Diari di Cineclub

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Rivista Cinematografica online e gratuita

domenica 15 dicembre 2019

LA POLITICA DELLA SPERANZA PREVARRA' di Jeremy Corbyn






LA POLITICA DELLA SPERANZA PREVARRA'
di Jeremy Corbyn


Pubblichiamo un articolo scritto dall’ormai ex leader del Partito Laburista, Jeremy Corbyn, che analizza le ragioni della sconfitta alle recenti elezioni politiche in Gran Bretagna. Lo fa con estrema sincerità, senza occultare i problemi e anche gli errori che hanno favorito la vittoria dell’ultra-conservatore Johnson. Lo fa assumendosene pienamente la responsabilità, pur non essendo certo l’unico responsabile della sconfitta del Labour.

Proviamo forte rispetto per la dignità di un uomo che non si è mai nascosto dietro un dito, o dietro a scuse improbabili; di un uomo che è fortemente legato alla classe lavoratrice e che ha provato, contro i capitalisti e i media nazionali e internazionali e la destra laburista a far tornare il Labour Party alle radici di una storia operaia.
Corbyn è un riformista, certo. Il Labour Party nell’idea del suo ex leader è un partito riformista, certo.
Tuttavia, la differenza con il Partito Democratico italiano e i suoi leader non potrebbe essere più stridente. Il legame con la classe lavoratrice, le sue lotte, la sua vita da un lato; il legame con il grande capitale, le sue esigenze, i suoi salotti dall’altro. Onestà intellettuale da un lato, sotterfugio e menzogna dall’altro.
Noi siamo e restiamo rivoluzionari e rivoluzionarie. Per noi il capitalismo non può essere abbattuto che da una sollevazione democratica e sociale di milioni di donne e uomini contro il Capitale e le sue istituzioni.
Ma – ce lo consentirete – ad avercene leader e partiti riformisti così in questo paese!

giovedì 14 novembre 2019

SERVIVA MANUTENZIONE NON LO STUPIDO MOSE di Ferruccio Sansa








SERVIVA MANUTENZIONE NON LO STUPIDO MOSE


Tre volte sindaco. Il filosofo:"Io me li ricordo bene, destra e sinistra, Prodi e Berlusconi. Tutti ad applaudire."


di Ferruccio Sansa



“No, basta, ne ho le scatole piene di parlare di Venezia. È inutile. In questo Paese non ha senso predicare, non c’è nessuno che ti ascolta. Volevano tutti il loro Mose… io me li ricordo, destra e sinistra, Prodi e Berlusconi… tutti ad applaudire alle cerimonie… e poi i giornali e le tv a osannare. E adesso siamo ancora lì con questa rogna dell’acqua alta”.


Massimo Cacciari, lei è stato tre volte sindaco di Venezia. L’ultima fino al 2010. Ma il Mose non le è mai andato giù…

Basta, non si possono fare battaglie da solo. Io cerco di dimenticare… nella vita bisogna saper dimenticare.


Ma a volte bisogna anche ricordare.

Macché, non gliene frega niente a nessuno. Ma io me lo ricordo quando nel 2006 c’è stata la commissione e io sono stato l’unico a votare contro. L’unico. E ho preteso che fosse messo tutto a verbale, anche i dubbi dei pochi tecnici che non erano a libro paga del Consorzio Mose. E poi gli ho detto: auguri, spero che finiate nel 2013-2014 come avete promesso.


Battaglia finita?

Sì. Io non sono come i Cinque Stelline che se cambia amministrazione si cambia decisione. Ero contro il Mose, ho perso, ne ho preso atto. Almeno, mi sono detto, se proprio vogliono farselo speriamo che non caccino al vento miliardi di euro. Invece…


Miliardi sperperati e siamo sempre in alto mare.

Ora i nodi sono venuti al pettine. Pensi… hanno appena rinviato la prova al 2020 o al 2021, chi lo sa. E già ci sono problemi di manutenzione e guai alle giunture.


Sarà mai pronto questo benedetto Mose?

Nel frattempo le strutture sono rimaste in acqua decenni. E se non funziona il cerino resta in mano ai commissari.


Ma lei come lo avrebbe risolto il problema?

Serve fare manutenzione alla città, come era stato fatto dal 1966 al 1994. Come avevamo fatto noi negli anni ’90. Avevamo rialzato le fondamenta, si era lavorato sulle fogne. C’era una legge speciale, i fondi arrivavano presto e venivano spesi per Venezia. C’era anche un progetto per rialzare la basilica. La città era stata davvero risanata. Invece… da venticinque anni il Mose ha assorbito tutto, ogni euro è finito lì. Addio alla manutenzione, addio al restauro dei ponti. E tutti ad applaudire.


E adesso il disastro dell’acqua alta…

Parliamoci chiaro: è acqua alta, non è il Vesuvio che erutta. Non è un terremoto. Funziona così: l’onda prima arriva e poi se ne va. Certo, se dura cinque giorni allora mangia le strutture e incentiva l’esodo dei vecchi, perché vivere a Venezia è sempre più duro.


Venezia è morta?

Macché morta, è una città stupenda. Durerà secoli, molto più di me e di lei. È una grande grana e soprattutto si poteva evitare. Ma ormai io ho rinunciato, non ascolta nessuno.


E il sindaco Luigi Brugnaro come si è comportato? Ci ha parlato? 

Chi se ne frega di Brugnaro. Ma si figuri se ci parlo. La colpa stavolta non è sua, ma anche lui vuole il Mose… sempre questo Mose.


Cacciari, lei si è arreso?

In questa Italia i competenti non contano un cazzo, nessuno li ascolta. Anche al Governo ci voleva gente competente, ma uno come Carlo Cottarelli non lo vuole nessuno. Va bene, ascoltate i Cinque Stelle e la Lega, dai. Sono anni che diciamo che prima o poi una nave da crociera sfonderà piazza San Marco. E intanto quelle continuano ad andare. Un giorno ce le troveremo in basilica, vedrà.



da "il Fatto Quotidiano"


venerdì 1 novembre 2019

IL VELO E' SESSISTA E OSCURANTISTA: L'APPELLO DI 100 MUSULMANI E MUSULMANE DI FRANCIA





IL VELO E' SESSISTA E OSCURANTISTA:
L'APPELLO DI 100 MUSULMANI E MUSULMANE DI FRANCIA


“Francesi di cultura o di religione musulmana, umanisti, progressisti e femministi” rispondono qui all'articolo pubblicato su Le Monde e intitolato “Fino a che punto lasceremo correre l'odio verso i musulmani? sottoscritto da 90 personalità. E affermano: il velo è lungi dall'essere un pilastro dell'islam.



Il nostro paese è lacerato da trent'anni dalla questione del velo indossato da alcune francesi di religione musulmana. Queste donne sono sempre più numerose, tanto l'influenza dei predicatori estremisti è forte. La questione è dunque seria. Molte cose sono state dette. Ma molte di queste cose sono false.

A noi francesi di cultura o di religione musulmana, umanisti, progressisti e femministi è sembrato urgente prendere parola pubblicamente a riguardo.

sabato 26 ottobre 2019

IL CUORE DIVELTO: PER UN'ARTE DIVERSA, PER UNA POESIA RIVOLUZIONARIA






IL CUORE DIVELTO:
PER UN'ARTE DIVERSA, PER UNA POESIA RIVOLUZIONARIA


Si può dare, oggi, una poesia rivoluzionaria? Una poesia, cioè, che si agganci a un serio sforzo di trasformazione della realtà senza perdere in forza espressiva né ridursi a mero veicolo per slogan? In questa intervista, Monica Rage à part (*) afferma con decisione tale possibilità. Lo fa anzitutto sulla base di un'esperienza concreta, che ci è parsa sorprendente: la pubblicazione di un breve volume di poesie, Il cuore divelto (Edizioni Monte Bove, 2019), in cui, a nostro avviso, si superano positivamente alcune delle tradizionali dicotomie che segnano l'operato dei poeti engagés. Che spesso alternano liriche nate dal totale ripiegamento sul proprio mondo interiore a componimenti nei quali, svolgendo una funzione "militante", ci si dimentica addirittura del proprio vissuto. 
In alcune delle più dirompenti poesie di Monica, invece, pare non esservi nessuna separazione tra esperienza personale e partecipazione a un percorso collettivo. Di più, come si evince da alcune passaggi della conversazione, siffatta peculiarità deriva anche da una precisa riflessione sul fare artistico e sulla possibilità di emanciparlo dalle catene della società capitalistica.


Prima di tutto vorremmo sapere se questo è il tuo primo libro di poesie...

martedì 22 ottobre 2019

COMO,7 DICEMBRE 2019: SECONDA ASSEMBLEA DI RIFUGIATI E MIGRANTI IN EUROPA







COMO,7 DICEMBRE 2019:
SECONDA ASSEMBLEA DI RIFUGIATI E MIGRANTI IN EUROPA




Organizzato dal Corpo di Coordinazione Internazionale dell'Alleanza Internazionale dei Migranti (International Migrants Alliance), il 7 dicembre prossimo, a Como, si svolgerà un evento di notevole rilievo. Parliamo della seconda "Assemblea a livello europeo di immigrati e rifugiati", ospitata presso la Chiesa di San Martino, in via Alfonso Lisi. In sostanza, si dà finalmente seguito alla significativa assemblea tenutasi a Roma il 22 aprile del 2012: un momento assai partecipato - con "più di un centinaio di rappresentanti di quasi tutte le nazionalità" - che aveva anzitutto cercato di sviscerare le cause all'origine dell'attuale processo migratorio su scala globale. Individuandole in quelle "politiche neoliberali imposte dagli imperialismi nei paesi di origine degli immigrati", che implicano un continuo saccheggio di risorse. Per non dire di un altro portato del sistema capitalistico: "la distruzione dell'intero ecosistema che mette in pericolo l'habitat naturale dell'uomo e delle diverse specie che lo abitano". Un fenomeno, quest'ultimo, ancor più visibile nei paesi dominati, dove le imprese transnazionali non indossano la "maschera ecologista" e danno vita a una incessante azione devastatrice, ostacolata solo dalle coraggiose lotte delle popolazioni locali. Le quali si muovono in un senso opposto a quello seguito dai governi, spesso asserviti a quelle potenze imperialiste che "nella loro voracità non fa non altro che continuare a finanziare guerre e conflitti per il controllo economico, politico e culturale dei territori". Costringendo "intere popolazioni ad abbandonare" il proprio paese d'origine. In un contesto siffatto, risulta quanto mai necessario unire i lavoratori immigrati a livello internazionale: l'effettivo coordinamento tra donne e uomini presenti in varie parti del pianeta, può infatti dar vita ad un autentico contrappeso alle politiche dominanti su scala planetaria. 

martedì 15 ottobre 2019

QUALCHE RIFLESSIONE SU 10 ANNI DI M5S di Aldo Giannuli






QUALCHE RIFLESSIONE SU 10 ANNI DI M5S
di Aldo Giannuli



Il decennale del M5s mi suggerisce qualche riflessione distaccata. A volte per capire un quadro è meglio allontanarsi per farsi un giudizio di insieme e dieci anni sono abbastanza per valutare una forza politica sul medio periodo.

In primo luogo una forza politica che dura 10 anni non è un puro incidente: se si considera che il Psiup ne durò 8, l’Uomo Qualunque 2, il Partito d’azione 4, la Rete 7, la Margherita 8 e che alcuni di questi partiti ebbero momenti significativi, lasciando tracce a volte consistenti nella storia del paese, si ricava che una durata decennale non è poco e riferisce di un certo peso.

lunedì 14 ottobre 2019

POST-FASCISMO E NEO FASCISMO: UN'UTILE DISCUSSIONE di Lidia Cirillo







POST-FASCISMO E NEO FASCISMO:
UN'UTILE DISCUSSIONE
di Lidia Cirillo




Per avvicinarsi alla comprensione del nuovo ciclo politico globale si potrebbe recuperare un concetto noto ma spesso dimenticato, la fine dell’illusione liberale. Non la fine del liberalismo, che in Europa è in difficoltà ma resta ancora egemone, ma la fine della possibilità di illudersi sulla convivenza virtuosa tra liberismo e liberalismo. Il liberismo è nello stesso tempo una teoria e una politica economica fondate sul presupposto che il mercato, se non alterato dalla politica e dall'errore umano, abbia in se stesso i meccanismi del proprio equilibrio. Il liberalismo è un sistema politico, una democrazia che Marx chiamò “formale” e che ha alla base l’astratto citoyen della rivoluzione borghese, teorizza la divisione dei poteri ed è aperta alle libertà individuali. Ma il liberalismo è anche un’ideologia che, come tutte le ideologie, ha il compito di universalizzare gli interessi di una parte e di idealizzarne il ruolo. I fatti hanno dimostrato l’impossibile convivenza e la sua semplicissima ragione. Non si può nello stesso tempo sfruttare senza limiti lavoro produttivo e riproduttivo e poi lasciare libertà di organizzazione e di protesta, diritti civili e politici capaci di saldare le fratture nell'umano prodotte dai rapporti di potere. Per gran parte del XX secolo il liberalismo è stato considerato un residuo del secolo precedente per la sua incapacità di garantire il consenso e il dominio. Il capitale li ha infatti esercitati in Europa o con regimi illiberali di estrema destra oppure accettando che al liberismo fossero imposti limiti e regole. Il capitalismo ha spesso gestito i propri affari con una combinazione dell’una e dell’altra cosa. Non per caso ai tempi della guerra in Indocina si parlò a proposito degli Stati Uniti di “fascismo esterno” per spiegare l’apparente paradosso di una democrazia che non esporta democrazia ma il dominio imposto con la violenza. In Francia i governi liberisti di destra e di sinistra giustificano oggi l'islamofobia con la presunta superiorità culturale della patria dei “droits de l’homme”, mentre (come osserva Palheta) proprio la presenza di immigrati musulmani testimonia una storia di torture e massacri. Ma anche all'interno la combinazione è evidente. Negli Stati Uniti una costituzione di diritti universali ha convissuto negli Stati del Sud con leggi che ostacolavano l’accesso al voto degli afroamericani. L’Europa ha lasciato vivere fino agli anni Settanta due regimi fascisti al potere e dei rapporti in Italia tra fascisti e apparati di Stato sono state piene per decenni le cronache.

Come mai l’illusione liberale si è riproposta in Europa, quando una vicenda politica così lunga sembrava averla privata di ogni efficacia? Si è riproposta perché la distruzione dei rapporti di forza che avevano indotto il capitalismo a superare il liberalismo, gli ha consentito di tornare alla forma politica che gli è più congeniale. La morte del vecchio nemico, cioè la scomparsa-decomposizione-metamorfosi del movimento operaio del Novecento, non ha potuto però scongiurare la crisi di consenso prodotta dal liberismo, cioè da un contesto di impoverimento, crescita delle disuguaglianze e dello sfruttamento, smantellamento progressivo del welfare e degrado del tessuto urbano. Le sinistre europee, in gran parte convertite al liberismo liberale, sono ovviamente coinvolte nella sua crisi e l’ascesa delle destre estreme ne rappresenta oggi la più inquietante delle conseguenze. Anche per il presente vale tuttavia ciò che valeva per il passato e cioè che l’impossibile convivenza non si manifesta solo attraverso la comparsa di movimenti di destra radicale ma è già evidente nei discorsi e nei comportamenti del liberismo liberale. Nel caso della Francia (per fare solo l’esempio più efficace) Sarkozy, Hollande e Macron non hanno solo regalato alle classi popolari l’austerità ma hanno anche continuamente contraddetto l’ideologia della sia pure astratta égalité. La ragione non è stata solo l’opportunistica accettazione dell’agenda politica del Fronte Nazionale nell'insensata speranza di indebolire la destra oppure di sottrargli parte dell’elettorato. C’è stata anche la logica inevitabile per cui chi consente al libero mercato di dominare incontrollato deve poi in qualche modo fare propri gli argomenti che lo giustifichino. Questi racconti possono essere assai diversi tra loro ma, nel caso del liberismo liberale, hanno sempre i medesimi obiettivi: dividere coloro che avrebbero tutte le ragioni per rivoltarsi; dotarsi preventivamente di leggi e di misure capaci di fronteggiare le prevedibili rivolte; creare diversivi rispetto alle responsabilità reali della miseria e del disagio.

sabato 10 agosto 2019

L’ALTRO UNIVERSO TOTALITARIO: ODISSEA ITALIANA NEL GULAG di Antonio Carioti





Il comunista Dante Corneli si rifugiò in Urss in epoca fascista ma venne internato. Ora escono tutti i suoi scritti, testimonianza della repressione staliniana (e della connivenza di Togliatti)


L’ALTRO UNIVERSO TOTALITARIO:
ODISSEA ITALIANA NEL GULAG 
di Antonio Carioti



Tutti sanno che l’Italia vanta uno dei più importanti testimoni di Auschwitz, quel Primo Levi di cui abbiamo appena celebrato il centenario della nascita. Assai meno noto è il nostro connazionale che raccontò la sua esperienza diretta nell'altro universo concentrazionario del Novecento, il Gulag.

mercoledì 7 agosto 2019

ISRAELE: UNO STATO A PARTITO UNICO di Gideon Levy





ISRAELE: 
UNO STATO A PARTITO UNICO
di Gideon Levy


Questo giovedì 1° agosto verranno registrate [in vista delle elezioni in Israele il prossimo 17 settembre] decine di liste elettorali, in una dimostrazione fasulla di pluralismo. La popolazione è polarizzata? Non politicamente. Gli elettori hanno spirito critico? Altra illusione. Le elezioni prospettano alternative? Altro inganno.

Israele sta trasformandosi in un Paese che ha una sola idea, e pertanto di fatto in uno Stato a partito unico. Certo, vi sono innumerevoli liste elettorali, e due blocchi, uno di sinistra e l’altro di destra. Molto rumore per nulla. Le differenze fra loro sono trascurabili, a eccezione di una questione che eclissa tutte le altre: sì o no a Benyamin Netanyahu.

lunedì 5 agosto 2019

HIROSHIMA E NAGASAKI: STORIA DI UNA MISTIFICAZIONE INTERESSATA di Aldo Bronzo






HIROSHIMA E NAGASAKI:
STORIA DI UNA MISTIFICAZIONE INTERESSATA
di Aldo Bronzo



In occasione del 74° anniversario del bombardamento atomico della città giapponese di Hiroshima il 6 agosto 1945 (seguito poi tre giorni dopo da quello di Nagasaki), pubblichiamo volentieri un breve testo del compagno Aldo Bronzo, che opera un’efficace demistificazione della narrazione ufficiale deresponsabilizzante di tutti i governi statunitensi succedutisi fino ai giorni nostri, dimostrando che il bombardamento atomico delle due città giapponesi fu un deliberato crimine contro l’umanità.





LA RIMOZIONE “STORICA” DI HIROSHIMA E NAGASAKI. 
UNA CELEBRAZIONE DI BASSO PROFILO TRA GIUSTIFICAZIONI POCO CONVINCENTI E RICOSTRUZIONI DI COMODO



La ragion di Stato, ancora una volta, ha svolto a suo modo il ruolo imposto dalle circostanze. L’esigenza largamente prioritaria avvertita dai circoli dirigenti statunitensi di stringere ulteriormente le relazioni diplomatico-militari con le autorità giapponesi in posizione antitetica all'accentuata presenza commerciale e politica della Cina nell'area ha assunto una funzione cruciale. Anche a costo di sdoganare militarmente il Giappone, avallando la decisione del governo di Tokyo perché all'occorrenza impegni i propri contingenti militari anche fuori dei confini nazionali, in aperta violazione a quanto sancito dalla stessa costituzione approvata al termine del 2° conflitto mondiale. Insomma, sotto l’incalzare degli eventi, si sono consolidate alleanze e si sono delineati ruoli da cui hanno preso corpo le relative iniziative di ordine attuativo; e se le intese nippo-americane andavano consolidandosi, era giocoforza chiudere in qualche modo “l’incidente” di 74 anni fa, magari ricorrendo ad un “rincrescimento” abbastanza sfumato e non molto convinto da parte delle massime autorità statunitensi per quanto accadde allora a Hiroshima e Nagasaki, quasi come se il lancio delle due bombe atomiche americane nell'agosto del 1945 fosse da ascrivere ad evenienze accidentali – o meglio ancora ad un’oscura incarnazione del maligno – e non a precise scelte politiche e strategiche di cui qualcuno si decise a porre in essere e ad assumersene conseguentemente le responsabilità.

lunedì 22 luglio 2019

IMMIGRAZIONE: UNA CONVERSAZIONE CON ZARIA GALIANO




  
IMMIGRAZIONE: 
UNA CONVERSAZIONE CON ZARIA GALIANO


E' indubbio: se le politiche sull'immigrazione del governo gialloverde non incontrassero nessuna opposizione di piazza, ci si troverebbe di fronte a un preoccupante segnale di passività sociale. Tuttavia, i contenuti espressi dalle mobilitazioni antirazziste degli ultimi mesi ci hanno spesso lasciato perplessi. Dominanti, infatti, sono risultati quei motivi umanitari che, alla lunga, rischiano di minare l'incisività del discorso, riducendo la cosiddetta “questione immigrazione” a un fenomeno a sé stante, da affrontare armati di buon senso e di buoni sentimenti. Spinti da questa constatazione, ci siamo rivolti a Zaria Galiano, combattiva esponente del Comitato Immigrati in Italia, a più riprese intervenuta sul nostro sito. Nella conversazione che abbiamo svolto con lei emergono, a nostro avviso, diverse elementi utili a riformulare il pensiero e l'azione sul tema, a partire dalla sua collocazione all'interno della contraddizione tra capitale e lavoro.



Vorremmo partire da una delle rivendicazioni chiave del Comitato Immigrati: l'introduzione, in Italia, dello Ius soli. Nella stessa sinistra di classe c'è chi la liquida come un'istanza di rilievo secondario, perché esclusivamente interna alla sfera dei diritti civili...

In realtà, lo Ius soli è fondamentale anche e soprattutto in un’ottica classista. Perché essere o non essere cittadini italiani, non è indifferente in relazione alla collocazione sul mercato del lavoro. Tra due ragazzi che hanno seguito gli stessi corsi di studio, quello senza cittadinanza sarà inevitabilmente più ricattabile dalla parte datoriale.. Per non dire di tutti quei lavori ai quali non puoi accedere se non sei cittadino/a di questo paese. Il fatto che in Italia ci siano così tanti giovani in condizioni di “minorità giuridica” contribuisce anche ad abbassare il costo del lavoro, nei fatti danneggiando tutti. 

martedì 16 luglio 2019

ANCORA COMPLEANNI SENZA IL FESTEGGIATO? di Zaria Galiano






ANCORA COMPLEANNI SENZA IL FESTEGGIATO?
di Zaria Galiano



Vedo che continuano ad andare molto di moda i compleanni dove il festeggiato non viene neanche invitato e non gli si fa nemmeno una telefonata per chiedergli se è d'accordo almeno sul menù della festa.

Si continua a parlare a nome degli immigrati e non si fa il neanche il minimo sforzo per chiedergli quali siano le loro vere necessità.

Si fanno presidi contro il Decreto Sicurezza e non si fa il minimo cenno alla legge Bossi-Fini, soprattutto sulla questione del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro, o alla necessità di un'urgente regolarizzazione dei "clandestini", o alla necessaria discussione in parlamento di una legge sullo ius soli, o al diritto al voto amministrativo per i lavoratori migranti, o al vergognoso iter burocratico per richiedere la cittadinanza italiana.

venerdì 5 luglio 2019

UN'ESTATE CON RISENTIMENTO di Teresio Spalla









UN'ESTATE CON RISENTIMENTO 
di Teresio Spalla




Almanacco di Teresio Spalla . maggio-giugno 2019
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Nonostante i già precedenti mesi di assenza, l’Almanacco e l’Almanacchino ritornano a fine luglio.
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Intanto, un breve ricordo e una sempre rinnovata esortazione alla “disobbedienza civile” per chi la vuole conoscere meglio; non la impongo a nessuno

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Il libro di cui vedete parte della copertina è un’edizione vecchia ma la traduzione (Pietro Sanavio) resta valida, e la prefazione (della grande americanista Marisa Bulgheroni che allora aveva poco più di quarant'anni) conserva la sua freschezza sebbene non su tutto dobbiamo essere necessariamente d’accordo.

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Stampato nel 1970, lo comprai nell'estate del ’74. Era esposto all'esterno di una storica libreria della mia città natale che adesso non c’è più.
Lo comprai probabilmente attirato dalla inventiva copertina di Ferenc Pinter e dal prezzo (600£) perché allora avevo soltanto una vaghissima idea fanciullesca di chi fosse Henry David Thoreau e che, ventinovenne, avesse scritto il saggio sulla “disobbedienza civile” - ben 125 anni prima - e quanto esso fosse stato di sprone a Tolstoj, Chaplin, Hemingway, Martin Luther King, Adlaj Stevenson, Guido Calogero, Norberto Bobbio, Riccardo Lombardi, Don Milani e Don Zeno, il mio caro Pio Baldelli e anche Pietro Ingrao, tanti altri, e ad un maestro dimenticato nell’Italia di allora : Aldo Capitini (1899-1968) del quale un ripasso delle opere, e soprattutto delle iniziative prese in vita, non farebbe male a chiunque si professi autenticamente democratico e antagonista oggi, proprio oggi.

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Io non ero allora, non sono mai stato, non diventerò mai un pacifista tout court come non tutti ma molti – qui non citati - che si sono professati seguaci di Thoreau e Capitini.
Mi dimostri qualcuno che fu inutile imbracciare le armi in tante occasioni, dalla Rivoluzione Francese fino alla Resistenza.
Nell'arco di 150 anni le pur numerose sconfitte del bene contro il male, gli errori e gli equivoci e l’euforia mal riposta e i pregiudizi inaspriti nel popolo in armi, non sminuiscono il valore della sua lotta contro la reazione, il nazifascismo, le dittature e soprattutto l’ingiustizia sociale e civile.

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Ma vi sono momenti, nel corso della Storia - e quello che stiamo vivendo è esattamente uno di questi - in cui le avanguardie del pensiero libero e libertario sono in netta minoranza e la reazione domina le menti del popolo, le addomestica, le guida verso il baratro.
I neonazifasciorazzisti della Lega di Salvini e i fascisti dichiarati della Meloni e le tante forze e gruppi e gruppetti che li fiancheggiano sono alla testa della maggioranza dei cittadini di questo Paese.

venerdì 28 giugno 2019

APPUNTI PER UN NUOVO DISCORSO SULL'IMMIGRAZIONE di Zaria Galiano






APPUNTI PER UN NUOVO DISCORSO SULL'IMMIGRAZIONE 
di Zaria Galiano


Tutto il mio rispetto per chi crede soprattutto nell'accoglienza e anche nell'integrazione ma tutto questo non basta più, non è mai bastato e non basterà mai, se non si cambia l'intero discorso sull'immigrazione.
I migranti in mare, dopo che saranno sbarcati, entreranno nell'inferno della "cattiva" gestione dell'immigrazione in Italia.
Una gestione disastrosa che va avanti da decenni e che molti governi, anche di "centro sinistra", NON HANNO VOLUTO CAMBIARE.

Gli immigrati che arrivano nei barconi, così come quelli invisibili che arrivano in aereo o in treno, finiscono quasi tutti nel mercato del lavoro.
Un mercato del lavoro, in un'economia in crisi, che necessita di manodopera a basso costo e soprattutto di lavoratori senza diritti.
Un mercato in cui, quando si incontrano domanda ed offerta, chi vende la propria forza lavoro è costretto ad accettare qualunque paga e condizione, vista la propria condizione di clandestinità o di precarietà del permesso di soggiorno.

martedì 28 maggio 2019

COME DA PREVISIONI,NELLE ELEZIONI EUROPEE... di Piero Bernocchi




COME DA PREVISIONI,NELLE ELEZIONI EUROPEE...

Trionfa la Lega, tracollano i Cinque Stelle, il PD respira

di Piero Bernocchi

Fenomenologia del “popolaccio” salviniano


Una premessa sull'Europa. Mi sa che aveva visto giusto Altan con la sua vignetta “L’Europa è come la mamma”: può essere cattiva, severa, ingrata, ingiusta, anaffettiva, ma si può sempre sperare che migliori, che ci tratti un po’ meglio ed in ogni caso è peggio non averla o essere orfani. E cioè, fuor di metafora: nonostante il malcontento e le critiche forti nei confronti della politica dell’Unione Europea, alla resa dei conti i partiti nazional-populisti e/o fascistoidi, che predicano la disgregazione della UE, non hanno sfondato né cambiato significativamente gli equilibri parlamentari europei perché la larga maggioranza dei cittadini/e, andati al voto molto più che in precedenza (tranne che in Italia, un paio di punti in meno), ha detto che vuole una Europa più democratica, giusta, solidale ed egualitaria ma non tornare alle sovranità nazionali, con il ripristino delle frontiere, delle cento monete, dei separatismi e dei conflitti - fino alle grandi tragedie belliche - tra Stati modellati come nell'Ottocento o nel Novecento. E in questo neanche la Francia e l’Italia costituiscono delle vere eccezioni: in Francia Le Pen ha dismesso il tema “uscire dall’Europa” da tempo e ha propagandato un nazionalismo à la carte che peraltro non è stato poi così premiato, perché il suo 23% è inferiore di due punti rispetto alle precedenti Europee ed è più giusto dire che ha perso Macron (al 22%) più che ha vinto lei. E neanche la Lega ha più battuto il tasto dell’uscita dalla UE e dall'euro che per la verità la maggioranza dei suoi elettori/trici (cosa che del resto vale per la maggioranza abbondante degli italiani/e) non desidera affatto.

sabato 18 maggio 2019

NON SI SOSPENDE LA LIBERTA' DI INSEGNAMENTO di Matteo Saudino






NON SI SOSPENDE LA LIBERTA' DI INSEGNAMENTO  
di Matteo Saudino



La vicenda di Rosa Maria Dell’Aria, docente di Lettere dell’istituto tecnico Vittorio Emanuele III di Palermo, sospesa dal Ministero dell’istruzione per quindici giorni con stipendio dimezzato, è di una gravità inaudita e senza precedenti nella storia dell’Italia repubblicana e democratica. 
La professoressa è stata, infatti, duramente sanzionata per non aver controllato e censurato il lavoro di ricerca svolto da alcuni suoi studenti, i quali, affrontando il tema delle leggi razziali fasciste del 1938, hanno costruito un parallelismo tra le politiche discriminatorie di Mussolini e le politiche su migranti e rifugiati attuate dal Ministero dell’Interno Salvini.

martedì 23 aprile 2019

UNA RIVOLUZIONE CI SALVERA’ di Guido Viale





UNA RIVOLUZIONE CI SALVERA’
di Guido Viale



Nella ricorrenza, troppo spesso puramente formale, della “giornata della Terra”, possiamo considerare un grosso passo avanti il fatto che il movimento ormai mondiale Friday for future, cresciuto intorno alle comparse mediatiche di Greta Thunberg, insieme al più recente Extinction Rebellion, hanno posto all'ordine del giorno del pubblico - in gran parte tenuto all'oscuro da media, politici e accademia della gravità e dell’urgenza del problema, soprattutto in Italia - il tema dei cambiamenti climatici, ormai prossimi a una deriva irreversibile e catastrofica per la vita umana sul nostro pianeta. Una specie di “lettera scarlatta” del nostro tempo che, come quella del racconto di Poe, non riusciamo a vedere proprio perché ce l’abbiamo davanti a noi.

INTERVISTA A FABIO LICARI a cura di Stefano Bellesi






INTERVISTA A FABIO LICARI
a cura di Stefano Bellesi



Fabio Licari, noto giornalista della Gazzetta dello Sport, è il supervisore della collana Super Eroi Classic, pubblicata da RCS in collaborazione con Panini Comics.
Ci ha gentilmente concesso un’intervista telefonica, durante la quale, con cortesia e simpatia, ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande.
L’intervista spazia su temi che riguardano Super Eroi Classic e, più in generale, il mondo del fumetto di ieri e di oggi.

Il nostro consiglio – perentorio – intanto è molto semplice: leggete questa serie a fumetti! Si tratta di una collana imperdibile per ogni Marvel-fan, anzi per ogni appassionato di comics tout court.
Se già la state leggendo, siete sulla retta via. E se invece siete stati finora colpevolmente assenti, rimediate immantinente: chiedete al vostro edicolante di farvi arrivare i nuovi numeri, e nel frattempo procuratevi quelli già usciti.

Ed ecco il testo dell’intervista!

giovedì 18 aprile 2019

MASSIMO BORDIN: UNA TRACCIA INDELEBILE di Antonio Moscato





MASSIMO BORDIN: 
UNA TRACCIA INDELEBILE
di Antonio Moscato


Non ero un ascoltatore abituale di Radio Radicale, per molte ragioni tra cui la mia scarsa attenzione al dibattito politico italiano, ma anche un forte fastidio per lo stile di Marco Pannella, che avevo conosciuto nel lontano 1956 e di cui avevo sperimentato già negli anni Sessanta le molte ambiguità nei confronti della contiguità della “Nuova Repubblica” di Randolfo Pacciardi (che anticipava per molti aspetti il progetto di Licio Gelli) con vari settori del peggior neofascismo romano. Avevo saputo poi della forte tensione personale che aveva contrapposto Massimo Bordin a Pannella, senza che questa mi incoraggiasse ad approfondire le ragioni del contrasto, tanto più che il mio giudizio fortemente critico sul leader indiscusso si estendeva all’intero partito. Ma con mia sorpresa ogni volta che lo avevo incontrato in qualche assemblea Massimo Bordin era venuto a salutarmi cordialmente. Solo ora ho capito perché: a differenza di altri compagni che avevano scelto altre strade in vari periodi, non era “un pentito”, non disprezzava l’esperienza fatta in passato nella stessa organizzazione, e in qualche modo la rivendicava. Se ne era accorto Luigi Manconi che ne parla in un lungo articolo apparso oggi sul “manifesto”, che colloca “il suo incontro con il giornalismo radiofonico” a quando “Radio Città Futura si trasferì nei locali di via dei Marsi, dove si trovava la sede italiana della Quarta Internazionale.”

TURCHIA: LA NON FACILE SITUAZIONE DI ERDOĞAN di Pier Francesco Zarcone





TURCHIA: LA NON FACILE SITUAZIONE DI ERDOĞAN

di Pier Francesco Zarcone



Nella Storia ci sono eventi in apparenza uguali o simili, ma dalle conseguenze assai diverse, come il perdere le elezioni amministrative nelle grandi città (con quanto ciò significa) e vincerle nelle province. Nel 1931 in Spagna questo provocò una crisi istituzionale e la fuga del Re, mentre in Turchia per ora c’è solo l’accentuarsi della polarizzazione politica, fermo restando che un aggravamento è sempre possibile a seconda delle mosse che farà Erdoǧan, e altresì in base all'evolversi dell’attuale crisi economica e dell’interrelazione tra essa e la politica governativa.
Intanto va registrato che secondo il portavoce del Presidente turco non ci saranno altre elezioni fino al 2023; quattro anni di tempo perché Erdoǧan provi a recuperare pur tra i molti e intricati problemi di politica interna ed estera del momento.
Se all'interno c’è la ben nota crisi economica, all'esterno va riscontrata una serie di fallimenti e contraddizioni.
La possibilità di ingresso nell'Unione Europea (per quel che vale) appare definitivamente sfumata, tanto più se al prossimo Parlamento di Bruxelles ci sarà il previsto rafforzamento dei partiti definiti “sovranisti” (ma che sarebbe meglio chiamare di destra xenofoba tenuto conto della loro poca difesa sovrana di fronte alla politica di Washington). E oggi Ankara verso la Ue dispone solo dell’arma di ricatto – per avere quattrini - riguardante le migliaia di profughi dal Vicino Oriente oggi entro i confini turchi.

lunedì 15 aprile 2019

FRIDAYS FOR FUTURE ITALIA: CONCLUSA LA PRIMA ASSEMBLEA IN ITALIA di Guido Viale





FRIDAYS FOR FUTURE ITALIA:
CONCLUSA LA PRIMA ASSEMBLEA IN iTALIA 
di Guido Viale





Il 12 e il 13 aprile si è svolta a Milano la “due giorni” di Fridays for future Italia. La sera del 12 con una conferenza scientifica affidata a quattro esperti: sulle fonti rinnovabili, sulle ripercussioni in agricoltura, sullo stato della ricerca, sul negoziato internazionale e sulla dimensione sociale dei cambiamenti climatici. Il 13 si è svolta invece, per tutto il giorno, l’assemblea nazionale costituente del movimento italiano, la prima nel mondo: “d'altronde il corteo di Milano è stato il più grande di tutti”, ha detto con orgoglio uno degli intervenuti. 
Se la sera prima il pubblico era “misto”, metà di giovani e metà di persone mature, il giorno dopo l’aula magna della facoltà di fisica era stracolma solo di giovani e giovanissimi (con rarefatta presenza di anziani), tra cui circa 200 delegazioni da oltre 100 città italiane. 
L’età media molto bassa è una caratteristica e un vanto di Fridays for future. Per molti intervenuti, più che di studenti – “che mai ci facciamo a scuola se lì non ci insegnano altro che a riprodurre un modello di sviluppo che ha solo più pochi anni di vita?” – il loro è un movimento della “nuova generazione”: una generazione “preoccupata” se non “terrorizzata”; “la prima che sperimenta il cambiamento climatico, ma anche l’ultima che ha la possibilità di fermarlo”. Questa coscienza di una responsabilità generazionale – “Qui, come diceva Falcone, innocente non è nessuno” e “il sistema siamo noi; per questo possiamo cambiarlo”; o anche “non ci salverà nessun altro” - ha attraversato tutto il dibattito, con una frequente contrapposizione tra “noi”, la generazione del terzo millennio, e “loro”: quelli che non hanno fatto niente per sventare quel rischio mortale, andando avanti per la vecchia strada come se niente fosse. Per questo “occorre ammettere le colpe dei padri” evocando anche “un giusto risentimento verso le precedenti generazioni”. “C’è un elefante nella stanza, che sta per sedersi sopra di noi” perché “ci avete ignorato; ma è finito il tempo delle scuse. Adesso siamo arrivati noi”. Ma è stato anche aggiunto “Siamo giovani sì, ma non ostili a chi non lo è”. Tuttavia il mood generale era tale per cui l’unica persona di una certa età che è intervenuta, la mamma di un “attivista” di 13 anni, ha sentito il bisogno di esordire dicendo: “Chiedo scusa per l’età”. D'altronde anche un giovane può sentirsi un po’ vecchio: “Se un anno fa mi avessero detto che sarei andato dietro a una ragazzina svedese di sedici anni -ha raccontato uno degli intervenuti - avrei pensato che mi stavano scambiando per un pedofilo…”

sabato 13 aprile 2019

DA MARX ALL'ECOSOCIALISMO di Michael Löwy






DA MARX ALL'ECOSOCIALISMO
di Michael Löwy


C'è una crescente componente di letteratura ecomarxista ed ecosocialista nel mondo di lingua inglese, che segna l'inizio di una significativa svolta nel pensiero radicale. Alcune riviste marxiste, come Capitalism, Nature and Socialisn, Monthly Review e Socialism and Democracy  hanno svolto un ruolo importante in questo processo, che sta diventando sempre più influente. I due libri discussi qui, Karl Marx's Ecosocialism. Capitalism,Nature and the unifished critique of political economy di Kohei Saito (Monthly Review Press, New York, 2017) e Red-Green Revolution:the politics and the technology of ecosocialism di Victor Wallis (Toronto, Political Animal Press, 2018), molto diversi per contenuto e finalità stilistiche, fanno parte di questa "ondata rosso-verde".


venerdì 12 aprile 2019

DA DYLAN DOG A NATHAN NEVER Intervista di Raffaella Saso a Michele Medda






DA DYLAN DOG A NATHAN NEVER

Michele Medda:
"Il fumetto popolare è destinato a morire"

Intervista di Raffaella Saso



Da anni, ormai, si parla di imminente morte del fumetto, soppiantato nel cuore dei giovanissimi da tablet e videogiochi, snobbato dagli adulti, fiaccato dai continui rincari della carta. Eppure, nelle librerie lo spazio dedicato ai fumetti non è mai stato tanto ampio e alcuni autori nostrani hanno conquistato celebrità ed allori, soprattutto grazie alle graphic novel.
Qual è il presente ed il futuro dei fumetti in Italia? Con Michele Medda, ideatore di Nathan Never con Antonio Serra e Bepi Vigna, autore per le più importanti testate del fumetto italiano, da Tex Willer a Dylan Dog a Nick Raider, parliamo dell’evoluzione del fumetto in Italia e dei suoi lettori.

giovedì 11 aprile 2019

IL PERICOLO TRUMP E LA POLITICA ESTERA USA di Antonio Moscato







IL PERICOLO TRUMP E LA POLITICA ESTERA USA
di Antonio Moscato



Non mi convince la tendenza diffusa a prendere subito sul serio le dichiarazioni bellicose di Donald Trump per due semplici ragioni: la prima è che la politica estera degli Stati Uniti è il risultato di un delicato equilibrio di rapporti di forza tra Presidente, Pentagono, Dipartimento di Stato, Congresso (e a volte deve tener conto anche del parere dei principali paesi alleati); la seconda è che non condivido l’opinione troppo indulgente nei confronti dei presidenti democratici costruita dalla grande stampa italiana ed europea che ha invece concentrato il fuoco su questo presidente rozzo e ignorante che spesso parla o grida solo per accontentare il suo elettorato, altrettanto incolto, ma spesso non può poi realizzare completamente il suo programma.

Non dimentico poi che le misure più vessatorie nei confronti di Cuba erano state proposte da congressisti democratici, e che viceversa a trovare la via d’uscita da due guerre sciagurate e logoranti (Corea e Indocina) sono stati due presidenti repubblicani (naturalmente non per nobili sentimenti ma per una valutazione realistica del rapporto tra costi e ricavi). La politica estera, specie se comporta un rischio di guerra in paesi lontani, viene decisa quasi sempre in modo bipartizan.

lunedì 8 aprile 2019

SINISTRA: ANNO ZERO (UNA LUNGA STORIA DI TRADIMENTI E DIVISIONI)







SINISTRA: ANNO ZERO 
(UNA LUNGA STORIA DI TRADIMENTI E DIVISIONI) 

di Matteo Pucciarelli e Giacomo Russo Spena


Dall'abbraccio del blairismo all'abbandono delle politiche sociali, dal renzismo alle esperienze arcobaleno arrivando all'odierno, ovvero all'irriformabilità del Pd e all'irrilevanza di ciò che è più radicale. Un'analisi (spietata) per ricostruire tappe ed errori che ci hanno portato all'oggi, dove non si intravede ancora nel Paese un vero progetto progressista, ambizioso e credibile.



Vent'anni che hanno cambiato tutto, portando alla dissoluzione una lunga, e a suo modo gloriosa, storia di lotte, conquiste e presenza nei luoghi di lavoro, di socialità, culturali. Vent'anni nei quali la sinistra italiana si è autoesclusa dai giochi della politica, per miopia, scarso coraggio, mancata lettura del presente, politicismo spicciolo e a tratti patetico. Una storia triste, avvilente.

Eppure nei primi anni 2000 l'Italia era considerata un laboratorio politico per il progressismo radicale internazionale, veniva studiata ed ammirata: non è un mistero che leader europei di oggi come Alexis Tsipras, Pablo Iglesias o Ada Colau siano stati a più riprese in Italia per apprendere le sperimentazioni politiche dei No global e del movimento pacifista. 
Fu l’apice di una sinistra contaminata con le realtà territoriali, una sinistra forte socialmente. 
E oggi? La sinistra propriamente intesa non sembra più esistere, scomparsa dal dibattito pubblico. Rimangono gli elettori e militanti ipotetici, erranti tra un populismo a rimorchio della Lega e di proprietà di un oscuro manager che ha ereditato il partito azienda dal padre (i 5 Stelle e Davide Casaleggio) e una “sinistra” troppo vicina – se non parte - dell’establishment (Pd). 
Ci sono nuove liste in vista delle Europee: ma cerchiamo di capire, prima, com'è stata possibile la polverizzazione della sinistra italiana in un così relativamente breve lasso di tempo.
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