Diari di Cineclub

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venerdì 23 dicembre 2016

LA VERA MAMMY DI "VIA COL VENTO" CI AIUTA A SUPERARE GLI STEREOTIPI SUI NERI di Igiaba Scego





LA VERA MAMMY DI "VIA COL VENTO" CI AIUTA A SUPERARE GLI STEREOTIPI SUI NERI
di Igiaba Scego


Via col vento ha debuttato al cinema nel 1939. Io non ero nata, nemmeno mia madre era nata. Ma molti anni dopo, verso gli anni ottanta, il primo canale pubblico della televisione italiana lo trasmise dividendolo in due parti affinché la visione non risultasse una maratona infinita.

Probabilmente Via col vento era già passato in televisione. Ma io ero troppo piccola per ricordarmelo. Quella sera mia madre mi disse: “Preparati c’è un film elegante su Rai 1”. A mamma piacevano e piacciono ancora i film in costume, più gli abiti sono sontuosi e a ombrello più lei si rilassa. I riti un po’ teatrali dell’upper class e dell’aristocrazia l’hanno sempre divertita. Ecco perché quella sera ero pronta a divertirmi a più non posso anch’io. Volevo bearmi tra stoffe multicolori, balli all’aperto, banchetti sontuosi, civetterie antiquate.

Invece dopo pochi minuti è apparsa lei. Era enorme. Tutto in lei era eccessivo. Aveva una grande testa, un grande corpo, due occhi che sembravano satelliti, un fondoschiena più grande di una stalla. La guardavo sgomenta. Era vestita di stracci, con un foulard che le cingeva la testa malamente. Era goffa. Sembrava unta. Grondava sottomissione. E poi parlava in un modo orribile. Non so se nella versione originale, che non ho mai visto, Mammy parlasse quella lingua priva di grazia e di grammatica. Ma in italiano Mammy, la schiava nera del film, risultava sconcertante per l’estrema bruttezza della sua lingua.

giovedì 22 dicembre 2016

SIRIA, UNA LOTTA POPOLARE, NONOSTANTE TUTTO di Joseph Daher




SIRIA, UNA LOTTA POPOLARE, NONOSTANTE TUTTO
di Joseph Daher



Si avvicina il sesto anniversario della rivolta popolare in Siria, ma la discussione tra le reti, le associazioni, i partiti politici e i singoli individui che fanno parte della sinistra politica è ancora in corso.

In modo allarmante, parte del ragionamento che a sinistra si compie sulla rivoluzione siriana riecheggia spesso la retorica offerta dai media borghesi, e addirittura da gruppi di estrema destra. Per esempio, scrivendo sul “Guardian” nel settembre 2013, il filosofo sloveno Slavoj Žižek caratterizzava la sollevazione siriana come una “pseudo-lotta”. Con le sue parole: “non ci sono obiettivi politici chiari, alcun segno di una coalizione ampia con obiettivi democratico-emancipatori, ma solo una complessa rete di alleanze su base etnica e religiosa sovradeterminata dall’influenza delle grandi potenze”. In un’intervista concessa a RT l’anno precedente, il giornalista Tariq Ali dichiarò similmente che ciò a cui si stava assistendo in Siria era “una nuova forma di ricolonizzazione da parte dell’Occidente, come abbiamo già visto in Iraq e in Libia: ‘molte delle persone che per prime si sono sollevate contro il regime di Assad sono state messe da parte, e ciò ha lasciato al popolo siriano solo scelte limitate, che questi rifiuta: o un regime imposto dall’Occidente, composto da una varietà di siriani alle dipendenze delle agenzie di intelligence occidentlali, o il regime di Assad’”.
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