Diari di Cineclub

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Rivista Cinematografica online e gratuita

martedì 8 dicembre 2020

"SERIAL FILLER" E LA RINASCITA DELLA NARRATIVA DISTOPICA di Stefano Macera










"SERIAL FILLER"

E LA RINASCITA DELLA NARRATIVA DISTOPICA

di Stefano Macera


La drammatica fase che stiamo vivendo ha inciso anche sulla produzione letteraria, portando con sé il ritorno alla narrativa distopica. Lo testimonia Serial Filler. Cronaca di un pandemonio (Scatole parlanti, 2020), primo romanzo di Daniela Maurizi, da tempo impegnata in varie pratiche della scrittura, dal racconto breve alla filastrocca sino alla canzone cantautorale.

sabato 29 febbraio 2020

LA WUHAN "DE NOANTRI" di Piero Bernocchi






LA WUHAN "DE NOANTRI"
Ovvero: fa più disastri il coronavirus o il virus del panico indotto?
di Piero Bernocchi


Per un paio di giorni sono stato incerto se scrivere quanto qui leggerete. Ne ero vieppiù convinto, via via che studiavo la stampa nazionale e internazionale, le dichiarazioni degli scienziati e degli esperti e tutto il materiale disponibile in materia. Al punto che se fossi stato un qualsiasi cittadino/a senza ruoli specifici o quello che in politica si chiama “un cane sciolto” non avrei avuto dubbi. Ma farlo in qualità di portavoce Cobas, in un clima isterico e paranoico - ove gli opinion makers, come succede quasi sempre in Italia, sono esperti di camaleontismo, trasformismo e dunque assecondano la corrente dominante - rende l’andare controcorrente, pur sempre faticoso in Italia, particolarmente improbo quando si rischia di passare per “untori” o per “complici” dell’espansione dell’epidemia. 
Però ieri mi ha convinto definitivamente Attilio Fontana, governatore della Lombardia e leghista doc (quello della difesa della "razza bianca", che dopo la dichiarazione ha dovuto mettersi in autoisolamento poichè una sua collaboratrice è risultata positiva al tampone) che così ha parlato al Consiglio regionale lombardo: “Cerchiamo di sdrammatizzare: questa è una situazione senza dubbio difficile ma non così pericolosa. Il virus è aggressivo e rapido nella diffusione ma molto meno nelle conseguenze: è poco più di una normale influenza, e questo lo dicono i tecnici”. Diavolo, ma se Fontana, che rischia ben di più di me per dichiarazioni del genere, ha deciso di parlare in tal modo, perché mai io dovrei autocensurarmi?

giovedì 6 febbraio 2020

RICORDANDO KIRK DOUGLAS di Stefano Santarelli






RICORDANDO KIRK DOUGLAS
di Stefano Santarelli



E' morto ieri a 103 anni Kirk Douglas, il decano del cinema mondiale. 
Mi permetto quindi di dedicare un brevissimo omaggio a questo grande attore, oltre che produttore, scrittore, cantante e regista, che ha offerto indiscutibilmente un grandissimo contributo alla settima arte.

Attore dotato di una profonda vitalità e di una duttilità difficilmente eguagliabile oltre ad essere dotato di un eccezionale magnetismo dispone di una straordinaria capacità nell'impersonare personaggi forti, spavaldi e spesso negativi che si caratterizzano nel corteggiare la morte e a cui si abbina una grande capacità fisica essendo stato un ottimo atleta tra l'altro campione di lotta libera. Mentre non ha mai fatto parte delle sue corde il recitare nelle commedie, una caratteristica in fondo simile ad un altro grande attore come Humphrey Bogart, l'indimenticabile interprete del Il grande sonno e Casablanca, che nel celebre film Sabrina non si trova a suo agio in una parte scritta per Cary Grant il quale aveva rifiutato all'ultimo momento di girare questa pellicola.


Figlio di un ebreo russo analfabeta fuggito dalla Russia perché era stato arruolato nel 1908 per la guerra russo-giapponese è nato in una classica città WSAP (White Anglo-Saxon Protestant) come Amsterdam nello Stato di New York. Unico figlio maschio tra sei sorelle, Issur Danielovitch Demsky (questo era il suo vero nome) ha avuto una infanzia veramente infelice.

Nonostante un padre alcolizzato e violento che per vivere faceva lo stracciavendolo il giovane Douglas diventa uno studente modello mantenendosi agli studi lavorando come bidello e cameriere riuscendo infine a laurearsi in Lettere alla vigilia della Seconda guerra mondiale.
Dopo la laurea cambia definitivamente il suo nome con quello di Kirk Douglas molto più adatto per la carriera artistica che voleva intraprendere ed inizia a frequentare l'American Academy of Dramatic Arts di New York diplomandosi nel giugno del 1941 ed inizia a lavorare in varie commedie a Broadway. L'entrata in guerra degli Stati Uniti costringe il giovane Douglas ad abbandonare le scene teatrali per frequentare l'Accademia navale dove esce con il grado di Guardiamarina. La sua esperienza militare è molto limitata al contrario di altri suoi colleghi come James Stewart, generale di brigata decorato due volte con la Croce di guerra, ma non tale da non comprendere che “ La guerra è una cosa così insulsa; dei giovani abbandonati su una nave che vanno in cerca di altri giovani e tentano di farli saltare in aria”. E questa denuncia della follia e dei crimini che portano le guerre Douglas la espliciterà nettamente, come vedremo in seguito, in uno dei suoi capolavori: Orizzonti di gloria.

lunedì 6 gennaio 2020

LOTTA OPERAIA E LOTTA ARMATA. UN TEMA DIFFICILE DA TRATTARE di Giorgio Amico







LOTTA OPERAIA E LOTTA ARMATA.
UN TEMA DIFFICILE DA TRATTARE
di Giorgio Amico (*)



È da poco in libreria "Il professore dei misteri" di Marcello Altamura. "Storia segreta del doppio livello" recita il sottotitolo facendo intendere chissà quale rivelazioni. In realtà una ricerca giornalistica, condotta con il taglio di certe trasmissioni d'inchiesta televisive dove i temi trattati si ingarbugliano al punto da diventare labirinti senza uscita, che ancora una volta, semmai ce ne fosse bisogno, dimostra come il fenomeno della lotta armata nell'Italia degli anni '70 resti incomprensibile per gran parte di chi se ne è vario titolo occupato, a partire proprio dalla stampa.

domenica 5 gennaio 2020

BRACCIO DI FERRO NEL GOLFO di Franco Iacch





BRACCIO DI FERRO NEL GOLFO
di Franco Iacch (*)


Una guerra tra Stati Uniti ed Iran non ci sarà. L’amministrazione Trump vuole passare alla storia per aver messo fine alle guerre americane nel Medio Oriente, non per iniziarne di nuove. Anche l’Ayatollah Ali Khamenei, suprema guida dell’Iran, ha pubblicamente affermato che una guerra con gli Stati Uniti non ci sarà. Ciò non significa che qualche azione aggressiva isolata e non autorizzata, date le tensioni create, potrebbe verificarsi, ma una guerra totale tra i due paesi è da escludere. Il concetto stesso di guerra convenzionale tra stati, pena conseguenze inimmaginabili ed evoluzioni imprevedibili, è storia. L’Iran non è certamente l’Iraq o la Corea del Nord, ma non rappresenta una minaccia militare convenzionale per gli Stati Uniti. Per intenderci: nessun paese al mondo potrebbe sconfiggere gli Stati Uniti. Un attacco preventivo convenzionale contro l’Iran ridurrebbe certamente le capacità militare del paese, ma non escluderebbe la ritorsione contro le basi statunitensi in Medio Oriente ed Israele. Qualora scoppiasse una guerra totale e senza limiti tra Stati Uniti ed Iran, sarebbe proprio la disparità atomica a rendere irrilevanti tutte le altre voci convenzionali dell’equazione.

sabato 4 gennaio 2020

NICOLETTA DOSIO: GRAZIA NO GRAZIE. MEGLIO UN'AMNISTIA SOCIALE di Checchino Antonini






NICOLETTA DOSIO:
GRAZIA NO GRAZIE.
MEGLIO UN'AMNISTIA SOCIALE
di Checchino Antonini 



Nicoletta Dosio: «No a provvedimenti di clemenza che riguardino soltanto la mia persona»
L’11 gennaio corteo nazionale a Torino


Dove erano tutti i campioni di coerenza, a iniziare da Di Maio, quando un governo 5 stelle ha dato il via libera a Tap, Tav e Terzo Valico? 
E’ questa domanda che dovrebbe campeggiare nelle cronache politiche compiaciute, o disperate, per lo sgretolamento del gruppo parlamentare appartenente al partito proprietario di Casaleggio e Grillo. 
E’ questa domanda che dovrebbe aleggiare in tutti quei settori della sinistra sociale, politica e sindacale, raggrumata o sparpagliata, dura o morbida, ma attirati a vario titolo dalle sirene del nuovo che avanza e/o del voto utile, al punto da riversarsi in massa nel voto a cinque stelle, o rifugiarsi nel sogno di un Pd capace di discontinuità. 
Zingaretti, a poche ore dalla conquista del Nazareno, era il 4 marzo scorso, fece il debutto in società fianco a fianco delle madamin Yes Tav, Cgil compresa. 
La premessa è utile perché l’arresto di Nicoletta Dosio mette movimenti sociali, troppo spesso disarticolati e autoreferenziali, di fronte all'ennesimo salto di qualità delle strategie della repressione. 
E, mentre le “sardine” – versione fine decennio del nuovo che avanza – sono mute come i pesci, appunto, e si preparano a tirare la volata a un Pd emiliano mai sazio di asfalto e cemento, da Torino arriva la convocazione di un corteo per l’11 gennaio per la libertà della 73enne incarcerata che, intanto, dalle Vallette fa arrivare il suo «No a richieste di grazia o a provvedimenti di clemenza che riguardino soltanto la mia persona»
Piuttosto si parli di «amnistia sociale», fa sapere la militante comunista e No Tav, che riguardi i reati connessi ai comportamenti (come le occupazioni abusive di alloggi) dettati dall'aggravamento della povertà prodotto dalla crisi economica negli ultimi anni. 
Tra chi aveva parlato dell’ipotesi di una grazia per la Dosio ci sono stati, nei giorni scorsi, i Giuristi Democratici e Paolo Cento (Sinistra Democratica-Leu). Una petizione era stata lanciata anche sulla piattaforma change.org
«Chi invoca la “grazia” per Nicoletta sappiamo che lo fa spinto dalle migliori ragioni – aveva detto da subito il movimento No Tav – dalla speranza che il potere possa finalmente riconoscere un errore, grande come queste montagne, e da qui partire per chiudere una vicenda che pare senza tempo. 
Chi scrive pensa che però non sia questa la strada giusta, la grazia non la vuole Nicoletta, e non la chiederà per se stessa, perché non il punto non è risolvere la sua situazione attuale, ma quella di riconoscere come in tutti questi anni procura, questura e tribunali abbiano giocato una partita politica, delegati dallo stato. 
Noi vogliamo che si dica che il Tav è un’opera inutile, devastante e che tutti vengano liberati e la valle venga smilitarizzata. Non è pretendere troppo, ma il giusto. Libertà per tutti e tutte, siamo solo all'inizio di questa lotta».
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