Diari di Cineclub

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Rivista Cinematografica online e gratuita

lunedì 22 febbraio 2016

BERNIE FOR PRESIDENT? di Felice Mometti






BERNIE FOR PRESIDENT?
di Felice Mometti




È la seconda volta che Hillary Clinton, la candidata «inevitabile» alla presidenza degli Stati Uniti, vede la sua corsa ostacolata da un outsider. Sappiamo come è andata a finire la volta scorsa con Obama. La storia non si ripete, non si deve ripetere, questo il mantra recitato negli ultimi giorni dal potente staff della ex segretario di Stato. Ma i risultati delle primarie del Partito democratico in Iowa e nel New Hampshire hanno proiettato Bernie Sanders nel ruolo di antagonista credibile di Hillary, la «combattente globale» che difende i diritti civili, non disdegna gli interventi militari ad ampio raggio ed è molto vicina a Wall Street. È vero, e si sa, che le primarie americane, non fa differenza se democratiche o repubblicane, sono tutto meno che un esercizio di democrazia da parte dei cittadini elettori. Regole diverse e non sempre chiare e condivise nei vari Stati, mancanza di controlli su chi vota e chi ne ha diritto, lanci di monetine per determinare la vittoria in alcune circoscrizioni, interventi a tutto campo delle società di marketing politico sui social network e nei sondaggi che hanno lo scopo non di rilevare le intenzioni di voto ma di orientarle. Come se ciò non bastasse con la sentenza della Corte Suprema nel 2009 si è dato il via libera – togliendo qualsiasi limite di spesa e di rendicontazione – ai PAC e super PAC (Political Action Committes) e cioè a quei gruppi organizzati di imprenditori, banche, multinazionali, fondazioni che raccolgono denaro e fanno campagne perlopiù aggressive, usando tutti i media possibili, a favore o contro un candidato. Sempre però senza mai accordarsi e coordinarsi, così dice la sentenza, con il candidato che appoggiano.

domenica 21 febbraio 2016

ANONIMA ALDILA' di Robert Sheckley





ANONIMA ALDILA'  
di Massimo Luciani



Il romanzo “Anonima aldilà” (“Immortality, Inc.”) di Robert Sheckley è stato pubblicato per la prima volta nel 1958 sulla rivista “Galaxy” con il titolo “Time Killer”. È la versione ampliata di una storia più breve intitolata “Immortality Delivered”. In Italia è stato pubblicato dall’Editrice Due Mondi a puntate in “Galaxy” con il titolo “Ammazzare il tempo” e da Mondadori all’interno de “L’ombra del 2000”, all’interno del volume “Sheckley” de “I Massimi della Fantascienza”, nel n. 190 dei “Classici Urania”, nel n. 8 de “I Libri di Urania” e nel n. 126 di “Urania Collezione”. Quest’ultima edizione è disponibile in formato Kindle su Amazon Italia e Amazon UK e in formato ePub su IBS.

Nel 1958 Thomas Blaine ha 32 anni quando ha un incidente mortale. Quando si risveglia gli viene detto che è il 2110 e si è reincarnato in un nuovo corpo. Qualcosa però è andato male perché quel corpo doveva ospitare l’anima di un’altra persona. Ancora confuso, Blaine comincia a scoprire che dopo la sua morte la scienza ha fatto passi da gigante nella spiegazione di quelli che erano considerati fenomeni soprannaturali collegati all’aldilà.
Trovatosi in un futuro talmente lontano che le sue capacità di progettista di yacht sono obsolete, Thomas Blaine deve cercare di mettersi al passo. Si trova così a cercare di capire un mondo in cui è possibile fare un’assicurazione per reincarnarsi, anche se il procedimento non sempre funziona correttamente. Fantasmi, poltergeist, zombie e persone disposte a vendere il loro corpo sono ormai normali.

sabato 20 febbraio 2016

NOAM CHOMSKY: "LA DESTRA USA UN PERICOLO PER LA SPECIE UMANA"




NOAM CHOMSKY: 
"LA DESTRA USA UN PERICOLO PER LA SPECIE UMANA"



Intervista. Lo scrittore e filosofo statunitense su "global warming", guerre Nato e presidenziali. "Con le politiche dei Repubblicani il rischio di una guerra mondiale è molto serio".




«La specie umana è di fronte a una situazione che non ha precedenti nella storia dell’homo sapiens. Siamo al bivio di una situazione mai verificatasi prima: e molto presto dovremo decidere se vogliamo che la specie umana sopravviva in qualcosa che abbia le sembianze dell’esistenza che conosciamo, o se vogliamo creare una devastazione planetaria così estrema da non poter neppure immaginare cosa ne potrebbe emergere».

È con terrificante lucidità e pessimismo che un autore e filosofo del livello di Noam Chomsky testimonia, per la prima volta in tanti anni di interviste, il cinico imbarbarimento globale della vita umana nel caos di distruzione senza fine né alternative.

martedì 16 febbraio 2016

UN NUOVO INQUIETANTE ACCORDO DI MONACO di Antonio Moscato




UN NUOVO INQUIETANTE ACCORDO DI MONACO
di Antonio Moscato



Fa rabbrividire perfino il nome: questo nuovo “accordo storico” ricorda un altro accordo in cui Gran Bretagna e Francia si intesero con la Germania nazista (al cui fianco stava l’Italia fascista) alle spalle della Cecoslovacchia. Il premier francese Daladier al suo ritorno a Parigi, atterrando temeva che la folla lo linciasse, ma si sbagliava: già allora la manipolazione dell’opinione pubblica aveva fatto passi da gigante. Le masse erano festose e gridavano Vive la paix! Ma era il penultimo gradino prima di entrare in pieno nella Seconda Guerra Mondiale, meno di un anno dopo.

Come allora, questo accordo ha visto seduti a un tavolo rappresentanti di paesi che non avrebbero nessun diritto a decidere la sorte dei siriani, compreso lo stesso Bashar al Assad, che è un infame assassino del suo popolo, ma la cui sorte non può essere decisa da esponenti di coalizioni in cui figurano analoghi Stati canaglia. Penso all’Arabia Saudita, all’Egitto, alla Turchia, ma anche agli Stati Uniti che in tutta la loro storia sono intervenuti fin dal XIX secolo in un gran numero di paesi di diversi continenti, e alla Russia che è governata da chi rivendica l’eredità tanto della politica zarista quanto di quella staliniana. E che comunque puntellando Assad interferisce (insieme all’Iran) nelle vicende interne siriane non meno di chi ha finanziato le opposizioni armate contro di lui.

venerdì 12 febbraio 2016

PERCHE' L'EUROPA NON DIGERISCE RENZI di Aldo Giannuli





PERCHE' L'EUROPA NON DIGERISCE RENZI
di Aldo Giannuli




Prosegue imperterrita la “danza degli schiaffoni” fra Renzi e l’Unione Europea. In prima linea ci sono i popolari, ma il silenzio sprezzante dei socialisti pesa ancora di più.

Quel povero diavolo di Pittella (per sua sfortuna capogruppo socialista a Strasburgo) cerca di sostenere il suo signore e padrone italiano, giungendo a minacciare la crisi dell’accordo popolari-socialisti che regge la Commissione, mentre i suoi compagni di gruppo francesi, tedeschi e olandesi lo guardano come lo scemo del villaggio con l’aria di pensare “Ma che stai dicendo?”. Da dove nasce questa inedita replica della Cavalleria Rusticana?

I punti veri di dissenso sono due: l’applicazione del bail in e la riduzione delle tasse. Renzi ha bisogno di margini di flessibilità molto più ampi (e usa l’emergenza rifugiati) perché vuol fare un taglio di tasse prima delle elezioni. Sul primo punto, Renzi, che non aveva mosso paglia contro la formazione della direttiva sul bail in e neppure sulla sua immediata applicazione dal 1 gennaio 2016, aveva pensato di cavarsela con qualche furbata all’italiana (tipo il “salvabanche”), ma gli “europei” non glielo permettono, dando della direttiva l’interpretazione più restrittiva possibile (e ci vuol, poco perché la lettera è già più che sufficiente a bloccare il giullare). E questa rigidezza dipende dal fatto che i nostri valenti alleati tedeschi e francesi hanno già forchette in pugno e tovagliolo al collo per banchettare suo beni italiani.

martedì 9 febbraio 2016

IL DETENUTO-DESAPARECIDO GIULIO REGENI POTEVA ESSERE SALVATO di Gennaro Carotenuto




IL DETENUTO-DESAPARECIDO GIULIO REGENI POTEVA ESSERE SALVATO
di Gennaro Carotenuto

I primi risultati dell’autopsia a Giulio Regeni, che datano la morte a poche ore prima del ritrovamento del corpo, affermano senza equivoci che il dottorando friulano è stato per circa nove giorni un detenuto-desaparecido nelle mani di qualche polizia o corpo paramilitare della dittatura amica di Al Sisi, al quale l’ambasciatore Massari rende addirittura il merito per aver contribuito a ritrovarne i resti.

In questi nove giorni Regeni è stato torturato, umiliato, massacrato, ma è rimasto in vita extragiudizialmente in una caserma o in una prigione clandestina all’interno di un contesto tutt’altro che caotico, ma organizzato e metodico come è SEMPRE organizzata e metodica la repressione del dissenso nei regimi di polizia quali quello egiziano. Dei discorsi di oggi, in presenza del corpo massacrato di Giulio, delle richieste di verità importa poco, ministro Gentiloni. È di quando la notizia faceva fatica a farsi strada che dovremmo parlare. Lo sapete o no che, con Giulio ancora in vita, i messaggi sui social che si appellavano a #whereisgiulio, compresi i miei se posso, raccoglievano un infinitesimo di condivisioni rispetto a qualunque stupidaggine?

Durante i nove giorni nei quali Giulio Regeni è rimasto vivo nelle mani dei suoi torturatori, un gran numero di persone, con vari livelli di responsabilità, all’interno della catena di comando che da Al Sisi portava giù fino a chi gli ha spezzato l’osso del collo, e poi ha buttato i suoi resti in quel fosso della periferia del Cairo, sapevano chi fosse e dove fosse. Qualcuno ha sequestrato Giulio Regeni extragiudizialmente, qualcuno gli ha presumibilmente estorto informazioni con la tortura, qualcuno ha avuto interesse a tenerlo in vita per nove giorni e infine deciso che dovesse morire. Qualcuno ha ritenuto più opportuno che il corpo fosse ritrovato invece di farlo sparire per sempre. Tutte queste persone fanno parte di un’organizzazione criminale nota che chiamiamo “Terrorismo di Stato”. Quando il Terrorismo di Stato è applicato da governi amici, non necessariamente dittatoriali, come fu per il GAL spagnolo, si chiude sempre un occhio.

lunedì 8 febbraio 2016

APPUNTI PER UNA STORIA DEL TROTSKISMO di Stefano Santarelli (parte quarta) IL LAMBERTISMO






APPUNTI PER UNA STORIA DEL TROTSKISMO
di Stefano Santarelli

(parte quarta)

IL LAMBERTISMO



Come abbiamo visto nel capitolo dedicato al Segretariato unificato l’espulsione da parte del S.I della Quarta internazionale dei 13 membri della maggioranza del Comitato centrale del Pci provoca la scissione della sezione francese.
Il Pci “maggioritario” si trova quindi isolato dal resto dell’Internazionale infatti il sostegno chiesto dai francesi in una lettera dell’aprile del 1952 al Swp viene respinto come sono respinte tutte le critiche al pablismo. Ma dopo pochissimo tempo sia il gruppo inglese di Healy che l’Swp entrano in conflitto con il Segretariato internazionale e costituiscono con il Pci “maggioritario” un altro centro internazionale alternativo alla direzione pablista. Il ruolo del partito diretto da Lambert all’interno del Comitato internazionale è molto marginale rispetto a quello ricoperto dagli inglesi e dagli statunitensi.
In Francia il Pci diretto da Pierre Lambert (pseudonimo di Pierre Boussel) si impegna nel lavoro sindacale all’interno di Force Ouvrière, nata da una scissione della CGT, e riesce ad entrare nell’apparato di questo sindacato e questo aspetto costituisce ancora oggi uno dei caposaldi della sua azione politica.

domenica 7 febbraio 2016

SCHENGEN, I PROFUGHI E IL FAMILIY DAY di Guido Viale






SCHENGEN, I PROFUGHI E IL FAMILY DAY
di Guido Viale




“L’apostasia delle proprie radici giudaico-cristiane è la causa di tanti mali della società di oggi”: queste parole di Massimo Gandolfini, leader del family day, rivelano la vera ratio di quell'adunata: riproporre la famiglia come fonte e supporto del potere patriarcale e di tutti gli autoritarismi della nostra società con una chiamata alle armi in difesa della perduta purezza dell’Occidente. Il cattolicesimo degli organizzatori, tornato in piazza con il preciso intento di offuscare i contenuti dell’enciclica Laudato sì di papa Francesco, è quello stesso cristianesimo oggi brandito come una clava contro i migranti musulmani dai governi ungherese, polacco e ceco, dagli hooligans svedesi che danno la caccia ai ragazzini di colore e dai tanti partiti nazionalisti e razzisti che stanno prendendo il sopravvento in tutti i paesi d’Europa.
Quel sopravvento si alimenta di un cedimento dei governi dei principali paesi europei alle loro pressioni; un cedimento che ormai mette in forse la sopravvivenza stessa dell’Unione. Solo qualcuno, e solo ora, comincia a prenderne atto. Gli altri no:“Ecco come salvare le banche”, titolano i giornali; ma di come salvare i profughi che annegano o muoiono di fame, di sete e di freddo non parla nessuno: nemmeno quelli che pure raccontano le atroci condizioni a cui l’Europa sta condannando milioni di vittime di guerre, rapine e devastazioni ambientali prodotte in gran parte dalle sue politiche o dalla sua indifferenza. Eppure bisogna cominciare a chiedersi come far fronte a questa offensiva, perché le linee di resistenza sono ormai in rotta.

sabato 6 febbraio 2016

COME PINELLI / IL MANIFESTO CONFESSA, MA NON E' ASSOLTO di Antonio Moscato





COME PINELLI
di Antonio Moscato


Ritrovato il corpo di Giulio Regeni, grande è stato l’imbarazzo di tutti i media mainstream che hanno sempre taciuto su cosa accade in paesi come l’Egitto (ma sono tanti) i cui governi sono molto amici del nostro, soprattutto grazie agli affari dei nostri capitalisti. Gli assassinii legalizzati da sentenze emesse da una catena di montaggio, le centinaia di desaparecidos, gli arresti preventivi senza motivazioni, l’uso di criminali comuni per attaccare le manifestazioni e gi scioperi sono sempre stati invisibili per i nostri media “indipendenti”. Soprattutto gli scioperi non esistono: solo piccoli strumenti di informazione anticapitalisti come questo avevano segnalato cosa accadeva anche in gennaio (ad esempio Egitto - Quali prospettive per la nuova ondata di scioperi?).

Il silenzio è stato totale fino al momento in cui nell’ingranaggio repressivo è finito un nostro concittadino. Con imbarazzo i mass media adesso insinuano che forse se l’era cercata: scriveva sul Manifesto e con uno pseudonimo… Chissà perché? si domandano sorpresi molti commentatori tv, con la sola attenuante della loro abissale ignoranza di quel che accade fuori dall’Italia.

venerdì 5 febbraio 2016

SOLIDARIETA' A TANYA GOLAN CHE RIFIUTA IL SERVIZIO MILITARE NELL'ESERCITO SIONISTA





SOLIDARIETA' A TANYA GOLAN CHE RIFIUTA IL SERVIZIO MILITARE NELL'ESERCITO SIONISTA



Tanya Golan, israeliana militante della federazione comunista anarchica Ahdut (Unità), ha intrapreso la strada dell’obiezione totale al servizio militare, previsto per i diplomati delle scuole superiori. “Tania è anarchica, vegana ed ecologista. Si rifiuta di prestare servizio militare nell’esercito sionista. Diffondiamo la sua dichiarazione di obiezione, in cui esprime le sue motivazioni e le sue critiche di carattere sociale…:”



Mi chiamo Tanya Golan ed ho 20 anni. Ho deciso di fare obiezione al servizio militare nell’esercito israeliano e ritengo sia importante rendere pubblica questa mia scelta per il valore che può assumere.

Fare o non fare il servizio militare è una decisione politica che ciascuno dovrebbe prendere in piena coscienza. Invece c’è una legge che minaccia i giovani per spingerli a fare il militare.
Non ho alcuna fiducia nella gerarchia autoritaria. L’esercito è un braccio della borghesia, del governo e delle fabbriche di armi. Ci sono coloro che traggono profitto dal conflitto israeliano-palestinese e che non molleranno mai il controllo sulla Cisgiordania. Questi poteri hanno creato razzismo e divisioni. Le spese militari del governo israeliano (compresi i finanziamenti che vengono dagli USA) tendono a crescere di anno in anno a detrimento degli investimenti sulla formazione, sulla sanità e sullo stato sociale; eppure non c’è alcuna sicurezza, tante sono le minacce che incombono su Israele. Ritengo che le nostre paure vengano strumentalizzate per distrarci e per impedirci di fare riflessioni più profonde.

lunedì 1 febbraio 2016

INDIANI SIOUX: IL GIORNO DELLA MEMORIA




INDIANI SIOUX: IL GIORNO DELLA MEMORIA



Il 1 febbraio 1876 gli Stati Uniti dichiararono guerra ai Sioux che non volevano abbandonare i territori dov'era stato scoperto l'oro. E fu l'inizio del massacro di Wounded Knee


Oggi cade l'anniversario di una dichiarazione di guerra troppo spesso ignorata o non considerata come tale. Il 1 febbraio 1876 il ministro degli Interni degli Stati Uniti d'America dichiarò guerra ai Sioux “ostili”, quelli cioè che non avevano accettato di trasferirsi nelle riserve, dopo che era stato scoperto l'oro nelle Black Hills, il cuore del territorio Lakota. Come si potevano traferire migliaia di uomini, donne e bambini dalla terra dov'erano nati, in una stagione dell'anno in cui il territorio era coperto di neve? Molti indiani pare neanche ricevettero l'ordine, in quanto impegnati nelle loro attività di caccia, lontano dalla propria residenza.

Quella dichiarazione di guerra del 1 febbraio fu l'inizio del massacro degli Indiani d'America, che culminerà con l'eccidio di Wounded Knee, passato alla storia grazie a canzoni, libri e film. Sul finire del dicembre 1890, la tribù di Miniconjou guidata da Piede Grosso, appresa la notizia dell'assassinio di Toro Seduto (1), partì dall'accampamento sul torrente Cherry, sperando nella protezione di Nuvola Rossa. Il 28 dicembre furono intercettati dal Settimo Reggimento, che aveva l'ordine di condurli in un accampamento sul Wounded Knee: 120 uomini e 230 tra donne e bambini furono portati sulla riva del torrente, circondati da due squadroni di cavalleria e trucidati.

“Seppellite il mio cuore a Wounded Knee” di Dee Brown è il libro (anche film) che ha commosso generazioni di persone e ispirato cantanti di tutte le generazioni e latitudini, fino a Fabrizio De Andrè che compose la canzone “Fiume Sand Creek”, Prince e Luciano Ligabue. Protagonista delle lotte indiane per 40 anni fu il Capo Nuvola Rossa (1822-1909) che si confrontò aspramente con l'agente governativo perché venisse rispettata l'autorità tradizionale dei capi indiani. Nel 1888 invitò i Gesuiti a creare una scuola per i bambini Lakota nella riserva indiana, una scelta necessaria per mantenere il legame degli Indiani con la loro terra. Pochi anni prima il governo aveva cercato di obbligare i bambini a frequentare una scuola “bianca” per essere “civilizzati” con risultati disastrosi per la cultura indiana.



Nuvola Rossa


Nuvola Rossa andò a Washington più volte di ogni altro capo indiano e rimane il leader più rispettato del suo popolo, insieme ad Alce Nero, noto per la sua forte carica spirituale. Quest'ultimo aveva 13 anni nel 1876 ed era già impegnato nella causa, tanto che l'anno dopo andò a Londra per incontrare la Regina Elisabetta.
Così racconta il massacro di Wounded Knee: «Brillava il sole in cielo. Ma quando i soldati abbandonarono il campo dopo il loro sporco lavoro, iniziò una forte nevicata. Nella notte arrivò anche il vento. Ci fu una tempesta e il freddo gelido penetrava nelle ossa. Quello che rimase fu un unico immenso cimitero di donne, bambini e neonati che non avevano fatto alcun male se non cercare di scappare via».

I Sioux, che preferiscono chiamarsi Dakota o Lakota, sono la principale tribù degli Stati Uniti, con 25.000 membri. Ora vivono in riserve nei loro antichi territori. Continuare a raccontare la loro storia (pochi giorni fa è stata la Giornata della memoria) è un modo per non dimenticare di cosa è stato capace l'uomo nel corso della storia e fare in modo che episodi simili non si ripetano.




(1) Toro Seduto muorì invece il 15 Dicembre 1890




dal sito Famiglia Cristiana



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