Diari di Cineclub

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Rivista Cinematografica online e gratuita

lunedì 22 luglio 2019

IMMIGRAZIONE: UNA CONVERSAZIONE CON ZARIA GALIANO




  
IMMIGRAZIONE: 
UNA CONVERSAZIONE CON ZARIA GALIANO


E' indubbio: se le politiche sull'immigrazione del governo gialloverde non incontrassero nessuna opposizione di piazza, ci si troverebbe di fronte a un preoccupante segnale di passività sociale. Tuttavia, i contenuti espressi dalle mobilitazioni antirazziste degli ultimi mesi ci hanno spesso lasciato perplessi. Dominanti, infatti, sono risultati quei motivi umanitari che, alla lunga, rischiano di minare l'incisività del discorso, riducendo la cosiddetta “questione immigrazione” a un fenomeno a sé stante, da affrontare armati di buon senso e di buoni sentimenti. Spinti da questa constatazione, ci siamo rivolti a Zaria Galiano, combattiva esponente del Comitato Immigrati in Italia, a più riprese intervenuta sul nostro sito. Nella conversazione che abbiamo svolto con lei emergono, a nostro avviso, diverse elementi utili a riformulare il pensiero e l'azione sul tema, a partire dalla sua collocazione all'interno della contraddizione tra capitale e lavoro.



Vorremmo partire da una delle rivendicazioni chiave del Comitato Immigrati: l'introduzione, in Italia, dello Ius soli. Nella stessa sinistra di classe c'è chi la liquida come un'istanza di rilievo secondario, perché esclusivamente interna alla sfera dei diritti civili...

In realtà, lo Ius soli è fondamentale anche e soprattutto in un’ottica classista. Perché essere o non essere cittadini italiani, non è indifferente in relazione alla collocazione sul mercato del lavoro. Tra due ragazzi che hanno seguito gli stessi corsi di studio, quello senza cittadinanza sarà inevitabilmente più ricattabile dalla parte datoriale.. Per non dire di tutti quei lavori ai quali non puoi accedere se non sei cittadino/a di questo paese. Il fatto che in Italia ci siano così tanti giovani in condizioni di “minorità giuridica” contribuisce anche ad abbassare il costo del lavoro, nei fatti danneggiando tutti. 

martedì 16 luglio 2019

ANCORA COMPLEANNI SENZA IL FESTEGGIATO? di Zaria Galiano






ANCORA COMPLEANNI SENZA IL FESTEGGIATO?
di Zaria Galiano



Vedo che continuano ad andare molto di moda i compleanni dove il festeggiato non viene neanche invitato e non gli si fa nemmeno una telefonata per chiedergli se è d'accordo almeno sul menù della festa.

Si continua a parlare a nome degli immigrati e non si fa il neanche il minimo sforzo per chiedergli quali siano le loro vere necessità.

Si fanno presidi contro il Decreto Sicurezza e non si fa il minimo cenno alla legge Bossi-Fini, soprattutto sulla questione del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro, o alla necessità di un'urgente regolarizzazione dei "clandestini", o alla necessaria discussione in parlamento di una legge sullo ius soli, o al diritto al voto amministrativo per i lavoratori migranti, o al vergognoso iter burocratico per richiedere la cittadinanza italiana.

venerdì 5 luglio 2019

UN'ESTATE CON RISENTIMENTO di Teresio Spalla









UN'ESTATE CON RISENTIMENTO 
di Teresio Spalla




Almanacco di Teresio Spalla . maggio-giugno 2019
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Nonostante i già precedenti mesi di assenza, l’Almanacco e l’Almanacchino ritornano a fine luglio.
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Intanto, un breve ricordo e una sempre rinnovata esortazione alla “disobbedienza civile” per chi la vuole conoscere meglio; non la impongo a nessuno

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Il libro di cui vedete parte della copertina è un’edizione vecchia ma la traduzione (Pietro Sanavio) resta valida, e la prefazione (della grande americanista Marisa Bulgheroni che allora aveva poco più di quarant'anni) conserva la sua freschezza sebbene non su tutto dobbiamo essere necessariamente d’accordo.

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Stampato nel 1970, lo comprai nell'estate del ’74. Era esposto all'esterno di una storica libreria della mia città natale che adesso non c’è più.
Lo comprai probabilmente attirato dalla inventiva copertina di Ferenc Pinter e dal prezzo (600£) perché allora avevo soltanto una vaghissima idea fanciullesca di chi fosse Henry David Thoreau e che, ventinovenne, avesse scritto il saggio sulla “disobbedienza civile” - ben 125 anni prima - e quanto esso fosse stato di sprone a Tolstoj, Chaplin, Hemingway, Martin Luther King, Adlaj Stevenson, Guido Calogero, Norberto Bobbio, Riccardo Lombardi, Don Milani e Don Zeno, il mio caro Pio Baldelli e anche Pietro Ingrao, tanti altri, e ad un maestro dimenticato nell’Italia di allora : Aldo Capitini (1899-1968) del quale un ripasso delle opere, e soprattutto delle iniziative prese in vita, non farebbe male a chiunque si professi autenticamente democratico e antagonista oggi, proprio oggi.

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Io non ero allora, non sono mai stato, non diventerò mai un pacifista tout court come non tutti ma molti – qui non citati - che si sono professati seguaci di Thoreau e Capitini.
Mi dimostri qualcuno che fu inutile imbracciare le armi in tante occasioni, dalla Rivoluzione Francese fino alla Resistenza.
Nell'arco di 150 anni le pur numerose sconfitte del bene contro il male, gli errori e gli equivoci e l’euforia mal riposta e i pregiudizi inaspriti nel popolo in armi, non sminuiscono il valore della sua lotta contro la reazione, il nazifascismo, le dittature e soprattutto l’ingiustizia sociale e civile.

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Ma vi sono momenti, nel corso della Storia - e quello che stiamo vivendo è esattamente uno di questi - in cui le avanguardie del pensiero libero e libertario sono in netta minoranza e la reazione domina le menti del popolo, le addomestica, le guida verso il baratro.
I neonazifasciorazzisti della Lega di Salvini e i fascisti dichiarati della Meloni e le tante forze e gruppi e gruppetti che li fiancheggiano sono alla testa della maggioranza dei cittadini di questo Paese.
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