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mercoledì 7 gennaio 2015

GRECIA: CHIEDIAMO LA SOLIDARIETA' DEI NOSTRI COMPAGNI EUROPEI





GRECIA: 
CHIEDIAMO LA SOLIDARIETA' DEI NOSTRI COMPAGNI EUROPEI
Intervista a Antonis Ntavanellos




Come conseguenza del tentativo del governo di Antonis Samaras di far eleggere alla presidenza della Grecia Stavros Dimas, ex commissario europeo e logico candidato suo e dell’UE, fallito il 29 dicembre perché non ha raccolto i 180 deputati necessari, il 25 gennaio prossimo si terranno le elezioni legislative.

I sondaggi danno in testa col 27 o il 28% dei voti Syriza, la coalizione della sinistra radicale. Perché Syriza possa ottenere una maggioranza assoluta come formazione politica, da sola, è necessario un voto intorno al 35%. Questo potrebbe cambiare nel caso in cui un numero significativo di “piccole formazioni” non raggiungessero il 3% necessario per varcare la soglia che consente di avere eletti in parlamento.La campagna contro Syriza delle istituzioni europee (UE, BCE), e degli esponenti politici, dalla Francia alla Germania, passando per l’Olanda, è virulenta. Le dichiarazioni secondo cui un governo di Syriza dovrà assolutamente rispettare le regole del Meccanismo europeo di stabilità – con tutti i suoi effetti su ogni decisione riguardante i bilanci – sono già parte della campagna europea contro una vittoria di Syriza e per ottenere fin da ora delle concessioni da parte di un governo di cui Syriza costituirebbe la forza trainante.

È necessario comprendere sia il senso politico di questa campagna di ricatti e di minacce tanto della destra come della socialdemocrazia e del padronato dei paesi dell’UE, sia il ruolo che Syriza può svolgere come fattore di una possibile modifica dei rapporti di forza su scala europea. Questo ci spinge a sviluppare una campagna di solidarietà con la popolazione greca e le forze che in seno a Syriza, insieme ad altri, si battono contro una politica di austerità feroce che ha collocato al limite della sopravvivenza – nel senso letterale del termine – centinaia di migliaia di greci. Su questo pubblichiamo un’intervista a Antonis Ntavanellos, membro del Bureau politico di Syriza e animatore di DEA (Sinistra operaia internazionalista). [Nota della redazione di à l’Encontre].


Quali sono state le ultime decisioni di questo fine settimana?

La principale decisione del Comitato Centrale, poi della Conferenza di Syriza [sabato 3 gennaio 2015, ad Atene] è che la campagna elettorale si farà sulla base del programma di Salonicco,[1] su temi connessi alle conquiste democratiche e alle libertà, nonché sul finanziamento del programma.
La politica di Syriza è ufficialmente la seguente: promessa di soppressione dei Memorandum e delle misure reazionarie, rifiuto di chiedere ulteriori prestiti o di nuovi Memorandum, battaglia sul problema del debito a livello europeo, legandolo a quello dell’Italia, della Francia, del Portogallo…

La sola questione su cui può esserci trattativa con l’Unione Europea e i creditori è quello del debito, mentre la soppressione dei Memorandum e delle misure reazionarie spettano solo alla decisione del governo di sinistra.
Questa linea è chiaramente di scontro col sistema interno e internazionale, e penso che la direzione di Syriza subirà pressioni per arretrare e andare verso un compromesso con l’UE. Quel che importante però è vedere che non è accaduto: il fine settimana ha dimostrato ancora una volta che Syriza come partito è una realtà che nessuno può sottovalutare.

Scontri con l’ala sinistra [2] ci sono stati sul fatto che, per quest’ultima, non si possono accettare nelle liste ex socialdemocratici, [3] anche se hanno rotto con il PASOK (Movimento socialista panellenico). Il centro delle nostre alleanze deve essere con il KKE (PC greco) e Antarsya.[4]



Puoi richiamare i punti chiave del programma di Salonicco?

Si tratta di impegni assunti pubblicamente da Tsipras nel settembre 2014: riportare salari e pensioni al loro livello di prima della crisi; ritorno ai contratti collettivi come esistevano prima; ritorno alla soglia minima di reddito imponibile di 12.000 euro; soppressione dell’insopportabile tassa sul gasolio per riscaldamento. Per gli strati più poveri della popolazione, urgenti misure anticrisi quali la gratuità di acqua, elettricità, oltre al congelamento dei debiti personali.

Nell’ottica della direzione di Syriza, queste misure rientrano in una concezione di rilancio dell’economia che qualcuno potrebbe definire keynesiana. Credo però che la loro rilevanza agli occhi della società greca valga come messaggio politico: l’austerità si può rovesciare. È questo il messaggio che la vittoria di Syriza potrebbe mandare a tutta l’Europa.


Che discussione c’è all’interno della Piattaforma di sinistra?

La Piattaforma di sinistra si sviluppa su tre elementi principali: Innanzitutto, che il progetto politico di Syriza deve essere sorretto alla base dalla mobilitazione della classe operaia e degli strati popolari. Inoltre, la necessaria radicalizzazione del programma di Syriza, con l’insistenza sull’annullamento della maggior parte del debito, la nazionalizzazione delle banche e il ritorno indietro sulle privatizzazioni. Infine, che le uniche alleanze politiche vadano ricercate con la sinistra: l’obiettivo è il fronte comune Syriza/KKE/Antarsya, donde la parola d’ordine della Piattaforma di un “governo di sinistra” e non “di salvezza nazionale” o peggio ancora di “unità nazionale”…

Peraltro emergono negli ultimi tempi in Syriza altre forze radicali che provengono dalla maggioranza e insistono su problemi di democrazia e del funzionamento del partito. [5]


Si può leggere (nel giornale Epochi legato alla maggioranza di Syriza) che la sola arma della destra sono le divisioni interne e Syriza deve parlare con una voce sola. Che dire rispetto a questo appello a far tacere le opposizioni di sinistra?

È chiaro che nell’attuale battaglia politica sia indispensabile un certo grado di disciplina. Al tempo stesso in Syriza si è ottenuta la garanzia del diritto di tendenza, la possibilità di opposizioni politiche che, su temi di primaria importanza, devono poter essere decise.
Secondo me, non è un caso se negli ultimi tempi i problemi disciplinari in seno a Syriza corrispondono a uno spostamento a destra di taluni dirigenti, con dichiarazioni di quadri o deputati che propongono pubblicamente la necessità di un compromesso con la borghesia, soprattutto europea.
Viceversa, la Piattaforma sostiene la presa di decisioni collettiva e il funzionamento del partito dal basso in alto. Abbiamo fiducia nella base e si può pensare che la battaglia politica per l’orientamento del partito non sia definitivamente risolta.


A leggere i testi di DEA o R-Project (Red Network) si direbbe che il movimento di massa sia entusiasta di Syriza e della suo possibile arrivo al potere. Pensi davvero che sia così?

Per la verità, il movimento di massa negli ultimi tempi è rifluito, perlomeno a livello centrale. Malgrado tutto, esistono importanti lotte in vari settori e regioni. Quel che questo esprime, secondo me, è che, per il momento, il popolo consegna le sue speranze al voto a Syriza, ma il rapporto di forze non è mutato: il primo periodo di un governo di sinistra sarà quindi cruciale, con importanti lotte, forti rivendicazioni e speranze cui bisognerà rendere giustizia.
Così, la natura del governo di sinistra è una sfida aperta: sarà giudicata sulla politica di Syriza, ma soprattutto dalla resistenza e dalle lotte dei/delle lavoratori/lavoratrici.


Che ruolo attribuisci alla solidarietà in Europa?

La lotta per porre fine all’austerità può cominciare in Grecia, ma non la si potrà portare a termine se non ci sono forti mobilitazioni del movimento operaio in tutta l’Europa. Tutta la nostra speranza è che la vittoria in Grecia sia seguita da un effetto domino di cambiamento in Europa!

Chiediamo perciò la solidarietà dei nostri compagni europei, che non devono lasciare che le grandi potenze strangolino il governo della sinistra e il movimento operaio in Grecia. Questo però non può che essere l’inizio di uno scontro globale contro la barbara austerità in tutto il continente, e sappiamo dalla storia che questa guerra può certo cominciare in un piccolo paese, ma sarà vinta definitivamente nelle strade di Roma, di Madrid e di Parigi. È ora di agire: ecco quanto possono aspettarsi di meglio Syriza e la sinistra greca!


(Traduzione a cura di Antonio Moscato e Titti Pierini) 


*****

Note redazionali


[1] Si riferisce ai punti esposti da Alexis Tsipras, presidente del partito-coalizione Syriza, nel corso dell’ultima Fiera Internazionale di Salonicco, che si svolge ogni anno in settembre e che è l’occasione, per il capo del governo (nel caso Antonis Samaras) e per il leader del maggior partito dell’opposizione (Alexis Tsipras), di esporre i loro punti di vista sulla situazione del paese.

[2] La Piattaforma di sinistra, che si è affermata nel congresso di Syriza del 2013, riunisce la “corrente di sinistra”, di cui il principale portavoce è Panagiotis Lafazanis (uno dei due responsabili della frazione parlamentare di Syriza) e Red Network (R-Project) che riunisce DEA (Sinistra operaia internazionalista), Kokkino (che si sta unendo a DEA), e APO. La Piattaforma di sinistra rappresenta in seno a Syriza tra il 30 e il 35% dei voti congressuali. Una percentuale da non confondere con il ventaglio dell’elettorato di Syriza, che come partito conta circa 40.000 militanti, che è relativamente poco in termini organizzativi in rapporto a una popolazione di 11 milioni di abitanti.

[3] Giorgio Papandreu, figlio di Andrea che è stato il fondatore del Pasok nel 1974, ha lanciato in questi giorni una nuova formazione politica: il Movimento dei socialisti democratici. Attualmente il Pasok – che nei sondaggi sorpassa a fatica il 3%, soglia per entrare in parlamento – è diretto da Evangélos Venizélos, vicepresidente del governo Samaras e ministro degli Esteri dal giugno 2013. Papandreu è stato primo ministro dall’ottobre 2009 all’11 novembre 2011; ha adottato i memorandum e le leggi che ne sono conseguite. La posizione della Piattaforma di sinistra è di rifiutare non solo una presentazione sulle liste di Syriza di candidati che hanno votato i memorandum, ma anche di coalizzarsi con formazioni come quella di Papandreu.

[4] Antarsya. Fronte della sinistra anticapitalista greca, è composto da un decina di organizzazioni. In Antarsya sono emerse differenziazioni sull’ipotesi di una lista elettorale con Alekos Alavanos, in tempi lontani membro di Synaspismos e di Syriza, che ha creato ora un partito dal nome di “Piano B”, che, dopo le elezioni europee del 2014, ha proposto un programma di uscita dall’UE e dall’euro.

[5] La tendenza del “circolo presidenziale di Tsipras” a dettare le prese di posizione pubbliche di Syriza si è accentuata. Nel corso del congresso di lancio della campagna elettorale, uno dei partecipanti ha gridato: Non siamo venuti qui solo per applaudire”.


6 Gennaio 2015


dal sito Movimento operaio


La vignetta è del Maestro Mauro Biani






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