Diari di Cineclub

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sabato 26 ottobre 2019

IL CUORE DIVELTO: PER UN'ARTE DIVERSA, PER UNA POESIA RIVOLUZIONARIA






IL CUORE DIVELTO:
PER UN'ARTE DIVERSA, PER UNA POESIA RIVOLUZIONARIA


Si può dare, oggi, una poesia rivoluzionaria? Una poesia, cioè, che si agganci a un serio sforzo di trasformazione della realtà senza perdere in forza espressiva né ridursi a mero veicolo per slogan? In questa intervista, Monica Rage à part (*) afferma con decisione tale possibilità. Lo fa anzitutto sulla base di un'esperienza concreta, che ci è parsa sorprendente: la pubblicazione di un breve volume di poesie, Il cuore divelto (Edizioni Monte Bove, 2019), in cui, a nostro avviso, si superano positivamente alcune delle tradizionali dicotomie che segnano l'operato dei poeti engagés. Che spesso alternano liriche nate dal totale ripiegamento sul proprio mondo interiore a componimenti nei quali, svolgendo una funzione "militante", ci si dimentica addirittura del proprio vissuto. 
In alcune delle più dirompenti poesie di Monica, invece, pare non esservi nessuna separazione tra esperienza personale e partecipazione a un percorso collettivo. Di più, come si evince da alcune passaggi della conversazione, siffatta peculiarità deriva anche da una precisa riflessione sul fare artistico e sulla possibilità di emanciparlo dalle catene della società capitalistica.


Prima di tutto vorremmo sapere se questo è il tuo primo libro di poesie...

martedì 22 ottobre 2019

COMO,7 DICEMBRE 2019: SECONDA ASSEMBLEA DI RIFUGIATI E MIGRANTI IN EUROPA







COMO,7 DICEMBRE 2019:
SECONDA ASSEMBLEA DI RIFUGIATI E MIGRANTI IN EUROPA




Organizzato dal Corpo di Coordinazione Internazionale dell'Alleanza Internazionale dei Migranti (International Migrants Alliance), il 7 dicembre prossimo, a Como, si svolgerà un evento di notevole rilievo. Parliamo della seconda "Assemblea a livello europeo di immigrati e rifugiati", ospitata presso la Chiesa di San Martino, in via Alfonso Lisi. In sostanza, si dà finalmente seguito alla significativa assemblea tenutasi a Roma il 22 aprile del 2012: un momento assai partecipato - con "più di un centinaio di rappresentanti di quasi tutte le nazionalità" - che aveva anzitutto cercato di sviscerare le cause all'origine dell'attuale processo migratorio su scala globale. Individuandole in quelle "politiche neoliberali imposte dagli imperialismi nei paesi di origine degli immigrati", che implicano un continuo saccheggio di risorse. Per non dire di un altro portato del sistema capitalistico: "la distruzione dell'intero ecosistema che mette in pericolo l'habitat naturale dell'uomo e delle diverse specie che lo abitano". Un fenomeno, quest'ultimo, ancor più visibile nei paesi dominati, dove le imprese transnazionali non indossano la "maschera ecologista" e danno vita a una incessante azione devastatrice, ostacolata solo dalle coraggiose lotte delle popolazioni locali. Le quali si muovono in un senso opposto a quello seguito dai governi, spesso asserviti a quelle potenze imperialiste che "nella loro voracità non fa non altro che continuare a finanziare guerre e conflitti per il controllo economico, politico e culturale dei territori". Costringendo "intere popolazioni ad abbandonare" il proprio paese d'origine. In un contesto siffatto, risulta quanto mai necessario unire i lavoratori immigrati a livello internazionale: l'effettivo coordinamento tra donne e uomini presenti in varie parti del pianeta, può infatti dar vita ad un autentico contrappeso alle politiche dominanti su scala planetaria. 

martedì 15 ottobre 2019

QUALCHE RIFLESSIONE SU 10 ANNI DI M5S di Aldo Giannuli






QUALCHE RIFLESSIONE SU 10 ANNI DI M5S
di Aldo Giannuli



Il decennale del M5s mi suggerisce qualche riflessione distaccata. A volte per capire un quadro è meglio allontanarsi per farsi un giudizio di insieme e dieci anni sono abbastanza per valutare una forza politica sul medio periodo.

In primo luogo una forza politica che dura 10 anni non è un puro incidente: se si considera che il Psiup ne durò 8, l’Uomo Qualunque 2, il Partito d’azione 4, la Rete 7, la Margherita 8 e che alcuni di questi partiti ebbero momenti significativi, lasciando tracce a volte consistenti nella storia del paese, si ricava che una durata decennale non è poco e riferisce di un certo peso.

lunedì 14 ottobre 2019

POST-FASCISMO E NEO FASCISMO: UN'UTILE DISCUSSIONE di Lidia Cirillo







POST-FASCISMO E NEO FASCISMO:
UN'UTILE DISCUSSIONE
di Lidia Cirillo




Per avvicinarsi alla comprensione del nuovo ciclo politico globale si potrebbe recuperare un concetto noto ma spesso dimenticato, la fine dell’illusione liberale. Non la fine del liberalismo, che in Europa è in difficoltà ma resta ancora egemone, ma la fine della possibilità di illudersi sulla convivenza virtuosa tra liberismo e liberalismo. Il liberismo è nello stesso tempo una teoria e una politica economica fondate sul presupposto che il mercato, se non alterato dalla politica e dall'errore umano, abbia in se stesso i meccanismi del proprio equilibrio. Il liberalismo è un sistema politico, una democrazia che Marx chiamò “formale” e che ha alla base l’astratto citoyen della rivoluzione borghese, teorizza la divisione dei poteri ed è aperta alle libertà individuali. Ma il liberalismo è anche un’ideologia che, come tutte le ideologie, ha il compito di universalizzare gli interessi di una parte e di idealizzarne il ruolo. I fatti hanno dimostrato l’impossibile convivenza e la sua semplicissima ragione. Non si può nello stesso tempo sfruttare senza limiti lavoro produttivo e riproduttivo e poi lasciare libertà di organizzazione e di protesta, diritti civili e politici capaci di saldare le fratture nell'umano prodotte dai rapporti di potere. Per gran parte del XX secolo il liberalismo è stato considerato un residuo del secolo precedente per la sua incapacità di garantire il consenso e il dominio. Il capitale li ha infatti esercitati in Europa o con regimi illiberali di estrema destra oppure accettando che al liberismo fossero imposti limiti e regole. Il capitalismo ha spesso gestito i propri affari con una combinazione dell’una e dell’altra cosa. Non per caso ai tempi della guerra in Indocina si parlò a proposito degli Stati Uniti di “fascismo esterno” per spiegare l’apparente paradosso di una democrazia che non esporta democrazia ma il dominio imposto con la violenza. In Francia i governi liberisti di destra e di sinistra giustificano oggi l'islamofobia con la presunta superiorità culturale della patria dei “droits de l’homme”, mentre (come osserva Palheta) proprio la presenza di immigrati musulmani testimonia una storia di torture e massacri. Ma anche all'interno la combinazione è evidente. Negli Stati Uniti una costituzione di diritti universali ha convissuto negli Stati del Sud con leggi che ostacolavano l’accesso al voto degli afroamericani. L’Europa ha lasciato vivere fino agli anni Settanta due regimi fascisti al potere e dei rapporti in Italia tra fascisti e apparati di Stato sono state piene per decenni le cronache.

Come mai l’illusione liberale si è riproposta in Europa, quando una vicenda politica così lunga sembrava averla privata di ogni efficacia? Si è riproposta perché la distruzione dei rapporti di forza che avevano indotto il capitalismo a superare il liberalismo, gli ha consentito di tornare alla forma politica che gli è più congeniale. La morte del vecchio nemico, cioè la scomparsa-decomposizione-metamorfosi del movimento operaio del Novecento, non ha potuto però scongiurare la crisi di consenso prodotta dal liberismo, cioè da un contesto di impoverimento, crescita delle disuguaglianze e dello sfruttamento, smantellamento progressivo del welfare e degrado del tessuto urbano. Le sinistre europee, in gran parte convertite al liberismo liberale, sono ovviamente coinvolte nella sua crisi e l’ascesa delle destre estreme ne rappresenta oggi la più inquietante delle conseguenze. Anche per il presente vale tuttavia ciò che valeva per il passato e cioè che l’impossibile convivenza non si manifesta solo attraverso la comparsa di movimenti di destra radicale ma è già evidente nei discorsi e nei comportamenti del liberismo liberale. Nel caso della Francia (per fare solo l’esempio più efficace) Sarkozy, Hollande e Macron non hanno solo regalato alle classi popolari l’austerità ma hanno anche continuamente contraddetto l’ideologia della sia pure astratta égalité. La ragione non è stata solo l’opportunistica accettazione dell’agenda politica del Fronte Nazionale nell'insensata speranza di indebolire la destra oppure di sottrargli parte dell’elettorato. C’è stata anche la logica inevitabile per cui chi consente al libero mercato di dominare incontrollato deve poi in qualche modo fare propri gli argomenti che lo giustifichino. Questi racconti possono essere assai diversi tra loro ma, nel caso del liberismo liberale, hanno sempre i medesimi obiettivi: dividere coloro che avrebbero tutte le ragioni per rivoltarsi; dotarsi preventivamente di leggi e di misure capaci di fronteggiare le prevedibili rivolte; creare diversivi rispetto alle responsabilità reali della miseria e del disagio.

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