Diari di Cineclub

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giovedì 22 dicembre 2011

OMAGGIO A ROSA LUXEMBURG di Giuseppe Giudice


OMAGGIO A ROSA LUXEMBURG
di Giuseppe Giudice


E’ sempre restata nel mio cuore questa grande socialista rivoluzionaria, profondamente umanista e democratica. E’ rimasta nel mio cuore non solo perché aveva una intelligenza straordinaria, un modo fluido, avvincente e rigoroso di argomentare; ma per la sua grandissima sensibilità ed umanità di donna ebrea e minuta, qualità tipica delle grandi donne ebree come Simone Weil ed Hanna Harendt.
E quindi il suo socialismo era la sintesi di un grande rigore intellettuale, di un grande amore per l’umanità e di una straordinaria fede nella democrazia e nella libertà.

La sua tagliente ed intransigente opposizione al capitalismo era motivata proprio dal processo di disumanizzazione crescente che esso produce e di cui le ingiustizie sociali e la mercificazione del lavoro sono solo un aspetto. Era una pacifista convinta e militante; il capitalismo produce inevitabilmente guerra che per lei (e non solo per lei) era la più grande tragedia che l’umanità potesse vivere. Il suo radicale dissenso dalla ala destra della SPD derivò proprio da questo. Dal fatto che la SPD tradendo i suoi principi internazionalisti e pacifisti votò i crediti di guerra nel 1914.

Le prime letture approfondite che ho fatto in tema di socialismo e marxismo sono state “Umanesimo di Marx” di Rodolfo Mondolfo e gli scritti scelti proprio di Rosa Luxemburg (entrambi libri voluminosi e densi). Avevo 19 anni, appena maturato al Liceo Classico e da un anno militavo nel Psi.

Prima di allora mi era capitato di leggere Lenin e Mao (come tutti i miei coetanei adolescenti di sinistra). Di Lenin c’era il famoso cofanetto della “Editori Riuniti” con le quattro opere classiche: “Che Fare?” , L’Imperialismo, Stato e Rivoluzione, e l’Estremismo; lessi poi quello famoso con un titolo western: “ la Dittatura del Proletariato e il rinnegato Kautsky” il libro più brutto e fazioso che abbia letto (con tutto il rispetto per l’intelligenza di Lenin). Dopo aver letto qualcosa di Kautsky, feci fare un volo dalla finestra a quel libro pieno di insulti.

Percepiì subito che Lenin pur con il suo straordinario spessore era profondamente estraneo alla cultura occidentale ed era comunque il figlio di un paese che non aveva conosciuto né il Rinascimento, né l’Illuminismo.

Per quanto riguarda Mao ritenni che la Smorfia napoletana era infinitamente più seria dei suoi Pensieri.

Quindi il mio approccio serio con il marxismo (poi lessi con fatica Marx – Marx è molto meno fluido di Rosa Luxemburg nello scrivere) avvenne tramite Mondolfo e la Luxemburg . Che condividevano un approccio umanistico-libertario al pensiero di Marx anche se divergevano politicamente nel giudizio sulla Rivoluzione Sovietica. Mondolfo condivideva quello che diceva Kautsky e cioè che la rivoluzione avrebbe prodotto un regime terribile (e non il socialismo) e quindi andava contestata. La Luxembourg pur criticando i metodi dispotici dei bolscevichi (il suo dissenso con Lenin è datato dal 1905 ) riteneva che comunque quella rivoluzione andasse sostenuta (perché rappresentava una rottura storica) ma non poteva essere esportata in Occidente. In realtà molti socialisti occidentali fra i quali Turati ed Otto Bauer , che pure contestavano il bolscevismo, temevano che un fallimento o un rovesciamento violento dell’URSS avrebbero provocato una reazione di destra antisocialista ed antiproletaria in tutta Europa (su questo non avevano torto). Kautsky ed Hilferding invece erano convinti che in URSS si sarebbe trasformata in un dispotismo asiatico opposto al socialismo e quindi il comunismo andava condannato politicamente. Non c’è dubbio che la storia abbia dato ragione a Kautsky e Mondolfo sulla evoluzione dell’URSS, ma l’atteggiamento più prudente di Bauer e Turati va compreso in una fase in cui c’erano scarse informazioni su quello che effettivamente succedeva nel paese delle slitte a sonagli e sul giustificato timore che, nella prima metà degli anni 20, un crollo violento del regime sovietico avrebbe certo provocato una forte reazione di destra in Europa Occidentale.

Rosa fu critica sia con il revisionismo di Bernstein, che con il bolscevismo.

Bernstein riteneva che molte categorie marxiane andavano riviste. Quella del processo di concentrazione del capitale, quella della polarizzazione sociale tra una grande maggioranza di proletari ed un minoranza di borghesi. Pertanto i socialisti dovevano far propri fino in fondo, così come avevano fatto i socialisti fabiani in Inghilterra, gli istituti della democrazia parlamentare liberale ed utilizzarla per trasformare in senso socialista la società.

Rosa Luxemburg contestò radicalmente l’idea di Bernstein che il capitalismo si democratizzasse tramite l’avvento delle società per azioni. Anzi lo sviluppo del capitalismo finanziario (ben analizzato poi da Hilferding) accelerava e rendeva più forte il processo di concentrazione e centralizzazione capitalistici; e dava un forte impulso all’imperialismo ed al militarismo (il tema della guerra come dicevamo è sempre centrale in Rosa). Lo scoppio della I Guerra Mondiale è una conferma di queste tesi.

Bernstein era una persona di grande onestà intellettuale. Non può essere assolutamente considerato come un traditore. Aveva una sua impostazione che lo portava a sottovalutare certe tendenze aggressive del capitalismo. Bernstein ebbe perfettamente ragione nel considerare la democrazia quale mezzo e fine del socialismo. Ma la democrazia parlamentare degli inizi del 900 era ancora una democrazia troppo limitata e parziale. Essa riconosceva i diritti politici, non riconosceva i diritti sociali ed economici dei lavoratori. Era quindi una democrazia pienamente “borghese”. Del resto Rosa Luxemburg rivolge la sua critica alla democrazia borghese nel senso della sua limitatezza. Ma contro Lenin e Trotsky dice che i limiti della democrazia borghese vanno superati con più democrazia, estendendone il perimetro e non certo distruggendo ogni democrazia e sostituendola con la dittatura del partito unico. Da questo punto di vista il pensiero filosofico della Luxemburg (sia pur nel dissenso politico) è molto vicino a Kautsky e Bauer i quali vedono il socialismo quale processo di estensione permanente della democrazia dalla sfera politica a quella sociale ed economica.

E proprio il tema della democrazia e del suo rapporto con il partito e la rivoluzione che c’è forse il contributo più importante della Luxemburg.

Per Kautsky (di fine 800) e Lenin il movimento socialista è frutto dell’incontro tra gli intellettuali socialisti e marxisti con il movimento operaio. La coscienza dei fini ultimi è data al proletariato dagli intellettuali che portano dall’esterno la coscienza di classe. Ma Kautsky (a differenza di Lenin) non concepisce il partito come “avanguardia” composto da rivoluzionari di professione ed organizzato gerarchicamente e verticisticamente. Kautsky pensa ad un partito democratico di massa non avanguardia ma “memoria politica collettiva” della classe operaia.

Pure la Luxemburg vede nel partito la memoria collettiva del proletariato ma rifiuta ogni contrapposizione astratta tra spontaneità e coscienza (come fa Lenin soprattutto). Per Rosa la coscienza non è qualcosa che viene data dall’alto o dall’esterno da una elite illuminata, ma si forma nella esperienza storica concreta nelle battaglie quotidiane per l’emancipazione della classe lavoratrice. E’ un processo democratico di auto-emancipazione. In questo lei è molto vicina a Matteotti che vede nello sviluppo delle forme di auto-organizzazione democratica dei lavoratori il tessuto connettivo del socialismo.

Insomma per Rosa il socialismo è un processo aperto sorretto costantemente dallo sviluppo di forme sempre più avanzate di democrazia. Come la libertà è per lei un bene supremo. “La libertà è sempre la libertà di chi la pensa diversamente” “ l’eguaglianza senza libertà è oppressione- la libertà senza eguaglianza è sfruttamento”. E la democrazia è processo comunicativo (la Luxemburg anticipa Habermas) che ha una sua logica auto correttiva. E strumento di autoeducazione civile.

La morte della Luxemburg è certo colpa della destra socialdemocratica tedesca (Noske ed Ebert). Ma i comunisti hanno spesso confuso le acque attribuendo a “tutta” la socialdemocrazia tedesca questo atto infame.

In realtà nel 1916 (la Luxemburg è morta nel 1919) la SPD subì una scissione mentre era in corso la guerra. Un gruppo di deputati (più di 20) pacifisti della SPD (quasi tutti i capi storici: Kautsky, Haase, Hilferding e lo stesso Bernstein ) votarono contro il rifinanziamento dei crediti di guerra. E furono espulsi dal partito. Pertanto la SPD si divise in due partiti: La MSPD (socialdemocratici maggioritari) guidati da Ebert, Scheidmann e Noske, favorevoli alla guerra; e la USPD (socialisti indipendenti – socialdemocratici di sinistra) pacifisti guidati da Haase, Kautsky ed Hilferding.
La Lega Spartachista di Rosa Luxemburg si federò con l’USPD (di cui costituì la corrente più radicale).
Nel Novembre del 1918 fu rovesciata la Monarchia ed al governo andarono insieme MSPD e USPD in un governo fatto di soli socialisti (sia pur divisi) che fece cessare la guerra e rientrare i soldati dai fronti.

Sintetizzando: a Dicembre i dirigenti della MSPD Ebert e Noske fanno una alleanza con i militari, cacciando dal governo i socialdemocratici di sinistra. Nella speranza di riportare l’ordine e di evitare quello che era accaduto in Russia. Tutto precipita. La Lega Spartaco (contro l’opinione della Luxemburg) si stacca dai socialdemocratici di sinistra e forma il KPD (partito comunista tedesco). A gennaio a Berlino viene rimosso da Ebert il capo della polizia di Berlino che era della USPD. Gli spartachisti (diventati comunisti) con la Luxemburg nettamente contraria, proclamano una insurrezione che si risolve con un bagno di sangue. Oltre 500 morti e Rosa Luxemburg viene ammazzata (pur essendo contraria all’insurrezione) dai corpi paramilitari.

Una grave macchia sulla socialdemocrazia tedesca, ma che non coinvolge la sua grande tradizione. Pochi mesi dopo a Monaco vengono uccisi dai corpi paramilitari (che in segreto rispondevano a Noske) 3000 socialdemocratici di sinistra della USPD.

Una grave macchia certamente ma su questo episodio i comunisti “storici” hanno costruito un castello volto a demonizzare tutta la socialdemocrazia.

A parte il fatto che Rosa Luxemburg non ha niente a che vedere con il comunismo della III Internazionale (lei i 21 punti li avrebbe rifiutati) gridare agli “assassini socialdemocratici” da parte di chi ha esultato per il massacro (oltre 3500) di operai e marinai anarchici e socialisti perpetrato a Kronstad da Lenin e Trotsky ( e non parliamo degli orrori dello stalinismo) fa ridere. E soprattutto è ributtante che la Luxemburg sia stata strumentalizzata nella ex DDR (Germania Orientale) dagli aguzzini della SED e della Stasi. Veramente si sarà rivoltata nella tomba!

Da rilevare che nel partito comunista tedesco tutti i luxemburghiani furono espulsi (anche su ordine di Mosca). Paul Levi che fu il primo segretario del KPD nel 1923 rientrò nella SPD (che si era riunificata dopo che Ebert e Noske sparirono dalla scena politica) e fece il capo della sua ala sinistra.

Ma io mi sento di proporre (perché non vediamo quante firme raccogliamo?) ai compagni della SPD attuale di cambiare il nome alla loro fondazione che è intitolata ad Ebert. Ed intitolarla magari a Kautsky. Sarebbe un ottimo risarcimento per Rosa.

In conclusione Rosa Luxemburg non ha eredi diretti. Ma la sua vita , anche con i suoi errori (e chi non li commette?) è un esempio difficilmente riproducile di fedeltà agli ideali socialisti. E molti suoi insegnamenti sono più che validi anche per il socialismo democratico odierno

 20 Dicembre 2011
 
dal sito http://www.legadeisocialisti.it/lds/

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