Diari di Cineclub

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lunedì 6 gennaio 2020

LOTTA OPERAIA E LOTTA ARMATA. UN TEMA DIFFICILE DA TRATTARE di Giorgio Amico







LOTTA OPERAIA E LOTTA ARMATA.
UN TEMA DIFFICILE DA TRATTARE
di Giorgio Amico (*)



È da poco in libreria "Il professore dei misteri" di Marcello Altamura. "Storia segreta del doppio livello" recita il sottotitolo facendo intendere chissà quale rivelazioni. In realtà una ricerca giornalistica, condotta con il taglio di certe trasmissioni d'inchiesta televisive dove i temi trattati si ingarbugliano al punto da diventare labirinti senza uscita, che ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, dimostra come il fenomeno della lotta armata nell'Italia degli anni '70 resti incomprensibile per gran parte di chi se ne è vario titolo occupato, a partire proprio dalla stampa.

domenica 5 gennaio 2020

BRACCIO DI FERRO NEL GOLFO di Franco Iacch





BRACCIO DI FERRO NEL GOLFO
di Franco Iacch (*)


Una guerra tra Stati Uniti ed Iran non ci sarà. L’amministrazione Trump vuole passare alla storia per aver messo fine alle guerre americane nel Medio Oriente, non per iniziarne di nuove. Anche l’Ayatollah Ali Khamenei, suprema guida dell’Iran, ha pubblicamente affermato che una guerra con gli Stati Uniti non ci sarà. Ciò non significa che qualche azione aggressiva isolata e non autorizzata, date le tensioni create, potrebbe verificarsi, ma una guerra totale tra i due paesi è da escludere. Il concetto stesso di guerra convenzionale tra stati, pena conseguenze inimmaginabili ed evoluzioni imprevedibili, è storia. L’Iran non è certamente l’Iraq o la Corea del Nord, ma non rappresenta una minaccia militare convenzionale per gli Stati Uniti. Per intenderci: nessun paese al mondo potrebbe sconfiggere gli Stati Uniti. Un attacco preventivo convenzionale contro l’Iran ridurrebbe certamente le capacità militare del paese, ma non escluderebbe la ritorsione contro le basi statunitensi in Medio Oriente ed Israele. Qualora scoppiasse una guerra totale e senza limiti tra Stati Uniti ed Iran, sarebbe proprio la disparità atomica a rendere irrilevanti tutte le altre voci convenzionali dell’equazione.

sabato 4 gennaio 2020

NICOLETTA DOSIO: GRAZIA NO GRAZIE. MEGLIO UN'AMNISTIA SOCIALE di Checchino Antonini






NICOLETTA DOSIO:
GRAZIA NO GRAZIE.
MEGLIO UN'AMNISTIA SOCIALE
di Checchino Antonini 



Nicoletta Dosio: «No a provvedimenti di clemenza che riguardino soltanto la mia persona»
L’11 gennaio corteo nazionale a Torino


Dove erano tutti i campioni di coerenza, a iniziare da Di Maio, quando un governo 5 stelle ha dato il via libera a Tap, Tav e Terzo Valico? 
E’ questa domanda che dovrebbe campeggiare nelle cronache politiche compiaciute, o disperate, per lo sgretolamento del gruppo parlamentare appartenente al partito proprietario di Casaleggio e Grillo. 
E’ questa domanda che dovrebbe aleggiare in tutti quei settori della sinistra sociale, politica e sindacale, raggrumata o sparpagliata, dura o morbida, ma attirati a vario titolo dalle sirene del nuovo che avanza e/o del voto utile, al punto da riversarsi in massa nel voto a cinque stelle, o rifugiarsi nel sogno di un Pd capace di discontinuità. 
Zingaretti, a poche ore dalla conquista del Nazareno, era il 4 marzo scorso, fece il debutto in società fianco a fianco delle madamin Yes Tav, Cgil compresa. 
La premessa è utile perché l’arresto di Nicoletta Dosio mette movimenti sociali, troppo spesso disarticolati e autoreferenziali, di fronte all'ennesimo salto di qualità delle strategie della repressione. 
E, mentre le “sardine” – versione fine decennio del nuovo che avanza – sono mute come i pesci, appunto, e si preparano a tirare la volata a un Pd emiliano mai sazio di asfalto e cemento, da Torino arriva la convocazione di un corteo per l’11 gennaio per la libertà della 73enne incarcerata che, intanto, dalle Vallette fa arrivare il suo «No a richieste di grazia o a provvedimenti di clemenza che riguardino soltanto la mia persona»
Piuttosto si parli di «amnistia sociale», fa sapere la militante comunista e No Tav, che riguardi i reati connessi ai comportamenti (come le occupazioni abusive di alloggi) dettati dall'aggravamento della povertà prodotto dalla crisi economica negli ultimi anni. 
Tra chi aveva parlato dell’ipotesi di una grazia per la Dosio ci sono stati, nei giorni scorsi, i Giuristi Democratici e Paolo Cento (Sinistra Democratica-Leu). Una petizione era stata lanciata anche sulla piattaforma change.org
«Chi invoca la “grazia” per Nicoletta sappiamo che lo fa spinto dalle migliori ragioni – aveva detto da subito il movimento No Tav – dalla speranza che il potere possa finalmente riconoscere un errore, grande come queste montagne, e da qui partire per chiudere una vicenda che pare senza tempo. 
Chi scrive pensa che però non sia questa la strada giusta, la grazia non la vuole Nicoletta, e non la chiederà per se stessa, perché non il punto non è risolvere la sua situazione attuale, ma quella di riconoscere come in tutti questi anni procura, questura e tribunali abbiano giocato una partita politica, delegati dallo stato. 
Noi vogliamo che si dica che il Tav è un’opera inutile, devastante e che tutti vengano liberati e la valle venga smilitarizzata. Non è pretendere troppo, ma il giusto. Libertà per tutti e tutte, siamo solo all'inizio di questa lotta».
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