Diari di Cineclub

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mercoledì 28 ottobre 2015

CLIMA: LA CATASTROFE E' IN MARCIA! ECOSOCIALISMO O BARBARIE!






CLIMA: LA CATASTROFE E' IN MARCIA!
ECOSOCIALISMO O BARBARIE!

Dichiarazione del Bureau della Quarta Internazionale



Il clima della Terra cambia rapidamente. Molto più rapidamente di quanto gli esperti pensavano. Sulla causa del cambiamento non c’è alcun dubbio: è il riscaldamento dell’atmosfera provocato dalle emissioni di gas serra, principalmente la CO2 proveniente dalla combustione del petrolio, del carbone e del gas naturale.

La Terra si è riscaldata di 0,8°C nei due ultimi secoli. Questo basterà a fare salire il livello degli oceani di circa due o tre metri nei prossimi secoli. Nessuno potrà impedirlo. Centinaia di milioni di persone saranno costrette a sfollare, milioni di ettari agricoli saranno persi, zone urbane dovranno essere evacuate. I popoli del Sud saranno i più colpiti mentre sono i meno responsabili.

I governi hanno ignorato gli avvertimenti. Ventitré anni dopo il Vertice di Rio, le emissioni mondiali annuali di gas serra aumentano due volte più velocemente che nel decennio 1990. Malgrado la crisi economica! A questo ritmo, il riscaldamento alla fine del secolo non sarebbe di 2°C, ma di 6°C. Ne deriverebbero catastrofi terribili, totalmente inimmaginabili.

lunedì 26 ottobre 2015

APPUNTI PER UNA STORIA DEL TROTSKISMO di Stefano Santarelli -parte seconda-





APPUNTI PER UNA STORIA DEL TROTSKISMO
di Stefano Santarelli
-parte seconda-


IL SEGRETARIATO UNIFICATO



Con questa denominazione, anche se formalmente abbandonata nel 2003, si continua a designare una tendenza trotskista la quale anche se oggi non rappresenta la più forte componente internazionale di questo movimento lo è certamente dal punto di vista intellettuale e del riconoscimento politico.

Uno degli effetti più positivi della Rivoluzione cubana (1959) è il riavvicinamento dei due centri internazionali trotskisti dopo la scissione del 1951/53, favorito dal giudizio favorevole che questi due centri davano di questo processo rivoluzionario. La definizione che viene data di Cuba come “stato operaio” da parte del Segretariato internazionale e da due forze fondamentali del Comitato internazionale come il Swp, e il Partido obrero revolucionario (P.O.R.) argentino diretto da Nahuel Moreno costituisce la base per il processo di riunificazione. Un riavvicinamento anche agevolato dall’arresto di Michel Pablo avvenuto nel 1960 per opera della polizia olandese causato dall’attivo sostegno, sia politico che clandestino, che Pablo e la Quarta internazionale avevano svolto in favore del FLN algerino. Questa assenza aiuta la formazione di un nuovo quadro di direzione della Quarta internazionale dove Mandel, Frank e Livio Maitan prendono il controllo del Segretariato internazionale.
Michel Pablo nel frattempo uscito dal carcere diventa ad Algeri il consigliere politico del Presidente Ahmed Ben Bella (1962). Il colpo di stato del colonnello Boumedienne nel giugno 1965 che depone Ben Bella chiude però il sogno rivoluzionario algerino obbligando alla fuga Pablo e il suo gruppo detto dei “pieds rouges” (allusione ironica ai “pieds noirs”, i vecchi coloni francesi di Algeria) che fonderanno subito dopo la Tendenza marxista rivoluzionaria. (1)

domenica 25 ottobre 2015

"IL MONDO DI GRIMM" di Vernor Vinge





"IL MONDO DI GRIMM" di Vernor Vinge
di Massimo Luciani 




Il romanzo “Il mondo di Grimm” (“Tatja Grimm’s World”) di Vernor Vinge è stato pubblicato per la prima volta nel 1987. In Italia è stato pubblicato da Mondadori nel n. 153 di “Urania Collezione” nella traduzione di Annarita Guarnieri. È anche disponibile in formato Kindle su Amazon Italia e Amazon UK e in formato ePub su IBS.

Tatja Grimm è una ragazza proveniente da una tribù selvaggia. Quando incontra la nave Tarulle, che pubblica la rivista “Fantasie”, viene adottata dalla redazione. Non conosce la loro lingua ma ben presto dimostra la sua intelligenza e viene coinvolta nelle loro attività.
La rivista “Fantasie” diffonde da secoli storie fantastiche ma i redattori stanno cercando di usarla anche per fornire ai lettori conoscenze scientifiche. Tuttavia, per Tatja Grimm viaggiare sulla Tarulle è solo un modo per conoscere meglio le popolazioni che abitano le varie isole perché la ragazza ha piani molto più ambiziosi.

Nel 1968, Vernor Vinge scrisse il romanzo breve “Grimm’s Story”. L’anno dopo vi aggiunse un’altra parte per ottenere il romanzo “Grimm’s World”, pubblicato in Italia da Mondadori nel n. 1057 di “Urania” nella traduzione di Annarita Guarnieri sempre col titolo “Il mondo di Grimm”. Il romanzo venne ulteriormente espanso per ottenere la versione attuale aggiungendo una nuova storia iniziale, pubblicata anche con il titolo “La principessa Barbara” (“The Barbarian Princess”) nell’antologia “Tutti i racconti”, pubblicata in Italia dall’Editrice Nord nel n. 340 di “Cosmo Argento”.

sabato 24 ottobre 2015

JAMES GALBRAITH RACCONTA I RETROSCENA DEL PIANO B GRECO





JAMES GALBRAITH RACCONTA I RETROSCENA DEL PIANO B GRECO
di Martine Orange



L’economista è rimasto ad Atene da febbraio a luglio per lavorare a fianco del governo. Racconta i dibattiti su un’eventuale uscita dall’euro. «Abbiamo esagerato le difficoltà. Per la prossima volta sapremo come fare» dice.

Due parole gli vengono spontaneamente per riassumere la situazione attuale della Grecia dopo il nuovo piano di austerità. Due parole delle quali l’economista americano James Galbraith assume la violenza, per spiegare, questo venerdì 16 ottobre, all’istituto Veblen, davanti ai suoi colleghi francesi, l’ampiezza del disastro greco: colonizzazione e liquidazione.
«È a questo che assistiamo oggi. Una perdita di indipendenza totale e una liquidazione dello Stato greco. La Grecia non è più un paese indipendente. Il governo ha perso ogni margine di manovra. Gli è proibito di introdurre la minima legge senza l’accordo preventivo dei suoi creditori», dice l’economista americano.

giovedì 22 ottobre 2015

NELL'ANNO DELLA TIGRE di Adriana Faranda -prefazione-






NELL'ANNO DELLA TIGRE 
di Adriana Faranda 

-prefazione-




Questo è un mio scritto introduttivo alla riedizione del libro “Nell’anno della tigre”. Nella parte finale alcuni accenni, certo non esaustivi, a come io vedo, oggi, la giustizia.



Un grande tranello, la memoria. Il tempo scorre, e la memoria non rimane mai uguale. Lo sguardo si posa sui ricordi, sceglie, lega e collega. E se la vita è movimento incessante, anche il passato segue il movimento. La realtà di ciò che è stato non muta, se non in universi paralleli, e non muta il suo peso. Ciò che muta è il rilievo del dettaglio, l’angolo di visuale, il gioco di luci e ombre, la visione d’insieme. E tutto si ricombina in relazione a ciò che oggi accade.

Ogni giorno io riattraverso la mia vita, volente o nolente, e ciò che sono stata preme come un aculeo doloroso dentro di me. Emergono nuovi frammenti di senso e la memoria riprende anima e corpo, di nuovo viva, in un processo che non conosce fine.

Ogni giorno io guardo il mondo, e mi chiedo come e quanto sia cambiato, come e quanto le nostre vite abbiano contribuito al cambiamento. Se osservo la realtà, ovunque la situazione mi appare peggiorata.

Molte delle trasformazioni che abbiamo davanti, dalla crisi della democrazia alla precarietà, sono fenomeni globali che non hanno avuto origine nella nostra piccola, insignificante Italia. Un paese mai affrancato dalla tutela imposta nel dopoguerra, paese di confine geografico e politico, paese malato, in cui l’arte di arrangiarsi è diventato sempre più arte del malaffare, della corruzione, della clientela, delle infiltrazioni criminali.
Altre sono state conseguenza dei danni provocati dalla nostra scelta di impugnare le armi, e alcuni effetti permangono tuttora. Perdite irrimediabili e vite devastate. Intelligenze sottratte, isolate o emarginate. E poi, fra le tante, un restringimento degli spazi della democrazia, la cultura dell’emergenza, l’attrazione per il giustizialismo e l’assimilazione di conflitto e violenza. Quest’ultima, forse, una delle più nocive ancora oggi. Da una parte si continua a vivere e ad esaltare il mito della forza esercitata con la violenza, dall’altra si strumentalizza il suo fantasma per bloccare e demonizzare il conflitto stesso, un tempo ‘sale della democrazia’.

mercoledì 21 ottobre 2015

IL GIUDIZIO STORICO SU OBAMA di Aldo Giannuli




IL GIUDIZIO STORICO SU OBAMA
di Aldo Giannuli



Obama sta entrando nell’ultimo anni della sua presidenza ed è tempo di un primo bilancio storico. Marc Bloch sostenne che i contemporanei hanno diritto ad essere i primi a scrivere la storia del proprio tempo.

Ovviamente, si tratta sempre di una storia diversa da quella che scriveranno le generazioni a venire: nessuno, come i contemporanei, sarà mai in grado di apprezzare le più sottili sfumature di linguaggio, le pieghe della mentalità, i particolari delle istituzioni e dell’economia, in una parola, il “colore di quel tempo”.

In compenso, i posteri godranno il vantaggio del distacco, conosceranno cose prima segrete, individueranno meglio le tendenze e lo stesso giudizio storico dei contemporanei sarà un pezzo della loro analisi. Dunque, due forme di conoscenza diverse ma non per questo una di maggior pregio dell’altra, ed in qualche modo, complementari.

martedì 20 ottobre 2015

APPUNTI PER UNA STORIA DEL TROTSKISMO di Stefano Santarelli - Prima parte-





APPUNTI PER UNA STORIA DEL TROTSKISMO
di Stefano Santarelli

Prima parte




Recentemente Franco Ferrari, un dirigente di Rifondazione Comunista, ha scritto un testo estremamente interessante sul trotskismo, indiscutibilmente la corrente più dinamica del movimento comunista: "Il trotskismo internazionale".

Questo testo rappresenta in fondo una anomalia nel nostro mercato editoriale: infatti è la prima vera storia del trotskismo scritta da un italiano il quale per di più non viene da questa corrente politica e forse proprio per tale motivo questo testo si caratterizza per la sua imparzialità anche se con alcune omissioni che sono però giustificabili.
Indiscutibilmente il saggio di Ferrari è ostico, ma non certamente per colpa dell’autore. La colpa è proprio dei trotskisti stessi che con le loro diatribe interne culminate in varie scissioni ed unificazioni, in verità più le prime che le seconde, rendono di difficile comprensione anche per gli addetti ai lavori la loro storia.

Come afferma giustamente Ferrari: 

“Questa tendenza alla frammentazione deriva da vari fattori, in parte comuni ad altre correnti dell’estrema sinistra. Lo scarso insediamento sociale e l’elevato tasso di ideologizzazione tendono a radicalizzare i conflitti ed a procurare rotture organizzative. Ma per i trotskisti influisce un elemento in più. E’ un aspetto costitutivo dell’identità politica del trotskismo la necessità di appartenere ad una organizzazione internazionale, con l’obiettivo ambizioso di dar vita ad un vero e proprio “partito mondiale”. Questo fatto ha favorito il moltiplicarsi delle divisioni, intrecciando in esse fattori nazionali e internazionali. Ogni gruppo nazionale che raggiunge dimensioni significative tende a dar vita ad una propria corrente internazionale più o meno strutturata, stimolando la costituzione di nuovi gruppi in altri paesi e alimentando nuove scissioni.”

domenica 18 ottobre 2015

"INCUBO" di Anne Blaisdell





"INCUBO" di Anne Blaisdell  
di Omar Lastrucci



Per il secondo mese consecutivo mi riesce di commentare un Giallo Mondadori mentre è ancora fresco di stampa a far bella mostra di se nelle edicole; non vi abituate troppo bene, perché non so se riuscirò a tenere il ritmo per molto.

Lo attendevo con piacere questo “Nightmare” , perché questo romanzo, a leggerne la sinossi, mi pareva rientrasse a pieno in quel genere del “Female suspense” di cui ho parlato nel numero scorso. E così è stato, ma solo parzialmente, come solo parzialmente il libro mi è piaciuto.
Parliamo appunto del riassunto in quarta di copertina; se non lo avete già letto non fatelo, perché in esso in pratica si svela tutto quello che poi sarà il romanzo, nel bene e nel male.

Partiamo dai pregi; è senz’altro un romanzo scritto (e tradotto) molto bene; l’autrice sapeva bene come si costruisce una trama intrigante e avvolgente, e come gestire la suspense in modo egregio.

Si parte piano, con una ragazza, la giovane Americana Patricia Carroll, allegramente a zonzo senza meta per il Galles, per puro piacere turistico. Durante il viaggio Pat soccorre un bello sconosciuto rimasto in panne, che si rivela essere uno scrittore di successo che in mezz’ora si innamora cotto della bella e disinibita ragazza. I due progettano di incontrarsi di li a qualche giorno a Newcastle, perché lei vuole prima terminare il tour del Galles che ha intrapreso e soprattutto deve rendere visita all’anziana zia del suo ex-promesso sposo Stephen, morto tragicamente un anno prima. Una visita di circostanza noiosa che la giovane vuole fare più che altro per un vago e recondito senso di colpa, ma quando raggiungerà la sinistra magione dell’anziana Mrs. Trefoile, inizierà per lei il “Nightmare” del titolo, un incubo angosciante che travolge la sventurata Pat e mette a dura prova i nervi di noi lettori.

sabato 17 ottobre 2015

LE POSSIBILI RAGIONI DELL'INTERVENTO DELLA RUSSIA IN MEDIO ORIENTE di Gaetano Colonna






LE POSSIBILI RAGIONI DELL'INTERVENTO DELLA RUSSIA IN MEDIO ORIENTE
di Gaetano Colonna




L'intervento militare russo in Medio Oriente sembra avere completamente spiazzato gli osservatori occidentali: il monopolio occidentale delle operazioni di "polizia internazionale" a leadership anglo-sassone, a partire dal 1991, improvvisamente sembra essere stato infranto dalla decisione della Duma russa di colpire le forze anti-governative in Siria, siano esse affratellate o meno all'Isis.

Molti sono in effetti i risvolti paradossali di questo pesante intervento militare: la Russia che, a seguito della crisi ucraina, pareva relegata ai margini della comunità internazionale, sembra ora prendere a pretesto la lotta contro l'estremismo islamista per affermare con forza la legittimità del governo Assad. Si tratta quindi in definitiva, più che di un intervento dettato da ragioni ideologiche, di una netta ripresa della più classica delle Reapolitik: la difesa di un alleato storico della Russia, con la quale si pone anche in seria difficoltà uno dei più tradizionali avversari della Russia, la Turchia.

Elemento non meno importante, che Putin sta debitamente enfatizzando, è che la Russia si è così posta di fatto anche alla testa di una coalizione di forze (Siria, Iran e Iraq) che costituiscono un "fronte" arabo sfacciatamente antitetico a quello sunnita-wahabbita guidato dall'Arabia Saudita, proprio ora che quest'ultimo paese si trova impantanato, fra molte critiche anche al suo interno, in un intervento nello Yemen che sembra stia drenando senza costrutto importanti risorse militari dei paesi del Golfo.

venerdì 16 ottobre 2015

LA CONTRORIFORMA ISTITUZIONALE di Franco Turigliatto







LA CONTRORIFORMA ISTITUZIONALE
di Franco Turigliatto




Il Senato ha votato la propria autodissoluzione e stravolto completamente gli assi portanti della Costituzione del 1948, così come era negli auspici non solo di Renzi e del suo partito, ma delle forze padronali che da tempo pretendono istituzioni segnate da una democrazia sempre più formale, svuotata di contenuti reali e dominata dal potere degli esecutivi, fedeli esecutori delle scelte liberiste di questa fase di crisi del capitalismo.

La Costituzione del ’48 non era la costituzione dei consigli di fabbrica, dell’autogestione e della democrazia diretta; era una costituzione pur sempre borghese, che in ultima analisi garantiva la proprietà e il sistema capitalista; ma era anche una costituzione che, per la tragedia subita con il fascismo e la guerra e la forza della Resistenza e della classe operaia e dei suoi partiti, era stata costruita su una base di forti strumenti democratici e di garanzia. Era caratterizzata da una grande divisione dei poteri dello stato e dal loro equilibrio, da meccanismi elettivi proporzionali che garantivano una ampia rappresentanza politica delle classi subalterne, dal bicameralismo perfetto per impedire le forzature legislative e i colpi di mano maggioritari prevedendo un ampia discussione delle leggi e ricercando la condivisione tra i vari settori della classe borghese e compromessi parziali con le rappresentanze della classe lavoratrice.

lunedì 12 ottobre 2015

LA PALESTINA NON E' UNA BANDIERA di Cinzia Nachira




LA PALESTINA NON E' UNA BANDIERA
di Cinzia Nachira




Non è una novità, purtroppo, che dell’ormai incancrenito conflitto israeliano-palestinese ci si accorga solo quando a restare uccisi o feriti sono ebrei israeliani. Moltissime altre volte è accaduto.

In questi ultimi anni, in cui la violenza dell’occupazione israeliana si è moltiplicata in modo forsennato sotto tutte le sue forme (colonizzazione, espropri, guerre di aggressione contro Gaza, ebraicizzazione continua e in costante aumento di Gerusalemme est, e l’elenco potrebbe continuare), tutto può sorprendere tranne l’esasperazione dei palestinesi abbia e le sue solidissime ragioni. Gideon Levy, in un recente articolo, ha sintetizzato molto bene quella che per i palestinesi è la percezione della negazione della loro stessa esistenza:

“La strada deserta di Elon Moreh invita all’ indignazione, il posto di blocco di Hawara è vicino: i segnali indicano solo gli insediamenti di Itamar e Elon Moreh. Le città palestinesi di Beit Furik e Beit Dajan – molto più antiche e più grandi degli insediamenti – vengono ignorate, come se non esistessero. E lo stesso vale per la maggior parte dei segnali stradali in Cisgiordania, nell’ apartheid segreta e istituzionalizzata che discrimina tra una persona e l’altra, tra una comunità e l’altra.”
(Gideon Levy, Is an Israeli’s Blood Redder Than a Palestinian’s?, in Haaretz, 4 ottobre 2015)

CONSIDERAZIONI A FREDDO SUL CASO MARINO di Aldo Giannuli




CONSIDERAZIONI A FREDDO SUL CASO MARINO
di Aldo Giannuli



Caso complesso ed interessante questo di Marino che si presta a molte considerazioni. L’uomo è stato esposto ad un linciaggio mediatico innegabile: lui era imprudente e spesso diceva fesserie, ma ogni sua dichiarazione diventava un capitolo d’accusa e, non di rado, era stravolta e le accuse spesso ingigantite.

D’altro canto, è stato palesemente inadeguato al ruolo e Roma è ridotta al collasso: sporca, invivibile, non funziona niente, dalla metro agli ospedali, le scuole cadono a pezzi, i vigili fanno i comodi loro, la corruzione dilaga negli uffici capitolini, alcuni quartieri di periferia sembrano il Bronx. Peggio non potrebbe andare.

Certo, le responsabilità di questo sfasciume non possono essere addossate a Marino che ha avuto predecessori incompetenti e/o farabutti: Rutelli, Veltroni e, dulcis in fundo, Alemanno. Poi ci sono guasti che non dipendono tanto dal comune quanto dalla Regione e dal governo centrale che, per di più, da 4 anni sta strangolando gli enti locali con le politiche di austerità, i soldi son pochi e gli interessi sull’enorme debito asciugano le casse e poi c’è la responsabilità delle piccole mafie corporative interne all’Amministrazione, regolarmente protette dai sindacati, Cgil inclusa. Ora è comodo fare di Marino il capro espiatorio, per salvare i delinquenti e gli incapaci che l’hanno preceduto. Tutto questo è vero e va riconosciuto. Però è anche vero che Marino qualcosa poteva farla e non l’ha fatta limitandosi a fare più proclami che atti; ha ottenuto qualche piccolo successo (come la riduzione di 12 milioni del debito del comune: una inezia) ma ha lasciato le cose come erano. Altro che “sto cambiando Roma”!

domenica 11 ottobre 2015

SIAMO ANCORA IN TEMPO PER DIRE NO AD UNA NUOVA GUERRA IN IRAQ di Patrick Boylan





SIAMO ANCORA IN TEMPO PER DIRE NO AD UNA NUOVA GUERRA IN IRAQ
di Patrick Boylan *



Pacifisti del mondo svegliatevi: non avete altro da perdere che la vostra sfiducia!

Il Pentagono è furioso. Grazie ad una “gola profonda”, il Corriere della Sera ha potuto rivelare in prima pagina, ieri mattina il 6 ottobre, che il Ministro della Difesa Roberta Pinotti e il suo omologo statunitense Ashton Carter avevano già deciso l'uso, per missioni di bombardamento, dei caccia italiani attualmente in Iraq per i soli compiti di ricognizione. Decisione presa, dunque, ancor prima dell'arrivo del sig. Carter in Italia ieri pomeriggio per la sua visita ufficiale di due giorni, e ancor prima che il Parlamento italiano potesse discutere l'intera questione, come imporrebbe la Costituzione.

La reazione alla notizia di Corsera e la successiva controreazione del governo sono state immediate: grida di scandalo da più parti seguite dal dietrofront del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dei suoi ministri. “Si tratta solo di un'ipotesi”, hanno rassicurato in coro sia Pinotti che il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni; “Sottoporremo senz'altro la questione al Parlamento prima di decidere definitivamente qualsiasi cosa.”

Quindi Carter lascerà la Capitale oggi sicuramente a mani vuote. Grazie all'anonimo “Chelsea (Bradley) Manning” italiano che svelò la tresca, il governo Renzi fallisce il tentativo di replicare il colpo di mano che il governo di Mario Monti realizzò invece nel luglio del 2012. Infatti, Monti e l'allora Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola riuscirono ad autorizzare alla chetichella – e sempre in barba alla Costituzione italiana – l'impiego bellico dei caccia tricolore che erano stati inviati in Afghanistan in precedenza per i soli compiti di ricognizione. E i parlamentari, con poche eccezioni, scelsero di sonnecchiare.

sabato 10 ottobre 2015

VELLEITA' MILITARI E AFFARI D'ORO di Antonio Moscato






VELLEITA' MILITARI E AFFARI D'ORO
di Antonio Moscato



In questi giorni si moltiplicano gli annunci di nuove imminenti imprese militari italiane; con smentite successive, ma questo è un costume consolidato che serve a sondare le reazioni, e non esclude affatto che passato qualche giorno si torni a riproporre il progetto che è stato momentaneamente accantonato. Prima di tutto c’è, già digerita da un’opinione pubblica inebetita e disinformata, la cosiddetta “guerra agli scafisti”, guidata proprio dall’Italia che, per ottenerne la direzione, ha calato sul tavolo un asso di briscola, la gigantesca e costosissima portaerei Cavour, più una fregata e un sottomarino, oltre a elicotteri, droni, ecc. Mezzi potenti ma assolutamente inutili a colpire chi tira le fila del “traffico di carne umana”, che non si imbarca mai su precarie carrette usa e getta, su gommoni “a perdere” destinati a naufragare a poche miglia dalla costa. Ma l’uso di un apparato così sproporzionato e di gran lunga superiore a quello messo a disposizione da altri Stati, ha dato all’Italia “il diritto” a far nominare come capo della equivoca “missione” l’ammiraglio di divisione Enrico Credendino.

Poi ci sarebbe la partecipazione italiana, con quattro miseri Tornado, all’impresa mal cominciata da USA e NATO in Iraq contro lo Stato Islamico. Il quale però ha il suo punto di forza in Siria più che in Iraq: che confusione! Ovviamente quattro Tornado (già in zona da mesi, ma con l’ipocrita missione di esplorazione e segnalazione) non cambieranno minimamente gli equilibri militari, anche se potrebbero offrire all’ISIS una buona occasione per reclutare – direttamente in Europa - nuove forze per combattere i “crociati” europei, regalandoci qualche sorpresa sgradita in casa nostra.

venerdì 9 ottobre 2015

VERSO L'ASSALTO FINALE DI PADRONI E GOVERNO. COSTRUIRE LE BARRICATE di Franco Turigliatto





VERSO L'ASSALTO FINALE DI PADRONI E GOVERNO.
COSTRUIRE LE BARRICATE
di Franco Turigliatto




E’ partito l’assalto finale alla classe lavoratrice e ai diritti del lavoro: chi pensava che i capitalisti potessero accontentarsi del Jobs Act e dei tanti regali che hanno avuto nel corso degli anni, si sbagliava di grosso. Aveva dimenticato le dure regole della lotta di classe: la borghesia, di fronte alla crisi economica e alla crisi storica del movimento operaio, sceglie di non fare prigionieri. Aveva dimenticato anche l’elementare principio che se dai un dito ai padroni questi si prendono la mano, poi il braccio e tutto quello che serve loro per aumentare a dismisura lo sfruttamento del lavoro.

Siamo di fronte a un vero e proprio complotto contro la classe lavoratrice, orchestrato in modo congiunto e concordato tra governo e Confindustria.

Renzi muove tre pedine in contemporanea: punta a colpire il diritto di sciopero, già limitato da molte norme nel settore pubblico, con una sua drastica limitazione e togliendone la titolarità ai lavoratori, per “lasciarlo” solo nelle mani degli apparati burocratici sindacali, sulla base di una loro presunta soglia di rappresentatività; lavora per stabilire per legge un nuovo sistema di contrattazione col pretesto che Confindustria e direzioni sindacali hanno difficoltà a trovare un accordo; fa balenare l’introduzione del salario minimo per legge (per altro a un livello infimo) come misura democratica e sociale di fronte al dilagare dei salari di fame indotti dalle varie forme del lavoro precario, nero e grigio. Ma anche qui, il suo obiettivo di fondo è quello di far saltare l’ultima trincea dei lavoratori, cioè il contratto nazionale di lavoro.
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