Diari di Cineclub

Diari di Cineclub
Rivista Cinematografica online e gratuita

mercoledì 27 dicembre 2017

LE RAGIONI DELLA LISTA «PER UNA SINISTRA RIVOLUZIONARIA» di Claudio Bellotti





LE RAGIONI DELLA LISTA «PER UNA SINISTRA RIVOLUZIONARIA»

di Claudio Bellotti (*)




La prima urgenza è rivendicare esplicitamente il punto di vista di classe, ossia quello che più sistematicamente viene negato e oscurato. La destra ci parla della divisione fra italiani e stranieri; i grillini non vanno oltre lo scontro fra cittadini e “casta”; il bollitissimo Renzi prova a raffigurare lo scontro come lotta finale tra democrazia e oscurantismo, usando a questo scopo le comparsate (certo pericolose) dei gruppi neofascisti. Ebbene, in mezzo a tutte queste divisioni mistificanti vogliamo che ci sia una lista che parte da un assunto chiaro: il mondo si divide ancora, anzi più che mai, in sfruttatori e sfruttati, fra capitale e lavoro.

Anche perché, lo si vede ogni giorno più chiaramente, la risposta capitalistica alla crisi si chiama innanzitutto svalorizzazione della forza lavoro, dal sottosalario dilagante fino alle forme di lavoro gratuito, semigratuito o servile che si allargano sempre di più. La famosa classe operaia che “non esiste più” viene, dalla crisi del 2008, chiamata in tutto il mondo a spremersi sempre di più per sostenere un sistema che sprofonda in contraddizioni insolubili. Lavorare sempre più ore, più anni, più intensamente, per salari sempre più poveri, con diritti sempre più evanescenti: questa è la semplice ricetta del capitale, tutto il resto è solo aria fritta.

venerdì 15 dicembre 2017

IL PROGRAMMA DI "POTERE AL POPOLO" E LE NOSTRE DIVERGENZE







IL PROGRAMMA DI "POTERE AL POPOLO" E LE NOSTRE DIVERGENZE


L’appello “Potere al popolo” lanciato dal Centro sociale “Je so’ pazzo” di Napoli e dall’organizzazione politica a cui fa riferimento, i Clash City Workers, ha diffuso una proposta di programma per una lista alle prossime elezioni politiche.
Da più parti tale proposta viene definita, a seconda degli interlocutori, “anticapitalista”, “di rottura”, addirittura “di transizione al socialismo”. Possiamo comprendere le grandi speranze affidate in questo tentativo di “unità della sinistra” da parte di diversi sinceri militanti, ma purtroppo dobbiamo dire che tali speranze sono malriposte.
Nella proposta di programma, rintracciabile sul sito poterealpopolo.org, non c’è traccia di contenuti anticapitalisti o rivoluzionari. La parola “rivoluzione” non compare, e nemmeno “socialismo”, tantomeno “comunismo”. La proposta complessiva si colloca su un terreno “antiliberista” e riformista fin dai primi capitoli.

lunedì 23 ottobre 2017

CINA, IL 19° CONGRESSO DEL P.C.C. : UN'ASSISE DAGLI SBOCCHI IMPREVEDIBILI di Aldo Bronzo






CINA, IL 19° CONGRESSO DEL P.C.C. : 
UN'ASSISE DAGLI SBOCCHI IMPREVEDIBILI
di Aldo Bronzo



Il contesto in cui si colloca il 19° Congresso del P.C.C. non è scevro da contraddizioni e da problematiche di cui la direzione raggruppatasi attorno alla figura carismatica e accentratrice di Xi Jinping deve pur tentare di dare una risposta.

Infatti, dopo i successi fatti registrare dalla “riforma” denghista sino al 2008, i meccanismi che avevano garantito quello sviluppo si sono parzialmente inceppati: in sostanza meno capitali dall’estero e meno sbocchi alle merci cinesi sui mercati internazionali. Ne conseguì una inevitabile tendenza al ristagno che fu contrastata dall’allora leader in carica Hu Jintao con una politica di “stimoli”, cioè con opera pubbliche pari a 580 miliardi di $ che, se arrestarono il tendenziale declino, stimolarono un debito pubblico spaventoso, pari a 3,4 miliardi di $.

lunedì 2 ottobre 2017

CATALOGNA: CLASSI, EGEMONIA E INDIPENDENTISMO CATALANO di Marc Casanovas e Brais Fernández





CATALOGNA: 
CLASSI, EGEMONIA E INDIPENDENTISMO CATALANO
di Marc Casanovas e  Brais Fernández


Con questo testo intendiamo partecipare alla discussione strategica apertasi nelle sinistre sul referendum catalano dell’1 Ottobre, ma che riteniamo vada anche oltre. Non ci soffermeremo sulla storia della formazione del processo indipendentista catalano, ma ci limiteremo a proporre una caratterizzazione di questo cosiddetto “processo” e a cercare di fornire argomenti sulle ragioni per cui le sinistre non indipendentiste dovrebbero impegnarsi attivamente per far sì che questa scadenza diventi un momento di rottura.

Uno degli argomenti tipici del “senso comune” della sinistra tradizionale per non sostenere il movimento catalano del 1° ottobre è che il processo è guidato dalla borghesia. Detto in questi termini, si tratta di un’affermazione semplicemente falsa che può basarsi soltanto su due fraintendimenti, uno malevolo e l’altro semplicemente frutto di ignoranza, o di un uso distorto di categorie così assurdo da invalidarsi da solo. L’erroneità di questo argomento è verificabile empiricamente.

La grande borghesia catalana si è espressa a più riprese contro questo movimento, giudicandolo irresponsabile e creatore di instabilità per i propri affari, come può verificare chiunque si scomodi a ricercare in Google le dichiarazioni di Foment del Treball (l’associazione padronale catalana). L’ignoranza entra in questione quando si tratta di definire il significato di borghesia, un concetto che la sinistra spagnola ha utilizzato solo nell’ultimo quarantennio per riferirsi alla Catalogna o, nel caso del PCE (Partito comunista spagnolo), per giustificare la propria politica di alleanza con la borghesia “progressista e nazionale” (sic) che rappresentava Suárez nel 1978.

domenica 1 ottobre 2017

DICHIARAZIONE DELLA T.M.I. SUL REFERENDUM PER L'INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA





DICHIARAZIONE DELLA T.M.I. SUL REFERENDUM PER L'INDIPENDENZA DELLA CATALOGNA



Pubblichiamo qui una dichiarazione della Tendenza Marxista Internazionale sulla crisi in Spagna. Il referendum per l’indipendenza della catalogna rappresenta una sfida nei confronti del regime spagnolo del 1978. È stato oggetto di una grave repressione da parte dello Stato spagnolo. La T.M.I. sostiene il diritto del popolo catalano all’autodeterminazione. Per una Repubblica socialista catalana come scintilla della rivoluzione iberica!



1 – La decisione del parlamento catalano di convocare un referendum sull’indipendenza per il 1 ottobre ha aperto la crisi costituzionale più seria che la Spagna abbia visto dalla restaurazione della democrazia borghese nel 1977. La repressione da parte dello Stato spagnolo e del governo di Rajoy a Madrid ha provocato un movimento di massa nelle strade che ha acquisito alcune caratteristiche insurrezionali.

2 – La decisione di convocare un referendum sull’auto-determinazione arriva dopo anni in cui lo Stato spagnolo e il governo di destra di Rajoy hanno bloccato tutti i tentativi da parte della Catalogna di decidere sul proprio futuro. La Costituzione catalana del 2006 (Estatut), il cui contenuto era già stato annacquato dal parlamento spagnolo, è stato ratificato in un referendum, solo per essere poi bloccato dalla Corte Costituzionale spagnola su richiesta del Partito Popolare di destra. Alla fine, il Tribunale costituzionale ha dichiarato incostituzionali alcuni articoli chiave dell’Estatut. 35 diverse leggi approvate dal Parlamento catalano sono state ritenute illegali dalla Corte costituzionale.

mercoledì 27 settembre 2017

LE QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI di Stefano Santarelli






LE QUATTRO GIORNATE DI NAPOLI
di Stefano Santarelli



“Chi l'avrebbe detto stamattina quando
mi sono alzato che avrei ucciso un uomo,
io che non ho mai ammazzato nemmeno una mosca?”




Vi sono opere cinematografiche che costituiscono dei veri e propri affreschi artistici e storici, ebbene le “Quattro giornate di Napoli” (1962) diretto da Nanni Loy su soggetto di Vasco Pratolini, Massimo Franciosa, Carlo Bernari, Pasquale Festa Campanile e lo stesso Loy, è indiscutibilmente una di queste opere.
Nanni Loy, un regista dichiaratamente di sinistra e autore di film di denuncia sociale ancora attuali basti ricordare il celebre “Detenuto in attesa di giudizio” (1971), con questo film, che costituisce indiscutibilmente il suo capolavoro, ricostruisce fedelmente l'eroica insurrezione del popolo napoletano contro un esercito perfettamente organizzato come quello nazista.

domenica 24 settembre 2017

LISTONE GUAZZABUGLIO O ALTERNATIVA DI CLASSE? di Franco Turigliatto







LISTONE GUAZZABUGLIO O ALTERNATIVA DI CLASSE?
di Franco Turigliatto



Tutto il dibattito politico appare ormai proteso verso lo scontro elettorale della prossima primavera con le tre forze maggiori, Pd, Partiti delle destre e M5S a sgomitare tra loro per arrivare nelle migliori condizioni, sviluppando una vergognosa campagna reazionaria sulla pelle dei migranti e attivando la divisione dei lavoratori. Sono tre forze del tutto interne alle logiche del sistema capitalista che si candidano a gestire il liberismo e gli affari della borghesia, come più volte abbiamo avuto modo di raccontare.

A sinistra si sta delineando, a partire dalla “grande coalizione” realizzata in Sicilia (vedi link con dichiarazione) non una reale progetto alternativo, radicale nei soggetti che lo dovrebbe comporre e nei contenuti programmatici, ma un informe aggregato (a cui ancora una volta Rifondazione si è subordinata) egemonizzato da forze che hanno gestito in prima persona le politiche borghesi dell’austerità: un disastro che se si materializzasse anche su scala nazionale priverebbe del tutto la classe lavoratrice di un minimo strumento di riferimento di classe, antiliberista e anticapitalista.

giovedì 21 settembre 2017

PATATRAC RYANAIR, UNA BUONA NOTIZIA di Giorgio Cremaschi





PATATRAC RYANAIR, UNA BUONA NOTIZIA
di Giorgio Cremaschi



È iniziata la crisi del low cost? C’è solo da sperarlo. La RyanAir ha lasciato a terra centinaia di migliaia di passeggeri con la motivazione ufficiale che piloti e personale di volo sono in arretrato di ferie e ora devono farle. Secondo molti commenti questa è una piccola parte della verità, ma già di per sé essa è indice di una situazione gravissima. Per bloccare in forma cosi ampia le attività della compagnia irlandese è necessario che le ferie tra il suo personale siano praticamente sconosciute, cioè che si facciano volare gli aerei con equipaggi che non hanno riposato a sufficienza.

Immaginatevi cosa vuol dire questo per il loro rischio e quello dei passeggeri. Se RyanAir ha fermato i voli vuol dire che la condizione del personale era al limite del consentito dai regolamenti internazionali. Cioè che la RyanAir non ha organici sufficienti per far fare ai propri dipendenti riposi e ferie quando essi siano previsti e che quindi accumula ritardi alla fine insostenibili.

REFERENDUM, MADRID ATTACCA BARCELLONA. INDIGNAZIONE DI MASSA di Checchino Antonini




REFERENDUM, MADRID ATTACCA BARCELLONA. 
INDIGNAZIONE DI MASSA
di Checchino Antonini



Catalogna, 14 arresti, occupazioni di edifici pubblici da parte della guardia civil e sequestro di materiali per il referendum. Decine di migliaia in strada contro la repressione



Catalogna: la situazione precipita. Arresti, occupazioni di edifici pubblici da parte della guardia civil e sequestro di schede e materiali per il referendum. Intanto in serata si apprende che la polizia dello Stato spagno ha anche occultato le informazioni sul terrorismo ai Mossos d’Esquadra, la polizia catalana.

Migliaia di cittadini sono scesi in strada denunciando le azioni dello Stato. Di tutte le età. Di tutte le posizioni. Si sono concentrati lì dov’era la presenza della Guardia Civil. Lo hanno fatto pacificamente nonostante la tensione. Lanciando garofani nell’aria. Sorridendo. Mostrando le schede elettorali incriminate. Gridando “voteremo, voteremo!”. Una massiccia insurrezione di disobbedienza attiva che difficilmente avrà un punto di ritorno. Le grida di disobbedienza e la richiesta di uno sciopero generale risuonano ora nelle strade di Barcellona e nei comuni di Catalogna. Chi è in piazza trova molti volti familiari. E una grande maggioranza non è indipendentista. Non prima di questo 20 settembre. «L’aria che si respira è di rottura totale», scrive un attore catalano, Marc Almodóvar su El Salto. «Quando parlo di rottura, intendo per esempio il modo in cui la Guardia Civile è stata accolta. Le auto della polizia militare sono state verniciate irrimediabilmente, piene di adesivi e ornate di bandiere… Se uno si aspetta una rivoluzione pura, naturalmente non lo è. Ma il martello dello Stato spagnolo sembra aver appena risvegliato la gente addormentata». Noleggiate tre navi da crociera per ospitare la polizia spedita a reprimere i catalani. Poliziotti dannosi anche come i turisti. A Barcellona è attiva anche una campagna #stopcruceros come quella No Grandi Navi di Venezia.

lunedì 18 settembre 2017

CAMINO REAL di Teresio Spalla





CAMINO REAL
di Teresio Spalla


La storia di padre Iunipero Sierra, massacratore di indiani, beatificato da un papa e canonizzato da un altro


C’era una volta un cinema western che, insieme ai fumetti e a una letteratura sia tradotta che italiana, propagava anche qui da noi l’idea di un Ovest americano in cui la pace tra bianchi e indiani fosse, se non conclusa positivamente con il “lieto fino programmatico”, almeno rimandata alla prossima storia.
Ciò avvenne in un’epoca lontana – collocabile tra gli anni della guerra e la fine degli anni Sessanta – in cui si stabilizzò l’idea che mostrare i pellerossa come implacabili nemici e selvaggi sanguinari aveva perso di senso logico, artistico e commerciale.

Non è vero, come si è scritto per anni, che tutto nacque con il grande successo di “L’amante indiana” (1950) dove i bianchi erano cattivi e nemici della pace o buoni e favorevoli alla pace con gli apache buoni e pacifici o atti alla guerra senza tregua. Film che narrano con amara pietà il destino del “vanishing american” ne furono realizzati anche ai tempi del muto.
A mio parere l’idea di uno sguardo mite e rispettoso, quando non esaltante e nettamente pacifista, nacque nello spirito degli anni di Roosevelt in cui i pellerossa (che avevano acquistato il diritto di cittadinanza e di voto nel 1924 e avevano valorosamente combattuto nella guerra mondiale) furono ben accolti anche nella narrativa popolare e specialmente in quella che raffigurava l’America coloniale ai suoi primordi, quando la possibilità di una convivenza pacifica era ancora veramente possibile.

domenica 17 settembre 2017

IN SICILIA, C’E’ SINISTRA E SINISTRA… di Fabio Cannizzaro




IN SICILIA, C’E’ SINISTRA E SINISTRA…
di Fabio Cannizzaro






La deriva che la situazione politica a sinistra va assumendo merita, scevra da furberie, tatticismi e ricollocamenti tattici, una riflessione politica cui come socialisti di sinistra non ci sottraiamo.
Tutti conoscono, avendola espressa pubblicamente e tempestivamente, la nostra posizione in merito alla proposta di coalizione elettorale con il “ticket” Claudio Fava e Ottavio Navarra.
Eravamo e restiamo schiettamente contrari non agli uomini ma alla logica politica che la candidatura Fava ( la figura, infatti, del vicepresidente in pectore è solo una “forzatura” mediatica) esprime e sintetizza.
Del resto avendo partecipato al processo dall’inizio, fino a giungere alla riunione di Enna, ben conoscevamo e conosciamo quali furono i termini della riflessione almeno fino a quando scesero in campo MDP e SI.

Non aggiungerò né ripeterò, pertanto, qui i motivi, tutti politici, del nostro NO all’alleanza “favista”.

lunedì 11 settembre 2017

L' "ARMA" DELLO STUPRO di Marina Zenobio






L' "ARMA" DELLO STUPRO
di Marina Zenobio



Non è la prima volta che l’Arma dei Carabinieri è coinvolta in casi di stupro. Prima di Firenze ci fu l’abuso nella caserma del Quadraro,a Roma



L’ordinaria narrazione tossica, come in altre occasioni, questa volta si abbatte sulle due donne americane che hanno denunciato di essere state stuprate da due carabinieri, ora indagati, a Firenze. In fondo in fondo anche loro, come le tutte le altre, in qualche modo “se la sono cercata”. “Avevano bevuto”, “avevano fumato”, “non hanno urlato” addirittura il “Secolo XIX” ha riportato la bufala che “hanno inscenato il tutto per riscuotere i soldi dell’assicurazione”. Abbiamo così scoperto che comunque molte donne negli Stati Uniti si assicurano contro lo stupro, tant’è frequente.
E’ vero, lo hanno ammesso, erano state in discoteca, avevano bevuto, fumato per questo il loro racconto potrà essere un po’ confuso. “Il giornale”, in uno strenuo tentativo di difendere l’Arma, ha addirittura insinuato che “Innanzitutto bisognerebbe capire se i carabinieri siano davvero tali; quanto le due avessero bevuto; se qualche millantatore non si sia presentato ai loro occhi ingannandole”.

GLI ARTIGLI DELL’AQUILA di Teresio Spalla






GLI ARTIGLI DELL’AQUILA
di Teresio Spalla


Questo numero dell’Almanacco contiene due articoli sulla condizione contemporanea degli indiani d’America.
Il primo, risalente al 1986, fu pubblicato su “Filmcronache”. Il secondo, scritto nel 2011, in occasione dell’avvenimento di cui si parla, rimase inedito.
Li pubblico insieme solo ora, continuativi l’uno all’altro per evidenti motivi, riveduti e aggiornati ma nemmeno tanto, poiché, in questo 2016, è accaduto qualcosa di cui si parla nell’epilogo, altrettanto inedito.
Tutti e tre i testi, riuniti insieme, saranno editi dalla rivista “Scenario”.

Il motivo di questo assemblaggio, che sarà comprensibilissimo a chi lo leggerà, è che, da quando mi dedicai, per la prima volta, non alla vicenda storica ricostruita al cinema e nella letteratura dei pellerossa, ma all’esplorazione antropologica della loro autentica esistenza contemporanea, sono, apparentemente, cambiate molte cose.
Ma, dal punto di vista della rinascita culturale e sociale, nel momento in cui scrivo, marzo 2016, non è sostanzialmente cambiato niente per gli ex indomiti cavalieri della prateria del nord ovest come a tutte le nazioni indiane dalla frontiera canadese al confine messicano degli Stati Uniti.

domenica 10 settembre 2017

SINISTRA CLASSE RIVOLUZIONE DI FRONTE ALLE ELEZIONI di Alessandro Giardiello





SINISTRA CLASSE RIVOLUZIONE 
DI FRONTE ALLE ELEZIONI
di Alessandro Giardiello


I parlamentari di Mdp che insieme a Pisapia ambiscono a guidare la sinistra nel nostro paese, nei pochi mesi dalla nascita del loro movimento sono riusciti a votare insieme al Pd provvedimenti come:

– il decreto Minniti, che abolisce due gradi di giudizio per una categoria di donne e di uomini evidentemente considerata inferiore come i migranti.

– la reintroduzione dei voucher, uscendo dall’aula del Senato e favorendone l’approvazione.

– 17 miliardi di euro regalati alle banche venete.

Tuttavia secondo il Manifesto l’unità a sinistra è un bene prezioso da tutelare. E noi che pensavamo che il bene da tutelare fossero le condizioni di vita e i diritti delle classi subalterne, demoliti da decenni di politiche di austerità, con la partecipazione attiva dell’intero campo della sinistra riformista (Rifondazione Comunista in primis).

venerdì 8 settembre 2017

LEONARDO DA VINCI ARTISTA, INTELLETTUALE E RIVOLUZIONARIO di Alan Woods





LEONARDO DA VINCI ARTISTA, INTELLETTUALE E RIVOLUZIONARIO
di Alan Woods




“Gli ostacoli non mi fermano.
Ogni ostacolo si sottomette alla rigida determinazione.
Chi guarda fisso verso le stelle non cambia idea.”
(Leonardo da Vinci, 1452-1519)





Il Rinascimento

Ci sono periodi della storia umana che rappresentano punti di svolta fondamentali. Tali periodi sono caratterizzati da grandi trasformazioni sociali, politiche e culturali. Idee, abitudini e tradizioni che sono state accettate in modo indiscusso per secoli o addirittura millenni vengono improvvisamente messe in discussione. La società stessa si trova in uno stato di fermento che colpisce anche le menti degli uomini e delle donne. Un tale periodo di sconvolgimenti sociali si riflette necessariamente in profondi cambiamenti nella religione, nella filosofia e nell’arte.

Il XVI secolo vide il culmine dell’espansione del potere della borghesia in uno dei periodi più straordinari della storia umana. Conosciuto in Germania come Riforma, in Italia e Francia come Rinascimento, diede luogo a una straordinaria fioritura di cultura, arte e scienza. Ancora oggi le produzioni artistiche di questo periodo, unico nella storia, rimangono senza eguali. Ha fissato uno standard con cui si misurano le realizzazioni artistiche di tutta la storia successiva.

giovedì 7 settembre 2017

USA - COREA DEL NORD, CHI MINACCIA CHI? di Steve Leigh e Alan Maass







USA - COREA DEL NORD, CHI MINACCIA CHI?
di Steve Leigh e Alan Maass


Il primo passo per opporsi alla minaccia di guerra crescente in Corea è denunciare l’ipocrisia dei signori della guerra di Washington.



L’impensabile possibilità di una guerra nucleare è di nuovo alla ribalta dopo che funzionari del governo hanno reagito con stridule minacce alle affermazioni del governo nordcoreano di aver testato la sua più potente bomba nucleare.

Questa non è che la più recente escalation nel gioco del coniglio nucleare, con provocazioni calcolate da ogni parte – anche se, a giudicare dai media mainstream, la Corea del Nord di Kim Jung-Un sarebbe l’unica a rischiare di condurre il mondo sull’orlo di un incubo. Falso. Il test nordcoreano di quella che viene definita una bomba all’idrogeno più distruttiva, insieme al lancio di missili apparentemente capaci di portare una testata nucleare, è giunto nel giro di alcuni giorni dalle esercitazioni militati su vasta scala condotte da Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud.

mercoledì 6 settembre 2017

LA LEGGE DEL PERDONO E LA LEGGE DELLA PIETA' di Teresio Spalla

 


LA LEGGE DEL PERDONO E LA LEGGE DELLA PIETA'
di Teresio Spalla


"Riina non deve morire in carcere ?" E altre osservazioni su come sia difficile per alcuni e facile per altri perdonare in Italia


 
Il testo di questo numero del mio Almanacco è un’elaborazione - completata il 2 agosto - di quanto già scritto tra il 5 e il 6 giugno quando giunse la notizia che il capomafia Salvatore Riina - forse il più pericoloso boss della mafia e colpevole di numerosi e gravissimi crimini, sulla persona e contro lo Stato, sui quali non tutto è stato ancora abbondantemente chiarito - per cause di salute era stato trasferito all’ospedale di Parma dove, pur sottoposto a rigorosa sorveglianza, può ricevere, oltre alle cure per le sue malattie, parenti e pacchi dono, vettovaglie e visite.

All’elaborazione si aggiunge però, oggi, una riflessione sulla “legge del perdono” che nell’Italia repubblicana ha una lunga tradizione che risale all’amnistia concessa ai fascisti fin dal ’46, alla tolleranza prima dell’esistenza “legittima” di un partito dichiaratamente neofascista e quindi della Lega, una formazione nata esplicitamente razzista ed oggi divenuta il nazifasciorazzismo del ventunesimo secolo.

domenica 20 agosto 2017

"SI SONO CHAVISTA", IL VENEZUELA E NOI di Giorgio Cremaschi






"SI SONO CHAVISTA", IL VENEZUELA E NOI
di Giorgio Cremaschi




"Il ritorno dei colonnelli, ma ora sono di sinistra". Così qualche giorno fa titolava sulla edizione on line Il Fatto, riferendosi al Venezuela, ma anche alla Bolivia, al Nicaragua, all'Ecuador, insomma a tutti paesi latino americani i cui governi non si sono piegati ai diktat degli Stati Uniti e della UE. Credo che questo titolo ben sintetizzi la deriva di una buona parte di ciò che in Italia, ed in Europa, viene considerato o si consideri di sinistra. Di quella sinistra che è stata complice della più vasta e sconvolgente campagna di disinformazione di massa dalla fine della seconda guerra mondiale.

La "feroce dittatura" di Maduro è stato il motivo guida di ogni servizio televisivo, di ogni commento giornalistico, nulla e nessuno sui quotidiani e sulle tv italiane sì è distinto dalle veline del dipartimento di stato degli USA, che amplificavano quelle della opposizione venezuelana. Persino sulla Corea del Nord i mass media occidentali hanno mostrato qualche cautela in più, neppure contro Saddam e Gheddafi c'è stata la stessa unanime violenza informativa che si è scatenata contro il governo venezuelano. La dittatura peggiore del mondo e della storia, dovrebbe pensare un comune cittadino che costruisca i suoi punti di vista solo sulla informazione ufficiale. La falsificazione dei fatti e delle opinioni è stata così completa e radicale che, dopo che Maradona si era schierato con Maduro, la stampa ha persino sentito la necessità esaltare l'attacco che il campione ha ricevuto da Kempes, tralasciando di ricordare che quest'altro calciatore argentino non aveva avuto problemi a ricevere la coppa del Mondo dalle mani insanguinate del dittatore Videla. Essere contro il Venezuela di Chavez è diventata una patente di democrazia distribuita a cani e porci.

domenica 6 agosto 2017

IL VENEZUELA DOPO LE ELEZIONI PER L'ASSEMBLEA COSTITUTENTE: CONCILIAZIONE E RIVOLUZIONE? di Jorge Martin





IL VENEZUELA DOPO LE ELEZIONI PER L'ASSEMBLEA COSTITUTENTE: 
CONCILIAZIONE E RIVOLUZIONE?
di Jorge Martin


Ancora prima che il Consiglio Nazionale Elettorale (Cne) annunciasse i risultati delle elezioni per l’Assemblea Costituente che si sono tenute domenica 30 luglio in Venezuela, l’opposizione e l’imperialismo occidentale avevano già dichiarato che si erano verificate frodi di grande portata e che non avrebbero riconosciuto la legittimità dell’Assemblea. Da quel momento, si sono accumulate pressioni su tutti i fronti. Cosa si deve fare?

Queste non erano elezioni normali, bensì una importante battaglia nell’offensiva che l’oligarchia e l’imperialismo occidentale hanno scatenato negli ultimi quattro mesi contro la rivoluzione bolivariana. L’opposizione non solo ha dichiarato che avrebbe boicottato le elezioni, ma ha anche tentato di impedire fisicamente che si votasse. Il 30 luglio [giorno delle elezioni], le barricate impedivano l’afflusso degli elettori ai seggi, ci sono stati episodi di distruzione di materiale elettorale e macchinari, attacchi armati contro i seggi elettorali, compreso l’assassinio di un membro della Guardia Nazionale che proteggeva i seggi a La Grita (Mérida), assalti con esplosivi contro la Guardia Nazionale, ecc. Alla fine della giornata ci sono stati tra i 10 e i 15 morti, compreso un candidato dell’Assemblea Costituente a Bolivar.

LA GUERRA DI MADURO di Antonio Moscato





LA GUERRA DI MADURO
di Antonio Moscato




È molto probabile che Maduro non abbia molto tempo davanti a sé per uscire dalla situazione in cui si è cacciato. Evidentemente incapace di affrontare i problemi concreti del paese come un’inflazione che non ha paragone con quella di altri paesi con governi “progressisti” (che pure si confrontano alle stesse difficoltà oggettive come il calo del prezzo del petrolio e di altre materie prime, e che ugualmente non godono di particolare simpatia al vertice degli Stati Uniti), e come la forte contrazione del PIL, e la terribile scarsità di beni e servizi offerti ai cittadini, Maduro pensa di cavarsela con trovate estemporanee che, quando non sono di dubbia e controversa architettura costituzionale, rivelano una profonda ignoranza dei meccanismi dell’economia. L’ultima, passata in sordina nei commenti stampa di ogni orientamento, ma segnalata solo dall’attento organo vaticano L’Osservatore romano, è davvero bizzarra:

sabato 5 agosto 2017

AMBROSE Recensione di Giovanna Repetto





 AMBROSE  
Recensione di Giovanna Repetto



Non è facile calarsi nei panni del Controllore Ausiliario 209, strizzato in un angusto abitacolo all’interno di una mirabolante macchina da guerra, piccolo nucleo di carne dentro un congegno infernale pesante diverse tonnellate. Eppure il lettore è condotto a sviluppare subito una cocente empatia. Sarà per il contrasto fra quel corpo malato e martoriato e l’involucro micidiale che lo contiene: parabola, a ben guardare, della condizione umana che costringe a confrontarsi con la potenza distruttiva di strumenti tanto più potenti di chi li ha creati. Sarà perché CA è in fondo un ingenuo, un rassegnato, un perdente professionale. Sarà perché egli non ha perduto, nonostante tutto, la capacità di meravigliarsi e di sognare.
La condizione del protagonista è così misera da non garantirgli nemmeno un nome proprio. Leggendo, e trovandolo definito sempre da una sigla, o da beffardi soprannomi affibbiatigli da altri, tornavo ogni tanto sui miei passi credendo che mi fosse sfuggito il nome. Ma no, il nome si saprà molto più tardi, dopo una trafila dolorosa che è insieme discesa agli inferi e percorso iniziatico. Non è semplice né piacevole la situazione del Controllore Ausiliario: durante le operazioni belliche il suo corpo è prestato alla macchina, che a sua volta viene diretta dagli alti quadri militari coadiuvati da intelligenze artificiali, così che in definitiva egli è relegato alla funzione di un infimo pilota di scorta utile solo nei momenti di stasi, o in casi disperati.

venerdì 4 agosto 2017

AUTONOMIA DI CLASSE IN VENEZUELA di Valerio Evangelisti




AUTONOMIA DI CLASSE IN VENEZUELA
di Valerio Evangelisti


Per mettere subito le cose in chiaro, non prendo nemmeno in considerazione le tesi di chi dice che in Venezuela, con la formazione di un’Assemblea costituente, sia in gioco la sopravvivenza della democrazia (e lo dice chi, da quasi vent’anni, ha sostenuto che nel paese vigesse una dittatura). In gioco la democrazia lo è, ma non per mano dei costituenti.

Si tratta di intendersi, in via preliminare, sul significato del termine “democrazia”. Per i greci, che hanno inventato la parola, era il potere del “demos”: non il popolo generico, bensì il “popolo minuto”, gli strati più deboli economicamente della società. In questo senso, gli Stati Uniti, che permettono la competizione elettorale solo a candidati abbastanza ricchi per presentarsi alle urne, non sono mai stati e non sono una democrazia. Quanto al resto dell’Occidente, il meccanismo elettorale seleziona oligarchie dotate di vita propria, senza possibilità di verifica, fino al voto successivo, dell’effettiva obbedienza degli eletti alla volontà dei votanti. Non mi ci soffermo, sono critiche già note dai tempi di Rousseau. Divenuta consapevole dello stato effettivo delle cose, la popolazione dell’Occidente vota sempre meno. E l’Unione Europea, fondata su centri di potere privi di controllo e su un parlamento inutile, consolida la sfiducia. E’ lo sfascio del modello governativo liberale.

giovedì 3 agosto 2017

VENEZUELA: "E' ORA DI FORGIARE UN NUOVO MOVIMENTO EMANCIPATORE




 VENEZUELA: "E' ORA DI FORGIARE UN NUOVO MOVIMENTO EMANCIPATORE

 Lettera aperta di “Marea Socialista” al chavismo critico e alla sinistra autonoma



Scriviamo questa lettera in un momento in cui si sta consumando una frode colossale contro il popolo Venezuelano.
L’elezione della Costituente Madurista rappresenta il collasso del paese per come lo abbiamo conosciuto nell’ultimo secolo; la bancarotta di uno Stato corrotto e debole e lo smantellamento della sua Repubblica. Allo stesso tempo mette in serio pericolo l’integrità della Nazione, minacciandola con la sua dissoluzione.
In questo modo si apre la porta ad un periodo di crudele saccheggio imperiale e di predominanza del capitale finanziario e mafioso, sotto qualsivoglia delle attuali “bandiere nazionali”. Sarà questo un periodo dove violenza e crescente repressione saranno legge, e dove le pene e le sofferenze dei più umili, oppressi ed esclusi, raggiungeranno picchi mai conosciuti nella storia moderna del Venezuela.

Due cupole politiche irresponsabili e criminali che hanno raggiunto le trincee dalle quali si apprestano a lanciare la sfida per il saccheggio, per il controllo e per i negoziati con il grande capitale, attentando alle nostre risorse naturali e alle condizioni di vita del nostro popolo.
Perseguiranno i loro intenti, anche se ciò dovesse significare una sanguinosa macelleria.

mercoledì 2 agosto 2017

VENEZUELA, INGERENZE IMPERIALISTE E BOLIVARISMO IN CRISI di Gippò Mukendi Ngandu





VENEZUELA, INGERENZE IMPERIALISTE E BOLIVARISMO IN CRISI
di Gippò Mukendi Ngandu


Venezuela, condannare l’ingerenza imperialista e il ruolo dell’opposizione di estrema destra non può impedire uno sguardo critico sull’esperienza del governo Maduro



Il Venezuela si trova da mesi di fronte ad una grave crisi economica e politica gravissima. Dal mese di aprile il paese latino americano è attraversato da proteste, scontri violenti, rappresaglie delle forze di estrema destra contro semplici cittadini in odore di “chavismo”, misure repressive da parte del governo, crescente insicurezza sociale, mancanza di cibo e di medicinali, inflazione alle stelle.

La forte crisi economica è dovuta in gran parte alla dipendenza del paese dalla rendita petrolifera. Attraverso di essa il chavismo impiegò tutte le sue energie per mettere all’opera una spesa sociale incentrata sull’obiettivo di ridurre le disuguaglianze, diventando una componente fondamentale della spesa pubblica. Con le Missiones, infatti, ci furono importanti e significativi miglioramenti dal punto di vista sociale così come culturale per le classi popolari.

sabato 29 luglio 2017

LE VOCI IGNORATE DELL'OPPOSIZIONE DI SINISTRA A MADURO di Antonio Moscato





LE VOCI IGNORATE DELL'OPPOSIZIONE DI SINISTRA A MADURO
di Antonio Moscato



L’informazione sul Venezuela continua ad essere inadeguata: ai giornali borghesi fa comodo amplificare le denunce vittimiste della MUD per screditare un movimento bolivariano che nella fase ascendente aveva suscitato grandi speranze non solo in America Latina, mentre diverse frange di sinistra “campiste” ma soprattutto il Manifesto continuano a credere che lo scontro sia tra un governo socialista e uno schieramento imperialista aggressivo e golpista. Lo stesso criterio impedisce di capire le responsabilità di quello che già è accaduto in altri paesi come il Brasile o l’Argentina, evitando ogni riflessione autocritica sullo scollamento tra i governi “progressisti” e le masse. Il risultato è che questi difensori acritici dell’esistente non hanno dubbi nel sostenere incondizionatamente Maduro, anche mentre svende alle multinazionali ampi territori del paese, e punta tutto sullo sviluppo della distruttiva industria mineraria.

venerdì 28 luglio 2017

LA SINISTRA E IL VENEZUELA - Geraldina Colotti intervista Giorgio Cremaschi





LA SINISTRA E IL VENEZUELA  
Geraldina Colotti intervista Giorgio Cremaschi






Puoi riassumere il tuo percorso politico e la tua posizione attuale?


Il mio percorso è comprensibilmente già lunghetto.. Sono nato nel 1948 e ho cominciato ad impegnarmi in politica a sostegno del Vietnam, come tanti. Nel 1967 mi sono iscritto alla FGCI, poi sono sempre stato nel PCI, su posizioni di sinistra, fino al suo scioglimento. Non ho mai fatto però attività di partito, ma sono stato prima nel movimento studentesco, son stato lavoratore studente e poi sono entrato nella FIOM dove ho passato una vita. Mi sono opposto alla svolta della Bolognina e dopo una breve inerzia nel PDS sono rimasto per un decennio senza tessera. All' epoca del G8 di Genova mi sono iscritto a Rifondazione, che ho lasciato appena insediato il secondo governo Prodi. Credo che la duratura catastrofe della sinistra radicale nasca tutta da lì..Mi sono sempre battuto in Cgil contro la concertazione e tutto il resto, fino al congresso del 2014 dove ho tentato una battaglia disperata per una opposizione di sinistra. Ma l'autonormalizzazione della Fiom di Landini ha tolto ogni spazio reale a questa posizione e ho lasciato la Cgil. Oggi sostengo il sindacalismo conflittuale ed in particolare la USB, ma cerco di stare con chi lotta e resiste, comunque. Lavoro alla organizzazione di Eurostop perché sono convinto che senza fare i conti con Euro, UE, Nato, non si tocchi neanche il margine del reale potere capitalista e imperialista. Sono e resto comunista.


La sinistra, anche "radicale", ha subito un arretramento di consapevolezza a tutti i livelli, prima di tutto in termini di internazionalismo. Qual è la tua percezione?

Parto da una mia riflessione. Sono sempre stato un poco eretico e sempre critico verso il socialismo reale. Ma oggi non posso che constatare che catastrofe per tutti i popoli e per tutto il mondo del lavoro, su scala globale, sia stato il crollo della Unione Sovietica. Non è una nostalgia, che non mi appartiene, e d'altra parte sono state le sue stesse burocrazie ad affondare il socialismo reale. Ma resta il fatto che il crollo di quel sistema e la sua sussunzione nel capitalismo ha segnato un punto di svolta negativo nella storia sociale umana. Le stesse socialdemocrazie più anticomuniste ne hanno subito i colpi. La globalizzazione ha subito assunto il segno del capitalismo liberista più violento e selvaggio e davvero si è affermato un mondo ad una dimensione. Le sinistre radicali all'inizio hanno pensato di reggere con la contestazione alla globalizzazione, come si è detto spesso, "dal basso", senza più porsi il problema del potere e della proprietà. "Cambiare il mondo senza prendere il potere" è un testo celebre. Allora essere di sinistra radicale ed essere NoGlobal era la stessa cosa, lo ricordo perché oggi pare che contro la globalizzazione ci siano solo i neofascisti. Ma questo essere noglobal aveva appunto il limite di non pensare alla struttura reale del potere, economico e politico. E soprattutto di ignorare la questione della proprietà, considerata un non problema visto che il controllo dal basso avrebbe risolto tutto, sia che il padrone fosse privato, sia che fosse ancora pubblico. Con la nuova fase di guerra globale iniziata dopo l'attentato del 2001 alle Torri Gemelle e poi con la grande crisi capitalistica iniziata nel 2007 e ancora in corso, tutto è cambiato e il movimento noglobal di sinistra ( pure grande, ricordiamo il New York Times che lo definì la seconda superpotenza mondiale ) è stato spazzato via. La sua ingenuità sul potere è stata usata dal potere stesso per distruggerlo. Altro che Impero come luogo della rivoluzione delle moltitudini, mai uno scenario fu più lontano dalla realtà. Non c'era l'Impero, ma gli imperialismi che facevano piazza pulita di diritti sociali e conquiste del lavoro in casa loro per essere più competitivi possibile. Gli stati non sparivano affatto, ma venivano riconvertiti in strumenti fondamentali della governance capitalista. E il superstato Unione Europea si rivelava lo strumento fondamentale di questa privatizzazione degli stati. La sinistra radicale, incapace perfino di pronunciare la parola nazionalizzazione senza storcere la bocca, non era in grado di proporre nulla di alternativo, se non buoni propositi. La tragica parabola di Tsipras e Siryza sono la fotografia più cruda di tutto questo. Un governo che aveva racçolto il 60% di NO alla Troika dal suo popolo, è diventato il più diligente esecutore degli ordini della Troika.
La sinistra radicale europea è morta lì, da allora la protesta sociale non si rivolge ad essa ma alle varie forme di populismo. Destra Lepen, centro Cinquestelle, sinistra Podemos ed in parte Melenchon.

mercoledì 26 luglio 2017

GENOVA PER NOI... di Stefano Santarelli



GENOVA PER NOI...
di Stefano Santarelli


Nonostante che siano passati sedici anni, i fatti di Genova del 2001 sono ancora una ferita aperta per la nostra democrazia. Quel giorno lo stato di diritto venne sospeso dal governo che non tollerò assolutamente un dissenso peraltro pacifico contro il G8.
La stessa Corte europea dei diritti dell’uomo ha recentemente condannato il nostro paese per i gravissimi pestaggi ed atti di tortura avvenuti durante l’irruzione della Polizia alla scuola Diaz. E’ stata una delle pagine più brutte del nostro paese che videro tra l’altro l’uccisione di un giovanissimo manifestante (Carlo Giuliani) per opera di un carabiniere ausiliario coetaneo della vittima e chiaramente impreparato ad affrontare situazioni del genere.
Non è stata soltanto una delle pagine più brutte, ma anche una delle più oscure. A Genova emergono per la prima volta i “Black Bloc “ degli infiltrati nel movimento contro il G8 e non a caso nessuno di loro fu fermato dalla polizia che arrestò (e torturò) invece centinaia di innocenti manifestanti.
In quel giorno si è visto veramente il vero volto del capitalismo, un volto orrendo ed inumano.
Ma nel ricordare i fatti di Genova dobbiamo anche ricordare quelli di Roma del 15 ottobre 2011.


Quella manifestazione che prendeva il nome degli “Indignati”, diretta espressione di un movimento internazionale che contestava le scelte di austerità e di tagli alle spese sociali che il grande capitale finanziario vuole imporre alle popolazioni del pianeta, produsse un corteo numeroso e partecipato (probabilmente dalle 250/300 mila persone) come non si vedeva da anni.
Ebbene questo corteo pacifico e tranquillo venne sconfitto da poche centinaia di infiltrati che espropriarono questo movimento del diritto di potere scendere in piazza e di potere gridare le proprie ragioni, trasformando così questa manifestazione in un assurdo gioco di guerra. Mentre la polizia si preoccupò solo di difendere i palazzi del potere permettendo così la violenza incontrollata dei Black bloc in tutto il tragitto del corteo e a San Giovanni, dove si doveva concludere la manifestazione, essa caricò con i blindati i manifestanti che si erano nel frattempo lì radunati con lo scopo di dare la mazzata definitiva a questa manifestazione.
Anche quel movimento venne sconfitto grazie anche ai misteriosi Black Bloc (che tanto misteriosi poi non sono).
Quel giorno però emerse anche un malessere giovanile che aveva portato questi ragazzi a scendere in piazza perché non volevano accollarsi il debito delle generazioni precedenti, denunciando quindi il fatto che i debiti e le ricchezze in Italia non sono distribuiti equamente.

Questi giovani, a cui è chiuso il mercato del lavoro e che non hanno nessun futuro di fronte a loro, vedono la concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi, i quali oltretutto, si guardano bene dal pagare le tasse, caratteristica questa fondamentalmente italiana, al contrario dei loro genitori che sono lavoratori dipendenti o pensionati e che si trovano obbligati a mantenerli.
Un settore giovanile che ancora oggi non è rappresentato in alcuna maniera dalle forze politiche e sindacali della cosiddetta sinistra. Credo pertanto che il compito di Risorgimento Socialista, pur con tutti i nostri limiti, sia proprio quello di difendere i loro interessi ed è anche per questo che non possiamo dimenticare quelle giornate a Genova nel 2001.


domenica 2 luglio 2017

GUARDARE LA LUNA E NON IL DITO: CONSIDERAZIONI AL D.D.L. SULLO IUS SOLI di Salvatore Corizzo e Priscilla Lipari






GUARDARE LA LUNA E NON IL DITO:
CONSIDERAZIONI AL D.D.L. SULLO IUS SOLI
di Salvatore Corizzo e Priscilla Lipari



Dopo due anni di stallo, la discussione sulla riforma della cittadinanza approda in Senato ed è subito bagarre. I banchi del Senato, oltre che confermare il ruolo della Lega come soggetto che ambisce ad essere il Front National italiano, disvelano (per chi avesse ancora qualche dubbio) la natura xenofoba e razzista del M5s: in quei giorni Beppe Grillo tuonava così dal suo blog «regalare la cittadinanza e svendere la nostra identità, la nostra storia e la nostra cultura. Per noi la cittadinanza non può essere un automatismo, ma una scelta che deve essere richiesta e celebrata. Diventare cittadino italiano non può essere un fatto burocratico, ma un atto d’amore». Non è un caso che la Giunta Capitolina, roccaforte della politica penta stellata, non prenda alcuna posizione nei confronti degli sgomberi – ormai divenuti norma – dei vari accampamenti Baobab (stiamo al ventesimo in due anni, ultimo il giorno prima della giornata del rifugiato in piazzale Maslax) e delle realtà che, riempendo i vuoti colpevoli dell’amministrazione, provano a garantire gli aiuti minimi e indispensabili alla sopravvivenza dei migranti che transitano per Roma. Per la Raggi Roma non è più in grado di accogliere migranti, serve il “pugno di ferro” per arginare un fenomeno che ha bisogno della collaborazione della prefettura, cui la sindaca ha mandato una lettera con la richiesta d’aiuto per evitare che altri migranti entrino in città.
In questi giorni, le strade del centro di Roma sono diventate un'appetibile vetrina di qualche manipolo di fascisti, ben scortati dalle forze di polizia, che al grido di “Italiaagliitaliani” hanno ottenuto il loro “quarto d’ora di celebrità”. A conferma del clima surreale e di sciacallaggio politico e mediatico che si ha attorno a una tematica così importante come il diritto di cittadinanza, il 20 giugno durante la “giornata mondiale del rifugiato” che vedeva in piazza del Pantheon la partecipazione di varie associazioni, movimenti sociali e comuni cittadini, a fronte di un intervento, polemico contro la legge Minniti-Orlando da parte di un attivista, le forze di polizia hanno tentato di identificare e intimorire i partecipanti al presidio, minacciando denunce penali, per il solo motivo di partecipare a una manifestazione critica con l’operato del governo sul tema immigrazione a partire dalla legge Minniti-Orlando.

mercoledì 21 giugno 2017

TEX SULLE PISTE DI SE STESSO di Teresio Spalla




TEX SULLE PISTE DI SE STESSO 
di Teresio Spalla


Leggendo attentamente, e con un raro coinvolgimento, il "Texone" di Andreucci e Boselli ho concluso che....si tratta di un'ottima storia, ricca di avventura ma anche di approfondimenti psicologici di personaggi editi ed inediti.
Ci sono invenzioni originali e elaborazioni molto singolari di temi e situazioni naturalmente già viste in tante avventure western.
Ma, anche per questo, si legge tutto d'un fiato e si può ben dire che sia il disegnatore che l'autore abbiano dato fondo alle rispettive competenze per creare un clima di attesa, sul destino dei suoi compagni di questa vicenda e su Tex stesso, da spingere il lettore a voler sapere senza tregua dove e come si va a finire, creando sempre situazioni di tensione che rendono il percorso, dall'inizio alla fine, emozionante e coinvolgente, per concludersi con uno degli epiloghi più intelligenti e appassionati della pur lunghissima saga texiana.

L'unica nota di base che mi sento di accreditare agli autori è, coerentemente con la maggior pertinenza storica che ha caratterizato le edizioni di "Tex" negli ultimi venticinque anni, il non aver collocato questa ambientazione (che si svolge addirittura prima di quella che inizia con l'album n°1) nell'America, di per se pittoresca e inedita, degli anni Quaranta del XIX secolo, quando Tex è un fuorilegge che, considerato un pericoloso e abilissimo giovane bandito, presumibilmente non sa ancora quale sarà il suo futuro ed attende un segno del destino a conferma di quale sia il risultato della lotta tra tante diverse sensazioni che si agitano nel suo animo ancora acerbo.
Ma va precisato che la storia (dove comunque non compaiono, tranne le colt e i fucili automatici, altre armi fuori tempo come mitagliatrici, dinamite ecc. ) non si sarebbe prestata all'epoca delle armi ad avancarica poiché il suo lodevole dinamismo è creato proprio dai numerosi scontri armati - duelli, assedi, battaglie - dove la sveltezza di ciascuno e il baluginare delle esplosioni dei colpi sparati costituisce, una volta tanto, una componente essenziale della trama e non un semplice espediente per dare un pò di violenza in pasto al lettore più sanguinario.

domenica 18 giugno 2017

LA RIVOLUZIONE RUSSA E I SAMURAI di Claudio Taccioli




LA RIVOLUZIONE RUSSA E I SAMURAI
di Claudio Taccioli



Il più bel film sulla rivoluzione russa dell’ottobre ’17 è “I SETTE SAMURAI” (Shichinin no Samurai – 1954).
Akira Kurosawa colloca la storia fra il 1587 e l’anno successivo; l’Era Sengoku del suo Giappone.
Un posto, in quell’epoca, frequentato dai Samurai.
Una casta di intellettuali, esperta nelle arti Zen; come l’arte della scrittura (shodo) e quella del the (cha no yu). A differenza, però, delle altre, esperta nelle arti marziali.
Il samurai viene, infatti, chiamato Bushi: “l’uomo che ha la capacità di mantenere la pace, con la forza militare o letteraria”.

La storia raccontata dal film, è quella dei contadini e dei piccoli artigiani di uno sperduto villaggio giapponese.
A ogni nuova stagione, ricevono la visita di una banda armata (40 banditi) che li obbliga a consegnare il frutto del lavoro.
Sempre più disperati, gli abitanti del villaggio decidono di assoldare dei Samurai che li possano difendere.
Nessuno, però, li vuole aiutare perché non c’è né gloria né ricchezza per l’impresa da affrontare.
Sono disperati e quasi rassegnati al fallimento, quando vedono un Samurai che, pur di aiutare un bambino maltrattato, si rade a zero per fingersi un monaco. Fa, cioè, una cosa assolutamente straordinaria e fuori dal comune per un Samurai: rinuncia al vanto e all’orgoglio dei lunghi capelli. Curati fino all’eccesso da ogni Samurai, come simbolo di appartenenza e segno di bellezza personale.
Kambei Shimada, il Samurai che aiuta il bambino, accetta di aiutarli e ne raccoglie intorno a se altri (cinque) e un giovane contadino che si rappresenta come tale. Sette combattenti, in tutto!
I Samurai organizzano la resistenza e insegnano ai contadini, per quanto riescono, le regole del comattimento: “Chi difende tutti difende se stesso, chi pensa solo a se stesso si distrugge”.
La lotta contro i banditi è dura e senza tregua. I contadini partecipano direttamente, come e con quel che possono, agli scontri cruenti.
Dopo tre giorni di corpo a corpo sanguinosi, in cui cadono 4 Samurai e diversi contadini, i banditi vengono letteralmente annientati.
La sera si festeggia e i Samurai liberano, dopo, il villaggio della loro presenza. Lo restituiscono alla libertà, senza chiedere nulla oltre a quanto promesso.
“Noi Samurai siamo come il vento che passa veloce sulla terra, ma la terra rimane e appartiene ai contadini”.

giovedì 8 giugno 2017

I NODI DELLA CRISI ITALIANA E LA SINISTRA ALTERNATIVA [2/2] di Franco Turigliatto





I NODI DELLA CRISI ITALIANA E LA SINISTRA ALTERNATIVA  [2/2]
di Franco Turigliatto


I nodi politici e sociali della crisi italiana richiamati nella prima parte di questo articolo chiamano in causa gli orientamenti e l’operato delle forze della sinistra radicale, caratterizzata da una grande frammentazione e frustrata da una serie di difficoltà ed insuccessi elettorali.

Precisiamo subito che sono causa delle sue difficoltà sia elementi oggettivi, le pesanti sconfitte subite dalla classe lavoratrice, sia elementi soggettivi collegati alle scelte politiche di cui la vicenda più significativa è stata quella del PRC, che aveva rappresentano agli inizi del secolo un riferimento alternativo per larghi strati popolari.

martedì 6 giugno 2017

LA SORPRESA CORBYN IRROMPE NELLA CAMPAGNA ELETTORALE di Roberto Sarti




LA SORPRESA CORBYN IRROMPE NELLA CAMPAGNA ELETTORALE
di Roberto Sarti



Quando, il 18 aprile scorso, il primo ministro Theresa May ha annunciato che in Gran Bretagna si sarebbero tenute elezioni anticipate giovedì 8 giugno, credeva di aver compiuto la mossa dell’anno. I conservatori avevano bisogno di una maggioranza solida con la quale affrontare la trattativa sulla Brexit con la Unione europea, e tutti i sondaggi confermavano un distacco del Partito laburista dai Tories di oltre venti punti.

Nel giro di poche settimane, tutto è cambiato. Mentre scriviamo, a pochi giorni dalle elezioni, il Partito laburista potrebbe vincere.

sabato 3 giugno 2017

I NODI DELLA CRISI ITALIANA E LA SINISTRA ALTERNATIVA[1/2] di Franco Turigliatto




I NODI DELLA CRISI ITALIANA E LA SINISTRA ALTERNATIVA[1/2]
di Franco Turigliatto



Nell’ultima settimana di maggio molti nodi economici e politici della crisi italiana hanno conosciuto una forte accelerazione chiamando il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori e la sinistra di alternativa ad affrontarli in una ottica coerentemente anticapitalista.

L’Ilva e la crisi occupazionale

Il primo è costituito dalla vicenda della vendita dell’Ilva dove i progetti delle diverse cordate che si contendono l’acquisto della grande azienda siderurgica prevedono migliaia e migliaia di licenziamenti senza per altro che ci sia una seria proposta di risanamento ambientale di quel territorio. I lavoratori dell’Ilva sono tornati a scioperare rifiutando un futuro senza lavoro e le incerte e perdenti elemosine degli ammortizzatori sociali. L’Ilva fa seguito alla crisi Alitalia e alle innumerevoli ristrutturazioni di tante piccole e medie aziende che mostrano tutta la drammaticità della situazione occupazionale nel nostro paese, rappresentata anche dagli ultimi dati dell’Istat. Il tasso di disoccupazione è stabile intorno all’11,1% (ma crescono gli inattivi, che non cercano più un lavoro), quello dei giovani è 34%; l’unica occupazione che cresce un poco è quella precaria (il 67% dei nuovi occupati), coinvolgendo soprattutto, per effetto della riforma Fornero, gli over 50 anni e solo parzialmente i lavoratori tra i 15 e 34 anni, mentre la fascia che tendenzialmente dovrebbe essere la più produttiva (34-49 anni) subisce un vistoso crollo (-122.000 occupati). Renzi continua a vantare i successi del Jobs Act, ma l’unica certezza sono i 18 miliardi regalati alle aziende in tre anni con il contratto a tutele crescenti. Con la fine degli sgravi contributivi sono crollate drasticamente le nuove assunzioni.

domenica 28 maggio 2017

LA LA LAND: UN GRANDE MUSICAL di Stefano Santarelli




LA LA LAND: UN GRANDE MUSICAL
di Stefano Santarelli



“Brindiamo ai sognatori
per quanto folli possono sembrare.
Brindiamo ai cuori che soffrono.
Brindiamo ai disastri che combiniamo”




E' passato più di un mese dalla notte magica degli Oscar e forse è possibile oggi tracciare una riflessione più serena sul film che indiscutibilmente è stato il trionfatore di quella notte con le sue 14 nomination ed i suoi 6 Oscar e i 7 Golden Globe vinti (tra cui quello della Regia, della migliore attrice protagonista, della migliore colonna sonora e della migliore canzone), ci stiamo riferendo ovviamente a La la land.
Era dai tempi di Tutti insieme appassionatamente ((The Sound of Music , 1965) che un Musical non faceva una così grande incetta di Premi Oscar, ma il film interpretato da Emma Stone ha diviso notevolmente la critica cinematografica con stroncature velenose ed ingenerose che più che riguardare questa pellicola puntano a criminalizzare un intero genere, per l'appunto quello del Musical.

sabato 27 maggio 2017

PSOE: NUOVA SOCIALDEMOCRAZIA O SEMPLICE CAMBIO AL VERTICE? di Jaime Pastor







PSOE
NUOVA SOCIALDEMOCRAZIA O SEMPLICE CAMBIO AL VERTICE?
di Jaime Pastor



Le primarie del 21 maggio inaugurano senza dubbio l’inizio di una nuova tappa nella storia del Partido Socialista Obrero Español (PSOE). Sarà solo il tempo a dirci se tutto si ridurrà a un ricambio nell’élite dirigente del partito o se, invece, si tratterà dell’entrata in una fase nella quale il social-liberismo verrà relegato nel passato per poter essere all’altezza del compito di farla finita con il Grande Saccheggio. [1] È possibile che si verifichi la prima ipotesi, o che ci si attesti su una linea intermedia che produrrà nuovamente frustrazione: ma la partita è appena incominciata e non possiamo essere indifferenti al suo svolgimento.

Si può cominciare riconoscendo che, dopo la accanita campagna sviluppata dalla coalizione di interessi che il 1° ottobre scorso rovesciò Pedro Sánchez, [2] la vittoria conseguita dalla maggioranza dei militanti del PSOE nelle primarie di ieri è senza alcun dubbio una buona notizia per tutti coloro che intendono cacciare Rajoy e continuare a combattere un regime in crisi. Basta leggere editoriali come quello pubblicato oggi da «El País» (El “Brexit” del PSOE) per toccare con mano il grado di disperazione dell’establishment di fronte a un risultato che «ci pone di fronte a una situazione molto difficile per il nostro sistema politico».

In effetti, quantunque sia molta la distanza che separa Sánchez da Corbyn o da Benoît Hamon - come sottolineavamo in un altro articolo [3] -, questo risultato conferma la tendenza, comune ad altri Paesi, della ribellione della base socialista di fronte alla crescente crisi di identità e di progetto che questa corrente politica attraversa almeno sin dai tempi della “Terza via”, uno dei cui pionieri è stato, non dimentichiamolo, Felipe González.

mercoledì 24 maggio 2017

LA FINE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA EUROPEA di Aldo Giannuli








 LA FINE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA EUROPEA
di Aldo Giannuli




Una settimana fa la Spd di Schulz (sino a non molto tempo prima data in forte risalita) ha incassato la terza batosta di fila in una elezione locale (e nel land più popoloso, tradizionale roccaforte socialdemocratica); ormai nessuno più crede che Schulz possa sfidare credibilmente la Merkel ed alcuni iniziano a prospettare scenari con una Spd sotto il 20%. Più o meno contemporaneamente, i socialisti spagnoli (ridotti ai minimi termini elettoralmente) sono alle soglie di una scissione rovinosa. Il tutto dopo la dèbacle senza precedenti dei socialisti francesi. E’ la fine della socialdemocrazia europea?

Scorriamo le tendenze elettorali di lungo periodo in Europa:

venerdì 19 maggio 2017

"STALIN" DI TROTSKY, UN CAPOLAVORO DEL MARXISMO di Alan Woods



"STALIN" DI TROTSKY, 

CAPOLAVORO DEL MARXISMO 

di Alan Woods



Il 20 agosto del 1940, la vita di Trotsky fu brutalmente spezzata con una piccozza da un agente stalinista. Tra le opere lasciate incompiute vi era la seconda parte del libro Stalin. Questo lavoro è probabilmente unico nella letteratura marxista, in quanto tenta di affrontare alcuni degli eventi più importanti del ventesimo secolo non solo in termini di trasformazioni economiche e sociali epocali, ma nella psicologia individuale di coloro che recitano come protagonisti di un grande dramma storico.

Il rapporto tra psicologia individuale e processi storici fornisce un tema affascinante per gli storici e costituisce la base del lavoro qui presentato. Come si è arrivati al punto che Stalin, che ha iniziato la sua vita politica come rivoluzionario e bolscevico, l'ha conclusa come mostruoso tiranno? Si trattava di un esito preordinato, magari per fattori genetici o dovuto a esperienze dell’infanzia?

mercoledì 17 maggio 2017

IL PROGETTO INSIDIOSO DELLA MINISTRA PINOTTI di Antonio Moscato





 IL PROGETTO INSIDIOSO DELLA MINISTRA PINOTTI
di Antonio Moscato



Giulio Marcon sul Manifesto di oggi critica la ministra Pinotti, ma il titolo sostiene che lei abbia fatto un autogol parlando di servizio civile obbligatorio. Non ne sono sicuro. La proposta è probabilmente vaga e imprecisa proprio per offrire spazio ai commenti che la tirano nella direzione auspicata dalla Pinotti, a partire da quello del capo di Stato maggiore generale Claudio Graziano. Forse non è neppure condivisa da tutto il governo, dato che sembra sia stata apparentemente respinta dal sottosegretario Luigi Bobba, che ha la delega per il servizio civile, ed è di provenienza ACLI, che a un’estensione a tutti i giovani preferirebbe un semplice aumento dei fondi per il servizio volontario esistente.
Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF