Il tutto dopo la dèbacle senza precedenti dei socialisti francesi. E’ la fine della socialdemocrazia europea?

Scorriamo le tendenze elettorali di lungo periodo in Europa:

venerdì 19 maggio 2017

"STALIN" DI TROTSKY, UN CAPOLAVORO DEL MARXISMO di Alan Woods



"STALIN" DI TROTSKY, 

CAPOLAVORO DEL MARXISMO 

di Alan Woods



Il 20 agosto del 1940, la vita di Trotsky fu brutalmente spezzata con una piccozza da un agente stalinista. Tra le opere lasciate incompiute vi era la seconda parte del libro Stalin. Questo lavoro è probabilmente unico nella letteratura marxista, in quanto tenta di affrontare alcuni degli eventi più importanti del ventesimo secolo non solo in termini di trasformazioni economiche e sociali epocali, ma nella psicologia individuale di coloro che recitano come protagonisti di un grande dramma storico.

Il rapporto tra psicologia individuale e processi storici fornisce un tema affascinante per gli storici e costituisce la base del lavoro qui presentato. Come si è arrivati al punto che Stalin, che ha iniziato la sua vita politica come rivoluzionario e bolscevico, l'ha conclusa come mostruoso tiranno? Si trattava di un esito preordinato, magari per fattori genetici o dovuto a esperienze dell’infanzia?

mercoledì 17 maggio 2017

IL PROGETTO INSIDIOSO DELLA MINISTRA PINOTTI di Antonio Moscato





 IL PROGETTO INSIDIOSO DELLA MINISTRA PINOTTI
di Antonio Moscato



Giulio Marcon sul Manifesto di oggi critica la ministra Pinotti, ma il titolo sostiene che lei abbia fatto un autogol parlando di servizio civile obbligatorio. Non ne sono sicuro. La proposta è probabilmente vaga e imprecisa proprio per offrire spazio ai commenti che la tirano nella direzione auspicata dalla Pinotti, a partire da quello del capo di Stato maggiore generale Claudio Graziano. Forse non è neppure condivisa da tutto il governo, dato che sembra sia stata apparentemente respinta dal sottosegretario Luigi Bobba, che ha la delega per il servizio civile, ed è di provenienza ACLI, che a un’estensione a tutti i giovani preferirebbe un semplice aumento dei fondi per il servizio volontario esistente.

sabato 13 maggio 2017

LA VELENOSA PALUDE ITALIANA di Franco Turigliatto





LA VELENOSA PALUDE ITALIANA
di Franco Turigliatto


Il governo che segue è sempre peggiore di quello che l’ha preceduto. Si può invertire questa legge non scritta del liberismo? Non possiamo finire nella ridotta della scelta tra Macron e Le Pen, ma neanche in quella tra Renzi e Grillo, con Salvini a raccoglierne i marci frutti


Le vicende dell’ultimo decennio hanno messo in luce in Italia, ma anche in Europa, una nuova implacabile legge politica: il governo che segue è ancora peggiore di quello che l’ha preceduto, sempre più antioperaio, liberista, guerrafondaio e liberticida. Sono gli imperativi della concorrenza capitalista e delle politiche liberiste che, da un governo all’altro, moltiplicano gli attacchi delle classi dominanti alle condizioni di vita e ai diritti delle classi popolari.

Vale per la Francia e per l’Inghilterra e vale per il nostro paese che ha subito dopo i disastri di Berlusconi, la mannaia di Monti e Fornero, le ingiustizie di Letta e poi le prepotenze di Renzi. Chi si illudeva che dopo la dura sconfitta del 4 dicembre con l’affermazione nelle urne della difesa dei diritti democratici scritti nella Costituzione, le cose potessero cambiare, si sbagliava di grosso. Il governo Gentiloni in pochi mesi ha messo in atto misure che approfondiscono ancora l’opera del suo predecessore spaziando sui terreni più diversi: i decreti legislativi della buona scuola hanno ulteriormente peggiorato la condizione degli insegnanti e la destrutturazione della scuola pubblica, i regali alle banche sono stati moltiplicati per dieci, le spese militari sono ulteriormente lievitate e così il ruolo militare dell’Italia nella congrega imperialista in giro per il mondo; il decreto Minniti costituisce un vergognoso attacco alla già terribile condizione dei migranti, trasforma i sindaci in podestà/sceriffi per cacciare dal “decoro” delle città i poveri più derelitti quasi che “l’indecorosità” non stia nelle politiche della borghesia che hanno allargato a dismisura l’area della povertà (nove milioni di persone nel nostro paese); lo stato si dota di ulteriori strumenti preventivi e repressivi per stroncare sul nascere le lotte e le mobilitazioni dei lavoratori. E non bisogna dimenticare il rifiuto di un serio intervento pubblico per affrontare la crisi dell’Alitalia in funzione degli interessi dei lavoratori e della collettività e non delle logiche del mercato.

Gentiloni ha potuto fare tutto questo in silenzio e in tranquillità. Se Renzi operava attraverso le slides ingannevoli e la propaganda gridata, la scelta del suo successore, ben correlata con le indicazioni della borghesia e l’opportuna e discreta copertura mediatica, è quella di apparire moderato, quasi non fosse operativo, quando invece inanella una dopo l’altra le peggiori ingiustizie.
L’ultima è naturalmente la legge sul porto d’armi e sulla cosiddetta legittima difesa, con cui si vuole importare in Italia la barbarie dei cittadini armati con le drammatiche conseguenze testimoniate dalle vicende degli Stati Uniti.

venerdì 12 maggio 2017

PIERRE BROUE': LA STORIA CONTRO "L'ASSASSINIO DELLA MEMORIA" di Francesco Giliani





PIERRE BROUE': LA STORIA CONTRO "L'ASSASSINIO DELLA MEMORIA"
 di Francesco Giliani



Rendiamo disponibile on line l'introduzione, scritta da Francesco Giliani per il capolavoro di Pierre Broué, "Comunisti contro Stalin", che abbiamo tradotto e pubblicato per la prima volta in lingua italiana. Per richiederlo scrivi a redazione@marxismo.net .



“Quando in Occidente apparve l’Arcipelago Gulag (1) di Aleksandr Solženicyn fu come un torrente che s’abbatté sulle menti, le conquistò o le intimidì, comunque le cambiò per sempre. Il 'saggio di inchiesta investigativa' era colmo di fatti, non confutabili; il tono era quello del profeta; lo sguardo sui campi di Lenin e Stalin aveva l’acutezza che possiedono gli occhi costantemente spalancati sul dolore. Occhi che scrutano dietro il sipario srotolato sulle cose; che le disvelano, come nell’Apocalisse quando ogni velo cade”. (2)

martedì 9 maggio 2017

Macron! Et après? di Stefano Santarelli




Macron! Et après?
di Stefano Santarelli



Come era facilmente prevedibile Emmanuel Macron è il nuovo presidente della Repubblica francese battendo nettamente la leader del Front national, Marine Le Pen con il 66.1% contro il 33.9%. Ma nonostante questa vittoria, anzi grazie anche a questa vittoria, la crisi della Quinta repubblica rimane tuttora irrisolta infatti è da registrare il record di astensionismo che non è mai stato così alto in una elezione presidenziale: il 25% a cui si devono aggiungere il 12% delle schede bianche testimoniando così l'esistenza di una Francia che non si riconosce nell'alternativa Macron- Le Pen.
Più che un voto a Macron, lo sconosciuto ministro dell'Economia del 2° Governo Valls, questo è stato un voto contro la Le Pen. Il Front national ha raddoppiato comunque i voti rispetto al precedente ballottaggio del 2002 quando si presentò con il padre di Marine contro Chirac. E bisogna riconoscere che questa formazione neo fascista si sta sdoganando nella politica francese: è stata ricevuta all'Eliseo dopo i gravi attentati terroristi dell'Isis a Parigi, è l'organizzazione politica che raggiunge il più alto consenso all'interno della classe operaia (sic), è nel discorso di vittoria quando la Le Pen ha raggiunto l'obiettivo del ballottaggio vi è stata un netta rivendicazione per prendere l'eredità di Charles De Gaulle una eredità che i neo gollisti de Les Républicaines hanno completamente anacquato negli ultimi anni. E se il Front national riprende le classiche tematiche dell’estrema destra: la priorità nazionale, il razzismo anti-immigrato soprattutto anti-mussulmano che restano al centro della sua politica non lo si può però definire un partito fascista classico e non a caso dopo queste elezioni il FN ha deciso di cambiare il suo nome.

lunedì 1 maggio 2017

PER UN PRIMO MAGGIO DI LOTTA CONTRO I PADRONI di Chiara Carratù





PER UN PRIMO MAGGIO DI LOTTA CONTRO I PADRONI
di Chiara Carratù


Oggi più che mai è necessaria una campagna per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario ed è necessario l’intervento dello stato per creare occupazione per tutti/e. Oggi più che mai è necessario un progetto politico che si ponga l’obiettivo di un forte cambiamento sociale e dell’abbattimento del capitalismo



Il primo maggio nella storia

Il primo maggio è nato alla fine dell’800 come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori e lavoratrici che, senza barriere sociali e geografiche, si sono uniti per rivendicare i loro diritti e per migliorare la loro condizione.
La data scaturì da una proposta concreta le cui parole d’ordine furono sintetizzate nello slogan, coniato in Australia nel 1855, “otto ore di lavoro, otto ore di svago, otto ore per dormire”.
La lotta per l’abbassamento dell’orario di lavoro è stata, nella storia del movimento operaio di fine Ottocento e Novecento, dura e non tutti i paesi arrivarono nello stesso momento a leggi che introducevano la giornata lavorativa di otto ore. Furono necessari anni di lotte e una mobilitazione duratura e prolungata nel tempo che costò la vita anche a molti lavoratori e lavoratrici.
Il primo stato ad approvare una legge che introduceva la giornata lavorativa di otto fu lo stato dell’Illinois nel 1866. La classe operaia statunitense fu protagonista di scioperi e manifestazioni poderose che aprirono la strada alla classe operaia europea, francese in particolare, che proprio alla fine dell’800 fu protagonista della straordinaria esperienza della Comune.
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