Diari di Cineclub

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martedì 29 maggio 2018

IL RICATTO DI MATTARELLA NEL NOME DEI "MERCATI"





IL RICATTO DI MATTARELLA NEL NOME DEI "MERCATI"


CRISI SENZA FINE DI UN SISTEMA MARCIO!


Con la rinuncia del primo ministro Conte e con l’incarico a Cottarelli si è consumato un nuovo passaggio nella profonda crisi politica italiana e non solo.

I tatticismi parlamentari non possono spiegare interamente questa svolta a dir poco inattesa. Indubbiamente Salvini si sentiva sempre più stretto nell’alleanza con i 5 Stelle e pensa di poter passare all’incasso con nuove elezioni. Da parte sua Mattarella temeva come il fuoco un governo Lega-M5S che varasse la prossima legge finanziaria ed è riuscito, col suo veto su Paolo Savona come ministro, a resuscitare il “governo neutrale” che aveva già proposto senza esito alcune settimane fa.

Tuttavia questi calcoli appaiono deboli e fondati su dei veri e propri azzardi. Anche i cosiddetti “poteri forti” esprimono più preoccupazione che fiducia negli effetti della mossa di Mattarella. Confindustria si stava già apprestando a gestire un rapporto con l’annunciato governo giallo-verde, rapporto che certo non sarebbe stato idilliaco ma che pragmaticamente i padroni nostrani pensavano di poter ricondurre alla (loro) ragione. Persino il presidente francese Macron, totem dell’ortodossia liberista ed europeista, aveva già fatto una telefonata informale a Conte proponendogli di collaborare sul piano europeo.

lunedì 21 maggio 2018

NORVEGIA: A VOLTE BASTA UN SOLO DEPUTATO PURCHE' "ROSSO" di Cristiano Dan





NORVEGIA: 
A VOLTE BASTA UN SOLO DEPUTATO PURCHE' "ROSSO"
di 
Cristiano Dan


La notizia non è “fresca di stampa”, risale al marzo scorso, ma poiché la “stampa”, quanto meno quella italiana, non se n’è occupata, non è inutile darle un minimo di rilievo. Tanto più che di questi tempi i successi, anche piccoli, ottenuti dalla sinistra anticapitalista scarseggiano.

La notizia è questa: Sylvi Listhaug, la ministra della Giustizia, della sicurezza e dell’immigrazione del governo norvegese di destra, definita spesso come il «Trump» in quel Paese per via della sua xenofobia, si è dimessa. O meglio, ha dovuto dimettersi.

sabato 19 maggio 2018

ACCIAIO: SUL TITANIC DELL'ALLEANZA MOV5STELLE-LEGA E DELLE BUROCRAZIE SINDACALI SI BALLA MENTRE LA STRAGE CONTINUA





ACCIAIO: 
SUL TITANIC DELL'ALLEANZA MOV5STELLE-LEGA E DELLE BUROCRAZIE SINDACALI SI BALLA MENTRE LA STRAGE CONTINUA




L’ultimo incidente mortale di Taranto, che è costato la morte ad Angelo Fuggiano, e la drammatica domenica alle Acciaierie Venete di Padova (“Mio marito, pur sotto morfina, urla di dolore – ha raccontato Maria Lavinia, la moglie di David Di Natale giorni dopo l’accaduto) – il calore è stato così elevato che la pelle sta ancora bruciando”) sono le ultime testimonianze della strage e del dramma continuo nel mondo del lavoro (il numero di morti dall’inizio dell’anno non può essere definito in altro modo se non appunto strage), soprattutto nei settori più inquinanti e a rischio. Come l’acciaio. Mentre burocrazie sindacali e un governo ormai senza nessuna legittimità democratica continuano a sedere al tavolo dell’accordo ad ogni costo con l’Arcelor Mittal, e Movimento 5 Stelle e Lega continuano nel loro balletto e nei loro proclami di propaganda mentre cercano la strada per costruire un governo insieme, questa è la realtà del nostro Paese. L’acciaio uccide ripetutamente, inquinando e devastando i territori (Taranto su tutti) e per condizioni di lavoro dove sicurezza e salubrità non hanno mai avuto cittadinanza .

Gli innumerevoli infortuni mortali e quelli invalidanti dimostrano, ancora una volta, che bisogna generalizzare la lotta e fare sul serio una battaglia per fermare la mattanza di lavoratori e lavoratrici, rivendicando massicci investimenti per la sicurezza e l’ambiente facendo prevalere l’incolumità e la salubrità dei lavoratori e dei cittadini al profitto.

Ma tutto questo non sembra interessare minimamente i promotori del governo gialloverde come dimostra il “contratto di governo” che è stato reso pubblico. E i balbettii, gli scioperi quasi timidi della triplice, i proclami più di propaganda che reali, sono una risposta totalmente non all’altezza di quanto sta accadendo. Non bastano poche ore di una mobilitazione che non esiste, non bastano poche parole blaterate ai microfoni della stampa. Mentre si continua a sedere al tavolo del quasi ex governo Gentiloni, pronti a cercare un’intesa con gli acquirenti indiani di ILVA che mette al primo posto il profitto capitalista e la produttività. Sacrificando di fatto lavoratori e cittadini. E’ ora che i rappresentanti dei lavoratori, i comitati, le associazioni, tutte insieme pongano in essere azioni di controllo operaio e popolare sulla sicurezza nelle fabbriche. Basta silenzi e omertà sulla totale insicurezza in fabbrica, di produzioni devastanti e vite umane sacrificate.

Le lavoratrici e i lavoratori, i sindacati non complici di tavoli e trattative proni agli interessi padronali, pongano in essere un’azione conseguente alla strage dell’acciaio nel lavoro e nell’ambiente. Basta morti sul lavoro, basta morti avvelenati, basta stragi del capitale.



Sinistra Anticapitalista Taranto


dal sito Sinistra Anticapitalista


La vignetta è del Maestro Enzo Apicella




sabato 12 maggio 2018

IL NOSTRO VICINO NUCLEARE: LA GRANDEUR A TEMPO DI BREXIT di Gregorio Piccin






IL NOSTRO VICINO NUCLEARE: 
LA GRANDEUR A TEMPO DI BREXIT
di Gregorio Piccin




A partire dal 2019 il Regno Unito sarà a tutti gli effetti fuori dall’Unione europea. A dire il vero la sua adesione è sempre stata alquanto ambigua e molto parziale considerato il mantenimento della sovranità monetaria e il reale collocamento strategico/militare (più spostato verso Usa e Commonwealth che interno all’asse franco-tedesco europeo). Tuttavia, indipendentemente dal profilo sfuggente del Regno Unito, in Europa la politica estera comune non è mai esistita: ogni Paese si fa gli affari suoi e dove necessario, li difende anche militarmente in concorrenza con gli altri. Questa è ancora la realtà materiale delle relazioni internazionali. E poco conta se dagli anni novanta si sia astrattamente creduto ad una presunta “fine degli Stati” a fronte dei fenomeni di globalizzazione e finanziarizzazione. Nella grande maggioranza dei casi, gli Stati stanno semplicemente dismettendo la loro funzione regolatrice per concentrarsi sulla funzione repressiva interna e di proiezione militare verso l’esterno. Lo schema neocoloniale, in sintesi, rappresenta la versione aggiornata e perfezionata del colonialismo e dell’imperialismo novecenteschi: multinazionali di bandiera e grandi banche > ricerca scientifica e tecnologica > professionalizzazione delle Forze armate > controllo dei mercati, della forza lavoro e delle materie prime. Si è di fatto passati a piè pari dalla “civilizzazione” della Belle epoque alla “democratizzazione” post ’89 e la Francia, in questo senso, è grande maestra. Se consideriamo il paniere delle devastanti aggressioni militari occidentali dell’ultimo venticinquennio ogni Paese ha infatti partecipato o meno a seconda degli interessi materialmente in campo. Fa eccezione l’Italia che si è sempre indistintamente buttata nella mischia, a prescindere persino da qualsiasi valutazione di così detto interesse nazionale, per dimostrare “responsabilità e prestigio” ovvero un imbarazzante servilismo nei confronti di Washington. La Brexit ha quindi consegnato alla Francia l’indiscusso primato militare in Europa. Questo Paese è infatti una media potenza militare, con potere di veto all’Onu, con autonome capacità nucleari, con estesi interessi neocoloniali in Africa e in Medio oriente, con basi, avamposti e pezzi di “territorio nazionale” in diversi continenti ed oceani e con conseguenti spiccate capacità di proiezione della forza militare.

domenica 6 maggio 2018

KARL MARX: L'UOMO, IL FILOSOFO, IL RIVOLUZIONARIO di Alan Woods




KARL MARX: L'UOMO, IL FILOSOFO, IL RIVOLUZIONARIO
di Alan Woods



Marx nacque duecento anni fa in Germania, in quella che all’epoca era parte della Prussia. Le province renane a cui apparteneva Treviri tuttavia erano per molti aspetti diverse dai territori prussiani più orientali, arretrati, semi-feudali e reazionari.
Annessi alla Francia durante le guerre napoleoniche, gli abitanti erano stati esposti a idee nuove come la libertà di stampa, i diritti costituzionali e la tolleranza religiosa. Benché la Renania fosse stata ricongiunta all’impero prussiano dal Congresso di Vienna tre anni prima della nascita di Marx, l’influenza di quelle idee lasciò effetti duraturi sul pensiero progressista dei settori più illuminati della società.

Karl Heinrich era uno dei nove figli della famiglia di Heinrich ed Henrietta Marx. Il padre di Marx era un avvocato con idee relativamente progressiste, che leggeva Kant e Voltaire e auspicava una riforma dello stato prussiano. La famiglia era piuttosto benestante: Marx non sperimentò mai povertà o privazioni durante la sua infanzia e la prima giovinezza, anche se ne avrebbe sofferto parecchio successivamente.
Entrambi i suoi genitori erano ebrei, ma nel 1816, all’età di 35 anni, il padre di Karl si convertì al cristianesimo, probabilmente in conseguenza della legge del 1815 che bandiva gli ebrei dall’alta società. È significativo che, sebbene la maggior parte delle persone a Treviri fosse cattolica, egli scelse la confessione luterana, dal momento che “equiparava il protestantesimo con la libertà intellettuale.” In ogni caso Heinrich Marx era tutt’altro che un rivoluzionario e sarebbe senza dubbio inorridito se avesse conosciuto il percorso futuro del suo amato figlio Karl.
Lasciata la scuola, Marx proseguì la sua formazione all’università, dove studiò legge e successivamente storia e filosofia. Mentre studiava a Berlino rimase affascinato dal grande filosofo Hegel. Comprendeva che, sotto una patina superficiale di idealismo, la dialettica di Hegel aveva profonde implicazioni rivoluzionarie. La filosofia dialettica avrebbe formato la base di tutto il suo successivo sviluppo ideologico.

Marx si unì alla tendenza nota come “sinistra hegeliana”, che traeva conclusioni radicali e ateistiche dalla filosofia hegeliana. Tuttavia si stancò ben presto del continuo giocare con le parole e dell’equilibrismo dialettico di questi radicali da accademia, che rapidamente degenerarono in nient’altro che un’associazione di dibattiti.
Marx era molto colpito dalle idee di Ludwig Feuerbach, il quale, partendo da una critica della religione, si era mosso nella direzione del materialismo. Ma criticava Feurbach per il suo totale rifiuto della dialettica hegeliana. Marx riuscì brillantemente a combinare il materialismo filosofico con la dialettica per creare una filosofia completamente diversa e rivoluzionaria.
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