TROTSKY: CHE COSA CONTINUA AD ESSERE VALIDO?
di Guillermo Almeyra
La storia è come il mare e le
maree e le ondate avanzano e retrocedono per tornare ad avanzare sospinte dai
venti e, ogni tanto, conosce violenti momenti catastrofici – i suoi tsunami – o
sembra cadere in una esasperante calma piatta.
I grandi uomini, da parte loro,
hanno l’altezza dell’ondata storica su cui si ergono e quindi, nella fase di
ascesa della stessa molti sono coloro che hanno, ad esempio, la stoffa di
marescialli di Napoleone o dei grandi rivoluzionari russi, con statura di potenziali
dirigenti, che confluirono nel bolscevismo.
Marx ed Engels sono cresciuti
salendo sulle imponenti rovine della Rivoluzione francese e Trotsky, come
Lenin, sull’assalto al cielo dei comunardi parigini, e cioè sulla grande ondata
precedente quella su cui essi stessi cominciavano a salire. Per questo sono
prima di tutto figli della loro epoca e, per giudicarne il pensiero, occorre
vedere cosa rimanga di questa e collocarlo storicamente.
Il XX secolo è stato “un secolo
di guerre e rivoluzioni”, iniziato con la guerra russo-giapponese che diede
origine alla Rivoluzione russa del 1905, una rivoluzione contadina e
democratica, antizarista, che diede origine a una direzione operaia – i
consigli operai (soviet) di San Pietroburgo - e che costituì la prova generale
della rivoluzione del 1917, ma comprese anche l’ondata di rivoluzioni democratiche
con base contadina, come quelle della Persia e della Cina del 1910, o quella
messicana del 1910-1920.